[Forumlucca] mal di pancia elettorale europeo

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Auteur: Aldo Zanchetta
Date:  
À: forumlucca@inventati.org
Sujet: [Forumlucca] mal di pancia elettorale europeo
MONTA LA PROTESTA

Marcello Foa

Fino a qualche anno fa parevano sbuffi isolati di rabbia : Haider in
Austria, Bossi in Italia, Fortuyn in Olanda. Ed erano quasi tutti di
destra. Ora non più. Ora un’onda di protesta sempre più alta e sempre più
comprensibilmente rabbiosa investe quasi tutti i Paesi dell’Unione europea,
con la significativa eccezione della Germania. E non è più solo di destra,
e neanche solo di sinistra ; talvolta è semplicemente civica, sempre e
comunque fuori dagli schemi. La Spagna, che si reca alle urne, stando ai
sondaggi non sfuggirà a questa tendenza. I progressisti di Podemos appaiono
in calo ma sono in crescita i centristi di Ciudadanos; in ogni caso i
movimenti centristi e alternativi seducono circa un terzo dell’elettorato.
Un’enormità.

E prima della Spagna c’era stata la Grecia. Oggi lo sappiamo: Tsipras non
era un rivoluzionario e nemmeno un innovatore. Più che un leader, un bluff;
ma il referendum della scorsa estate – poi tradito – ha rivelato il disagio
profondo e trasversale della Grecia, un’autentica disperazione sociale, che
non tocca solo le classi più povere ma travolge anche il ceto medio. Quella
protesta era di formalmente di sinistra. Ma in Ungheria ha trionfato
l’euroscettico Orban, così come in Polonia il partito di Kaczynski, che
formalmente sono di destra.

In Italia i sondaggi danno in crescita il Movimento 5 Stelle, la cui
collocazione è indefinibile, e confermano la solidità della Lega di
Salvini. Da nemmeno un mese il Portogallo ha un governo socialista, che si
regge sull’appoggio, decisivo, di due partiti di estrema sinistra
dichiaratamente contrari all’euro. In Danimarca il popolo ha appena
approvato un referendum che rifiuta l’adozione automatica delle leggi
europee e mantiene la clausola di opt-out. In Francia il fatto che la Le
Pen sia stata fermata al ballottaggio non cambia il quadro di fondo: oggi
il Fronte Nazionale è il primo partito di Francia e ha il vento in poppa.

Potremmo continuare citando tanti altri esempi ma l’elenco diventerebbe
stucchevole. La realtà è che oggi la vera contrapposizione non è più fra
centrodestra e centrosinistra, perché agli occhi di molti elettori europei
le differenze fra conservatori e progressisti moderati sono risibili e
riguardano ormai aspetti marginali della vita pubblica. Oggi in tutta
Europa il tema fondamentale, è la crisi economica che erode sia la libertà
d’impresa sia la sicurezza sociale. Le analisi economiche sono impietose e
non contestabili: da quando è entrato in vigore l’euro, il tenore di vita è
diminuito nella maggior parte dei Paesi dell’Unione europea – inclusi
quelli gradi come Francia, Italia e Spagna – la disoccupazione è aumentata
con punte drammatiche per i giovani, mentre i cittadini sono vessati da
tassazioni inaccettabili. Risultato: le economie, schiacciate
dall’austerity, non crescono più. La crisi finanziaria del 2008 ha dato il
colpo di grazia al sistema, che, infatti, da allora non si è più ripreso.

Oggi centrodestra e centrosinistra hanno perso credibilità perché i loro
leader hanno deluso sistematicamente le aspettative di un vero cambiamento.
Non poteva essere altrimenti: la governance europea limita la libertà di
manovra dei governi nazionali. Che all’Eliseo sieda Sarkozy o Hollande poco
cambia. E allora i francesi ascoltano la Le Pen, che abilmente abbandona
l’estremismo del padre e si appropria dei valori della République e del
gollismo. Badate bene: a scegliere i movimenti alternativi non sono più gli
emarginati ma gli industriali e gli operai, i lavoratori indipendenti e
quelli pubblici, i giovani e i pensionati, accomunati dalla paura, dalla
precarietà, dall’assenza di una prospettiva. Oggi nell’Unione europea il
piccolo imprenditore, gravato dalla burocrazia e dalle tasse, getta la
spugna e il suo operaio, che perde il lavoro, solidarizza con lui ed è
spaventato, talvolta disperato perché sa che difficilmente troverà un altro
posto.

Questo spiega – più di ogni altra considerazione – il successo dei partiti
alternativi e di protesta. Biasimarli e tentare di screditarli come
populisti non basterà. Fino a quando l’Unione europea si ostinerà a non
correggere alcune evidenti storture, la sensazione di malessere continuerà
a crescere con il rischio, niente affatto remoto, che un giorno diventi
socialmente esplosiva e incontrollabile.