La Wto compie vent'anni, è ora di mandarla in pensioneAl via la 10 Conferenza Ministeriale a NairobiFairwatch: è urgente un dibattito serio e democratico sullo scopo e la portata del sistema commerciale internazionale
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Dal 15 al 18 dicembre l’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) tiene a Nairobi la sua decima Conferenza ministeriale (Mc10) che, a 20 anni dalla fondazione dell’organismo, potrebbe segnare la sua crisi definitiva. “Dobbiamo uscire da questo appuntamento con un programma negoziale valido almeno per un decennio”, ha detto nella conferenza stampa che precede di poche ore l’apertura dell’evento il Direttore Generale della Wto Robert Azevedo. “Dobbiamo ricominciare ad avere volontà e capacità di negoziare – ha sottolineato Azevedo –Dobbiamo discutere non soltanto focalizzandoci sui temi che abbiamo sul tavolo, ma anche guardandoci intorno e tenendo d’occhio il sistema intero. Oggi abbiamo perso quell’abitudine”, ha ammesso.
Lo scambio imposto agli emergenti dai grandi esportatori come Usa e Giappone è stato: o apriamo a tutto campo le liberalizzazioni, oppure l’ “agenda di sviluppo” lanciata a Doha nel 2001, sulle ceneri delle Torri gemelle, per garantire ai Paesi più poveri stabilità e prosperità grazie a un Trattamento speciale e differenziato (SDT) e a un pacchetto di eccezioni commerciali studiato per proteggere le loro fragili economie morirà a Nairobi senza alcun avanzamento. Un’opzione contro la quale Fairwatch si schiera insieme ai sindacati internazionali come Psi e Ituc insieme al cartello di Ong e movimenti Our World Is Not For Sale che dai tempi della ministeriale di Seattle mette sotto pressione la Wto. Nella conferenza stampa congiunta appena tenuta nella sede della conferenza hanno chiesto, infatti, che Mc10 rappresenti il punto di svolta delle politiche commerciali globali: “è evidente che la Wto, preda da oltre 20 anni di ricatti e blocchi incrociati - sottolinea la vicepresidente di Fairwatch, Monica Di Sisto - non sia il luogo adatto per trattare temi rilevanti i cambiamenti climatici, i diritti umani, il cibo e il lavoro per tutti. Il commercio deve lavorare per il benessere collettivo, e visto che così non è bisogna ripensare questo luogo e ridurne, non espanderne competenze e responsabilità”.
Come Fairwatch, noi crediamo che
- è necessario un cambiamento radicale del sistema del commercio mondiale
- I negoziati di accordi commerciali mega-regionali come TTIP, TPP e TISA si devono fermare.
- la comunità internazionale deve riconoscere che la Wto non è all’altezza dell’obiettivo del governo del commercio globale nell’ottica della protezione dei diritti, di una ridistribuzione del benessere e della gestione delle esternalità negative.
- Unione europea e Stati Uniti non devono manipolare il commercio globale nell'interesse di una piccola minoranza, ad un costo enorme per la maggioranza. Al posto di questi processi, riteniamo che un dibattito serio e democratico sullo scopo e la portata del sistema commerciale internazionale sia urgente. Questo dibattito deve avvenire con la partecipazione di movimenti del nord e del sud e della gente, senza condizionamenti da parte degli interessi di una minoranza della società globale.
Una nostra vecchia conoscenza, il viceministro allo Sviluppo italiano Carlo Calenda, che è vicepresidente di turno dell’assise, si troverà a gestire una situazione molto complessa perché Cina, India e Brasile, ma anche oltre 90 Paesi africani sono intenzionati a resistere a costo di far fallire la ministeriale. A chi le chiedeva se la MC10 rischiasse di chiudersi con una Dichiarazione del presidente di turno dell’assemblea invece che una Dichiarazione ministeriale, proprio a causa del disaccordo di fondo che permane tra i diversi blocchi negoziali, la presidente di turno e ambasciatrice keniota Amina Mohamed ha ricordato che “il processo condotto a Ginevra ci ha affidato è una bozza di Dichiarazione ministeriale. Lavoreremo fino all’ultimo per averla, nessuno di noi è pronto ad arrendersi. Nairobi non sarà la tomba dell'agenda di Doha”.