Leonardo Mazzei: Dopo la ripresina niente «ripresona»
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http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6213:leonardo-mazzei-dopo-la-ripresina-niente-ripresona&catid=32:articoli-brevi&Itemid=149>
[image: sollevazione2] <
http://sollevazione.blogspot.it/>
Dopo la ripresina niente «ripresona» L'Italia di nuovo verso la crescita
zero? Leonardo Mazzei
Boom. Ma non quello economico. Non quello - Renzi *dixit *- per il quale
avremmo dovuto «*allacciare le cinture di sicurezza*».
Il boom che si avverte nell'aria, come quello di un *bang *supersonico,
rimanda piuttosto allo scoppio delle superballe del fiorentino. E' vero,
per ora sono piccoli numeri, piccoli scostamenti rispetto alle previsioni
del governo, ma in essi c'è la conferma di quanto fosse modesta e drogata
la ripresina di quest'anno. In base ai dati diffusi ieri dall'Istat sul
terzo trimestre dell'anno, il +0,9% previsto per il Pil 2015 verrà quasi
certamente mancato. Renzi ha lestamente replicato che lui prevede un +0,8%.
La comunicazione ha le sue leggi, e il *Bomba *ha le tv al suo servizio. In
realtà sembra ragionevole ipotizzare un dato un po' più basso, ma non è
questo il punto. La vera questione è che un trend simile sembra annunciare
una nuova fase di crescita zero.
Altri dati ce lo confermano. Nel trimestre in questione i consumi interni
sono aumentati rispetto a quello precedente dello 0,4%, mentre in
diminuzione (di un identico 0,4%) sono risultati gli investimenti fissi
lordi, una voce assai indicativa dello stato dell'economia. In diminuzione
anche le esportazioni, che hanno subito un calo dello 0,8%. Questi dati
vanno presi con una certa cautela, visto che bisogna sempre tenere presente
l'elemento della stagionalità.
Proprio per questo va di certo ridimensionato il dato sui consumi interni.
Considerato che la «ripresina» renziana si è retta in buona parte sulla
crescita del turismo, e visto che i dati di cui parliamo includono i mesi
di luglio ed agosto, è abbastanza evidente che non esiste un vero aumento
strutturale della domanda interna. Leggi tutto
<
http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6213:leonardo-mazzei-dopo-la-ripresina-niente-ripresona&catid=32:articoli-brevi&Itemid=149>
Militant: L’impossibile economia pubblica
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http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6210:militant-l-impossibile-economia-pubblica&catid=15:neoliberismo&Itemid=132>
[image: militant] <
http://www.militant-blog.org/>
L’impossibile economia pubblica Il paradosso ideologico dell’articolo 81
della Costituzione di fronte al nuovo ciclo di privatizzazioni Militant
[image: coor operaio ama]L’approvazione del nuovo articolo 81 della
Costituzione, avvenuta con il consenso di tutto l’arco parlamentare nel
maggio 2012, è all’origine del nuovo paradossale ciclo di privatizzazioni
dei restanti lembi di economia pubblica italiana. Nel giro di pochi mesi
sono state privatizzate Poste e Ferrovie (quest’ultime ancora in corso di
privatizzazione), gli ultimi due colossi economici ancora di proprietà
statale, senza che nessuno abbia avuto da ridire e anzi con il benestare di
tutte le forze politiche. Le stesse che da anni spingono per la definitiva
privatizzazione di tutta l’economia “municipalizzata”, quella cioè legata
ai servizi pubblici comunali. E questo per l’ormai dichiarato motivo per
cui se tra ceti politici c’è una lotta allo spodestamento del gruppo
concorrente, socialmente tutti i “rappresentanti” politici in parlamento
condividono lo stesso modello economico, il liberismo, nelle sue vesti
corporative (centrodestra) o transnazionali (centrosinistra). Se però nel
precedente ciclo di privatizzazioni, tra la metà degli anni Novanta e i
primi Duemila (sempre inequivocabilmente a trazione centrosinistra, tanto
per non confondere i protagonisti in campo), le giustificazioni erano
sostanzialmente di due tipi: da una parte “fare cassa” con la vendita di
determinati beni pubblici; dall’altra migliorare l’efficienza delle imprese
sottratte al controllo statale, oggi è intervenuta una nuova e più sottile
opera di convincimento: la privatizzazione è la soluzione al problema degli
investimenti produttivi, investimenti impossibilitati allo Stato per via
del “debito pubblico” o dei “vincoli europei” (qui
<
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-10-04/rilanciare-privatizzazioni-investimenti-e-crescita-134414.shtml?uuid=AC6QTv9&refresh_ce=1>,
quo
<
http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2015/05/11/news/fs_la_privatizzazione_porter_pi_investimenti_e_vantaggi_per_gli_utenti-114152201/>
e qua
<
http://www.iltempo.it/adn-kronos/2015/10/23/poste-orfini-risorse-privatizzazione-siano-usate-per-investimenti-1.1471386?localLinksEnabled=false>
per
rendersi conto di cosa parliamo, ma ancora qui
<
http://www.askanews.it/economia/investire-e-privatizzare-per-rilanciare-gli-aeroporti_711370911.htm>).
Ci troviamo di fronte però ad un paradosso zenoniano, stranamente poco
rilevato da chi vorrebbe opporsi al governo Renzi. Secondo tutti gli
analisti economici, l’unico modo per far ripartire la domanda e dunque
l’occupazione è quello di far ripartire gli investimenti. Leggi tutto
<
http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6210:militant-l-impossibile-economia-pubblica&catid=15:neoliberismo&Itemid=132>
Michele G. Basso: La guerra in casa
<
http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6203:michele-g-basso-la-guerra-in-casa&catid=22:politica-estera&Itemid=139>
[image: linterferenza] <
http://www.linterferenza.info/>
La guerra in casa Toccherà anche a noi, se non ci opponiamo al
militarismo Michele
G. Basso
Un monarca prussiano del 18° secolo disse, ed era una cosa molto
intelligente: “Se i nostri soldati capissero perché ci battiamo, non si
potrebbe più fare una sola guerra.”
(Lenin, “Successi e difficoltà del potere sovietico”)
[image: 3a ww]Quando, nel 1991, l’Italia prese parte alla guerra del Golfo,
sotto la guida di Bush padre, scendemmo in piazza, a protestare davanti
alle prefetture, infischiandoci dei permessi, ridendo dei pochi minuti di
sciopero proclamati dalla CGIL. Ufficialmente, anche il PCI –PDS (Cambiava
nome in quei giorni) si disse contrario, con l’eccezione della corrente
migliorista – in cui spiccava il “comunista” preferito da Kissinger,
Giorgio Napolitano – ma si guardò bene dallo sviluppare un’agitazione di
massa. Un cacciabombardiere italiano fu abbattuto, i due militari, Bellini
e Cocciolone, furono catturati. Cocciolone fu mostrato in TV, piuttosto
malconcio. Qualche giorno dopo, in molti muri delle nostre città, fu
affisso il suo ritratto, con la scritta: “* Mamma, ho perso l’aereo”.*
Oggi non c’è una vera reazione visibile al militarismo, a parte gruppi
relativamente ristretti. Questo anche perché le operazioni militari spesso
vengono nascoste dai media. Giornali e TV, quando parlano della guerra in
Libia del 2011, dicono che fu un errore, e accusano Francia e Gran
Bretagna, come se Italia e Stati Uniti non vi avessero partecipato. Questo
è possibile perché vi fu una pesante cortina di omertà sui bombardamenti
italiani, presentati al pubblico tv dal ministro La Russa come operazioni
di ricognizione. L’Italia fu mostrata come una verginella, che non vedeva
l’ora di sostituire al bruto Gheddafi dei sinceri democratici.
Rarissime le notizie sull’attività del contingente italiano in Afghanistan,
ancor meno sui nostri istruttori in Iraq.
Come capire il presente, nonostante la crescente mistificazione? C’è
un’immensa esperienza del passato sulle guerre. Molti, persino nell’estrema
sinistra, non ne tengono conto, perché -pensano – le nuove tecniche
militari avrebbero cambiato la natura della guerra. Leggi tutto
<
http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6203:michele-g-basso-la-guerra-in-casa&catid=22:politica-estera&Itemid=139>
Federico Dezzani: Gli attentati del 13/11 e la predisposizione della
scacchiera
<
http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6195:federico-dezzani-gli-attentati-del-13-11-e-la-predisposizione-della-scacchiera&catid=24:geopolitica&Itemid=140>
[image: federicodezzani] <
http://federicodezzani.altervista.org/>
Gli attentati del 13/11 e la predisposizione della scacchiera Federico
Dezzani
*[image: formiche isis palmira]La strage di Parigi del 13/11 ha già
prodotto un risultato finora impensabile: su iniziativa di Angela Merkel,
la Germania schiera mezzi ed uomini in Medio Oriente, a fianco di Francia,
Regno Unito ed USA, nonostante il Califfato stia subendo pesanti rovesci in
Siria ed Iraq. Nel frattempo le condizioni economiche dell’eurozona volgono
al peggio, con la Francia che registra ad ottobre un nuovo record di
disoccupati e la deflazione che avanza ovunque. La guerra all’ISIS è solo
un espediente per procrastinare lo sfaldamento della UE/NATO: l’avversario
strategico degli angloamericani è infatti Mosca, capace di aggregare
l’Europa post-euro su basi alternative al sistema euro-atlantico. Con
l’ammassarsi degli occidentali nel sempre più affollato ed incandescente
Medio Oriente, la scacchiera è predisposta: è sufficiente un casus belli
simile all’abbattimento del Su-24 e sarà guerra.*
***
*L’Europa tra crisi economica e guerra all’ISIS*
Una delle ricadute della strage del 13/11, *coordinata come abbiamo
sottolineato nei nostri lavori dai servizi segreti francesi
<
http://federicodezzani.altervista.org/quel-filo-che-servizi-segreti/>*, è
stata senza dubbio la possibilità di eclissare i dati francesi sul mercato
del lavoro, pubblicati la settimana scorsa e relativi al mese di ottobre:
cifre pessime che, *col nuovo record di 3,81 mln* di disoccupati1
<
http://federicodezzani.altervista.org/gli-attentati-lla-scacchiera/#sdfootnote1sym>,
certificano la situazione critica della Francia, alle prese con un debito
pubblico prossimo al 100% del PIL ed una bilancia commerciale in cronico
disavanzo. Leggi tutto
<
http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6195:federico-dezzani-gli-attentati-del-13-11-e-la-predisposizione-della-scacchiera&catid=24:geopolitica&Itemid=140>
Domenico Tambasco: La barbarie del lavoro
<
http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6188:domenico-tambasco-la-barbarie-del-lavoro&catid=13:lavoro-e-occupazione&Itemid=136>
[image: micromega] <
http://temi.repubblica.it/micromega-online/>
La barbarie del lavoro di Domenico Tambasco
Raggiunto pienamente il traguardo della libera licenziabilità attraverso il
Jobs Act, l’attacco neoliberista punta ora dritto al cuore della
prestazione lavorativa: l’orario di lavoro e il suo presidio
costituzionale, l’art. 36. Superato quest’ultimo baluardo, non resta
null’altro nel campo dei diritti lavorativi: siamo giunti alla barbarie del
lavoro
[image: poletti orario lavoro 510]È vorace il neoliberismo, come tutti gli
“ismi” avendo, nel suo patrimonio genetico, un cromosoma totalitario che
pretende il completo asservimento della persona e della sua esistenza.
È suadente il neoliberismo, sussurando continuamente alle orecchie dei
cittadini dell’ormai globale villaggio la parola “libertà” che, nella cruda
realtà dei fatti, cela il tintinnio di nuove catene.
Raggiunto pienamente il traguardo della libera licenziabilità attraverso le
“tutele crescenti”, la lotta di classe da alcuni decenni promossa dall’1%
della società[1]
<
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-barbarie-del-lavoro/#_ftn1>
si dirige determinata, ora, verso il cuore della prestazione lavorativa:
l’orario di lavoro. Ecco dunque che qualche perlustratore in avanscoperta
“spara” i primi colpi di avvertimento, dichiarando che
“*L’ora-lavoro è un attrezzo vecchio che non permette l’innovazione…
dovremmo immaginare contratti che non abbiano come unico riferimento la
retribuzione oraria”[2]
<
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-barbarie-del-lavoro/#_ftn2>,
*trattandosi di “*un tema culturale su cui lavorare”, *poiché “*il lavoro
oggi è un po’ meno cessione di energia meccanica ad ore e sempre più
risultato”. *Del resto “*per molti anni i ritmi biologici e di vita si sono
piegati agli orari fissi, ma con la tecnologia possiamo guadagnare qualche
metro di libertà”. *
Di qui l’invito alle giovani schiere di economisti e giuslavoristi ad
“*immaginare
il futuro su questo tema”.*
Lo schema adottato è quello classico: si attacca l’obbiettivo definendolo
“vecchio”, d’ostacolo all’innovazione e alla libertà dei “moderni”: nel
caso di specie, al fattore “tempo” del rapporto di lavoro viene
contrapposto il “*risultato*”, “*l’apporto dell’opera”*.
Leggi tutto
<
http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6188:domenico-tambasco-la-barbarie-del-lavoro&catid=13:lavoro-e-occupazione&Itemid=136>
Carlo Formenti: Il fronte interno della “guerra al terrore”
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http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6183:carlo-formenti-il-fronte-interno-della-guerra-al-terrore&catid=29:politica&Itemid=131>
[image: micromega] <
http://temi.repubblica.it/micromega-online/>
Il fronte interno della “guerra al terrore” di Carlo Formenti
[image: hollande cameron 510 8]Il modo in cui i governi europei (a
prescindere dal colore ideologico) e i media hanno reagito agli attacchi
terroristici di Parigi è straordinariamente significativo, nella misura in
cui contribuisce a ridefinire il significato di alcuni termini del lessico
politico moderno. In particolare ne prenderò qui in considerazione tre –
socialdemocrazia, liberalismo, patriottismo – a partire da alcuni articoli
apparsi nei giorni scorsi sul *Guardian *e sul *Corriere della Sera*.
L’appoggio dei partiti della Prima Internazionale ai governi che avevano
scatenato la Prima Guerra Mondiale ha sancito la morte della prima
socialdemocrazia, quella, per intenderci, che si distingueva dal comunismo
non per il fine – il superamento della società capitalistica – ma per la
scelta del mezzo: le riforme al posto della rivoluzione. Quanto alla morte
della seconda socialdemocrazia – quella nata a Bad Godesberg con il ripudio
del marxismo – può essere fatta coincidere (come si sostiene in un recente
libro-conversazione di cui sono co autore con Fausto Bertinotti, “Rosso di
sera”, ed. Jaca Book) con la fine del compromesso fra capitale e lavoro del
trentennio postbellico e con la sua definitiva conversione all’ideologia
liberal liberista. Conversione cui ha fatto seguito, non a caso, la scelta
di appoggiare la (e, nel caso del New Labour di Tony Blair, di partecipare
alla) “guerra al terrore” dichiarata da George Bush dopo l’attacco alle
Torri Gemelle del 2001. Leggi tutto
<
http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=6183:carlo-formenti-il-fronte-interno-della-guerra-al-terrore&catid=29:politica&Itemid=131>
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