[Retenowar] La repressione e la propaganda son strumenti del…

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Szerző: Alessio Di Florio
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Tárgy: [Retenowar] La repressione e la propaganda son strumenti dell’ordine delle classi dominanti
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*La repressione e la propaganda son strumenti dell’ordine delle classi
dominanti*


*noi siamo gente che finisce male *

*galera od ospedale! *

*Gli anarchici li han sempre bastonati*

*e il libertario è sempre controllato*

*(Francesco Guccini)*


La recente sentenza di assoluzione per Erri De Luca fa tornare a riflettere
sulla repressione in Italia di movimenti e pensieri non allineati.
L’assoluzione sicuramente va salutata positivamente, rappresentando
una sconfitta
della repressione del movimento No Tav e impedendo un nuovo, pesante
arretramento della libertà d’espressione in questo Paese. Ma questo non
deve farci dimenticare che è stata, come ha sottolineato Nicoletta Dosio,
l’eccezione e non la regola. Lo conferma proprio la cronaca di questi
giorni che vede, per Erri De Luca assolto per aver espresso il proprio
pensiero, Davide Falcioni indagato per aver documentato un’iniziativa No
Tav per il sito AgoraVox. E non solo. Perché sono migliaia e migliaia
(potrebbero essere addirittura 18000) le persone arrestate per aver
partecipato a manifestazioni, cortei, proteste sociali.

E’ diffusa per l’Italia la becera propaganda del “tanto in galera non ci va
mai nessuno”. Una frase così vera che, infatti, le carceri italiane
registrano un sovraffollamento record. La situazione carceraria è
profondamente simile, in questo, a quella fiscale. E’ vero e falso allo
stesso tempo che in Italia la tassazione è altissima ed è aumentata
costantemente nei decenni. E’ vero per le classi meno abbienti e i
lavoratori che hanno visto aumentare la propria imposta sul reddito e
sorgere (o aumentare, pensiamo all’IVA) altri balzelli. Ed è profondamente
falso se, invece, guardiamo alle classi dirigenti, alla classe dei
super-ricchi e delle rendite multimilionarie. Perché per loro, addirittura,
dagli Anni Settanta ad oggi l’imposta sul reddito è scesa enormemente. Il
garantismo, tanto spesso invocato, è il privilegio per pochissimi eletti,
in base al Capitale, di poter agire per evitare qualsivoglia condanna
penale. Ma non esiste per i lavoratori, i più poveri, coloro che non si
allineano al pensiero dominante. E quindi, se per il sovversivismo delle
classi dirigenti esistono sempre “protezione della privacy”, garantismo,
garanzie su garanzie, altri sono condannati e colpevoli a prescindere.
Basta scorrere la cronaca dei quotidiani e del web per trovare un’enorme
lista di manifestazioni represse e manganellate. Dagli studenti ai
lavoratori, da chi si batte per i beni comuni a chi si oppone
all’inquinamento industriale e alla devastazione dei territori. A Bologna
si è arrivati a sfrattare un bambino malato, in un’azione che ha visto
nelle strade un enorme spiegamento militare. Mentre all’Università di Pisa
lo sgombero è avvenuto addirittura in armi. Tante, troppe volte, per
Himmler (citando il sempre straordinario Saverio Tommasi) è lecito agire,
mentre “gli sfruttati malpagati e frustrati” (come cantava Rino Gaetano) son
accettati solo per lo schiavismo moderno, ma guai se alzano anche solo un
secondo la testa.


Sono previsti arresto e condanna per chi uccide una persona. Nulla da
eccepire, ovviamente. Ma, dovrebbe far riflettere che le guerre non sono
mai state rese tabù e sempre nuove ne vengono preparate. In guerra si va
per una sola azione: sparare. E sparare vuol dire uccidere. Lo stesso
identico “effetto collaterale” dell’inquinamento e dell’avvelenamento che
può derivare da insediamenti industriali super inquinanti. Ma tutto questo
è, spesso, autorizzato dalla legge (se non favorito). Eppure i morti
dovrebbero essere tutti uguali …


Tutto questo non potrebbe essere possibile se non ci fosse un’imponente
apparato mediatico, pronto a raccontare o non raccontare, insultare o
esaltare, criminalizzare o “diventare garantista”, a seconda dei casi. E
quindi uno sgombero violento diventa “tensioni tra antagonisti e forze
dell’ordine”, il bombardamento di un ospedale o di un matrimonio un
“errore” (anche se l’ospedale è stato bombardato per oltre 30 minuti ed era
riconoscibilissimo). Se critichi la legge 30 del 2003, nota come “legge
Biagi”, invece sei un fiancheggiatore del terrorismo, realizzando tra
l’altro anche in questo una perfetta opera di propaganda. Se sei un
esponente dell’estrema destra, o un suo familiare, neanche le condanne per
pedofilia o per corruzione, o la documentata amicizia con mafiosi
acclarati, meritano le condanne in prima pagina.


Ma non è solo questo, la propaganda mainstream va anche oltre. Mafia
Capitale (ma non solo) ne è un esempio illuminante: grazie al dosaggio
mediatico delle notizie strillate o occultate in meno di un anno ci si è
trovati, partendo da quella che la procura di Roma definì “fasciomafia” e
che vedeva come fulcro un ex NAR, dagli anni delle accuse per assunzioni su
assunzioni “politiche”, a sdoganare il neofascismo e a parlare di pochi
scontrini (della stessa persona che, alcune settimane fa, quando attaccò
lavoratori che – seguendo tutti i dettami della legge – stavano esercitando
i loro diritti, divenne quasi eroe nazionale), trasformando la destra in
paladina della giustizia violata dai “comunisti” (che non c’entrano nulla
su nulla con un’amministrazione che sul piano dei rapporti coi movimenti e
con le lotte sociali non si è discostato di molto dai precedenti, ma
denigrare e disprezzare comunisti e anarchici per lor signori resta sempre
di moda …). E quindi, nonostante sia stato documentato e accertato che
articoli contro i migranti e i rom, inneschi di vero e proprio odio
sociale, erano dettati dalla “terra di mezzo”, quotidiani che fomentano una
sorta di guerra sociale contro i migranti, i lavoratori, gli ultimi e i
penultimi sono ancora oggi accreditati, stimati e rispettati. Mentre chi da
anni denuncia quel che accade nei lager di stato e le politiche sicuritarie
e antimigranti (sui quali anche Mafia Capitale ha lucrato e prosperato),
non essendo allineato all’ideologia e alla propaganda strumentale al
Capitale e al Potere, viene emarginato, silenziato, disprezzato, infangato.


Ma la criminalizzazione e il disprezzo mediatici non finiscono qua. L’opera
di persuasione e propaganda sa essere anche più raffinata e pervasiva. E,
ci si può ritrovare quindi in prima serata a vedere un innocuo telefilm “da
famiglia” in cui chi s’impegna per i diritti dei migranti, o ha partecipato
a lotte storiche dei movimenti, è un nonno snaturato che non sa accudire il
nipote o, se sei un ultrà, a prescindere sei da considerare un appartenente
ad una banda criminale.


La repressione e la “grande informazione” non sono mai neutrali. La
legalità, da sola, non può (e non deve) essere un valore assoluto. E,
bisogna quindi avere il coraggio e la forza di smontare la propaganda di
sistema, e di affermare che trattare un disobbediente civile alla stregua
di un criminale mafioso è un favore alle classi dominanti, è schierarsi per
l’ingiustizia e il mantenimento dello status quo, con i potenti contro i
deboli. La repressione e la propaganda borghesi son proni agli interessi
dei Potenti e delle classi dominanti. Sempre. Son strumenti della lotta di
classe dall’alto verso il basso.


*Alessio Di Florio*