[autorgstudbo] Ven 2/10 Le bretelle rosse di Jack

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Oggetto: [autorgstudbo] Ven 2/10 Le bretelle rosse di Jack
Le bretelle rosse di Jack

@ Vag61 - Spazio libero autogestito in via P.Fabbri 110

VENERDI’ 2 OTTOBRE’015 alle 20

Vag61 e la Casa della Poesia di Baronissi (Salerno) presentano:

– dalle h20 > aperitivo e cena sociale

– h21 > Jack Hirschman, uno dei maggiori poeti americani viventi,
icona della controcultura Usa, terrà un reading con Agneta Falk.
Insieme a loro Alberto Masala.

Da Karl Marx alla cabala, passando per James Joyce e Vladimir
Majakovskij. Versi scagliati contro l’ordine del mondo. Hirschman
lavora da più di quarant’anni come poeta rivoluzionario, traduttore,
editore e pittore. Ha combattuto per i poveri, i senzatetto, gli
emarginati, gli “ultimi” di ogni estrazione e latitudine.

Lo definiscono il poeta rosso, ma Jack Hirschman non è tanto sicuro
del nomignolo. Perché non crede nelle ideologie così come si sono
costruite nella storia, ma per come vivono nella società. Lui si
definisce comunista perché da quando ha visto un uomo e una donna
mangiare cibo da un cassonetto per strada si è convinto che il sistema
capitalistico va rovesciato.

Jack dice che la poesia da sola non può cambiare il mondo. Però può
fare luce sull’oppressione e sulle ingiustizie, e aiutare ad
organizzare una resistenza contro di esse: «La poesia non è solo un
modo di indagare e comunicare una condizione dell’animo, essa è – ed è
sempre stata – il modo in cui lo spirito dei tempi si manifesta. In un
periodo di così profonda crisi sociale, i poeti possiedono le armi più
potenti: la capacità di ispirare, liberare e trasformare gli abusi che
si pongono come ostacoli sulla strada dell’uguaglianza e della libertà
di tutte le classi sociali. Quando è espressa profondamente, la poesia
può contenere qualcosa del futuro. Il lavoro dei poeti, come lo faceva
Pier Paolo Pasolini, può indicare la via da seguire, perché il suo
sguardo è sempre puntato all’avvenire. Questa è la nostra grande
speranza».

Nel 2009, con altri poeti impegnati socialmente con Sarah Menefee,
Cathleen Williams e Bobby Coleman, ha formato la RPB (Brigata dei
poeti rivoluzionari), nel tentativo di organizzare una resistenza alla
catastrofe imperialista e capitalista, usando la poesia come strumento
al servizio della rivoluzione sociale, come forma di comunicazione che
ha già in sé il concetto di azione. La RPB si è ispirata alla Brigata
internazionale della guerra civile spagnola e ha di più di settanta
poeti, provenienti da tutte le parti del mondo.

La storia di questo ragazzo di 82 anni, dai baffi ispidi e dalle
bretelle rosse da cui non si separa mai, inizia, però, tanti anni
prima, nel Bronx di New York, il 13 dicembre 1933, quando nasce.

La scrittura diventa sua compagna inseparabile fin dai tempi del
liceo, durante i quali collabora come cronista per un giornale locale.
Nel 1953 invia alcuni suoi racconti a Ernest Hemingway, in quel
momento a Cuba. La risposta dell’autore di “Per chi suona la campana”,
verrà diffusa, successivamente alla sua morte, dalla Associated Press
e apparirà sui giornali americani come “Lettera a un giovane
scrittore”. Dal 1961 al 1966 Hirschman insegnerà letteratura alla UCLA
di Los Angeles, tra i suoi studenti anche Jim Morrison. Sono anni di
grande fermento in Europa e negli Stati Uniti, con il movimento Beat,
le marce per i diritti civili e contro la guerra. Grazie ad una borsa
di studio, fra il ’64 e il ’65, compie il suo primo viaggio in Europa.
In Inghilterra, la Trigram Press, gli publica Yod, che sottolinea la
tendenza cabalistica dei suoi primi lavori poetici. Al suo rientro
negli USA, la guerra del Vietnam è in pieno svolgimento, Jack si
unisce al coro di proteste e manifestazioni contro l’invasione
americana. In più, da docente, inizia ad attribuire voti alti a tutti
gli studenti passibili di arruolamento, per aiutarli a sfuggire dalla
guerra. Per questa sua scelta, nel 1966, viene licenziato
dall’università per “attività contro lo Stato”. Allontanato dal mondo
accademico, prosegue la sua attività di poeta e traduttore, fino al
suo trasferimento a San Francisco, nel 1972. In questa città incontra
Lawrence Ferlinghetti, in poco tempo dai rapporti editoriali, si passa
a quelli più stretti di amicizia. Il vincolo con Ferlinghetti, è molto
forte dal punto di vista umano, ma le differenze ideologiche e
poetiche sono sempre state profonde. Così Jack Hirschman parla del suo
amico: «Lawrence è un poeta populista, simpatico. Io scrivo in una
maniera più difficile da affrontare, in primo approccio. All’inizio
lui criticava spesso questo aspetto della mia poetica. Inoltre, dal
punto di vista politico, Lawrence è anarchico, mentre io sono sempre
stato legato al partito comunista, per quanto criticamente. Del resto,
non è giusto attaccarsi ad una certa idea di comunismo che rischia di
precipitare nel reazionario. È un’ideologia nata più di cento anni fa
e che ha bisogno di essere rinnovata in relazione al mondo che
cambia».

La vicinanza alla cerchia dei poeti di San Francisco e i contatti con
autori come Allen Ginsberg, Gregory Corso e Bob Kaufman, l’amicizia
con Ferlinghetti, hanno convinto molti giornalisti e critici ad
ostinarsi a definire Hirschman un poeta della beat generation. Lui
l’ha sempre negato e ha più volte spiegato le sue differenze da quel
gruppo: «La beat generation è molto interessante per queste ragioni: è
una risposta sorta dagli stessi stimoli del movimento per i diritti
civili. Kerouac ha tradotto in poesia il linguaggio del jazz,
collegato alla liberazione dello spirito e del corpo dalla schiavitù.
Il movimento dei diritti civili nasce nel 1956 e On the roadviene
pubblicato nel 1957: questa connessione è fondamentale. Tutto quello
che è stato dopo non è nient’altro che status symbol, un atteggiamento
sterile che vive sul mito. Una rivoluzione “borghese”, fatta di droghe
e misticismo orientale. Io mi sono sempre sentito più vicino,
politicamente e culturalmente, ai movimenti radicali afroamericani
(Black Panther Party e, tra i poeti, Amiri Baraka)».

Nel 1972 traduce e pubblica Un Arc-en-ciel pour l’Occident chrétien di
René Depestre. L’opera dello scrittore haitiano lo conduce
definitivamente al marxismo.

Durante gli anni ’80 dirige “Compagnes”, una rivista internazionale di
traduzione di poesia rivoluzionaria. Poeti di tutto il mondo vengono
tradotti in americano da un gruppo di poeti e traduttori, e poeti
americani vengono a loro volta tradotti in altre lingue. La rivista
viene spedita in 50 paesi a gruppi rivoluzionari e ad organizzazioni
culturali. In quel periodo Hirschman pubblica l’unica antologia di
poesia albanese degli anni comunisti che sia mai stata pubblicata
negli Stati Uniti, Jabishak.

Nel 1972 Hirschman comincia a scrivere anche i suoi poemi lunghi che
chiama Arcanes. Negli ultimi 32 anni ne ha scritti 119 per lo più
inediti. Alcuni di essi sono stati pubblicati dalla rivista “Left
Curve”, edita e diretta da Csaba Polony. Hirschman descrive gli
Arcanes come la trasformazione dialettica materialistica di materiali
spesso alchemici o mistici. Essi si sforzano di portare avanti il
significato spirituale del pensiero e del sentimento dialettico in un
senso personale e politico. Gli Arcani, anche quando toccano temi
personali, hanno sempre a che fare con le trasformazioni politiche e
sociali.

Dal 1980 iniziano i suoi tour poetici europei che hanno contribuito
non poco ad aumentarne la popolarità anche in America.

Nel 1990, una piccola cooperativa di Bologna, l’Editoriale
Mongolfiera, pubblica “Quello che conta”, l’edizione italiana del suo
libro, The Bottom Line, curata da Bruno Gullì.

Nel 1994, diventa membro della League of Revolutionaries for a New
America e contribuisce al suo giornale “People’s Tribune”.

Nel 2002 riceve l’American Book Award for Lifetime Achievement e nel
2006 viene insignito del titolo di Poeta Laureato dalla città di San
Francisco. Con questa attribuzione ha organizzato il Festival
Internazionale di Poesia a San Francisco nel 2007.

Nella sua intensa opera di traduttore ha affrontato poeti della
statura di Mayakovsky, Artaud, Dalton, Pasolini, Scotellaro, Celan,
Past, Heidegger, Neruda.

Il corpo delle sue opere consiste in più di 100 libri e opuscoli di
poesia, saggi e traduzioni da nove diverse lingue.

Secondo le parole del poeta Luke Breit, Hirschman è «il più importante
poeta vivente americano».

Lo scrittore, dalla seconda metà degli anni novanta, è sposato con la
poetessa anglo-svedese Agneta Falk che l’accompagna in questo reading
a Vag61.

* * *

Agneta Falk

E’ nata a Stoccolma nel 1946 e vive in Inghilterra dal 1969. Insegna
teatro, comunicazione, letteratura e scrittura creativa. Il suo lavoro
poetico è presente in numerose pubblicazioni ed ha esposto la sua
“arte visuale” in Gran Bretagna e Stati Uniti. Divide il suo tempo tra
San Francisco, Inghilterra e Italia. Ha pubblicato con Multimedia
edizioni di Salerno: It’s not love, it’s love.

Alberto Masala

E’ un sardo di lingua madre logudorese che vive a Bologna da anni.
Poeta e traduttore, agisce in contesto internazionale nei principali
luoghi della poesia e dell’arte. Da anni sperimenta in concerto con
musicisti di varie provenienze. Nella scrittura usa diverse lingue.
Pubblica in Italia, USA, Francia. È in raccolte e antologie in Italia,
Francia, Spagna, Germania, Ungheria, Russia, Albania, Bosnia, USA,
Iraq. Ha tradotto Jack Kerouac, Judith Malina, Lawrence Ferlinghetti,
Serge Pey, Peppinu Mereu.

Link: http://vag61.noblogs.org/post/2015/09/27/le-bretelle-rosse-di-jack/#more-8587

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