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Aihe: INTERVISTA - Askapena a processo: "L'internazionalismo è una necessità vitale"
L'intervista realizzata da Euskal Herriaren Lagunak Bologna - Amici del
Paese Basco​ a Aritz Ganboa, militante di Askapena, l'organizzazione
internazionalista basca, a processo dal 19 ottobre.

Askapena a processo: "L'internazionalismo è una necessità vitale"

[image: Askapena a processo: "L'internazionalismo è una
necessità vitale"]

In questa intervista avremo la possibilità di parlare con Aritz Gamboa,
storico militante di Askapena nonché uno dei 5 imputati insieme a Walter
Wendelin, Gabi Basañez, David Soto, Unai Vázquez, nel processo, avviato
dall'Audiencia Nacional spagnola (tribunale speciale ereditato dal
franchismo) contro l'organizzazione internazionalista basca. Un processo
che colpisce l'iternazionalismo e mira ad illegalizzare e dissolvere
Askapena, il collettivo Askapeña, protagonista delle feste popolari a
Bilbao, Elkar Truke, un'organizzazione concentrata sulla gestione di un
commercio solidale “meno ingiusto” e l'organismo solidale Herriak Aske.

In Euskal Herria, cosí come in tutta Europa e in America Latina, si è già
messa in moto la macchina della solidarietá popolare ed internazionalista
con dimostrazioni di supporto e numerosi “processi popolari”. Processi nei
quali é arrivata unanimemente la condanna nei confronti dello stato
spagnolo per il suo carattere imperialista e repressivo. Una risposta che
anche qua in Italia, grazie ai comitati di solidarietá EHL, non si é fatta
attendere tramite vari interventi pubblici e la realizzazione di un
processo popolare tenutosi a Brescia il 26 agosto.

Approfondiremo alcuni aspetti del processo e della situazione politica in
Euskal Herria con Aritz, qui in Italia per illustrare le strategie di
difesa internazionalista che Askapena vuole mettere in campo.

*1.      Ci puoi spiegare brevemente quando nasce Askapena e il ruolo che
ha svolto, e ci auguriamo continuerà a svolgere, all'interno del percorso
di lotta per la liberazione di Euskal Herria?*


Askapena nasce verso la fine degli anni ’80 in un contesto mondiale
internazionale e nazionale caratterizzato da due aspetti fondamentali: il
primo il confronto in termini politici, ideologici e anche militari tra il
riferimento del capitalismo con “el imperio yanqui” (la superpotenza
statunitense) con la rappresentazione di quello che era il blocco sovietico
in contrapposizione al modello di imposizione capitalista. Il secondo
aspetto è rappresentato dall’evoluzione di un evento storico importante in
Centroamerica, ovvero la rivoluzione sandinista in Nicaragua, che si
consolida come riferimento politico di tutta la sinistra a livello mondiale
e che inizia a capitalizzare molti aiuti internazionali, considerato il
valore strategico connaturato in questa lotta rivoluzionaria. Di riflesso
in Euskal Herria si è assistito al generarsi della necessità urgente di
sostenere quel richiamo inequivocabile che è stata la rivoluzione
sandinista e, così, si sono creati i comitati di solidarietà internazionale
con il Nicaragua.

Verso la fine anni ’80 inizio anni ’90 assistiamo ad una crisi politica
importante, da una parte la perdita di quelle che sono le conquiste della
rivoluzione sandinista e dall’altra la caduta del muro e, con questo, la
caduta di ciò che l’Unione Sovietica rappresentava. In conseguenza si
sviluppa un’autocritica importante nella quale, prima Euskal Herria
attraverso il movimento di liberazione nazionale basco, e Askapena poi,
costruiscono una riflessione rispetto a quello che deve essere la
solidarietà o a come bisogna intendere la solidarietà internazionalista.

Proprio partendo da questi presupposti nasce Askapena, che si fonda
sull'assunto principale secondo cui non c’è solidarietà da poter fare a
livello internazionale se ognuno di noi non si assume la propria lotta
perché questo è il miglior modo per dare il contributo alle lotte globali.
In questo senso la necessità della liberazione nazionale e sociale di
Euskal Herria ricopre un’importanza strategica e, per tanto,
l’internazionalismo non è da intendere come un elemento isolato ma come un
elemento integrato nella lotta di liberazione nazionale e sociale. Un
secondo concetto fondamentale è quello secondo il quale la solidarietà deve
essere intesa in termini di “ida y vuelta” (di andata e ritorno,
reciproca), infatti la solidarietà è “para y con” (per e con) la lotta del
nostro popolo. La solidarietà è interna ma deve anche avere una componente
internazionale, in modo da poter perseguire la corretta direzione verso la
liberazione globale e per imparare dalle esperienze di altre lotte e di
altri popoli e, quindi, per fare passi avanti verso la nostra liberazione.
In breve, pensiamo che Euskal Herria non sarà mai libera fino a che
esisterà nel mondo anche un solo Paese oppresso e nessuno potrà pensare che
esisterà un mondo di popoli liberi fino a che Euskal Herria sarà oppressa.
All’interno di quest’analisi sorge la necessità di organizzare una
solidarietà internazionalista dalla prospettiva del movimento di
liberazione nazionale e sociale basco e nasce Askapena. Nasce come un
movimento sociale che, attraverso una partecipazione popolare, attiva un
meccanismo di lotta in grado di muoversi nella stessa direzione di
costruzione nazionale e sociale di molte altre organizzazioni, movimenti,
sindacati etc.

*2. Quali sono le accuse che lo Stato spagnolo sta presentando all'interno
del processo nei vostri confronti? Qual è la linea di difesa che avete
deciso di attuare e in questo quale ruolo svolge la solidarietà
internazionale nei vostri confronti?*

Lo stato imperialista spagnolo utilizza come accusa contro Askapena, contro
i 5 imputati, contro il collettivo Askapeña e contro l’impresa di commercio
solidale Elkar Truke di essere parte attiva di una strategia orchestrata da
un’organizzazione di natura militare quale è ETA. La logica che è stata
applicata dallo stato spagnolo per cercare di eliminare il movimento di
liberazione nazionale basco parte dal presupposto che ETA decide tutto ciò
che succede in Euskal Herria. In questo contesto lo stato spagnolo utilizza
due accuse: da un lato, attribuisce ai 5 militanti di essere collaboratori
di ETA e, dall’altro, sostiene che le organizzazioni che abbiamo sopra
citato svolgano attività illecite. La linea mantenuta dallo stato spagnolo
ha l'obiettivo di legittimare l’oppressione e l'eliminazione sistematica
dei diritti civili e politici del nostro popolo camuffandola come un
processo giuridico e giudiziario.

C’è da dire che lo stato spagnolo, dando inizio a questo procedimento
giuridico, cerca di mettere in evidenza, in una forma ancora più chiara
rispetto al passato, il carattere politico di queste accuse e ciò appare
ancora più evidente visto che la pretesa è quella di mettere fuori legge un
metodo di lavoro, pensato e praticato, quale è quello
dell’internazionalismo basco. Le accuse rivolte ad Askapena e agli
imputati sono: l’organizzazione di brigate internazionaliste volte a
conoscere altri popoli e a sperimentare altre lotte, la creazione di
giornate internazionaliste nelle quali si sono condivisi dibattiti con
altri movimenti tanto politici e sociali quanto sindacali, l'attivazione di
meccanismi di solidarietà verso Euskal Herria, attraverso movimenti come
EHL (Euskal Herrarien Lagunak) che fanno solidarietà internazionalista e
internazionale verso la lotta di Euskal Herria e verso le necessità che ha
il nostro popolo. Nel complesso l’accusa dello stato spagnolo, attraverso
l’Audencia Nacional, è di ritenerci responsabili di aver organizzato tutto
questo e che la decisione di fare tutto ciò arrivi dall’ETA. Qualcosa di
ridicolo se pensiamo, per esempio, alle campagne di boicottaggio lanciate a
livello internazionale come quella partita dalla Colombia dal sindacato
SINALTRAINAL di “Boicotta Coca-Cola” o la campagna del BDS partita dalla
Palestina e anche da Israele sul boicottaggio PACBI (boicottaggio
accademico e culturale di Israele). Noi rivendichiamo la nostra attività
internazionalista e non si può pensare che sia stata ETA ad organizzare, ad
esempio, quelle campagne di boicottaggio. Del resto siamo ben coscienti che
questo non è importante per lo stato spagnolo e che l'unico vero obiettivo
è la criminalizzazione di un movimento sociale, dinamico, di carattere
politico e di liberazione del nostro popolo.

La nostra risposta è chiara, noi andremo al processo a difendere le nostre
posizioni ideologiche e il nostro ruolo militante, quello che diremo allo
stato spagnolo è che siamo effettivamente militanti internazionalisti e che
oltre, a sentirci orgogliosi di esserlo, pensiamo che la militanza in una
organizzazione internazionalista sia una necessità vitale per il nostro
popolo. Non esisterà una Euskal Herria libera se non ci sarà una Euskal
Herria internazionalista e per questo vogliamo rimarcare il fatto che non
faremo una difesa morale o etica, unica ed esclusiva della solidarietà ma
che difenderemo il nostro punto di vista che pensa alla solidarietà come
una necessità vitale, politica e strutturale del nostro popolo. Difenderemo
la nostra militanza e rivendicheremo il carattere politico di questo
processo. Le posizioni con le quali arriveremo a Madrid il 19 ottobre sono
quelle di non riconoscere alcuna legittimità al tribunale spagnolo di
processare le attività politiche che svolgiamo né di processare il nostro
popolo.

Se le nostre posizioni e il nostro ruolo sono ben chiare, siamo convinti
che anche la solidarietà internazionale sia vitale, soprattutto nel momento
in cui deve delegittimare, da un contesto esterno, le posizioni repressive
e imperialiste dello stato spagnolo nei confronti di Euskal Herria. La
solidarietà internazionale serve infatti a delegittimare la politica
imperialista e le pratiche repressive che lo stato spagnolo applica nei
confronti di Euskal Herria e a delegittimare i processi politici che
colpiscono non solo Askapena ma anche i diversi movimenti politici e
sociali baschi. Crediamo che la solidarietà internazionale, come noi la
intendiamo, debba portare nella direzione di far pressione allo stato
spagnolo nel suo campo più debole che è precisamente quello delle relazioni
internazionali.

*3. Come s’inserisce questo processo nell'attuale congiuntura politica che
sta attraversando Euskal Herria, soprattutto dopo il cambio di strategia
messo in campo dal movimento indipendentista basco?*

Questo tipo di processi risponde, in parte, alla strategia dello stato
spagnolo per infiammare e destabilizzare il contesto politico nel quale ci
troviamo. Un contesto in cui, attraverso una decisione politica presa da
un'organizzazione come ETA, si viene a creare un potenziale qualitativo e
quantitativo maggiore in Euskal Herria. Con questo voglio dire che lo stato
spagnolo è molto cosciente del fatto che il potenziale reale presente in
Euskal Herria dipende dalla base sociale organizzata del movimento di
liberazione nazionale che è un movimento caratterizzato da una diversità e
un dinamismo importante e che, di fronte al nuovo scenario generato dalla
tregua voluta da ETA, crea maggiori possibilità di avanzamento sia da un
punto di vista qualitativo che quantitativo. Di conseguenza lo stato
spagnolo ha compiuto un salto di qualità nell'azione repressiva ed è
passato dal dirigere la strategia di repressione contro una struttura
politica concreta, a colpire i movimenti sociali e popolari di Euskal
Herria. Questo non è mai successo nella storia ed è uno dei drammi di
fronte al quale ci troviamo. Lo stato spagnolo non fa una lettura di quello
che siamo capaci di fare oggi, in Euskal Herria, ma presume quello che
saremo capaci di fare un domani disarticolandolo ora per non avere un
problema domani. È questo il punto che vogliamo chiarire: questo non è un
attacco solo contro 5 militanti internazionalisti baschi, non è un attacco
solo al modello internazionalista basco, ma questo processo costituisce e
rappresenta un attacco a un modello organizzativo importante e strategico
in Euskal Herria che è il movimento sociale e popolare.

Il movimento di liberazione nazionale e sociale basco ha messo in campo un
cambiamento strategico, di strategia, che cerca di passare da uno scontro
bilaterale con lo stato spagnolo ad un avanzamento volto a consolidare una
risposta unilaterale come popolo. Questo significa che sarà il popolo
basco, Euskal Herria attraverso la sua gente, la sua massa sociale, quello
che libererà il popolo e lo farà in forma unilaterale prendendo le proprie
decisioni. Qui il motivo per cui è necessario articolare una strategia che
riesca a raggruppare il maggior numero di forze sociali e politiche
possibili. Come abbiamo già detto, di fronte a questa sfida storica il
movimento sociale ricopre un ruolo fondamentale e strategico. Proprio in
questo punto si trovano le ragioni della risposta repressiva dello stato
spagnolo. Ci troviamo in un'epoca che genera incertezze ma anche speranze e
possibilità di cui il nostro popolo necessitava. Riteniamo, inoltre, che
questa decisione politica dal punto di vista qualitativo sia una decisione
storica che apre un arco di possibilità politiche e strategiche in Euskal
Herria delle quali bisogna rispondere. Come Askapena, anche noi rispondiamo
all'attuale congiuntura politica sostenendo che l'internazionalismo è da
rafforzare, adesso più che mai, è da massificare, è da rendere
partecipativo e questo non si può fare da una posizione di illegalità o di
subordinazione alle imposizioni dello stato spagnolo. È quindi logico che
Askapena debba andare avanti prefiggendosi, indipendentemente dall'intento
di illegalizzazione dello stato spagnolo, di continuare a rispondere con
più internazionalismo che mai.

*4. Visto il constante impegno che Askapena ha portato avanti negli anni,
quale è secondo voi l'importanza dell'internazionalismo oggi?*



La risposta all'oppressione globale deve essere anch'essa globale quindi
Askapena vede l'internazionalismo come un elemento di solidarietà parte di
una strategia comune. Euskal Herria non deve stare al margine di questo
ragionamento e di questo modo di lavorare e non può nemmeno crescere da
sola, ma necessita del contributo di altre lotte e di altri popoli.
Pensiamo all'internazionalismo in questo modo, ovvero al modo di mettere in
relazione i popoli secondo una prospettiva di solidarietà e di lotta.
Questo, che per alcuni è solo un impegno etico e morale, per noi è un
compromiso vital (un impegno vitale), e quindi deve essere articolato e
organizzato, necessita la partecipazione ad un dibattito di dimensioni
anche globali e necessita di risorse tanto di militanza quanto di strutture
per poterlo svolgere. Askapena si posiziona in questo momento di
ristrutturazione strategica nella ricerca del corretto percorso che
permetta di applicare questa prospettiva di lavoro in Euskal Herria e si
trova anche di fronte alla sfida di organizzare una solidarietà
caratterizzata da una prospettiva di contesto internazionale.

La mancanza di sovranità non esiste solo in Euskal Herria e quello che è
successo in Grecia ne è la dimostrazione. Ci sono popoli che pur avendo uno
stato non possiedono la sovranità perché questo dipende da meri interessi
capitalisti che impediscono ai governi di prendere decisioni basate sulle
necessità della gente; é quindi necessario rompere con quei meccanismi.
Diventa quindi importante impegnarsi in una riflessione
sull'internazionalismo e capire che la necessità della disobbedienza,
intesa come obbedienza al popolo, è sempre più forte. Non possiamo più
obbedire ai diktat che impone l'oppressore ma dobbiamo invece iniziare a
obbedire al volere del popolo. Organizziamo il popolo affinché, attraverso
le posizioni assunte, si possa legittimare un passo in avanti e rendiamoci
conto che, nel momento in cui il popolo sceglie il proprio percorso, beh,
il passo è da compiere. Lavorare sul concetto di disobbedienza ci sembra
molto importante ed è un aspetto sicuramente al quale l'internazionalismo
dovrà contribuire e su cui ci sarà molto da discutere.

*5 Pensate che il contesto internazionale attuale, in cui si stanno
inasprendo vari conflitti di portata internazionale, come la guerra nel
Donbass, il conflitto curdo e la stessa battaglia che il popolo greco sta
combattendo contro le istituzioni dell'Unione Europea, abbia influenzato la
decisione di attaccare proprio in questo momento l'internazionalismo basco?*

Senza ombra di dubbio questa è un'analisi che è da prendere in
considerazione. Euskal Herria si trova in un contesto globale in cui se
guardiamo a quello che sta succedendo in Donbass, in Kurdistan o quello che
è successo in Grecia, appare evidente la mancanza di sovranità popolare,
esattamente quanto rivendichiamo storicamente in Euskal Herria. L'assenza
di sovranità è radicata nel fatto che le democrazie borghesi attuali non
sono rappresentative della volontà popolare a cui si suppone dovrebbero
riferirsi e che il modello istituzionale su cui si fondano è in crisi, in
Europa così come in tutto il mondo. L'internazionalismo è un elemento
strategico che risponde a questa evidente contraddizione di sistema, il
quale si muoverà per annientare qualsiasi proposta politica alternativa.
Proprio nell'esperienza greca abbiamo visto i dirigenti politici della
sinistra rivelarsi incapaci di poter rispondere al mandato popolare anche
dopo un referendum in cui il popolo aveva deciso per una direzione ben
definita. Dovranno interrogarsi di questa incapacità e farsi un'autocritica
nel momento in cui persino i settori più popolari rappresentati
istituzionalmente non sono stati in grado di seguire la volontà
maggioritaria del proprio popolo. A questa mancanza di sovranità popolare
globale bisogna effettivamente rispondere con una prospettiva
internazionalista. Non può essere solo un problema della Grecia quello che
sta succedendo, non può essere solo un problema dei curdi quello che
succede in Kurdistan. C'è da capire quello che insieme possiamo fare, come
contribuire al dibattito e come appoggiare le alternative che si aprono. Le
repressioni contro i movimenti internazionalisti ci sono sempre state e
continueranno ad esserci, in Euskal Herria e anche in tutto il mondo; il
capitale ha molta paura di noi. Noi continueremo a fare un appello alla
solidarietà internazionale perché il nostro non è un problema solo di
Euskal Herria o di un modello repressivo applicato dallo stato spagnolo o
di una mancanza di diritti civili e democratici, ma è un attacco ad una
concezione globale di lavoro e a una concezione globale di solidarietà.

FONTE:
http://contropiano.org/documenti/item/32772-askapena-a-processo-l-internazionalismo-e-una-necessita-vitale