[autorgstudbo] Hanno paura della libertà

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Solidarietà e complicità con il nostro compagno Daitone e con le/gli
altre/i cinque solidali colpite da fogli di via da Ventimiglia per
essere stati al fianco delle/i tante/i migranti che lottano per la
libertà e non si arrendono di fronte alla barbarie di una frontiera.
Quella che segue è una lettera diffusa dai sei, che ripubblichiamo per
dire insieme a loro che “l’impedirci l’accesso a un luogo non ci
impedisce di continuare a lottare”.

Vag61 – Spazio libero autogestito

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Hanno paura della libertà

Poco meno di una settimana fa ballavamo a Ponte San Luigi. Non erano
danze di gioia le nostre, ma la risposta determinata alle deportazioni
di un centinaio di fratelli che lottavano per la propria libertà. La
frontiera alta di Ventimiglia è un luogo scandaloso. Ogni giorno nel
sud della Francia decine di migranti vengono fermati in base al colore
della propria pelle, sommariamente identificati e rimandati in massa
in Italia passando per questo luogo. Solo nella prima settimana di
agosto sono stati 830. Domenica notte qualcosa è cambiato. In più di
cento sono saliti sul treno consapevoli che sarebbero stati fermati.
Alla stazione di Menton-Garavan non hanno risposto agli “inviti” della
gendarmerie a scendere dal treno. Trascinati nei container non si sono
arresi al destino che la polizia frontaliera aveva deciso per loro e
hanno continuato a protestare.

Oltre il recinto di transenne ad un certo punto sono arrivati dei
bianchi,ma non indossavano una divisa. Tra questi c’eravamo anche noi.
Siamo rimasti tutti insieme fino alla fine delle deportazioni,
compresa la nostra. Battevamo le mani, urlavamo e ballavamo. Pare
faccia paura che lo si faccia insieme, che si resista uniti come se le
transenne,i poliziotti e le camionette non meritassero alcun riguardo.

Alla fine della nottata, dopo che quasi tutti i migranti erano stati
respinti in Italia, una ventina di bianchi ha passato la notte in
commissariato, italiani in Italia e francesi in Francia. Per sei di
quei bianchi che avevano deciso di non accettare il razzismo di questa
Europa la questura ha disposto il “rimpatrio” nei rispettivi comuni di
residenza.

Per tre anni non potremo mettere piede nel territorio di Ventimiglia.
Ecco, oggi scriviamo ai nostri fratelli e alle nostre sorelle per dire
chiaramente che siamo ancora lì. Abbiamo imparato a pensare la nostra
libertà in maniera diversa da come la pensa il potere. L’impedirci
l’accesso a un luogo non ci impedisce di continuare a lottare.

Oggi siamo insieme, noi esiliati, e sentiamo di essere insieme al
nostro campo. Vogliamo dirvi che ci rivedremo presto, che continueremo
a stare al fianco di chi viaggia. Da Lampedusa a Calais, da Kos a
Ceuta e Melilla. Saremo nei luoghi dove l’infamia razzista e
poliziesca degli arresti e delle deportazioni prosegue. Saremo dove lo
sfruttamento dei migranti fa seguito al regime di controllo imposto a
chi è senza documenti. Saremo lì dove riterremo serva il nostro
contributo a questa lotta.

Hanno paura della libertà, e noi siamo convinti che vada anche resa
evidente l’impotenza dei loro provvedimenti amministrativi. Deve
essere chiaro che non bastano le deportazioni a fermare le persone in
viaggio e non bastano una manciata di fogli di via a fermare i
solidali.

A presto compagni di viaggio,

da Ventimiglia non si torna indietro, si parte.

Ans, Davide, Elisa, Giulia, Daitone, Rafael


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