Szerző: usiait1@virgilio.it Dátum: Címzett: unitadicrisi-rm CC: precari_roma Tárgy: [Precari_roma] I: L'USICONS e il TRULLO - Municipio ROMA XI ROMA
CAPITALE articolo da IL PANE E LE ROSE Luglio 2015 su intervento
territoriale di sindacati autoganizzati e associazionismo
Per informazione, su come intendiamo possa essere svolto, un intervento di un sindacato intercategoriale, sociale, autorganizzato e autogestito inquesto millennio, riprendendo l'antico percorso dei sindacati genuini (con le case del popolo, le camere del lavoro territoriali, le associazioni di mutuo soccorso...)che colleghi le azioni di tutela di lavoratori e lavoratrici dai posti di lavoro con l'intervento nei territori delle grandi città come Roma, sia sociale che diaiuto ai settori sfruttati e alle classi lavoratrici, di ambito culturale per contrastare ignoranza, cultura della sopraffazione, per diritti e consapevolezza diautodifesa collettiva. Non sappiamo se è un modello utilizzabile in altri ambiti, ogni situazione è diversa e ha sue caratteristiche, né ci interessa farneun motivo di "propaganda", perché si tratta di fatti e di cose già effettuate nel recentissimo passato della nostra lunga storia, quello che è stato benrappresentato nell'articolo del collettivo redazionale e pubblicato da IL PANE E LE ROSE, è una delle modalità di intervento a tutto campo che andrebbepraticata nelle forme più utili e opportune anche in altri luoghi, noi ci stiamo provando e verifichiamo se il percorso è da consolidare ed estendere,è il sindacalismo che spesso viene citato anche negli incontri come quelli dello strike meeting, di "sindacalizzazione sociale e territoriale"...Buona lettura e buon sviluppo di lotte conflitti sociali...dalla parte giusta e per le classi lavoratrici e i settori sfruttati. Inoltra e trasmette Roberto Martelli
Da IL PANE E LE ROSE – SEZIONE Capitale e
lavoro:: Altre notizie
USI: una proposta politica, sociale e culturale
nell’XI Municipio
(25 Luglio 2015)
Piazza Gaetano Mosca
A Roma, l’Unione Sindacale Italiana (USI) è una presenza che si fa
sentire. A dispetto delle sue ridotte dimensioni, questa organizzazione è
interna a molte delle più significative vertenze in atto nella capitale,
talvolta con un ruolo da protagonista. Ma se non pochi hanno sentito parlare di
lotte come, poniamo, quella dei licenziati da Multiservizi o quella dei
dipendenti Farmacap contro lo spacchettamento/privatizzazione di questa
azienda, meno noti sono altri aspetti, più strettamente legati alla dimensione
territoriale, dell’attività dell’USI. Ritenendoli obiettivamente interessanti e
tali da delineare una progettualità originale, ci è sembrato utile restituirli
ai nostri lettori, sulla base di uno scambio avuto con due esponenti storici
dell’organizzazione: Giuseppe Martelli e Claudia Santi, che si sono concentrati
soprattutto sulle iniziative messe in campo nell’XI Municipio. Non senza
spiegare prima il significato della scelta di non avere un’unica – magari
grande e costosa – sede. In effetti, a quella principale, in Largo Veratti 25
(Zona Marconi), se ne aggiungono altre due, la prima in Piazza Gaetano Mosca,
al Trullo (nel territorio qui maggiormente preso in considerazione), e la
seconda al Quarticciolo, presso l’occupazione di Via Ostuni. L’idea è quella di
dare vita a forme d’intervento in quartieri dalla connotazione fortemente
proletaria. Nella sede centrale e in quelle dislocate nelle due borgate
storiche sono attivi degli sportelli di consulenza sui problemi del lavoro, ma
non solo. Infatti, rispondendo alle esigenze del territorio, in piazza Gaetano
Mosca si affrontano anche le tematiche della casa, con specifico riferimento
alle questioni affrontate dagli inquilini dell’Ater (erede dell’Istituto
Autonomo Case Popolari). In più vi è pure un servizio di assistenza fiscale per
730, Unico PF, ISEE ecc., che risulta curato dall’USICONS, Associazione
Nazionale di Difesa e Tutela dei Consumatori federata all’USI e sorta nel 1996.
Dietro la sua fondazione, vi è stata l’intuizione – rivelatasi fondata – che
col tempo l’associazionismo legato a modalità d’azione come la class-action avrebbe
avuto un grande impulso anche in Italia. Registrando e cavalcando
questa spinta, i compagni gli hanno impresso un carattere inequivocabile sul
piano dei contenuti. Le prime battaglie che vedono coinvolta l’Usicons rinviano
all’opposizione alla vendita della Centrale del Latte e al contrasto alle
politiche di ghettizzazione della minoranza rom, svolto in collaborazione con
l’Opera Nomadi di Massimo Converso. Sono segni di una progettualità che,
nel dotarsi di nuovi strumenti, non rinuncia alla tradizionale iniziativa
sindacale e che non intende la fiera rivendicazione della tradizione anarchica
in chiave identitaria, sollecitando di continuo percorsi comuni con persone e
realtà dalla formazione politico-culturale profondamente diversa.
In quest’ottica può essere letta anche la confluenza in una preesistente ed
importante associazione del Trullo, Sentieri di Liberazione, cui gli attivisti
dell’USI hanno dato nuova linfa vitale. Questa scelta ha permesso di calibrare
meglio l’azione in un territorio che la “sinistra storica” (o quel che ne
rimane) ha sostanzialmente dimenticato. Un abbandono che, assommato alla
delusione collettiva verso Giunte come quella di Marino, altezzosamente
indifferenti ai problemi dei settori più svantaggiati della popolazione, ha
favorito anche qui l’attecchire della destra e dei suoi slogan, volti a
canalizzare la rabbia crescente non contro il potere ma verso i più deboli tra
i deboli: immigrati, rom e sinti. Prevenire la guerra tra poveri – o impedire
che essa dilaghi – è possibile solo se alla necessaria battaglia antirazzista
risulti affiancato un intervento articolato, tale da far capire che è possibile
difendere veramente i diritti di tutti, a prescindere dalla provenienza
geografica e dall’etnia. Al Trullo, come si accennava, questo intervento ha tra
i suoi cardini il sostegno agli abitanti dei palazzi dell’ATER. Nell’XI Municipio –
comprendente anche Corviale – sono previsti addirittura 2000 sfratti tra chi
vive nelle case popolari. Le situazioni critiche sono molte e differenti tra
loro: c’è ad esempio chi, mosso dalla mancanza di alternative, ha occupato,
adattando alla funzione di appartamento, lavatoi e cantine, come in Via di
Montecucco, o locali in origine destinati a funzioni commerciali e mai usati in
tal senso, come quelli del terzo piano di Corviale. Molte di queste persone non
hanno presentato nei tempi dovuti la richiesta di sanatoria. Non mancano, poi,
coloro che vengono “accusati” di mancato pagamento di canone adeguato. Spesso,
si tratta di persone che pagano lo stesso fitto da tanto tempo non per propria
colpa, ma perché gli aggiornamenti non sono stati richiesti per tempo dall’Ente,
che però si è spinto a metterli comunque in mora. Parliamo di ammanchi di
10-15.000 euro, obiettivamente proibitivi per la popolazione tipica della zona:
famiglie monoreddito, pensionati sociali, precari. L’esemplificazione potrebbe
continuare a lungo, ma quel che colpisce è che una recente delibera del
Municipio sulla casa, pur rifiutando - su input dell’USICONS - quell’articolo 5
del Decreto Lupi che nega l’allaccio di acqua, luce e gas a chi occupa
abusivamente un’occupazione, ha invece sostanzialmente eluso molte delle
problematiche relative all’ATER. Forse sfugge che le situazioni qui accennate,
e le mille altre che si potrebbero riferire, originano a un tempo dalle
inefficienze dell’Ente, dalla macchinosità dei processi di regolarizzazione da
esso previsti e da quella mancata realizzazione, negli ultimi decenni, di
alloggi popolari, che è la causa ultima del controverso fenomeno delle
occupazioni. I compagni, oltre ad impedire, quand’è possibile, l’esecuzione
degli sfratti (ultimamente ne sono stati bloccati 7), danno indicazione a tutti
di pagare per tentare di accedere alla sanatoria, laddove l’ATER
deliberatamente manda i bollettini solo a chi è totalmente in regola. Per
quanto attiene alla questione del canone adeguato, essi si battono perché si
approdi a transazioni basate su criteri umani, che non stritolino chi è moroso
solo parzialmente e spesso non per responsabilità propria. Di fondo, però, vi è
la richiesta di una ripresa dell’edilizia popolare, che potrebbe non coincidere
con l’ulteriore cementificazione di una città già ampiamente sfigurata
dall’attivismo dei palazzinari. Di qui, quella battaglia per il riutilizzo –
anche in questo senso - dei numerosi forti militari del territorio che ha
sinora incontrato la sordità delle istituzioni. Al limite, infatti, si è
previsto un uso di alcune di queste strutture, dalle cubature piuttosto ampie,
per quei progetti di housing sociale che possono andare incontro alle esigenze
dei costruttori – beneficiari di detrazioni fiscali – e di una fascia di
acquirenti di medio livello, ma non certo dei settori proletari.
A ben vedere, al Trullo non si vivono problemi legati solo all’annosa
questione della casa. Anche qui, come in altri quartieri, i trasporti pubblici
lasciano a desiderare: i collegamenti con la stazione Villa Bonelli (linea
ferroviaria Fara Sabina-Fiumicino) e con la stazione Metro Eur Magliana, gli
unici che permettono di sentirsi parte di Roma, negli ultimi tempi, nonostante
le richieste in senso opposto da parte di USICONS e Sentieri di Liberazione,
sono diventati sempre più rari.
In più, nel territorio c’è una cronica assenza di teatri, cinema e
biblioteche, così come di qualsiasi altro luogo di produzione culturale e di
aggregazione sociale. A tale situazione s’è voluto reagire elaborando un
modello di intervento diverso da quello messo a punto dai centri sociali. Se in
zona il CSO Ricomincio dal Faro – presenza storica e di grande peso –
legittimamente si rivolge, ad esempio con le sue attività musicali, ai giovani,
i nostri interlocutori hanno voluto prendere atto del notevole invecchiamento
della popolazione. In estate, ad esempio, vengono svolti dei cineforum a tema,
con annessa una cena sociale. Tra i più partecipati, vi è stato quello del
luglio del 2013, il cui singolare titolo (Eros, Thanatos e Lotta di Classe)
rimandava alla proiezione di due film dal forte impatto, incentrati su figure
femminili a un tempo controverse e affascinanti: Gioco di donna (2004)
di John Duigan e Lussuria – Seduzione e Tradimento (2007) di
Ang Lee. Il successo dell’iniziativa, organizzata dall’USICONS e dal CAT
(Comitato Antifascista Trullo) dimostra quanto una proposta originale
– differente da quelle dei canali televisivi che, in estate, occasionalmente
fanno vedere bei film, ma come semplici “fondi di magazzino" – possa
convincere anche una platea popolare. Ma è pure la conseguenza di un preciso
modello di socialità e di condivisione. L’entrata ai cineforum e la
consumazione delle vivande sono sempre a offerta libera, cosa che, spesso, si
traduce in gratuita, perché molte persone del posto, soprattutto anziane,
vivono ai limiti dell’indigenza, come testimonia l’aumentata distribuzione di
pacchi con generi alimentari da parte della Caritas. In sostanza, il Cineforum,
oltre che occasione per riflettere sui temi della contemporaneità, diventa
possibilità di uscire di casa anche senza avere un euro in tasca.
Ma l’offerta culturale agli abitanti del quartiere comprende anche altro, a
partire dalla possibilità di conoscere in modo più approfondito la storia del
territorio. Ad esempio, nel dicembre 2013, in piazza Caterina Cicetti,
l’USICONS e il CAT – in collaborazione con il Circolo del Pd – hanno
organizzato la presentazione del libro Le borgate del fascismo – Storia
urbana, politica e sociale della periferia romana. Si tratta di un
innovativo studio dello storico Luciano Villani in cui si spiega che la
creazione, durante il ventennio, di aree edificate nell’estrema periferia della
città, come quel Trullo che in origine si chiamava Borgata Costanzo Ciano, non
rispondeva solo alla necessità di “segregare”: i nuovi caseggiati, infatti,
erano teatro della sperimentazione della prassi pedagogica che il regime
totalitario aveva pensato per i settori sociali subalterni.
A questa iniziativa, sul finire del maggio 2014, ne è seguita un’altra, dal
taglio originale e dall’elevato profilo culturale, di cui Claudia Santi ci ha
parlato con giustificato orgoglio: il convegno-dibattito La memoria dei
luoghi. Dalla confraternita degli Arvali agli anni ’50. Un viaggio
attraverso i secoli, anzi attraverso i millenni, organizzato dall’USICONS e
largamente ispirato dalle emergenze archeologiche del territorio. Claudia Santi
– Docente di Storia delle Religioni nella Seconda Università di Napoli e tra le
maggiori studiose italiane dei culti della Roma arcaica – vi ha tenuto una
relazione incentrata sul Bosco Sacro della Dea Dia, collocato con certezza
dagli archeologi in zona Magliana Vecchia. Si tratta del luogo di culto
dell’antichissima Dea Madre (in seguito identificata con Cerere), all’interno
del quale sorgevano gli edifici dei Sacerdoti Arvali, che qui curavano la
celebrazione – proprio alla fine del mese di maggio – degli Ambarvalia, una
festa volta a propiziare la fertilità dei campi, che includeva il rituale
sacrificio di animali. Al consesso è intervenuto anche Nicola De Guglielmo,
Presidente del Comitato Catacombe di Santa Generosa, che si è prodotto in una
relazione su questo splendido complesso tardo-antico, peraltro contiguo al
Bosco Sacro. Tra i relatori che si sono occupati di fasi più vicine a noi,
Giuseppe Martelli (Il Trullo: storia e memorie) e il già citato Luciano
Villani (La Borgata Ciano) e Antonello Anappo curatore di uno spazio
adibito a raccolta dei ritrovamenti archeologici della zona.
L’iniziativa si è svolta nella Sala Riunioni del Municipio XI ed è un
singolare esempio di attività divulgativa di alto livello scientifico promossa dal basso e
sostenuta, una volta tanto, dalle istituzioni.
Certo, in questo quadro complessivamente positivo, oltre alle soddisfazioni non
sono mancate le sconfitte. Dal canto suo, Giuseppe Martelli ce ne segnala una,
che ritiene particolarmente cocente. Anni fa, l’USICONS lanciò una proposta
alle strutture e alle associazioni della zona, con l’obiettivo immediato di
costituire una rete territoriale basata sui principi dell’autorganizzazione
sociale e con la prospettiva di dar vita ad una “Consulta per le
politiche sociali ed abitative” tale da “coinvolgere tutto il (...)
territorio e le strutture che vi intervengono politicamente”. Un modo
per discutere pubblicamente sui problemi dell’area, così da trovare ad essi
soluzioni adeguate. Purtroppo, da parte dell’associazionismo e dei partiti
politici vi fu reticenza: la proposta non venne accolta nei fatti, senza che
venissero formulati rifiuti espliciti. Ancor oggi, questo passaggio è letto
come un vero e proprio scacco, anche perché attraverso questi strumenti
s’intendeva promuovere quella partecipazione collettiva alla gestione della
cosa pubblica che da tempo non si vede in questa come in altre periferie della
città. Forse i tempi non erano maturi, ma non è escluso che qualcosa di simile
si configuri più in là. Magari ancora una volta per impulso dell’USI e di
quelle strutture ad essa federate che, nel corso degli anni, in questa parte
della città hanno dimostrato un’invidiabile capacità di portare avanti un
percorso politico, sociale e culturale dai tratti inconsueti, da cui forse
possono esser tratte indicazioni anche per intervenire nelle altre sfortunate
periferie di una metropoli sempre più invivibile.
Il Pane e le rose - Collettivo
redazionale di Roma