14 anni fa l'evento che fece discutere
G8 di Genova: non è un capitolo chiuso
Giuliano Giuliani: “La morte di mio figlio fu omicidio”; Lorenzo Guadagnucci: “caso Diaz aperto”
Genova
Ci sono storie che non si dimenticano e rimangono indelebili all’interno della memoria storica di un popolo. Il G8 di Genova del 2001 e tutto quello che è avvenuto all’interno della scuola Diaz fanno parte di questi cassetti della memoria, spesso usurpati e divelti ma mai dimenticati.
Ultimamente si ritorna spesso sull’accaduto, lo ha fatto anche Angelino Alfano, Ministro dell’Interno, che ha chiarito la sua posizione sulla scuola Diaz: «Il caso Diaz è un capitolo chiuso. La Polizia è sana, è un corpo democratico che abbiamo difeso e difenderemo sempre. Non è giusto rievocare spettri del passato ogni volta che accade qualcosa che non va».
Parole dette a pochi giorni dall’approvazione definitiva da parte del Parlamento delle pene per i reati di tortura, tanto richieste dopo i fatti della scuola Diaz. Adesso non si potranno estorcere testimonianze e si rischierà fino a 15 anni di carcere, con un’aggravante per le Forze dell’Ordine, in caso di tortura. La sentenza della Corte Europea aveva trovato questo vuoto legislativo in Italia, cioè la mancanza di una legge contro la tortura, e il Governo è corso subito ai ripari dopo pochi mesi per sanare una situazione che era al limite.
Non ultima la dichiarazione del sindacato di Polizia Coisp che, in occasione di una manifestazione a Genova, ha richiesto di togliere la targa commemorativa di Carlo Giuliani, ucciso da un colpo di pistola di un agente, per l’anniversario della sua morte. Una richiesta che ha destato scalpore, soprattutto per le dichiarazioni di Matteo Bianchi, Segretario del Coisp Liguria: «Finalmente dopo 14 anni saremo in piazza Alimonda per ricordare gli scontri di piazza, le scene di devastazione e saccheggio con il pensiero che un estintore possa diventare un’arma da usare contro le forze dell’ordine», parole hanno fatto indignare non poche persone.
La manifestazione del Coisp, comunque, non è stata approvata per motivi di ordine pubblico e il segretario del sindacato, Franco Maccari, ha commentato questo fatto: «Carlo Giuliani era uno che commetteva dei reati, un delinquente. È stato definito così anche da suo padre, figurati se non lo posso dire io» ha dichiarato ai microfoni de ‘La Zanzara‘. «Da 13 anni cerchiamo di manifestare in piazza Alimonda e ci dicono sempre di no.», continua Maccari, «Io da un anno con una petizione popolare ho già raccolto 10mila firme per togliere quella targa in onore di Carlo Giuliani, a Genova. E continuerò a farlo perché quella targa è fuori legge. Se fosse per me, la sradicherei con le mie stesse mani». Parole che non aiutano a placare gli animi e proprio per questo la questura ha vietato la manifestazione, per evitare scontri in piazza dopo le dichiarazioni al vetriolo da parte di ambedue le parti.
Abbiamo intervistato il padre di Carlo Giuliani, Giuliano, che aveva già dichiarato agli organi di stampa che questa mossa del sindacato Coisp è solamente un atto pubblicitario. “Ho apprezzato che la Questura di Genova abbia rifiutato la manifestazione del Sindacato di Polizia.”, ha dichiarato Giuliano Giuliani, “Stanno facendo queste dichiarazioni in continuazione. È una cosa penosa, vorrei non parlarne”. Il 20 luglio ci sarà una manifestazione, alla quale parteciperà anche il padre del ragazzo, che ricorderà il quattordicesimo anniversario della morte di Giuliani.
“Noi continuiamo in questa nostra battaglia di verità.”, dichiara Giuliano Giuliani, “I documenti che esistono sulla vicenda che ha visto morire mio figlio (foto, video etc.) dimostrano che quella fu una porcheria enorme perché dei consulenti, per esempio, inventarono lo sparo per aria per legittimare la condizione di legittima difesa. Questo fu un omicidio costruito da forze dell’ordine non degne di questo titolo”, continua Giuliani, “da un reparto dei Carabinieri diretto malissimo da persone inadeguate, che fuggì dopo aver fatto finta di attaccare un gruppetto di manifestanti che cercavano di difendersi. Chi guidava la jeep era un incapace”.
Giuliani continua con le tesi che porta avanti da sempre: “I gloriosi Carabinieri, scappati come leprotti, hanno subito un attacco da parte dei manifestanti che non dura più di 15 secondi, come dimostrano i filmati della Polizia di Stato”. Il padre di Carlo Giuliani continua a raccontare la vicenda che riguardano la morte del figlio: “Un manifestante raccatta da terra un estintore, portato dalle forze dell’ordine, e lo lancia verso la jeep, non producendo problemi e facendolo rotolare per terra. Carlo (Giuliani n.d.r.) arriva dall’altra parte e, vedendo la pistola puntata da tempo del Carabiniere, si porta verso il retro della jeep, raccoglie l’estintore da terra e cerca di lanciarlo contro il mezzo: io dico per disarmare l’uomo e difendere gli altri da una minaccia di sparo. Tra il lancio dell’estintore da parte del primo manifestante e il momento dello sparo passano sette secondi. In sette secondi c’era la possibilità di verificare che Carlo aveva un estintore nelle mani e con una violenza terribile voleva uccidere i Carabinieri?”.
Chiediamo a Giuliani di commentare le parole di Angelino Alfano: “Lasciamo perdere, parliamo di cose serie. La legge sulla tortura approvata dal Parlamento è ridicola perché se non viene messo il numero identificativo sulle divise come si fa a denunciare un membro delle Forze dell’Ordine di tortura?”.
Abbiamo intervistato anche Lorenzo Guadagnucci, socio fondatore del Comitato Verità e Giustizia per Genova, nonché una delle persone che si trovavano all’interno della scuola Diaz durante l’irruzione delle forze dell’ordine. Sull’episodio avvenuto il 21 luglio del 2001 all’interno dell’istituto scolastico, Guadagnucci ne parla con un velo di distaccamento: “Ero tra i 93 che furono pestati ed arrestati. Io ho subito un pestaggio da parte della Polizia e credo che più o meno i fatti siano noti. Ufficialmente si è parlato di una perquisizione ma fu una violenza mediata. Io ero al piano terreno della scuola”, continua Guadagnucci, “sono stato aggredito prima da due agenti e poi da un terzo. Al termine di quelle oltre due ore all’interno della Diaz ci hanno arrestato: io sono stato arrestato in ospedale perché non potevo essere trasferito in carcere. Ho sopportato un pestaggio, una notte in ospedale e un trasferimento in reparto, dove ho capito di essere in arresto perché due poliziotti mi stavano sorvegliando”.
Dopo l’arresto, Guadagnucci ha cercato di dare seguito alla sua battaglia: “Ho raccontato questa storia in un libro, ‘Noi e la Diaz’, e ovviamente ho fatto un esposto alla Procura consegnando il verbale dell’interrogatorio che mi fecero in ospedale. Io ho detto che la Polizia di Stato ha commesso dei reati. L’anno dopo”, continua il Guadagnucci, “abbiamo creato il Comitato Verità e Giustizia per Genova, nel 2002. Da allora abbiamo fatto informazione, raccolte fondi per le spese dei processi, seguendo i percorsi processuali e partecipando a centinaia di conferenze. Abbiamo anche cercato di sostenere delle proposte di legge sulla tortura o sull’introduzione dei codici identificativi o delle tecniche della non violenza”.
Un punto fondamentale dei fatti del G8 e di quelli della scuola Diaz è la mancanza di una legge sulla tortura, che, però, adesso è stata votata in Parlamento: “Era evidente da anni che c’era questa lacuna nell’ordinamento italiano e la sentenza della Corte Europea ha dato urgenza per l’Italia di prendere dei provvedimenti per rispondere a quella sentenza. Anche a Bolzaneto scaturirono queste problematiche perché, non esistendo un reato di tortura, si è dovuti passare ad altre tipologie che comunque hanno identificato i responsabili però di fatto hanno beneficiato della prescrizione. In tutte le democrazie”, prosegue Guadagnucci, “il reato di tortura è stato introdotto e non prevedendo prescrizioni o pene lievi. Se nel 2001 ci fosse stato questo reato, sicuramente le condanne sarebbero state più importanti”.
Le parole di Angelino Alfano, che ha detto che il capitolo Diaz è ormai chiuso, non sono state accettate da Guadagnucci: “Credo che la Diaz sia un capitolo aperto perché anche i giudici della Corte Europea di Strasburgo, all’unanimità, hanno emanato una sentenza dicendo che il caso Diaz è drammaticamente aperto. Nella sentenza si dice che non ci sono state neanche sospensioni dal lavoro dei poliziotti indagati e che la prescrizione è stata usata tantissimo. La Corte ha detto che l’Italia ha un deficit strutturale ed è surreale a tre mesi dalla sentenza dire che è un capitolo chiuso”.
Sulla nuove legge passata alle Camere da pochi giorni Guadagnucci si esprime così: “La legge sulla tortura approvata in Parlamento fa ridere”. Anche le dichiarazioni del Coisp sono state prese con le molle dal fondatore del Comitato Verità e Giustizia per Genova: “La richiesta della rimozione della targa di Carlo Giuliani mi sembra l’ennesima provocazione del sindacato Coisp. Queste iniziative su Giuliani non sono nuove e continuano ormai da molti anni”.
Il futuro del Comitato è legato a doppio filo con la verità: “Il nostro ruolo è quello di fare vigilanza e dire la verità sulle cose, non avendo interessi associativi o politici. Vogliamo dire le cose come stanno e oggi diciamo che la legge sulla tortura non è la risposta degna che dobbiamo al deficit riscontrato dalla Corte Europea”.
La vicenda del G8 di Genova è tutt’altro che chiusa. Gli interrogativi sono ancora tanti e la storia di queste persone ci racconta che non si deve dimenticare il passato e quello che è accaduto, perché c’è gente che ogni giorno combatte per raccontare la verità.
- See more at:
http://www.lindro.it/g8-di-genova-non-un-capitolo-chiuso/#sthash.pD7HzaPz.y5GzuXiq.dpuf