[Forumlucca] TTIP: latte in povere o condensato per i nostri…

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Author: Annamaria
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To: la città donne, forumlucca@inventati.org
Subject: [Forumlucca] TTIP: latte in povere o condensato per i nostri formaggi?
vi porgo questo articolo circostanziato e interessante sul TTIP
(trattato commerciale ominicomprensivo USA - Europa)
annamaria
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LETTERA APERTA DA PARTE DEI REFERENTI DELLA CAMPAGNA STOP TTIP ITALIA

/*Roma, 2 luglio 2015*/


Gentilissimi,vi scriviamo come referenti di una campagna della società
civile che coordina oltre 300 associazioni, gruppi e sindacati, molti
dei quali legati a realtà locali di produzione e consumo, per reagire
agli impatti sociali, economici e ambientali previsti con il Trattato
transatlantico tra Unione europea e Stati uniti (TTIP) attualmente in
discussione. Molte delle nostre realtà seguono da tempo le trattative
commerciali multilaterali presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio
e nei vari accordi bilaterali negoziati dalla Commissione europea, con
uno spirito critico, ragionato e documentato, provando a mettere in
evidenza criticità e rischi di trattati troppo spesso condotti a
vantaggio dei gruppi di interesse più pressanti.

*Vi scriviamo a partire dal caso della richiesta dell'Unione europea di
permettere l'utilizzo di latte in polvere e condensato per la produzione
di formaggi*. Lo facciamo evitando letture semplicistiche di un'Europa
matrigna che impone regolamenti insostenibili, ma sottolineando come
questa richiesta sia assolutamente coerente con l'adesione acritica che
i Paesi membri, e molte delle categorie produttive, hanno dato alle
dinamiche di mercato. Il concetto di “libera circolazione delle merci”
che sta alla base di una richiesta tanto inaccettabile, è principio
istitutivo di tutti i trattati di libero scambio, TTIP in primis.
Accettarne la cornice significa assumerne i contenuti, con il rischio di
veder evaporare un patrimonio culturale ed economico per rispettare il
sacro principio della competizione.

La risposta del Governo è arrivata tardiva e inadeguata. *Fare leva
sulle indicazioni geografiche significa evitare il problema*,
sottolineare che le DOP e le IGP non saranno toccate dal provvedimento
significa mettere sull'altare sacrificale la qualità di centinaia di
produzioni tipiche non ancora riconosciute dal regolamento europeo e
quindi fuori dal presunto raggio del regime di protezione. Del resto la
politica di tutela portata avanti dal nostro Governo sui tavoli
negoziali commerciali si è scontrata sull'evidenza dei fatti, con un
accordo con il Canada (CETA) dove il capitolo IG si è dovuto piegare al
concetto di “convivenza” con i marchi già registrati (con la sigla
Parmesan che continuerà a essere utilizzata) e con una lista di IG
europee parzialmente tutelate che ne contiene poco più di 140 (sono una
quarantina quelle italiane) sulle migliaia di IG riconosciute e sulle
273 italiane elencate sul sito del MIPAAF.


*Nella trattativa con gli Stati Uniti la situazione sarà ancora più
difficoltosa, e la domanda reale è cosa daremo in cambio per tutelare
parzialmente il mercato di alcune produzioni a scapito di altre? Senza
sottolineare che gli accordi prevedono reciprocità e all'apertura del
mercato statunitense corrisponderà l'apertura del nostro mercato alle
importazioni USA?*

Su questo il Governo e la Commissione europea sembrano far finta di non
capire. Persino alcuni dati forniti sono stati presentati in forma
invertita durante le diverse audizioni svolte dalla Commissione
Agricoltura della Camera: secondo uno studio del Parlamento europeo^^1
<imap://annamaria%2Emedri@imap.fastwebnet.it:143/fetch%3EUID%3E/INBOX%3E53818#sdfootnote1sym>
ad un aumento degli scambi commerciali transatlantici del 40%
corrisponderà un aumento delle importazioni agroalimentari dagli USA del
118%, alcuni referenti istituzionali, nella memoria presentata, hanno
inserito questi numeri tra le esportazioni europee, arrivando così a
conclusioni opposte^^2
<imap://annamaria%2Emedri@imap.fastwebnet.it:143/fetch%3EUID%3E/INBOX%3E53818#sdfootnote2sym>
.

Lo stesso studio Prometeia, dal Governo italiano presentato come
affidabile (sebbene ci siano dubbi sulla sua effettiva capacità
previsionale) ha sottolineato come sia la produzione agricola italiana,
assieme alla farmaceutica e la chimica, il settore dove più l'impatto
sarà negativo a causa delle importazioni statunitensi. Sia dal punto di
vista della quantità ma anche, si teme, della qualità.

E questo è l'ultimo tema su cui è necessario fare chiarezza. Le
assicurazioni di Governo e Commissione europea sulla difesa degli
standard di qualità europei si scontra con l'effettiva posizione che
l'Europa sta tenendo sul tavolo negoziale. Nel capitolo specifico sulle
misure sanitarie e fitosanitarie del documento di posizionamento
dell'Unione europea (reso pubblico grazie alle pressioni della società
civile e dell'Ombudsman europeo), infatti, *al punto 7 si sottolinea
come sia il Codex Alimentarius lo standard di riferimento
riconosciuto*^*^3
<imap://annamaria%2Emedri@imap.fastwebnet.it:143/fetch%3EUID%3E/INBOX%3E53818#sdfootnote3sym>*
. *Una chiara indicazione che smentisce de facto le assicurazioni di
tutela della qualità considerato che gli standard del Codex sono spesso
più bassi di quelli dell'EFSA*, organismo di riferimento per le
politiche di sicurezza alimentare nel nostro continente ma per nulla
citato nel documento. Inserire il Codex Alimentarius nel TTIP,
esattamente come è stato fatto nel Capitolo SPS dell'Organizzazione
Mondiale del Commercio, significa far diventare standard vincolante una
“soft law”, base su cui costruire ritorsioni commerciali per
comportamenti “distorsivi del mercato”, la stessa accusa che viene mossa
all'Italia dall'Unione europea sulla legge del 1974 che regolamenta la
produzione lattiero-casearia e vieta l'utilizzo di latte condensato e in
polvere.

*Il TTIP è un trattato omnicomprensivo che mette su un piano di
“do-ut-des” settori troppo diversi tra loro, in un processo di
consultazione dei portatori di interesse troppo opaco per poter essere
controllato*. *Il rischio è sacrificare gli interessi dei settori più
deboli ma di alto valore aggiunto a quelli più forti e competitivi, e
per questo più efficaci nel lavoro di lobbying.*

La risoluzione del bando ai salumi italiani sul mercato statunitense,
durato diversi anni e risolto nel maggio scorso, dimostra come sia
possibile raggiungere su certi temi un mutuo riconoscimento in modo
orizzontale, trasparente e con il coinvolgimento degli organismi della
decisione politica. Un processo certamente più auspicabile che non un
grande accordo all'interno del quale rischiano di venire macinati
diritti a vantaggio di forti interessi commerciali.

La fine dell'accordo multifibre, nel 2004, e i suoi effetti sui nostri
distretti tessili hanno dimostrato cosa significa affidarsi alle
dinamiche di mercato. Non vorremmo che lo stesso errore, fatto di
sottostima degli effetti e di troppo affidamento all'ideologia del
mercato, porti le stesse ricadute su un patrimonio tanto importante qual
è la nostra produzione agricola, fatta di colture, culture e tanta
dedizione

Cordiali saluti

*Monica Di Sisto e Elena Mazzoni*

*Campagna Stop TTIP Italia*

*per contatti : stopttipitalia@??? <mailto:stopttipitalia@gmail.com>*

1
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2
<imap://annamaria%2Emedri@imap.fastwebnet.it:143/fetch%3EUID%3E/INBOX%3E53818#sdfootnote2anc>http://stop-ttip-italia.net/2015/06/25/ttip-ecco-come-il-governo-manipola-le-informazioni/

3
<imap://annamaria%2Emedri@imap.fastwebnet.it:143/fetch%3EUID%3E/INBOX%3E53818#sdfootnote3anc>http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2015/january/tradoc_153026.pdf




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