*Gli studi di genere servono per crescere uomini e donne migliori senza
discriminazioni,stereotipi epregiudizi.
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**Da tempo gruppi integralisti cattolici creano allarme tra genitori e
insegnanti; il 20 giugno, si è tenuta una manifestazione a Roma che
dichiarava di voler difendere “i propri figli” dall’introduzione, nella
scuola pubblica, di percorsi formativi obbligatori sul “gender”. Tali
percorsi avrebbero lo scopo di corrompere la moralità di bambini e
bambine, imponendo loro comportamenti quanto meno perversi. Nei
volantini delle “Sentinelle in Piedi” si legge addirittura che dai nidi
alla terza media verranno insegnate: la masturbazione infantile precoce,
l’auto-stimolazione, l’uso di preservativi, esperienze sessuali etero,
omosessuali, bisessuali, coming out e molto altro ancora. Tutto questo
si fonda su un voluto stravolgimento delle proposte dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, dei percorsi formativi all’educazione sessuale e
contro la violenza e il bullismo da tempo introdotti nella scuola italiana.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha promosso un progetto
formativo per spiegare la necessità di fare educazione sessuale non solo
al negativo, ovvero parlando dei rischi connessi alla sessualità
(malattie sessualmente trasmesse e gravidanze indesiderate) o per
tenerla nascosta come qualcosa di sporco da contrastare, ma anche
fornendo una visione “olistica” più positiva ovvero un approccio che
metta in luce come la sessualità sia un’area determinante dello sviluppo
della persona. Vuole quindi arrivare, attraverso un processo graduale di
conoscenza e di presa di coscienza personale, a promuovere l’identità
maschile e femminile per sostenere la responsabilità di gestire le
esperienze e le scelte di vita. Questo processo positivo è
particolarmente importante per la costruzione della sessualità femminile
per troppo tempo annichilita nel ruolo materno, subalterna a quella
maschile e addirittura negata.
Non esiste un ideologia del “gender”; il genere è un criterio di
analisi, nato nelle università americane negli anni settanta, che parte
dal riconoscimento della differenza sessuale fra uomini e donne e
analizza i modi in cui i loro ruoli sono stati socialmente costruiti nel
corso dello sviluppo storico - sociale. In parole povere tra i dati
sociali e culturali mette in discussione quei fattori che hanno creato
delle discriminazioni: non discende dalla conformazione del corpo, il
fatto che l'uomo lavori in modo remunerato e la donna stia in casa, o
che gli uomini guadagnino più delle donne, o che gli uomini si occupino
di politica e le donne meno. A cosa serve? A rendere evidente che le
costruzioni sociali legittimano disparità di trattamento tra i due sessi
e giungono a negare il diritto di piena cittadinanza ai non
eterosessuali; serve a mettere in discussione queste costruzioni
storicamente datate consente di trattare donne, uomini, bambine e
bambini con meno violenza, a garantire e rispettare i loro diritti umani.
Educare al genere significa porre al centro la differenza sessuale tra
uomini e donne per mettere in discussione quegli stereotipi, quei luoghi
comuni che attribuiscono destini e opportunità diverse come dato
discendente dal sesso biologico. Sono quegli stereotipi che chiedono
agli uomini di non mostrare emozioni e alle donne di nascondere,
all’occorrenza, la propria forza. Educare al genere significa
condividere i carichi di cura alla persona, alle famiglie (che in Italia
sono ancora totalmente sulle spalle delle donne), sostenere la crescita
psicologica e relazionale di bambini e bambine di oggi in modo che
possano progettare il proprio futuro al di là di quello che la società
si aspetta da loro. Dichiarare anche la propria omosessualità senza per
questo essere discriminati e subire offese e prevaricazioni.
La scuola laica e pubblica ha un ruolo fondamentale per combattere
pregiudizi che sono ancora troppo diffusi nella nostra società e che
impediscono ai bambini e alle bambine di diventare persone adulte e libere.
La Città delle Donne – Lucca
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