PER ARRIVARE AL PARCO IMPASTATO DI LAMEZIA TERME
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UN CICLO DEI
RIFIUTI CONDIVISO PER USCIRE DALLA BARBARIE
Se esiste una descrizione
adeguata del pachidermico e inquinante sistema dei rifiuti
calabrese, tale descrizione è quella fornitaci dalla Commissione
Parlamentare d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei
rifiuti in Calabria, la quale ha individuato con chiarezza “un
sistema di potere non estraneo agli interessi
politico-malavitosi”.
È il sistema delle deroghe
alle normative sanitarie ed ambientali, degli impianti privati e
degli interventi senza alcuna logica né pianificazione, del
business “tal quale” e dei prezzi gonfiati, dell'eterna
emergenza e delle decisioni prese nel chiuso delle stanze, che
costringono i territori a scendere sistematicamente in strada.
A quattro anni dalla
pubblicazione di quella spaventosa relazione, nulla sembra
cambiato.
Durante l'Amministrazione
Scopelliti – Pugliano - Gualtieri i comitati territoriali si erano
prodigati per la chiusura dell'ufficio del Commissario, dopo 15
anni di disastri e di sprechi enormi. Queste azioni hanno colpito
nel segno e hanno impedito il rinnovo dell'emergenza ambientale in
Calabria all'inizio del 2013.
Ma le scorie di quell’epoca
continuano ancora a contaminare gli uffici della burocrazia
regionale. Sono le scorie di un modello obsoleto funzionale solo
alla speculazione quasi mai trasparenze, spesso 'ndranghetista,
basato su mega impianti, incenerimento e discariche private,
spesso gestite in maniera poco trasparente.
Un modello che continua a condannare la
Calabria al degrado ed
all'arretratezza
.
Solo grazie alla volontà
popolare, alcuni di questi progetti sono stati bloccati: la
discarica di Battaglina altrimenti destinata diventare la più
grande d’Europa, la questione di Donnici, o ancora il bando per
l'esportazione di rifiuti all’estero, che avrebbe regalato milioni
di euro ai soliti noti senza risolvere nulla e devastando ancora i
territori.
E tanti, ancora oggi, sono i
territori impegnati su un duplice fronte, bloccare gli scempi e
risanare quelli già perpetrati. Gli esempi sono noti e molteplici:
Celico, Pianopoli, Sambatello, Bisignano, Castrolibero,
Rossano, Scala Coeli, Crotone
, per citarne solo alcuni. La popolazione calabrese tutta
chiede
una svolta, chiede la fine dell’eterna bugia sui rifiuti, la
risoluzione di questo scempio continuo che
umilia una
regione e un popolo
.
Ma la battaglia dei comitati
e
della società civile
è
anche e soprattutto di
proposta. I territori chiedono senza
posa di
essere ascoltati e i comitati sono disponibili e
pronti ad
interloquire
in maniera proficua con le istituzioni
, sia per trovare
una via d'uscita dall'emergenza, sia per strutturare un ciclo dei
rifiuti realmente virtuoso. Eppure fino ad ora abbiamo sempre
trovato porte chiuse, a prescindere dal colore politico di chi
occupa le istituzioni competenti.
Porte che sono rimaste chiuse
anche negli ultimi mesi, nonostante i proclami in campagna
elettorale e appena dopo, di tavoli con le associazioni, di
dialogo coi territori, di
modello rifiuti zero, alle volte trasformato astutamente nella formula
“impatto zero”
che può
significare tutto e niente
. Alle porte dell’estate, a
quasi un anno dalle elezioni regionali, non si riscontra alcuna
discontinuità nel comportamento con cui la Regione gestisce il
settore, né in termini di scelte strategiche, né (cosa ancor più
grave) nelle modalità di gestione, pianificazione e decisione che
ignorano sistematicamente le istanze dei territori, in perfetta
continuità col passato.
È di questi giorni, tanto per
fare un esempio, l’annuncio a mezzo stampa della costruzione di
tre
nuovi
impianti
nella province di Reggio Calabria, Catanzaro e
Cosenza. Nel cercare di capire di cosa si tratta, ci chiediamo
anche
dove saranno
collocati e soprattutto
quanto costeranno e cosa lasceranno, nel bene e nel male,
sui territori.
Fino ad oggi, purtroppo, a
decidere la direzione della Calabria in tema di rifiuti sono stati
piccoli e grossi speculatori che hanno costruito un business
milionario
sul ciclo dei rifiuti, con la compiacenza
delle istituzioni
e a scapito dei territori, della salute
dei cittadini e delle prospettive economiche e occupazionali della
Calabria.
La Calabria ha bisogno di un ciclo dei
rifiuti condiviso e partecipato
, costruito insieme ai
territori e non calato dall'alto,
basato realmente sulla strategia “rifiuti
zero”
, nel solco tracciato da esperienze positive e
esemplari in Italia e nel resto del mondo e nello stesso tempo
aderente alle esigenze ed alle caratteristiche delle tante aree
della Calabria.
Un ciclo
rifiuti che parli chiaramente di
impianti di riciclo
e di riutilizzo.
Questi impianti non solo non avrebbero
alcun impatto ambientale, ma si tradurrebbero in sviluppo,
ricchezza ed occupazione di qualità per i territori, in rottura
col presente ciclo dei rifiuti che devasta e affama.
Non solo. La Calabria ha bisogno di un ciclo
dei rifiuti distanti dagli interessi delle
lobby paracriminali. Non esiste
alcuna possibilità di unire gli interessi delle comunità con gli
interessi di questo stormo di sciacalli senza scrupoli.
La
classe dirigente regionale deve decidere senza ambiguità da che
parte stare.
Costruire questo diverso
ciclo dei rifiuti ed imporlo, se necessario, alle istituzioni
competenti significa affrontare nuovamente la questione rifiuti in
Calabria
non come una sommatoria
di piccole vertenze territoriali, ognuna
peculiare e
assolutamente fondamentale, ma come un'
unica grande vertenza
regionale
che sia in grado di unire l'opposizione a progetti
ignobili alla spinta permanente verso un modello diverso e
realmente virtuoso che valorizzi, da ogni punto di vista, la
nostra splendida regione.
È pertanto fondamentale
riaprire il confronto tra comitati ed associazioni
che
lavorano per la difesa dei propri territori e per impostare
modelli nuovi e virtuosi di gestione. Queste realtà territoriali
vivono sulla propria pelle, quotidianamente, l’urgenza di dover
intervenire in singole lotte ed allo stesso tempo avvertono la
pressante necessità di un respiro e di una visione più ampia,
almeno regionale, che dia forza ed autorevolezza alle loro
proposte.
Per questo
chiediamo e invitiamo tutte queste realtà territoriali a
vederci il giorno:
mercoledì 17
giugno 2015 ore
17.30 c/o il parco Impastato di Lamezia
Terme
,
...prima che sia troppo
tardi!
Terra di Calabria, domenica 14 giugno 2015.
Rete per la Difesa del
Territorio “Franco Nisticò”
rdt.stampa@???