[RSF] FW: (ComitatoNoNato) Fwd: La Bohème e noi

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Szerző: pilar castel
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Tárgy: [RSF] FW: (ComitatoNoNato) Fwd: La Bohème e noi


Date: Thu, 4 Jun 2015 12:46:11 +0100
Subject: (ComitatoNoNato) Fwd: La Bohème e noi
From: comitatononato@???
To: comitatononato@???


---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: Piotr <pier.pagliani@???>
Date: 3 giugno 2015 12:40
Oggetto: La Bohème e noi
A:







    La Bohème






    E' stato un lavoraccio ma finalmente è
        uscito. Non in
        edicola ma, come al solito, su Megachip:


http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=120328&typeb=0&la-boheme-il-profilo-melodico-della-rivoluzione-in-giacchetta



        E' un mio saggio dove navigando all'interno della Bohème di
        Puccini compio un
        viaggio che va dalla Monarchia di Luglio al Secondo Impero di
        Napoleone III (un
        anticipo, in grande stile, di Craxi e Renzi), dalla Comune di
        Parigi alla
        Rivoluzione d'Ottobre, dalla prima metà del Novecento alla
        ricostruzione
        postbellica (i favolosi "venti anni d'oro del capitalismo", uh,
        quanto erano belli!), per approdare con l'aiuto di Pier Paolo
        Pasolini al
        Sessantotto e infine ai nostri giorni, cioè ai giorni dello
        showdown della
        crisi sistemica (credete veramente che stia finendo?), ai giorni
        della nuova guerra
        mondiale. Una guerra dove l'aggressore occupa ogni spazio
        disponibile, dalla
        difesa dei diritti degli omosessuali al sostegno all'ISIS che
        gli omosessuali
        li uccide nei modi più barbari (i piloti statunitensi hanno
        appena denunciato
        che non hanno mai il permesso di colpire questi tagliagole),
        dalla "difesa della
        libertà" al sostegno in Europa di armate che innalzano le
        svastiche
        (Ucraina – per altro col sostegno di ambienti sionisti).




        Perché La Bohème? Perché la bohème siamo noi. Lo siamo stati in
        passato coi
        nostri ideali finiti nel nulla (e a volte finiti molto male). Lo
        siamo adesso quando
        ci ritiriamo in vaghi discorsi nostalgici che magari fanno
        persino digerire le
        alleanze PD-Camorra (vedi Campania), perché comunque di
        "sinistra".
        Lo siamo quando non vogliamo vedere quel che succede veramente
        nel mondo perché
        questo sguardo ci affosserebbe ogni certezza, ogni vecchio
        schema, ci ammaccherebbe
        quei begli ideali che appena nati erano già dei ricordi di
        gioventù. 



    Insomma: perché ci fa più comodo vivere di
        pregiudizi invece
        che rischiare paradossi.


        Rimaniamo così coi ricordi del bell’anticapitalismo artistico di
        una passata giovinezza (la nostra
            bohème) e ci voltiamo dall’altra parte
          per non
          vedere il mondo di merda che stiamo lasciando ai nostri figli
        (che magari
        abbiamo anche cercato di corrompere con le nostre fallimentari
        idee). Un mondo
        che è persino dubbio che abbia veramente un futuro. 


        Di sicuro è ben difficile
        che ce ne possa avere uno decente se noi continuiamo a
        comportarci così.




        Una cosa che ha sorpreso anche me, nella mia ricerca, è che in
        Bohème l'unico
        vero personaggio positivo è Mimì. Dovrebbe esserlo anche il suo
        amante Rodolfo,
        per questioni di equilibrio. Ma non è così. Credo di aver
        dimostrato che lui è
        sempre un passo indietro nei confronti della sua donna. Per
        certi versi Rodolfo sta a
        Mimì come quella specie di bohémien con spada, elmo e scudo che
        è Sigfrido sta
        nei confronti della valchiria Brunilde nel "Ring" di Wagner.



    E' Mimì che con la sua sofferenza e la sua
        morte farà capire
        ai bohémiens i loro limiti, i loro fallimenti. 



    Questo succede innanzitutto perché Mimì è
        una donna e la
        differenza di genere nel mio saggio si è rivelata centrale, più
        di quanto
        supponessi. E poi perché Mimì è una "grisette", una lavoratrice
        manuale, mentre i bohémiens sono lavoratori intellettuali.


        Pensavamo che la differenza di genere agisse in altre
        dimensioni? Beh, ci
        sbagliavamo. Pensavamo che la differenza tra lavoro manuale e
        lavoro
        intellettuale non avesse più valore? Beh, ci sbagliavamo. 


        Mimì, la donna Mimì, la "grisette" Mimì mi ha aperto le meningi.


        Essendo l’anello debole del tessuto sociale urbano della Parigi
        bohémienne,
        nonostante il grido di dolore del suo amante Rodolfo, Mimì
        morirà da sola, in
        una soffitta che di lì a poco rimarrà deserta perché i nostri
        rivoluzionari in
        giacchetta sapranno come riciclarsi (l’ultimo capitolo del mio
        saggio s’intitola
        infatti "Cosa accade dopo che Mimì è morta?").



    Noi possiamo far finta di nulla.
        Crogiolarci nei vecchi
        sogni e nei vecchi ideali che il nemico ci sta risucchiando per
        utilizzarli
        come vuole e magari risputarceli in faccia (Pasolini santo
        subito!). Possiamo
        fare, senza nemmeno accorgercene, i valletti ausiliari di
        Belzebù o di Mammona.
        Possiamo continuare a fare come se nulla fosse, solo con qualche
        brontolio allo
        stomaco dovuto all’età.



    Possiamo, come ogni buon intellettuale
        progressista, pensare
        di essere ancora bohémien, senza nemmeno aver coscienza dei
        nostri compromessi (a
        volte sono necessari, però occorre averne coscienza). Possiamo
        continuare ad
        accendere ceri agli altarini dei nostri vecchi pensieri. E
        possiamo alla fine scoprire,
        come avrebbe detto Victor Hugo, che siamo soltanto dei “viveur
        mal conservati”.






    Vi auguro una buona lettura.






    Piero







    
        
            
                
            
        
        
            
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