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Comunicato CC 15/2015 - 4 giugno 2015
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Per farla finita con la crisi economica, ambientale, intellettuale,
morale e sociale, i comunisti devono mobilitare gli operai e le masse
popolari a organizzarsi per costituire un proprio governo d'emergenza!
P.CARC E (N)PCI SI RAFFORZANO L’UN L’ALTRO NELLA LOTTA COMUNE!
PRESA DI POSIZIONE DEL CC DEL (N)PCI
Perché abbiamo ritenuto e riteniamo necessario che nel nostro paese i
comunisti formino due partiti distinti, il nuovo Partito comunista
italiano [(n)PCI] e il Partito dei CARC: Comitati di Appoggio alla
Resistenza (che le masse popolari oppongono al procedere della crisi
generale del capitalismo) - per il Comunismo [P.CARC].
Il Comitato Centrale del nuovo PCI saluta l'opera che la Direzione
Nazionale del P.CARC ha lanciato e che culminerà nel IV Congresso
nazionale del P.CARC del prossimo 13-14 giugno a Firenze. Il Congresso
sanzionerà la decisione del P.CARC di assumere la costituzione del
Governo di Blocco Popolare [7] come obiettivo centrale della sua
attività. È quello che oggi il P.CARC deve fare, per adempiere i compiti
storici del movimento comunista e contribuire alla Guerra Popolare
Rivoluzionaria [8] in corso nel nostro paese che sfocerà
nell'instaurazione del socialismo. A proposito della divisione dei
comunisti in due partiti e della relazione tra i due, la Dichiarazione
Generale [9] (DG) preparata per il IV Congresso del P.CARC dice (cap.
3.1 e 3.2) molto giustamente e con precisione quanto segue.
_3.1 Il P.CARC_ _riconosce che la Carovana del (n)PCI, alla quale è
sempre appartenuto e ha dato il suo contributo, è la maggiore e la
migliore concentrazione del movimento comunista che esiste nel nostro
paese. Riconosce che la concezione, la linea, i metodi e i criteri che
hanno guidato la costruzione del (n)PCI sono fondamentalmente giusti,
relativamente giusti. Riconosce e fa propri il bilancio dell'esperienza,
l'analisi della situazione e la linea generale indicati dal (n)PCI nel
_Manifesto-Programma_. Su questa base poggia l'opera comune del P.CARC e
del (n)PCI nella lotta di classe. D'altra parte stante le condizioni
della lotta di classe nel nostro paese, l'eredità che la prima ondata
della rivoluzione socialista ci ha lasciato e le forme che la lotta per
la rinascita del movimento comunista ha nel nostro paese, il P.CARC
continuerà a utilizzare finché possibile quanto resta degli spazi di
agibilità politica, conquistati dalla classe operaia e dal suo vecchio
partito comunista con la Resistenza, per promuovere l'orientamento
comunista delle masse popolari, per fare delle loro lotte spontanee una
scuola di comunismo, per promuovere la mobilitazione e partecipazione
delle masse popolari all'attività politica rivoluzionaria, cioè alla
lotta per la costituzione del GBP come mezzo per arrivare a fare
dell'Italia un paese socialista. _
_3.2 Nel 2005, in collegamento e nell'ambito della strategia della
GPRdiLD che il (n)PCI conduce per fare dell'Italia un nuovo paese
socialista, il P.CARC si era assunto il compito di "promuovere, dirigere
e organizzare la mobilitazione delle masse popolari a intervenire nella
lotta politica borghese (elezioni e referendum, assemblee elettive,
istituzioni, campagne d'opinione, mobilitazioni e scioperi nazionali,
ecc.)", non con l'obiettivo di fare la "sponda politica" delle masse
popolari nelle istituzioni della Repubblica Pontificia per farle
funzionare un po' meglio, ma per far saltare uno _ _dei pilastri su cui
si regge il potere della borghesia nel nostro paese (il terzo pilastro
del regime di controrivoluzione preventiva [10]: la partecipazione delle
masse popolari alla lotta politica della borghesia però in posizione
subordinata e al seguito di suoi uomini e partiti)._
_A partire dal 2008, il P.CARC ha riconosciuto la linea del GBP indicata
dal (n)PCI come giusta e conforme agli sviluppi della situazione
economica e politica determinata dall'entrata della crisi generale nella
fase acuta. Di fatto il P.CARC è sempre più passato da partito che
mobilita le masse popolari a irrompere nelle istituzioni della
democrazia borghese che reggono la Repubblica Pontificia a partito che
opera per la costituzione del GBP, spinto dal fatto che_
_- si sono formate organizzazioni operaie e popolari autonome dalle
forze borghesi, dai sindacati e dalle altre organizzazioni di massa del
regime ed è cresciuto il distacco delle masse popolari dai partiti delle
Larghe Intese e dalle istituzioni della Repubblica Pontificia (di cui
l'aumento dell'astensionismo è una manifestazione), _
_- spinti dall'aggravarsi dei conflitti al loro interno, i vertici della
Repubblica Pontificia stanno abolendo anche le forme della democrazia
borghese (stanno facendo saltare il teatrino della politica borghese):
hanno aggravato l'opera di elusione, aggiramento e violazione dei
principi e dei dettami costituzionali che il regime democristiano aveva
condotto per decenni; con l'innalzamento degli sbarramenti elettorali,
le liste bloccate e le altre misure cosiddette "pro governabilità",
hanno posto limitazioni crescenti alla partecipazione delle masse
popolari con liste autonome alle elezioni (anche quando ancora le
indicono); siccome nonostante ciò le elezioni diventano sempre più
un'incognita, per installare i governi delle Larghe Intese succedutisi
dal 2011 a oggi hanno dovuto fare a meno della convalida elettorale e
hanno fatto sistematicamente ricorso a colpi di mano (come il golpe
bianco con cui sono corsi ai ripari dopo il successo del M5S alle
elezioni politiche del 2013); hanno portato più a fondo l'esautoramento
del Parlamento (ridotto a una camera di ratifica delle decisioni del
governo) e delle assemblee elettive locali; fanno ricorso su scala
crescente alla repressione (cariche della polizia, inchieste
giudiziarie, sanzioni pecuniarie, legislazione speciale, limitazioni o
privazioni della libertà personale) contro i movimenti popolari._
_Con il suo IV Congresso, il P.CARC prende atto di questa trasformazione
avvenuta sotto la spinta degli eventi e assume il compito di praticarla
programmaticamente. Il IV Congresso conferma la validità delle Tesi del
III Congresso salvo le parti superate da questa Dichiarazione Generale e
dalle Risoluzioni complementari. Lo Statuto approvato dal III Congresso
viene invece sostituito dal nuovo Statuto conforme a questa
Dichiarazione Generale e alle Risoluzioni complementari, in particolare
alla Risoluzione n. 2 che tratta del lavoro interno del P.CARC e della
Riforma Morale e Intellettuale dei suoi membri e dei candidati a entrare
nel Partito. _
La decisione di costituire due partiti è uno dei tratti originali e
nuovi della rinascita del movimento comunista nel nostro paese. È un
tratto che merita chiarimenti e riflessioni. Essi sono importanti non
solo per i comunisti della nuova generazione che vengono di giorno in
giorno allargando le nostre file, ma anche per quelli che hanno vissuto
il periodo in cui il proposito di costituire due partiti è maturato e i
due partiti hanno preso forma, a dispetto dei fautori del "superamento
della forma partito", cioè dei fautori della tesi che i comunisti non
dovevano più essere legati l'uno all'altro dalle relazioni ideologiche,
politiche e organizzative esposte poco più di un secolo fa da Lenin
(_Che fare?_ [11] -1902 e _Un passo avanti e due indietro _-1904) e al
di là di ogni ragionevole dubbio confermate dall'esperienza della prima
ondata della rivoluzione proletaria, ma dovevano regredire a un insieme
di individui e gruppi che liberamente (nel senso di arbitrariamente e
individualisticamente) si professano comunisti e al più sono connessi in
rete.
Gettare oggi uno sguardo sul percorso compiuto nei circa trent'anni
della nostra lotta serve a capire in maniera più feconda il ruolo che la
nostra opera ha svolto nel corso delle cose, in alcuni casi e per alcuni
aspetti anche al di là delle intenzioni e della coscienza individuali e
della coscienza collettiva e delle intenzioni dichiarate degli individui
che ne sono stati i protagonisti. Infatti anche nell'impresa che noi
comunisti stiamo compiendo, come in altri campi dell'attività umana, per
alcuni aspetti la pratica precede la teoria: ciò che facciamo ha aspetti
di cui prendiamo coscienza solo in corso d'opera o addirittura a cose
fatte.
I primi CARC si sono costituiti nel 1992 con l'obiettivo di ricostruire
il partito comunista, dopo che la degenerazione del vecchio PCI aveva
completato il suo corso e privato la classe operaia del suo partito e
dopo il fallimento dei primi tentativi di ricostruirlo [12] compiuti
prima dai gruppi del movimento marxista-leninista (e in particolare dal
Partito Comunista d'Italia - Nuova Unità negli anni '60) e poi dalle
Brigate Rosse (negli anni '70).
In _ Federico Engels - 10, 100, 1000 CARC per la ricostruzione del
partito comunista [13]_ (1995) il gruppo promotore dei CARC aveva
enunciato (vedi capitolo V) le tre condizioni che si proponeva di creare
per la ricostruzione del partito comunista: 1. formare compagni capaci
di ricostruire il partito; 2. tracciare il programma del partito, il suo
metodo di lavoro, l'analisi della fase e la linea generale del partito;
3. legare al lavoro di ricostruzione del partito gli operai avanzati (a
queste ne venne poi aggiunta una quarta: creare la base finanziaria del
nuovo partito).
Le pubblicazioni delle Edizioni Rapporti Sociali, la rivista _Rapporti
Sociali_ [14] (fondata nel 1985) e il mensile _Resistenza_ (fondato nel
1994), la pubblicazione delle _Opere di Mao Tse-tung_ [15] (che ci aiutò
a comprendere gli apporti fondamentali del maoismo al
marxismo-leninismo) sono testimoni dell'opera compiuta dal gruppo
promotore dei CARC negli anni '80 e '90 del secolo scorso.
Fu nel corso di quell'opera che i compagni in essa impegnati si resero
conto che i comunisti nel nostro paese dovevano costituire non uno ma
due partiti distinti per adempiere a due compiti entrambi
indispensabili:
1. costruire lo Stato Maggiore della Guerra Popolare Rivoluzionaria (che
è la strategia della rivoluzione socialista) con gli aspetti particolari
di riforma intellettuale e morale (_Concezione comunista del mondo e
riforma intellettuale e morale_ [16] in _La Voce _n. 47) che questo
richiede ai comunisti del nostro paese dato che su di esso gravano la
vittoria della Controriforma (secolo XVI), i limiti della rivoluzione
borghese che portò alla costituzione nel secolo scorso del Regno
d'Italia, la lunga degenerazione del vecchio PCI capeggiato prima dai
revisionisti moderni e poi dalla sinistra borghese;
2. allargare e rafforzare la partecipazione delle masse popolari alla
rivoluzione socialista facendo compiere ad esse un'esperienza pratica di
lotta rivoluzionaria a partire dai pregiudizi riformisti che il lungo
periodo di predominio dei revisionisti moderni e della sinistra borghese
ha sedimentato tra di esse: la lotta delle masse popolari del nostro
paese per emanciparsi dalla storica dipendenza economica, morale e
intellettuale dal clero e dalla borghesia deve necessariamente assumere
forme adeguate per superare questa eredità negativa.
Maturammo questa convinzione (come ben dice la DG del IV Congresso del
P.CARC) sulla base dell'analisi delle condizioni della lotta di classe
nel nostro paese, dell'eredità che la prima ondata della rivoluzione
socialista ci ha lasciato e delle forme che la lotta per la rinascita
del movimento comunista ha nel nostro paese, alla luce del bilancio
dell'esperienza del movimento comunista internazionale. La linea per la
rinascita del movimento comunista nel nostro paese posa sugli aspetti
illustrati in maggiore dettaglio nei 4 punti che seguono.
1 - La ricostruzione del partito comunista in Italia si combinava con la
rinascita del movimento comunista nel mondo. In Italia noi comunisti
dovevamo far fronte anche al collasso subito nel mondo dal movimento
comunista a causa dell'esaurimento della prima ondata della rivoluzione
proletaria, ondata iniziata nel 1917 con la vittoria della Rivoluzione
d'Ottobre in Russia. Il declino del movimento comunista internazionale
era precipitato dopo la svolta della Cina alla fine degli anni '70
(quando la linea antimaoista patrocinata da Teng Hsiao-ping era
diventata la linea del PCC), ma era incominciato a partire dal XX
Congresso del PCUS nel 1956 (quando la linea patrocinata da Kruscev era
diventata la linea del PCUS e aveva dato forza ai revisionisti in tutti
i partiti comunisti). Quindi noi comunisti italiani non potevamo contare
che dal movimento comunista internazionale ci venisse un aiuto come
quello che il vecchio PCI aveva avuto dall'Internazionale Comunista né
come quello che i comunisti russi avevano avuto a partire dalla loro
nascita negli anni '80 del secolo XIX con Plekhanov e il suo gruppo
"Emancipazione del lavoro".
2 - Noi dovevamo inoltre far fronte ai limiti particolari della
trasformazione (della _bolscevizzazione_) che il Partito comunista,
formato in Italia nel 1921 da una frazione del PSI, non aveva completato
e con i risultati della Resistenza (1943-1945) sfociata alla fine degli
anni '40 del secolo scorso nella costituzione della Repubblica
Pontificia e nel controllo dell'imperialismo USA: cioè dovevamo far
fronte ai limiti della sinistra del vecchio PCI, cioè della sua parte
più avanzata.
Nel nostro paese il primo Partito comunista è nato nel 1921 dalla
scissione del PSI, partito caratterizzato dalla "incapacità
rivoluzionaria" su cui non ritorniamo in questo contesto (rimandiamo
alla dichiarazione della sua Sezione torinese _Per un rinnovamento del
Partito socialista_ [17] del maggio 1920). Nel febbraio del 1926 Gramsci
(_Cinque anni di vita del partito_ [18]) scriveva: "_Il nostro partito è
nato nel gennaio 1921, cioè nel momento più critico sia della crisi
generale della borghesia italiana, sia della crisi del movimento
operaio. Ma la scissione, se era storicamente necessaria ed inevitabile,
trovava però le grandi masse impreparate e riluttanti. In tale
situazione l'organizzazione materiale del nuovo partito trovava le
condizioni più difficili. Avvenne perciò che il lavoro puramente
organizzativo, data la difficoltà delle condizioni in cui doveva
svolgersi, assorbì le energie creatrici del partito in modo quasi
completo. _
_I problemi politici che si ponevano, per la decomposizione da una parte
del personale dei vecchi gruppi dirigenti borghesi, dall'altra per un
processo analogo del movimento operaio, non poterono essere approfonditi
sufficientemente. Tutta la linea politica del partito negli anni
immediatamente successivi alla scissione fu in primo luogo condizionata
da questa necessità: mantenere strette le file del partito, aggredito
fisicamente dalla offensiva fascista da una parte e dai miasmi
cadaverici della decomposizione socialista dall'altra. _
_Era naturale che in tali condizioni si sviluppassero nell'interno del
nostro partito sentimenti e stati d'animo di carattere corporativo e
settario _ [sintetizzati nell'orientamento di Bordiga, ndr]_. Il
problema generale politico, inerente all'esistenza e allo sviluppo del
partito non era visto nel senso di una attività per la quale il partito
dovesse tendere a conquistare le più larghe masse e ad organizzare le
forze sociali necessarie per sconfiggere la borghesia e conquistare il
potere, ma era visto come il problema dell'esistenza stessa del
partito_".
In sostanza la formazione del PCI era avvenuta su spinta
dell'Internazionale Comunista, quindi non era principalmente il
risultato di una lotta tra due linee condotta apertamente coinvolgendo
tutto il corpo del partito socialista, analoga a quella condotta da
Lenin e dai suoi seguaci nel movimento socialdemocratico russo e
sfociata nella formazione del partito bolscevico nel 1912. Per di più la
fondazione del PCI avvenne in condizioni tali per cui il nuovo partito
fu assorbito dalla necessità di difendersi dall'offensiva fascista,
ricostruire gli organismi dirigenti e tenere assieme quanto più
possibile delle masse popolari. Quindi il nuovo partito trascurò i
problemi di concezione, analisi e linea necessari alla trasformazione
"di un partito europeo di tipo vecchio, parlamentare, riformista di
fatto e con appena una spruzzatina di colore rivoluzionario, in un
partito di tipo nuovo, realmente rivoluzionario e realmente comunista"
(Lenin, _Note di un pubblicista_ [19] - febbraio 1922).
Dopo l'arresto di Gramsci nel novembre 1926 la trasformazione del
Partito per diventare un partito comunista all'altezza del suo compito
(vedi in proposito le indicazioni della IC nel discorso di Lenin _
Cinque anni di rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione
mondiale [20] _- novembre 1922) non ha avuto seguito, nonostante
l'affiliazione alla Internazionale Comunista e l'eroica resistenza al
fascismo (1922-1943), la partecipazione alla Guerra di Spagna
(1936-1939) e la promozione e direzione della Resistenza (1943-1945).
Il gruppo dirigente del Partito non ha assimilato il marxismo-leninismo
e tanto meno quindi ne ha fatto il punto di partenza e la guida per
capire le condizioni della rivoluzione socialista in Italia e definirne
la linea: perfino le _Tesi del Congresso di Lione_ [21] (gennaio 1926)
sono rimaste lettera morta. Il Partito era quindi del tutto impreparato
a cogliere e sviluppare i frutti della Resistenza (in proposito vedasi _
Pietro Secchia e due lezioni [22]_, in _La Voce_ n. 26, luglio 2007).
3 - A causa dell'estrema debolezza ideologica della sinistra del
partito (cioè della parte più sinceramente votata alla rivoluzione
socialista), dopo la svolta del 1956 (XX Congresso del PCUS) il
predominio del revisionismo moderno nella direzione del PCI è stato
sostanzialmente incontrastato: con l'VIII Congresso il PCI (dicembre
1956) sanzionò apertamente che l'adesione al marxismo-leninismo non era
più condizione necessaria per appartenere al PCI (in concreto: si poteva
essere membri del PCI e sinceri fedeli della Chiesa Cattolica Romana
sottomessi o ricattati dalle sue gerarchie), aprendo senza più argine la
strada all'influenza ideologica della borghesia e del clero nel partito
(vedi la promozione di nuovi quadri borghesi alla Napolitano, Ingrao,
ecc. e l'emarginazione dei dirigenti della Resistenza come Secchia,
Alberganti, Vaia, ecc.).
Parimenti incontrastata è stata la successiva trasformazione dei
revisionisti moderni in sinistra borghese. A differenza dei primi
(Togliatti, Amendola, ecc.) che proclamavano l'obiettivo del socialismo
ma non lo perseguivano, questa abbandonava anche la proclamazione del
socialismo come obiettivo del PCI e ripiegava (con Enrico Berlinguer)
sulla "questione morale", su "un altro mondo possibile", ecc.,
conferendo apertamente al PCI il ruolo di ala sinistra dello
schieramento dei partiti borghesi.
All'inizio degli anni '60 il Partito Comunista Cinese (con la
pubblicazione da parte del PCC di _Le divergenze tra il compagno
Togliatti e noi [23]_ nel dicembre 1962 e _ Ancora sulle divergenze tra
il compagno Togliatti e noi [23]_ nel febbraio 1963) lanciò nel
movimento comunista internazionale la battaglia contro il revisionismo
moderno che aveva eretto a linea generale la "via pacifica, elettorale e
parlamentare al socialismo". È sull'onda di questa battaglia che una
parte della sinistra del PCI ruppe con la destra e formò i gruppi del
movimento marxista-leninista che costituirono il PCd'I (Nuova Unità
sotto la direzione di Fosco Dinucci). Questo però non oppose alla "via
pacifica, elettorale e parlamentare al socialismo" patrocinata dai
revisionisti una sua strategia: la successione dei passi da fare per
arrivare posizione dopo posizione alla conquista del potere e
all'instaurazione del socialismo. I gruppi marxisti-leninisti opposero
ai revisionisti moderni e alla sinistra borghese una contestazione
dogmatica che traeva la sua coscienza dall'esterno (dalla contesa
sviluppatasi nel movimento comunista internazionale) ed era centrata sul
ristabilimento dei principi del marxismo-leninismo apertamente rigettati
dai revisionisti moderni. Essi non superarono i limiti che avevano reso
la sinistra del vecchio partito incapace di far fronte con successo alla
destra, non si liberarono mai da questi limiti, donde la loro sterilità.
Le Brigate Rosse con il loro progetto di ricostruire il partito
comunista tramite la propaganda armata furono la prima organizzazione
che non solo ruppe con i dirigenti revisionisti del PCI, ma oppose
apertamente alla loro "via pacifica, elettorale e parlamentare al
socialismo" una sua propria strategia, la lotta armata. Con questo le
Brigate Rosse misero in evidenza il limite dei gruppi
marxisti-leninisti, ma esse deviarono rapidamente verso il militarismo e
questo portò alla loro sconfitta.
Il risultato è che nel nostro paese decine di migliaia, forse
addirittura centinaia di migliaia di comunisti dichiarati e
personalmente sinceri sono imbevuti o comunque influenzati dalle
deviazioni che hanno caratterizzato prima i revisionisti moderni e poi
la sinistra borghese. La sintesi di queste deviazioni è la riduzione del
terreno di lavoro dei comunisti e della lotta della classe operaia alla
lotta rivendicativa, alla partecipazione alle procedure e alle
istituzioni della democrazia borghese e all'attività culturale con le
premesse e i corollari di questa riduzione: negazione della lotta
politica rivoluzionaria che ha come sbocco la costituzione di un nuovo
Stato (la dittatura del proletariato) e in definitiva ripudio della
lotta di classe come motore della trasformazione della società,
negazione della divisione dell'umanità in classi sociali di sfruttati e
sfruttatori, di oppressi e di oppressori e negazione della concezione
comunista del mondo.
Il PCI aveva ricreato in tutto il paese un fitto tessuto di organismi
operai e popolari (cellule, sezioni, case del popolo, camere del lavoro,
circoli, cooperative, sindacati, associazioni, giornali, riviste,
librerie, feste, ecc.) che prese il posto di quello creato dal PSI che
il fascismo aveva distrutto e lo portò a un livello superiore per
dimensioni e qualità. Le centinaia di migliaia di persone che
componevano e alimentavano questo tessuto erano mosse da un orientamento
comunista, dall'aspirazione ad instaurare il socialismo e dalla fiducia
di poterlo instaurare. La sinistra borghese ha distrutto questo
orientamento, questa aspirazione e questa fiducia, contando stupidamente
di potersi servire ugualmente a tempo indeterminato di quel tessuto
organizzativo per fare da "sponda politica" alle rivendicazione popolari
nelle istituzioni della democrazia borghese. In realtà quel tessuto, a
parte una piccola frazione che si è trasformata in tessuto affaristico
(vedi il grosso delle cooperative), si è in gran parte disgregato.
Questo spiega anche i motivi (incomprensibili, inspiegabili e quindi
misteriosi per la sinistra borghese) per cui sono falliti e destinati al
fallimento tutti i tentativi dei mille esponenti e gruppi della sinistra
borghese di mantenere in vita o ricreare quel tessuto organizzativo
senza la sua "anima rossa" (per servirsene ai fini della sua
partecipazione alle istituzioni della Repubblica Pontificia, per fare da
"sponda politica" della classe operaia e delle masse popolari nelle
istituzioni della Repubblica Pontificia). Analogamente di fronte
all'avanzare della crisi generale del capitalismo si disgregano gli
organismi promotori della lotta rivendicativa (da qui la decadenza dei
sindacati) e falliscono i tentativi di mantenerli in vita o farli
risorgere senza la loro "anima rossa".
4 - L'Italia non è "un paese normale" per un ben preciso motivo che la
sinistra borghese rifiuta di riconoscere. Noi indichiamo con la
sintetica espressione Repubblica Pontificia il sistema politico borghese
che ha preso nel nostro paese il posto del fascismo. Esso ha comportato
un rafforzamento dell'egemonia della Chiesa Cattolica e della Corte
Pontificia sulla borghesia. Il Papato con la sua Chiesa hanno avuto in
Italia un ruolo particolare, ben distinto da quello che ha avuto negli
altri paesi anche europei, a partire dalla vittoria della Controriforma
(XVI secolo) e lo ha conservato anche dopo l'unificazione del paese nel
secolo XIX e durante il fascismo. A partire dalla fine degli anni '40 di
questo secolo, dopo la vittoria della Resistenza, la Corte Pontificia
con il suo proprio apparato gerarchico (i vescovi, il clero regolare e
secolare, gli affiliati delle associazioni laiche controllate dal clero)
presente in tutto il paese, ha preso la direzione della struttura
ufficiale dello Stato borghese. Essa ha lasciato che l'imperialismo USA
(tramite la NATO e direttamente il governo USA con i suoi funzionari)
avesse la supervisione delle Forze Armate e dei servizi segreti e in una
certa misura anche della diplomazia, mentre controlla da vicino gli
altri apparati dello Stato. Ma la Corte Pontificia e le sue istituzioni
godono dell'extraterritorialità e dell'immunità, vescovi e preti non
sono membri delle istituzioni statali salvo che come insegnanti nelle
scuole pubbliche, membri di alcune commissioni consultive e di altre
istituzioni minori. La direzione della Corte Pontificia e della sua
Chiesa sulle istituzioni statali è effettiva e onnipresente, ma
indiretta, occulta e irresponsabile secondo le tradizioni e nelle forme
che la Chiesa Cattolica ha elaborato principalmente ad opera dei Gesuiti
a partire dal secolo XVI (Roberto Bellarmino). La Chiesa Cattolica
governa capillarmente il paese perché i suoi interessi sono svariati e
diffusi in ogni campo, ma lo governa indirettamente, tramite la
struttura dello Stato che ufficialmente non dipende dalla Chiesa. Quindi
la Chiesa non si assume presso la popolazione la responsabilità dei
risultati dell'azione e dell'inazione dello Stato, anche se è la Chiesa
che detta quello che lo Stato può fare e quello che non può fare e
presiede alla selezione dei suoi dirigenti, funzionari e dipendenti.
La religiosità delle masse popolari e anche la loro partecipazione ai
riti e alle cerimonie della Chiesa Cattolica non sono in Italia maggiori
di quello che sono in vari altri paesi. Ma in Italia si combinano con il
potere politico della Chiesa e lo rafforzano. Per noi comunisti la lotta
sul terreno ideologico contro la concezione clericale (monarchica,
feudale) del mondo, in Italia si combina quindi con la lotta contro la
vera ma occulta struttura politica del paese, sottostante alla crosta
superficiale dello Stato laico. Nel nostro paese il "capitalismo dal
volto umano" (l'insieme delle conquiste che le masse popolari hanno
strappato alla borghesia imperialista atterrita dalla minaccia che
l'avanzata del movimento comunista nel mondo faceva pesare su di essa)
ha assunto i tratti dell'attuazione della "dottrina sociale" della
Chiesa e la lotta contro il sistema politico borghese si è combinata
quindi con la lotta per l'affermazione della concezione comunista del
mondo contro la concezione clericale. Tutto ciò ha dato nuova forza
all'eredità negativa sul piano intellettuale (dipendenza intellettuale,
inerzia) e morale (doppia e tripla morale) che dall'epoca della
Controriforma già caratterizzava il nostro paese con i conseguenti
riflessi sulle masse popolari.
Il vecchio Partito comunista si era occupato solo marginalmente del
ruolo politico della Chiesa Cattolica nella società italiana: sia per le
lacune generali della sua formazione di cui si è detto sopra sia perché
è solo dopo l'eliminazione del fascismo che la Chiesa Cattolica ha
assunto il ruolo politico che ha oggi: la Repubblica Pontificia nasce
alla fine degli anni '40 del secolo scorso, dopo la vittoria della
Resistenza e la liquidazione delle strutture che avevano condotto la
Resistenza. Il ruolo della Chiesa Cattolica come Stato di ultima istanza
sottostante allo Stato laico ufficiale e il ruolo degli USA
limitatamente al campo diplomatico e militare sono aspetti nuovi del
sistema politico borghese del nostro paese.
Il movimento comunista mira a una trasformazione generale del paese di
cui la conquista del potere politico è il punto di partenza. Quindi la
ricostruzione del Partito comunista doveva e deve tener conto delle
caratteristiche specifiche della Repubblica Pontificia. Lo spazio che
nel nostro _Manifesto Programma_ [24] è dedicato alla Chiesa Cattolica è
il riconoscimento del ruolo che essa ha nella società italiana come
struttura portante del potere politico. Il fatto che organizzazioni e
partiti che pur si dicono rivoluzionari e perfino comunisti trascurino
questi aspetti o che riducano la lotta politica contro la Chiesa
Cattolica al solo terreno ideologico (lotta contro la concezione
clericale del mondo, ateismo, ecc.), è una conferma della loro natura
non comunista e non rivoluzionaria.
Noi comunisti quindi dovevamo far fronte a una situazione determinata
dal collasso nel movimento comunista internazionale, dalla mancata
trasformazione marxista-leninista del vecchio PCI, dalla costituzione
della Repubblica Pontificia e dalla degenerazione dei revisionisti
moderni in sinistra borghese. Con _L'ottava discriminante_ [25] (vedi
_La Voce_ n. 41) abbiamo acquisito anche i fondamentali apporti del
maoismo (la conoscenza scientifica della linea di massa come metodo
principale di direzione e di lavoro dei partiti comunisti, la lotta tra
due linee nei partiti comunisti come indispensabile strumento del loro
sviluppo, la riforma intellettuale e morale che i comunisti devono
compiere per assolvere al loro ruolo, la natura particolare della
borghesia che si forma nei paesi socialisti, la strategia universale
della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata) che ci hanno
permesso di elaborare la linea per la rivoluzione in un paese
imperialista come è il nostro. La costituzione di due distinti partiti
di comunisti fu ed è la soluzione adatta a far fronte a questa
particolare situazione sinteticamente descritta nei 4 punti precedenti.
Avendo concluso che dovevano costituire due partiti, a partire dal 1999
i promotori dei CARC misero in opera la linea tracciata e si divisero in
due parti.
Una parte dei membri del gruppo promotore dei CARC si staccò e costituì
nella clandestinità la Commissione Preparatoria (CP) del Congresso di
fondazione del Partito comunista (vedasi _La Voce_ n. 1 [26], marzo
1999). La sua opera ha portato alla costituzione nel 2004 del (nuovo)
Partito comunista italiano per cui rimandiamo a _La Voce_ n. 18,
novembre 2004 _Risoluzione della Commissione Preparatoria allargata_
[27] e a _La Voce_ n. 19, marzo 2015 _Il nuovo partito comunista_ [28].
Esso ha pubblicato il suo _Manifesto Programma_ [24] nel 2008 e ha
tenuto il suo I Congresso alla fine del 2009 (vedi _La Voce_ n. 34 [29],
marzo 2010). Chi vuole studiare la sua opera pubblica deve rifarsi a _La
Voce_ (giunta al n. 49 nel luglio di quest'anno), ai Comunicati CC, agli
Avvisi ai Naviganti e al sito Internet
www.nuovopci.it.
L'altra parte dei membri del gruppo promotore dei CARC ha costituito nel
2005 il Partito dei CARC (P.CARC) che terrà in giugno il suo IV
Congresso (I Congresso nel 2007, II Congresso nel 2009, III congresso
nel 2012). _Resistenza_, le pubblicazioni delle Edizioni Rapporti
Sociali e il sito
www.carc.it sono testimoni della sua opera nel campo
della propaganda.
QUALI LA NATURA E I COMPITI DEI DUE PARTITI?
La DG del IV Congresso del P.CARC dice bene cosa unisce i due partiti di
comunisti: il bilancio dell'esperienza, l'analisi della situazione e la
linea generale indicati dal (n)PCI nel _Manifesto-Programma_. Ma cosa li
separa nel perseguimento dell'obiettivo generale (l'instaurazione del
socialismo) e di quello di fase (la costituzione del Governo di Blocco
Popolare)?
1. Il (n)PCI ha come suo terreno principale di lavoro il terreno
strategico: la Guerra Popolare Rivoluzionaria che sfocerà
nell'instaurazione del socialismo. Per questo partito la clandestinità
non è qualcosa a cui ricorrere nell'eventualità che la borghesia metta
fuori legge il partito comunista. È una condizione indispensabile fino
alla vittoria della rivoluzione socialista e alla costituzione dello
Stato della dittatura del proletariato. La deriva militarista in cui
sono naufragate le Brigate Rosse ha creato in una parte importante delle
masse popolari del nostro paese un pregiudizio contro la clandestinità,
come se essere clandestini fosse sinonimo di azioni armate ("a cosa
serve la clandestinità visto che non fate la lotta armata?" è una
obiezione che ci viene correntemente fatta). Questo pregiudizio è
alimentato ad arte dalla borghesia e dalla sinistra borghese, fa leva
sul fatto che la grande maggioranza delle masse popolari non ha
esperienza di lotta rivoluzionaria ed è un'arma per combatterci. Il nPCI
ha dovuto e deve far fronte a questo pregiudizio: è uno scotto che
dobbiamo pagare per la deriva militarista e la conseguente sconfitta
delle Brigate Rosse negli anni '70-'80. I "partiti rivoluzionari nei
limiti della legge" non tengono conto del regime di controrivoluzione
preventiva [10] che la borghesia imperialista ha costruito e delle
condizioni necessarie per la costituzione e la vita di un partito
rivoluzionario. Solo nella clandestinità i membri del partito possono
creare l'ambito in cui collettivamente discutere ed elaborare le parole
d'ordine rivoluzionarie discutendole fino in fondo in completa libertà
(senza i limiti imposti alla libera discussione collettiva e alla
partecipazione dei singoli dal controllo, dalla schedatura, dalla
persecuzione e dalla minaccia incombente delle forze della repressione).
Solo nella clandestinità il partito può creare le condizioni e
accumulare gli strumenti necessari a portare le sue parole d'ordine
sistematicamente alle masse popolari nella loro integralità e con la
chiarezza necessaria a renderle comprensibili e a farle assimilare e
attuare. Solo grazie alla clandestinità il partito può garantire la
continuità della sua azione, quali che siano le decisioni, le manovre e
le azioni criminali della classe dominante. Solo nella clandestinità il
partito può costruire nel paese la rete capillare e centralizzata dei
Comitati di Partito che assicura il legame sempre più stretto del
partito con la classe operaia di cui il partito è reparto dirigente e da
cui esso impara e, ad un altro livello, il legame con le altre classi
delle masse popolari. Il (n)PCI con la sua rete di CdP fornisce alla
lotta di classe lo Stato Maggiore della Guerra Popolare Rivoluzionaria
di Lunga Durata con cui la classe operaia fa la rivoluzione socialista.
Un'obiezione che ci viene spesso fatta è che l'esistenza dichiarata del
(n)PCI clandestino è fonte di guai per il P.CARC che ne riconosce
apertamente il ruolo di avanguardia nella lotta per il socialismo e per
tutte le organizzazioni pubbliche che in qualche modo si ispirano alla
linea tracciata dal (n)PCI. Questa tesi è formulata soprattutto da
nemici della rivoluzione socialista, per fare terra bruciata attorno al
(n)PCI. Ma la condividono anche persone che ci credono realmente. Essa
implica in queste persone una ingenua fiducia nella borghesia e nel
clero che il corso delle cose ha sistematicamente smentito e smentirà.
Implica infatti l'ingenua fiducia che la borghesia, il clero e le loro
autorità "rispetteranno la legalità", si atterranno alle leggi e alla
Costituzione del 1948 che hanno pervicacemente violato o eluso. In
realtà l'esistenza del (n)PCI è una garanzia per il P.CARC e per tutte
le organizzazioni pubbliche degli operai e delle masse popolari, è una
tutela per esse contro la borghesia e il clero per i quali non a caso
vedono la clandestinità del (n)PCI come il fumo negli occhi. La
clandestinità del (n)PCI mette la borghesia e il clero davanti a un
dilemma per loro insolubile: 1. reprimere il P.CARC e le organizzazioni
pubbliche nella speranza di fare terra bruciata intorno al (n)PCI e
addirittura eliminarlo ("prosciugare lo stagno"): ma in questo modo
dimostrerebbero su grande scala che la clandestinità è giusta e
accrescerebbero l'influenza e le fila del (n)PCI che rafforza il P.CARC
e le organizzazioni pubbliche o 2. non reprimere il P.CARC e le
organizzazioni pubbliche e limitarsi a controllarle: ma in questo modo
permetterebbero che esse crescano e che il (n)PCI "peschi nello stagno".
Questa considerazione confortata dall'esperienza è la risposta anche a
quelli che dicono "bisogna fare la clandestinità ma non proclamarla" (i
promotori e fautori di società segrete). La propaganda della
clandestinità è educazione delle masse alla lotta rivoluzionaria.
L'esistenza del partito clandestino è propaganda di rivoluzione. Bisogna
propagandare, far conoscere in ogni modo e su larga scala l'esistenza
del partito clandestino.
In conclusione, già oggi il (n)PCI
1. lavora a promuovere la costituzione del Governo di Blocco Popolare,
2. costituisce il retroterra che la borghesia non è in grado di
eliminare di tutte le organizzazioni che lottano per la costituzione del
GBP e quindi in particolare anche del P.CARC,
3. predispone le condizioni per condurre con successo la lotta di
livello superiore a cui la costituzione del Governo di Blocco Popolare
darà inizio,
4. si dà i mezzi per condurre la rivoluzione socialista nel caso in cui
nella lotta in corso prevalesse la mobilitazione reazionaria.
2. Il P.CARC ha come suo terreno principale di lavoro la raccolta,
l'organizzazione, la mobilitazione e la formazione (intellettuale e
morale) degli elementi avanzati della classe operaia, del resto dei
lavoratori e delle masse popolari, partendo dalla loro condizione
soggettiva (intellettuale e morale) immediata e diffusa. Solo partendo
da questa i comunisti possono oggi portare gli operai avanzati a fare la
rivoluzione socialista, facendo leva sui contrasti diretti che li
oppongono alla borghesia imperialista, al clero della Chiesa Cattolica
Romana e alla Repubblica Pontificia e portandoli a partecipare a una
esperienza diretta di lotta politica rivoluzionaria (frequentare una
scuola di comunismo).
Per la storia che abbiamo alle spalle sono ancora forti tra le masse
popolari del nostro paese, anche nei loro elementi avanzati (quelli che
in qualche modo già aspirano al comunismo e hanno già compreso che
occorre un partito comunista; quelli che esercitano un ruolo dirigente
sui loro compagni nelle lotte di difesa; quelli che in qualche modo si
pongono il compito di unire e mobilitare i propri compagni di classe per
risolvere i problemi specifici che via via devono affrontare; quelli che
impersonano altre tendenze positive che si sviluppano tra le masse: le 4
categorie di elementi avanzati che abbiamo da tempo indicato), il
riformismo conflittuale e rivendicativo e il riformismo elettorale. Le
illusioni democratiche, la fiducia nello Stato della Repubblica
Pontificia e nel suo governo come Stato e governo da cui dipende il
proprio futuro e che si tratta di influenzare, migliorare e far piegare
a sinistra (anziché spazzarli via sostituendolo con un proprio Stato e
il suo governo): questi sono i tratti dominanti del "senso comune" degli
operai e degli altri lavoratori avanzati, anche di quelli che si
dichiarano comunisti.
Noi comunisti dobbiamo raccoglierli, valorizzarli, mobilitarli e
trasformarli attraverso un movimento pratico
1. che parte dalla nostra coscienza e scienza comunista, ma prende atto
dei loro pregiudizi, fa leva sulla loro necessità e volontà di difendere
le conquiste e di strapparne altre e sulla loro necessità di resistere
al procedere della crisi generale del capitalismo;
2. che li conduca a convincersi per loro esperienza diretta, attraverso
un processo pratico di cui saranno protagonisti, che la rivoluzione
socialista è l'unica strada realistica, efficace e possibile (fare
scuola di comunismo).
Occorre quindi un partito di comunisti che sia adatto a far fare questa
esperienza. _Questo è il P.CARC_.
Nel nostro paese esistono organizzazioni, la CGIL e la FIOM sono casi
esemplari, dirette da uomini della borghesia o asserviti ad essa, ma che
raccolgono buona parte degli operai, dei lavoratori e dei pensionati
avanzati e con la falce e martello nel cuore. Esse sono ambito
irrinunciabile di intervento per i comunisti. Questi quindi devono
adottare le forme che sono più adeguate all'intervento in queste
organizzazioni. La raccolta della base rossa e la sua trasformazione nel
corso di un movimento pratico (scuola di comunismo) sono _ il terreno di
lavoro e l'opera del P.CARC_.
Nel nostro paese presso le masse popolari ancora oggi godono di
prestigio e di seguito persone che hanno i tratti che hanno
caratterizzato i revisionisti moderni prima e la sinistra borghese poi.
Sono gli esponenti dei "tre serbatoi" (1. dirigenti della sinistra
sindacale e dei sindacati alternativi e di base, 2. sinceri democratici
della società civile (capi di associazioni, preti, ecc.) e
amministratori democratici di enti locali (comuni, regioni, ecc.), 3.
uomini politici esponenti della sinistra borghese non visceralmente
anticomunisti). Essi oggi sono ancora i dirigenti delle masse popolari e
delle loro organizzazioni piaccia o non piaccia ai "puri e duri"; è
inutile lamentarsi del loro ruolo, delle loro arretratezze e attribuire
il ruolo di questi personaggi all'arretratezza delle masse popolari:
l'arretrato è il mondo che dobbiamo trasformare perché è gravido di
quello che ancora non ha partorito, può diventare quello che ancora non
è. La rinascita del movimento comunista passa attraverso la messa alla
prova di questi dirigenti. I comunisti devono valorizzarli per la
costituzione del GBP in modo tale che o si trasformano o perdono seguito
e prestigio. Con la loro partecipazione al GBP dobbiamo produrre tra
loro "la divisione dell'uno in due" e la sostituzione nel ruolo di
dirigenti delle masse popolari dei comunisti agli esponenti dei tre
serbatoi che non si trasformano.
Gli attuali dirigenti delle masse popolari saranno membri ed esponenti
(consulenti, agenti, ecc.) del GBP. Ma il GBP non sarà un governo
emanazione della classe dominante a cui essi parteciperanno come
ministri, consulenti o agenti (come è stato da noi il governo Prodi e
come è, a un livello diverso, il governo di Syriza in Grecia: il governo
di un partito che non si è dato i mezzi della propria politica, mentre
il GBP sarà il governo delle OO e OP che agiscono territorialmente come
nuove autorità pubbliche). Il GBP sarà un governo
1. costituito per volontà, iniziativa e spinta delle OO e OP che si
coordinano tra loro e sono orientate dai comunisti (i comunisti le
dirigono direttamente o, all'inizio per lo più, indirettamente:
l'attività di OO e OP è conforme al piano dei comunisti anche se OO e OP
lo ignorano, sono i comunisti che predispongono i propri piani in modo
che OO e OP di fatto siano i protagonisti della loro attuazione;
2. che le OO e OP faranno ingoiare ai vertici della RP rendendo
ingovernabile (dai governi emanazione dei vertici della RP) il paese
della cui governabilità i vertici della RP hanno però assoluto bisogno
mentre non sono in grado di imporla solo con la forza militare di cui
dispongono;
3. che opererà e sopravvivrà lottando contro vertici della RP e contro
la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e
sionisti e darà a ogni OO e OP indicazioni e mezzi per condurre con
successo la lotta contro di essi: il GBP sarà il dirigente della guerra
contro condotta dalle OO e OP alla testa delle masse popolari su tutti i
terreni e in tutti i campi in cui sarà a noi utile condurre la guerra
(ad esempio: far assumere da subito in lavori utili dalle aziende
esistenti e da quante si possono rapidamente creare tutti i disoccupati
disposti a lavorare dando a ognuno un salario dignitoso; assegnare le
case vuote della Chiesa, delle immobiliari, delle assicurazioni, delle
banche e dei ricchi alle famiglie che sono state sfrattate e che
comunque sono senza casa e farne fare una manutenzione adeguata;
ristabilire subito tutti i servizi tagliati (elettricità, telefoni,
acqua, ecc.); assicurare assistenza sanitaria, istruzione e servizi a
tutti assumendo subito tutto il personale necessario; mobilitare i
lavoratori delle grandi catene di distribuzione per garantire la
stabilità dei prezzi; mobilitare le Forze Armate per far fronte a
calamità naturali, lavori pubblici, servizi socialmente utili, ecc. ed
epurare gli ufficiali che non collaborano facendo appello ai soldati;
pagare funzionari e fornitori dello Stato con buoni di produzione del
GBP che tutti sono obbligati ad accettare in pagamento di beni e servizi
e che lo Stato accetta a pagamento di imposte, bollette e tariffe; usare
gli euro circolanti nel paese e le altre riserve di valuta solo per
scambi internazionali approvati dal GBP; bloccare banche e società
finanziarie e riservarsi di decidere l'uso dei depositi e dei loro
averi, mobilitare i funzionari e gli impiegati delle banche e delle
finanziarie per fare osservare le decisioni e trattare chi le
trasgredisce come si trattano i peggiori criminali e terroristi: queste
e altre simili misure assicureranno l'appoggio dei lavoratori al GBP, il
controllo del territorio e la collaborazione contro sabotatori e
boicottatori e nello stesso tempo epureranno il GBP dagli elementi
indecisi);
4. di cui le OO e OP indirizzeranno l'attività (il GBP darà forma e
forza di legge alle misure indicate da OO e OP interessate, le renderà
tra loro compatibili e sinergiche, ne coordinerà l'attuazione e fornirà
a ognuna di esse il supporto sociale (mezzi, consulenza, credito, ecc.)
di cui avrà bisogno),
5. di cui OO e OP saranno agenti locali (autorità locali) che non
traggono legittimità dal GBP ma dal seguito e appoggio del collettivo di
cui sono espressione,
I componenti del GBP (ministri e agenti) in stretto legame con le OO e
OP lotteranno contro i vertici della RP e contro la CI e in questa lotta
e nel servizio delle OO e OP si trasformeranno o si squalificheranno e
salteranno (saranno sostituiti). Promuovere fin da ora questo processo
di individuazione, valorizzazione, trasformazione, selezione degli
esponenti dei tre "serbatoi" è _un aspetto imprescindibile dell'opera
del P.CARC_.
Nel nostro paese esistono ancora parti e aspetti delle libertà di
espressione, organizzazione, propaganda, ecc. conquistate con la
Resistenza e le lotte degli anni successivi. Noi comunisti dobbiamo
usarle (tendendo al massimo la corda) per promuovere l'organizzazione e
la mobilitazione della masse popolari e il loro orientamento comunista.
La borghesia sta eliminando, o per legge o nei fatti pur mantenendole
sulla carta, queste libertà un pezzo dopo l'altro. La loro eliminazione
è una necessità per la borghesia imperialista. Essa è dovuta
principalmente allo scontro interno tra gruppi della borghesia, scontro
alimentato dalla crisi generale: l'eliminazione è un modo per impedire
che uno o l'altro dei gruppi borghesi, facendo leva sulle libertà e sui
diritti ancora sanciti per legge, mobiliti al suo seguito le masse
popolari contro i gruppi avversari. La lotta contro l'eliminazione di
queste libertà è oggi per noi comunisti un campo irrinunciabile per
mobilitare e organizzare le masse popolari. Questo è _un altro terreno
su cui il P.CARC dà alla rivoluzione socialista un contributo
indispensabile_.
Il risultato della linea per la rinascita del movimento comunista che
abbiamo tracciato vent'anni fa è che oggi abbiamo un corpo di dottrine
confermate dal corso delle cose, anche se finora abbiamo compiuto solo
passi modesti nella mobilitazione degli operai avanzati a fare la
rivoluzione socialista. Movimentisti, promotori unilaterali delle lotte
di difesa, promotori della "sponda politica" nelle istituzioni della
Repubblica Pontificia hanno oggi tra gli operai avanzati più seguito
delle organizzazioni della Carovana del (n)PCI. Ma il corso delle cose
dà ragione a noi e torto a loro.
Ovvia l'obiezione: ma su quale base, con quale ragione voi che vi
dichiarate marxisti, cioè depositari e cultori della scienza
sperimentale delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia,
sostenete di avere una conoscenza più avanzata, una conoscenza
scientifica delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di
classe pur riconoscendo contemporaneamente la modestia dei vostri
risultati quanto a seguito e influenza tra le masse popolari?
La giustezza della nostra concezione è dimostrata dalla sua
corrispondenza con l'effettivo corso delle cose: basta considerare, tra
le concezioni che distinguono la Carovana del (n)PCI da tutti i gruppi
che nel nostro paese si dichiarano comunisti, la concezione dell'origine
e della natura della crisi generale del capitalismo in cui siamo immersi
e la natura del particolare regime politico (unico al mondo) del nostro
paese: la Repubblica Pontificia.
La giustezza della nostra concezione è dimostrata anche dal fatto che
nonostante la repressione sistematicamente condotta contro la Carovana
dalla classe dominante e il cordone sanitario eretto contro di essa da
tutti i gruppi della sinistra borghese, la borghesia non è riuscita a
soffocarci e a impedire il nostro avanzamento.
La modestia dei nostri risultati deriva da due componenti: la natura del
compito che dobbiamo adempiere (che ha tempi suoi propri: le masse
comprendono principalmente per esperienza diretta che sta a noi
promuovere ma è esperienza di un movimento pratico che si prolunga nel
tempo) e i limiti nostri propri, quelli che affrontiamo con la riforma
intellettuale e morale (RMI) che stiamo conducendo nelle nostre file.
È su questa base che il nuovo Partito comunista italiano concorda
pienamente con la decisione del IV Congresso del P.CARC e sosterrà la
sua attuazione con tutte le sue forze.
Promuovere la costituzione di Organizzazioni Operaie e di Organizzazioni
Popolari, orientarle a costituire un proprio governo d'emergenza, il
GBP, portare il GBP a condurre con le OO e OP la lotta contro i vertici
della Repubblica Pontificia e contro la Comunità Internazionale dei
gruppi imperialisti europei, americani e sionisti fino a instaurare il
socialismo e in questa maniera mostrare la strada e aprire la via anche
alle masse popolari degli altri paesi, tutto questo è certamente
un'impresa difficile, ma è un'impresa non solo possibile ma anche
necessaria. Quando un obiettivo è nell'ordine delle cose, bisogna
lottare con tenacia e con scienza e si arriva certamente a raggiungerlo.
Instaurare il socialismo e andare verso il comunismo è possibile ed è
l'unica via di progresso per l'umanità. Questo è il compito di noi
comunisti.
Avere fiducia nella propria vittoria! Osare lottare! Osare vincere!
Tutto il nuovo PCI saluta il IV Congresso del Partito dei CARC ed
augura un pieno successo!
Il P.CARC e il (n)PCI si rafforzano l'un l'altro nella comune lotta per
instaurare il socialismo in Italia!
Che il saluto del P.CARC e del (n)PCI giunga congiunto a tutti i
comunisti che sotto tutti i cieli lottano per far uscire l'umanità dal
pantano sanguinoso della crisi generale del capitalismo e avviarla ad un
luminoso futuro!
_**************_
_Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste
nell'usare TOR [vedere _
http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html
[30]_], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere _
http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [30]_].
_
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[8]
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[9]
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[10]
http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/01_03_03_contrivol_prev.html
[11]
https://www.marxists.org/italiano/lenin/1902/3-chefare/cf-index.htm
[12]
http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/02_01_bilanlottaclasse.html#2-1-3
[13]
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[14]
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[20]
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[24]
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[26]
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[27]
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[30]
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