[nuovopci] Avv. ai naviganti 52 - Ancora a proposito dei ven…

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Autor: \(nuovo\) Partito comunista italiano
Data:  
A: npci.inter
Assumpte: [nuovopci] Avv. ai naviganti 52 - Ancora a proposito dei venditori di fumo e di Rete dei Comunisti - Contropiano


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_ AVVISO AI NAVIGANTI 52_

30 maggio 2015

(Scaricate il testo in versione Open Office [4], PDF [5] o Word [6] )

ALBA MEDITERRANEA O GOVERNO DI BLOCCO POPOLARE?

ANCORA A PROPOSITO DEI VENDITORI DI FUMO E DI RETE DEI COMUNISTI -
CONTROPIANO

Il Comunicato CC 14/2015 [7] - 21 maggio 2015 _I venditori di fumo e la
lotta di classe_ ha suscitato molte e diverse reazioni. Questo è in
linea di massima un risultato positivo: affrontare le divergenze è la
via obbligata per risolvere quelle che sono risolubili e mettere in
chiaro meglio le altre. La situazione è grave e per uscire dal marasma
in cui siamo occorre unire le forze in ogni caso in cui non ci sono
divergenze tali che unirsi vorrebbe dire intralciarsi o addirittura
paralizzarsi: per unirsi, unità d'azione o unità di partito, bisogna
anzitutto delimitare bene le rispettive posizioni Vediamo quindi di
capire il senso delle reazioni al Comunicato e di tirarne lezioni.

Trascurando le sfumature, ci sono state reazioni sostanzialmente di tre
tipi.

1. Alcuni ci hanno chiesto se è ben radicata nella realtà della lotta di
classe, quindi realistica, la linea che noi stiamo seguendo: promuovere
la formazione di Organizzazioni Operaie (OO) nelle aziende capitaliste e
di Organizzazioni Popolari (OP) nelle aziende pubbliche, nelle agenzie
dei servizi pubblici, nelle zone d'abitazione (OP territoriali) e per
temi d'interesse (OP tematiche) perché costituiscano il Governo di
Blocco Popolare [8] e lo facciano ingoiare ai vertici della Repubblica
Pontificia.

2. Altri ci hanno chiesto quanto sono ben fondate e decisive le critiche
che noi facciamo alla proposta di ALBA Mediterranea propagandata e
propugnata da Rete dei Comunisti e da altri organismi.

3. Infine ci sono le reazioni indignate di vari esponenti di Rete dei
Comunisti (RdC) che si sono offesi

- perché li abbiamo chiamati venditori di fumo dato che propagandano una
proposta di moda ma campata in aria,

- perché li abbiamo indicati come "ala sinistra della sinistra
borghese".

Vediamo le tre cose una a una, ma diciamo subito che fare gli offesi è
sbagliato, serve a confondere le acque. Noi comunisti non ci offendiamo
per le critiche che ci vengono fatte: se sono serie rispondiamo e se c'è
da imparare impariamo e ci correggiamo; se non sono serie le lasciamo al
giudizio del pubblico e le usiamo per valutare chi le ha formulate. Così
si comporta chi è impegnato in una seria impresa pratica e vuole venirne
a capo.

1.

La linea del Governo di Blocco Popolare è fondata sull'analisi della
natura delle classi e delle rispettive forze nella lotta di classe in
corso e sulla scienza e l'esperienza del movimento comunista. L'abbiamo
illustrata più volte, in dettaglio e da vari lati, in particolare nei
testi a cui rinviamo con il link sopra indicato. Per una ulteriore buona
illustrazione rinviamo all'articolo _ Sovranità nazionale o sovranità
popolare? [9]_ pubblicato nel numero 5 (maggio 2014) di _Resistenza,_ il
mensile del P.CARC.

Le obiezioni e le richieste di chiarimenti sono numerose e varie, ma
tutte in sostanza riguardano un unico tema riassumibile nella risposta
alla domanda che il P.CARC ha posto al centro del suo IV congresso
nazionale [10] (13 e 14 giugno 2015): cosa fare per tirarci fuori dal
marasma attuale e cambiare il corso delle cose in senso favorevole alle
masse popolari? Solo pochi vanno oltre e chiedono chiaramente quale è la
relazione tra la risposta a questa domanda (la tattica) e la lotta per
instaurare il socialismo (la strategia).

"Forse che voi comunisti siete a favore della conservazione dell'Unione
Europea o della conservazione dell'euro?" è il chiarimento più
richiesto. La risposta a questo è semplice: "Noi comunisti siamo per
l'eliminazione dell'euro, dell'UE e della Comunità Internazionale dei
gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, del sistema
imperialista mondiale e del modo di produzione capitalista. Noi
comunisti anzi proponiamo e seguiamo l'unica via efficace e realistica
per farlo a partire dal nostro paese: una via facile? No, non facile
perché una via facile non esiste, ma una via realistica, possibile: una
via che parte dalle condizioni del triste presente e indica i passi
successivi da compiere per arrivare al risultato. Siccome è l'unica via
realistica ed efficace e siccome l'umanità ha bisogna di eliminare il
modo di produzione capitalista e le sue superfetazioni (il catastrofico
corso delle cose è prodotto dalla crisi in corso che è una crisi
strutturale), siamo sicuri che riusciremo a portare su questa via una
parte crescente delle masse popolari e prima o poi arriveremo a
percorrerla fino in fondo: basta che noi persistiamo con determinazione,
lottiamo senza riserve ed eleviamo la nostra comprensione delle
condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe in corso:
tutto questo dipende da noi. Il carattere clandestino del nPCI
garantisce la continuità della nostra opera qualunque cosa faccia la
borghesia."

La spiegazione del nostro preciso piano d'azione e la dimostrazione
della sua bontà, nella misura in cui è possibile darla a priori, cioè
prima di averne fatta la dimostrazione pratica, è nella letteratura del
nostro Partito che a sua volta si fonda sulla "scienza dell'attività con
cui gli uomini fanno la loro storia", scienza che è denominata anche
concezione comunista del mondo o marxismo-leninismo-maoismo. Una scienza
che si è forgiata e ha dato buona prova di sé nella pratica della lotta
di classe da più di un secolo e mezzo a questa parte.

Nessuna grande impresa è mai stata compiuta né può essere compiuta
diversamente: sulla base della scienza esistente si stabilisce
l'obiettivo, si traccia almeno a grandi linee la strada per raggiungerlo
e ci si mette a percorrerla facendo via via fronte agli imprevisti. Poi
la pratica darà la dimostrazione conclusiva della bontà dell'obiettivo e
della strada e convincerà anche gli scettici e gli attendisti.

Che l'Unione Europea sia l'unione dei gruppi imperialisti europei,
capeggiati da quelli franco-tedeschi, è cosa scontata. Inizialmente,
subito dopo la seconda Guerra Mondiale l'unificazione europea fu
promossa dai gruppi imperialisti USA in funzione anticomunista e
antisovietica, ma a ricostruzione economica compiuta, la costruzione
dell'Unione Europea fu presa in mano dai gruppi imperialisti europei, in
particolare franco-tedeschi. La tutela dei gruppi imperialisti USA era
diventata un ostacolo alla valorizzazione del loro capitale e il dollaro
una minaccia alla stabilità dei loro affari.

L'esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e il
disfacimento dell'Unione Sovietica hanno dato le ali alla loro audacia
contro i lavoratori europei, contro i popoli dei paesi semicoloniali e
degli ex paesi socialisti e perfino alla competizione sempre più serrata
benché ancora cauta con i gruppi imperialisti USA. Noi comunisti
analizziamo il corso delle cose usando il marxismo, la concezione
comunista del mondo. Quindi che la salvezza dell'umanità dalla
catastrofe incombente e il suo progresso passino attraverso la
dissoluzione dell'unione dei gruppi imperialisti europei ed esiga
addirittura la loro soppressione è per noi cosa scontata. La divergenza
tra noi e i fautori dell'ALBA Mediterranea non sta nell'eliminazione o
meno dell'euro e dell'Unione Europea. Sta nel come arrivarci: attraverso
la costituzione del GBP nel nostro paese o attraverso un accordo tra gli
Stati dei paesi economicamente più deboli dell'UE?

Molti nostri lettori chiedono chiarimenti sul realismo della nostra
linea che seguiamo e sulla relazione tra la linea seguiamo oggi e
l'instaurazione del socialismo che è il nostro obiettivo.

Ci chiedono: La proposta di ALBA Euromediterranea è inconsistente: sia
pure. Ma il vostro "preciso piano d'azione" per costituire il GBP ha le
gambe per viaggiare? In altre parole: Voi vi date i mezzi per attuare
nonostante l'ostilità della borghesia e del clero quello che proponete?

Le gambe per viaggiare del nostro preciso piano d'azione stanno
principalmente nel fatto che il Governo di Blocco Popolare sarà
costituito dalla rete capillare delle Organizzazioni Operaie e Popolari
che operano come nuove autorità pubbliche e costituiscono l'ossatura del
nuovo Stato. Questa rete, per sua natura, come è in grado di costituire
un governo composto da uomini di fiducia delle OO e OP e di farlo
ingoiare ai vertici della RP, è in grado anche di prendere in mano e
tenere in pugno tutta l'economia del paese e l'intero sistema delle sue
relazioni interne e internazionali e quindi di far fronte sia
all'aggressione della CI e dell'UE sia al contrattacco dei vertici della
RP. Per sua natura la costituzione del GBP apre inevitabilmente un
periodo di lotta le cui forme e le cui fasi sono da vedere, non sono
tutte e in dettaglio prevedibili oggi né importa prevederle in
dettaglio, ma che inevitabilmente sfocia nell'instaurazione del
socialismo nel nostro paese e in altri.

2.

La concezione della ALBA Euromediterranea invece non si basa né
sull'analisi di classe dei paesi interessati né sull'analisi delle forze
motrici della loro storia. È una delle fantasie diversive di cui è
feconda la sinistra borghese, una parola d'ordine che dovrebbe essere di
successo perché condivisa da molti, alla moda, credibile, allusiva
all'ALBA creata in America Latina, ecc., ma tanto campata in aria che
neanche i suoi fautori si preoccupano di precisarne gli aspetti fondanti
e di andare a fondo nell'analisi della situazione in cui dovrebbe
realizzarsi.

1. I suoi fautori e propagandisti non dicono neanche quali classi e
forze politiche italiane hanno rinchiuso il nostro paese nella "gabbia
dell'Unione Europea" e costretto ad aderire all'euro e perché. Parlano
dell'Italia senza neanche occuparsi del suo sistema politico che dalla
fine della seconda Guerra Mondiale in qua si basa sul potere di ultima
istanza della Corte Pontificia e della sua Chiesa e sulla supervisione
USA sulle sue Forze Armate, sui suoi servizi segreti e sulla sua
diplomazia.

2. I suoi fautori e propagandisti non dicono neanche quali classi e
forze politiche italiane dovrebbero rompere la gabbia dell'Unione
Europea e stabilire con gli altri paesi mediterranei le relazioni
riassunte nella parola d'ordine ALBA Euromediterranea che illustrano in
modo approssimativo e raffazzonato. Lo stesso volonteroso Sergio Cararo,
quando vuole lodare l'opera di Luciano Vasapollo _Il risveglio dei
maiali_, non trova di meglio da dire che è "un libro ponderoso":
ponderoso certo, ma prolisso, raffazzonato e zeppo di affermazioni
confuse, aggiungiamo noi e la dimostrazione la si ha leggendolo.

3. I suoi fautori e propagandisti non si sono neanche preoccupati di
dimostrare chiaramente che il catastrofico corso delle cose per le masse
popolari del nostro paese deriva dall'introduzione dell'euro e dalla
adesione all'Unione Europea e che cesserebbero con l'abolizione
dell'euro e la rottura della "gabbia dell'Unione Europea".

C'è di più: perfino alcuni fautori dell'abolizione dell'euro e della
rottura della "gabbia dell'Unione Europea", persone schierate con Rete
dei Comunisti e la sua fumosa proposta, dicono il contrario.

Domenico Moro, anche lui un fautore dell'eliminazione dell'euro e primo
relatore del Convegno "Rompere la gabbia dell'Unione Europea" tenuto a
Roma il 22 marzo 2014 per iniziativa di Noi Saremo Tutto ma patrocinato
anche da Rete dei Comunisti, nel suo scritto _ Perché e come l'euro va
eliminato [11]_ (che raccomandiamo ai nostri lettori perché è un
articolo meno ermetico, contorto e vago di quanto lo siano abitualmente
gli scritti degli esponenti della sinistra borghese) illustra
chiaramente sia il posizionamento antieuro di una parte importante della
borghesia italiana e dei suoi portavoce sia il fatto che l'attuale
catastrofico corso delle cose non nasce dall'euro. Ma neanche questa
questione viene discussa seriamente in Rete dei Comunisti. Tanto la loro
proposta ha solo scopo propagandistico, serve a tessere legami
internazionali e interni, è insomma espressione del politicantismo di
persone che non hanno fiducia nelle masse popolari, che sono convinte
che le loro brillanti idee non sono comunque destinate a guidare
l'attività delle masse popolari data l'arretratezza e la scarsa
combattività che quelle persone attribuiscono alle masse popolari.

Il problema è che il lavoro di Rete dei Comunisti in campo teorico ha un
carattere completamente e tipicamente accademico. Fare accademia
significa non usare la teoria come guida per l'azione, ma parlare,
studiare, scrivere articoli e libri, tenere conferenze e convegni, senza
dare risposta ai problemi decisivi, senza tirare le conseguenze pratiche
dalle analisi, senza analizzare e studiare fino in fondo i temi che si
trattano, senza occuparsi di tutti i risvolti che hanno nel contesto
concreto della lotta di classe.

I fautori di ALBA Mediterranea propongono che gli Stati dei paesi
economicamente più deboli dell'Unione Europea (Portogallo, Italia,
Irlanda, Grecia e Spagna) si coalizzino tra loro dividendosi dagli Stati
degli altri paesi europei (Germania, Francia, Gran Bretagna, paesi
nordici), alleandosi con gli Stati degli altri paesi che si affacciano
sul Mediterraneo e creando una loro propria moneta. In realtà si tratta
di un progetto inconsistente (di fumo, abbiamo detto)

1. perché non ha le gambe per camminare: gli Stati che dovrebbero
coalizzarsi sono principalmente comitati d'affari di gruppi
imperialisti, anche se devono travestirsi da istituzioni di tutto il
popolo, sono questi comitati d'affari che dovrebbero coalizzarsi tra
loro, rompere con gli altri gruppi imperialisti europei e costituire
ALBA Euromediterranea;

2. perché, se mai dovesse realizzarsi, non potrebbe che essere la catena
che metterebbe le masse popolari dei paesi coalizzati alle dipendenze
dei gruppi imperialisti più forti dell'area: una riedizione dell'Unione
Europea in formato ridotto, perché "tanto mi dà tanto".

Per molti dei seguaci e simpatizzanti di Rete dei Comunisti la cosa non
costituisce un problema perché secondo la mentalità della sinistra
borghese (imperante in questa fase anche nel senso comune delle masse
popolari) gli Stati non sono comitati d'affari di gruppi imperialisti,
ma sono veramente istituzioni di tutto il popolo, "Stati democratici"
come loro stessi si spacciano. Se si prende per buono quello che gli
esponenti di RdC scrivono, ne risulta una concezione semplicistica per
cui basta che in un paese un gruppo promotore di ALBA Euromediterranea
vinca le elezioni perché possa far realizzare allo Stato di quel paese i
suoi sogni volonterosi.

Individualmente i dirigenti di Rete dei Comunisti non sono degli
stupidi. Sanno bene che gli Stati di cui parlano non sono istituzioni di
tutto il popolo. Che anche se i gruppi imperialisti non riuscissero a
impedire che un gruppo promotore di ALBA Euromediterranea vincesse le
elezioni, questo gruppo dovrebbe adattarsi agli interessi dei gruppi
imperialisti perché non si sarebbe dato i mezzi per attuare la sua
politica. Ma pensano che se riescono a far credere a una larga parte
della popolazione che i suoi mali derivano dalla "gabbia europea" in cui
qualcuno l'ha rinchiusa, mettono in moto un processo che porterà
lontano. Dove e come, è cosa di cui non parlano. Insomma, essi
presentano il programma della trasformazione del corso delle cose
cominciando dalla parte più accessibile, più popolare, più accettabile
dal senso comune che il declino del movimento comunista e l'opera della
borghesia e del clero hanno reso prevalente tra le masse popolari,
perfino tra gli operai e addirittura tra una parte degli operai
avanzati. Cosa di più facile che far credere che i mali del momento
derivano dall'ottusità o dalla prepotenza dei tedeschi? Lo dicono anche
Salvini, Forza Nuova, ecc. Perfino Landini dice che i mali dei
lavoratori finirebbero se lo Stato italiano facesse "come la Germania".
Perfino una parte importante degli industriali e dei banchieri italiani
sono tentati di aderire alle manovre antieuro promosse dai gruppi
imperialisti USA, come ben indica Domenico Moro nello scritto sopra
citato. L'accoppiata Bergoglio (papa Francesco)-Renzi è espressione di
questa tendenza. Quindi c'è spazio per brillare, per tessere relazioni e
legami, in Italia e all'estero.

3.

Veniamo infine alla collocazione di Rete dei Comunisti nella sinistra
borghese, come sua ala sinistra.

Indignarsi per le critiche, considerarle offese e non entrare in merito
è abitudine corrente proprio nella sinistra borghese e tra i politicisti
(in italiano antico si direbbe: politicanti), anche tra quelli che ogni
sera e mattina si pronunciano a gran voce contro il politicismo (in
italiano antico si direbbe: politicantismo), inteso come riduzione della
lotta politica ad accordi, buone relazioni, intrighi, manovre e beghe
tra gruppi e individui, ognuno per soddisfare interessi suoi propri che
non osa dichiarare. Ma se non si discute del merito delle analisi e
delle linee, per forza di cose le relazioni tra gruppi e individui che
di politica si occupano, diventano politicantismo. Ciò che distingue un
partito comunista sia da un circolo locale di compagni uniti dalla
reciproca fiducia sia da un'associazione di politicanti che si dicono
comunisti, è che i membri del partito comunista sono uniti da una comune
concezione del mondo e da una comune linea politica. Sia la prima che la
seconda sono soggette alla verifica della pratica. Per questo nel
partito comunista la critica e l'autocritica sono correnti procedure di
sviluppo e di crescita, come in ogni organismo sano di persone unite nel
perseguimento di un comune dichiarato obiettivo.

Gli esponenti di Rete dei Comunisti si sono sentiti offesi perché
abbiamo collocato Rete dei Comunisti nel campo della sinistra borghese?
È buon segno rifiutare di essere annoverati nella sinistra borghese, ma
anziché fare gli offesi, bisogna prendere le distanze dalla sinistra
borghese, smettere di parlare genericamente di sinistra e di rivolgersi
genericamente alla sinistra, tracciare chiaramente la linea di
demarcazione tra sinistra borghese e comunisti.

IN COSA CONSISTE LA SINISTRA BORGHESE?

IN COSA INDIVIDUI E GRUPPI DELLA SINISTRA BORGHESE SI DISTINGUONO DAI
COMUNISTI?

La sinistra borghese è composta da individui e gruppi ognuno con propri
caratteri distintivi che si tiene stretti come ogni capitalista tiene
stretto il suo capitale. Che ognuno si tenga i suoi giudizi e
pregiudizi, che tutti gli altri debbano dichiarare di rispettarli è la
premessa corrente di ogni tentativo di accordo e coalizione tra loro.
Una cosa non seria: vi immaginate un gruppo di medici che dichiarano di
associarsi per debellare una malattia e contemporaneamente dichiarano
che non importa la terapia che ognuno di loro pratica? Solo i fautori di
una cultura accademica possono a ragione permettersi di tenersi ognuno
le sue idee, anziché vedere se sono giuste o sbagliate.

Malgrado i giudizi e pregiudizi che ognuno si tiene stretti, individui e
gruppi della sinistra borghese hanno due tratti comuni.

1. Sono tutti malcontenti del corso delle cose che la borghesia impone
al mondo e dichiarano di volerlo cambiare in senso favorevole alle masse
popolari (intese come quella parte della popolazione che comprende,
oltre ai proletari, tutti quelli che hanno di che vivere solo se
lavorano): per questo li chiamiamo sinistra e con loro in determinate
circostanze facciamo l'unità d'azione.

2. Rifiutano la concezione comunista del mondo, non riconoscono che la
società borghese è "gravida del comunismo" e che i mali che l'affliggono
sono le "doglie del parto", non assumono l'instaurazione del socialismo
come proprio obiettivo e non assumono l'esperienza del movimento
comunista, in particolare l'esperienza della prima ondata della
rivoluzione proletaria (quella scatenata dalla Rivoluzione d'Ottobre e
che, per la prima volta nella storia dell'umanità, ha unito in un unico
movimento mondiale di progresso tutto quanto di più avanzato esisteva in
ogni paese), come materiale da cui trarre lezione e scienza per
instaurare il socialismo. Gli esponenti della sinistra borghese
trascurano e alcuni addirittura condannano questa esperienza ("errori e
orrori" proclamano Bertinotti e Ferrero). In sintesi, vogliono
migliorare il mondo ma restando nel capitalismo: per questo li chiamiamo
sinistra borghese e noi comunisti rifiutiamo di far parte di uno stesso
partito con loro.

La sinistra borghese è la versione moderna dei socialisti utopisti,
premarxisti, i promotori del movimento socialista nella prima parte
dell'Ottocento. In Italia nella seconda parte del secolo scorso gli
esponenti della sinistra borghese sono diventati dirigenti delle masse
popolari perché sono i successori dei revisionisti moderni. Questi dopo
la vittoria della Resistenza (1945) hanno approfittato delle
arretratezze del movimento comunista e lo hanno distolto dall'obiettivo
di instaurare il socialismo. Gradualmente hanno corrotto il vecchio PCI
e il tessuto di organismi operai e popolari che esso aveva fatto
sorgere. Hanno gradualmente diluito la concezione comunista che lo
animava fino a cancellarla. Parte dei revisionisti moderni si sono
trasformati in sinistra borghese e questa ha ereditato dai revisionisti
moderni la direzione del movimento popolare. Lo sfacelo a cui lo ha
portato ha fatto sorgere la contraddizione tra le masse popolari e la
sinistra borghese che negli ultimi anni si è manifestata nel tracollo
della sinistra borghese sul piano elettorale e nell'indebolimento del
movimento sindacale. Con la linea della costituzione del Governo di
Blocco Popolare noi comunisti poniamo gli esponenti della sinistra
borghese che ancora conservano prestigio e seguito tra le masse popolari
di fronte a un bivio: o mettono quanto resta del loro prestigio e
seguito al servizio delle Organizzazioni Operaie e della Organizzazioni
Popolari per costituire il GBP, o perderanno anche il prestigio e il
seguito che ancora hanno.

La sinistra borghese si è fatta forte del declino del movimento
comunista nella seconda parte del Novecento per giustificare il suo
rigetto del movimento comunista. "Che forse i fatti non hanno dimostrato
abbastanza l'inconsistenza del movimento comunista?" è stato il filo
conduttore dei ragionamenti dei suoi esponenti. Se bastasse una
sconfitta per dimostrare l'inconsistenza di una teoria e abbandonarla,
gli uomini non avrebbero mai sviluppato alcuna scienza, come nessun
bambino imparerebbe a camminare se bastasse qualche caduta per confutare
la validità dei suoi sforzi per stare su due gambe.

Al contrario i grandi successi raggiunti solo dai comunisti e da nessun
altro movimento di riforma o trasformazione della società borghese, del
sistema capitalista e del sistema imperialista, stanno a dimostrare che
la concezione comunista del mondo, come sviluppata da Marx-Engels, da
Lenin-Stalin e da Mao Tse-tung è giusta. Il marasma a cui i revisionisti
moderni e la sinistra borghese hanno aperto la strada, lo conferma.
Stava quindi a noi comunisti scoprire i limiti nella comprensione delle
condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe che ci
hanno impedito di proseguire la marcia trionfale compiuta nella prima
parte del secolo scorso, a partire dalla Rivoluzione d'Ottobre. È quello
che abbiamo fatto. I risultati della nostra ricerca sono esposti nel _
Manifesto Programma [12]_ del nuovo Partito comunista italiano. Questi
risultati noi comunisti stiamo ora sperimentando, provando e riprovando
nella pratica della lotta di classe.

RETE DEI COMUNISTI E IL MOVIMENTO COMUNISTA

In Rete dei Comunisti si riscontrano pienamente i due tratti che
caratterizzano la sinistra borghese e che abbiamo sopra indicato. Per
questo abbiamo posto il gruppo nella sinistra borghese e precisamente
nella "ala sinistra della sinistra borghese" perché RdC non fa
professione di anticomunismo (alla Bertinotti e alla Ferrero, per
intenderci), anzi molti associati della RdC si considerano e si
dichiarano comunisti.

Ma cosa intendono per comunismo? In cosa si manifesta la loro adesione
al comunismo?

Ci sono quattro tratti importanti e specifici di Rete dei Comunisti che
rendono il gruppo estraneo al movimento comunista.

1. _L'uso accademico della teoria_. Per noi comunisti senza teoria
rivoluzionaria non c'è movimento rivoluzionario e la teoria è guida per
l'azione. Non si può dire che in Rete dei Comunisti predomini il
disprezzo della teoria come invece è il caso di molti altri gruppi e
personaggi della sinistra borghese. RdC ha anzi dedicato molto alla
teoria, ma è stata una teoria che si è limitata alla descrizione di
questo o quell'aspetto del presente, unilaterale e per lo più avulsa dai
problemi reali e decisivi del movimento comunista, comunque non
finalizzata alla rinascita del movimento comunista. Una teoria
specialistica o accademica come si riscontra in molti altri
intellettuali della sinistra borghese. Con il suo lavoro nel campo della
teoria RdC non ha affrontato e tanto meno dato risposte ai problemi
decisivi del movimento comunista: quali sono i motivi per cui in nessuno
dei paesi imperialisti i comunisti hanno instaurato il socialismo nel
corso della prima crisi generale del capitalismo? Quali sono le cause
del declino del movimento comunista dopo i grandi risultati raggiunti
nella prima parte del secolo scorso? Come riprendere l'avanzata? Queste
sono le domande a cui Rete dei Comunisti non ha dato risposta malgrado
la mole del suo lavoro teorico. A queste domande noi comunisti abbiamo
dato la risposta esposta nel nostro _Manifesto Programma_ (2008) e in
particolare nell'opuscolo _ I quattro temi principali da discutere nel
Movimento Comunista Internazionale [13]_ (2010).

Che l'instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti fosse
un'impresa che richiedeva ai comunisti una profonda riforma
intellettuale morale, una rottura profonda sul piano intellettuale e
morale rispetto ai dirigenti dei partiti socialisti, era cosa ben
compresa da quei promotori e dirigenti della Rivoluzione russa che
conoscevano l'ambiente dei partiti europei della II Internazionale, in
particolare da Lenin e da Stalin. A conferma basta leggere quello che
dice Lenin a conclusione di _ Cinque anni di rivoluzione russa e la
prospettive della rivoluzione mondiale [14],_ la sua relazione al IV
Congresso dell'Internazionale Comunista (13 novembre 1922).

Il bisogno di una profonda trasformazione del Partito e della riforma
intellettuale e morale dei suoi membri è ben chiaro anche nelle
riflessioni compiute da Gramsci nei tre anni in cui ha diretto il
Partito italiano (dalla fine del 1923 alla fine del 1926 - si veda ad
esempio _ Cinque anni di vita del partito [15]_ del febbraio 1926) e nel
periodo trascorso nel carcere fascista fino alla morte.

La storia del movimento comunista in Italia e negli altri paesi
imperialisti documenta che questa trasformazione non c'è stata e il
declino del movimento comunista ha confermato che era necessaria. Quindi
i comunisti oggi nel campo della teoria devono dare risposte alle
domande poste sopra, altrimenti fanno teoria accademica o limitata a
ricerche specialistiche. Il grande lavoro compiuto da RdC nel campo
della teoria senza cercare e tantomeno dare risposte a quelle domande
conferma che Rete dei Comunisti non appartiene al movimento comunista.

2. _Il contropiano del piano del capitale_. Dichiararsi promotori e
fautori di un "contropiano" è un'altra conferma dell'appartenenza di
Rete dei Comunisti alla sinistra borghese e della sua estraneità al
movimento comunista. Proporsi come proprio compito un "contropiano"
significa infatti proporsi di combattere il "piano del capitale", quindi
essere convinti che esiste un "piano del capitale": i capitalisti
sarebbero veramente in grado di elaborare un loro piano di gestione
delle vita economica e politica della società, gestirebbero
effettivamente la società secondo questo loro piano e la sinistra
dovrebbe impedire loro di attuarlo. Questa vecchia concezione dei propri
compiti da parte di persone e gruppi che si dicevano comunisti è già
stata da noi comunisti esaminata e confutata molti anni fa in uno
scritto non a caso intitolato _ Don Chisciotte e i mulini a vento [16]_
(1985) e ad esso rimandiamo i nostri lettori. La tesi che i capitalisti
non si contrappongono l'un l'altro perché ognuno deve valorizzare il
proprio capitale, ma collaborano secondo un piano da essi elaborato per
spremere i lavoratori e le masse popolari, è tesi fondante della
concezione del mondo che la Scuola di Francoforte (Horkheimer, Adorno,
Pollock, Marcuse & C) contrappose nella prima metà del secolo scorso al
marxismo, nell'ambito della lotta contro il movimento comunista. Se i
capitalisti agivano in base a un piano, per porre rimedio ai mali della
società borghese non era necessario instaurare il socialismo. Bastava
indurli ad adottare un piano meno malvagio: non rivoluzione ma riforme.
In effetti la teoria del "piano del capitale" è la negazione del
marxismo e quindi del movimento comunista che sul marxismo si fonda.
Secondo il marxismo il capitalismo è un ben definito modo di produzione
formatosi in Europa a partire dal secolo XI. Cosa è un modo di
produzione? È il sistema di relazioni che mette i lavoratori nelle
condizioni di produrre e li induce a lavorare. Il capitalismo è il modo
di produzione in cui i proprietari dei mezzi e delle condizioni della
produzione assumono i proletari e li fanno lavorare a produrre merci
(beni o servizi). Come ogni modo di produzione, il capitalismo funziona
secondo sue proprie leggi che Marx ha scoperto e illustrato in _Il
capitale_. I capitalisti devono conformarsi a quelle leggi. Le leggi
proprie della valorizzazione del capitale per ogni capitalista, singoli
o associati, sono leggi di natura, oggettive, indipendenti dalla sua
volontà. Esse costringono gli amministratori del capitale a spremere i
lavoratori e le masse popolari. Lo sfruttamento degli operai non è cosa
che dipenda dalle idee o dal carattere dei capitalisti, non è una
questione soggettiva, intellettuale o morale. Il capitalista è un
amministratore del capitale: se non obbedisce alle leggi del modo di
produzione, viene sostituito da un capitalista che vi si attiene, da un
capitalista suo concorrente. Per questo i proletari possono liberarsi
dall'oppressione dei capitalisti solo ponendo fine al modo di produzione
capitalista.

Erigere a propria insegna la lotta contro il piano del capitale anziché
proporsi di instaurare il socialismo ed eliminare il capitalismo, è
rinnegamento del movimento comunista.

3. _La sponda politica delle lotte operaie e popolari_. La concezione
del partito comunista come sponda (gruppo di sostegno delle
rivendicazioni e richieste degli operai e delle masse popolari in
generale) nelle istituzioni del sistema politico del nostro paese, la
Repubblica Pontificia, è la riproposizione, con parole da sinistra
borghese, del ruolo riformista che il vecchio PCI ha effettivamente
svolto finché era diretto dai revisionisti, durante il periodo del
"capitalismo dal volto umano", prima che incominciasse la seconda crisi
per sovrapproduzione assoluta di capitale [17], quando il movimento
comunista era tanto forte nel mondo da far paura alla borghesia e da
portarla a mettere in opera il sistema di controrivoluzione preventiva
[18]. Inutile dimostrare che queste condizioni non esistono più, che
voler fare oggi la sponda politica delle lotte delle masse popolari
significa voler fare i riformisti in un contesto senza riforme. Il
partito comunista deve porsi come obiettivo l'instaurazione del
socialismo, non l'obiettivo di fare la sponda politica. Non a caso nei
paesi imperialisti i partiti comunisti ridottisi a fare da sponda
politica sono ridotti al lumicino o scomparsi.

4. Il superamento della forma partito. Per instaurare il socialismo la
classe operaia deve avere un partito comunista, un partito costituito da
uomini e donne legati l'uno all'altro dalle relazioni ideologiche,
politiche e organizzative esposte poco più di un secolo fa da Lenin
(_Che fare?_ (1902) e _Un passo avanti e due indietro_ (1904)).
L'esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria con i suoi
successi e le sue sconfitte ha confermato pienamente le indicazioni di
Lenin e le ha arricchite con gli apporti di Mao che abbiamo riassunto in
_ La ottava discriminante [19] _(in_ La Voce_ n. 41). Invece secondo i
fautori del "superamento della forma partito" i comunisti non dovrebbero
più essere legati l'uno all'altro dalle relazioni ideologiche, politiche
e organizzative indicate da Lenin, ma sarebbero un'accolta di individui
e gruppi ognuno dei quali liberamente (nel senso deteriore di
arbitrariamente e individualisticamente) si professa comunista e al più
sono connessi in rete. Il "superamento della forma partito" accomuna
Rete dei Comunisti ad altri gruppi della sinistra borghese e la fa
continuatrice non del movimento comunista ma delle correnti opportuniste
già individuate e denunciate da Lenin più di un secolo fa. Esso è un
altro dei tratti che rende Rete dei Comunisti estranea al movimento
comunista.

Questi quattro tratti caratteristici di Rete dei Comunisti giustificano
la nostra indicazione di RdC come "ala sinistra della sinistra
borghese". Quindi non si tratta di insulti, ma di chiare e buone
ragioni.

Non fate quindi gli offesi, signori esponenti della Rete dei Comunisti,
ma piuttosto chiarite a voi stessi e ai vostri seguaci come vi
posizionate rispetto al movimento comunista.

Il futuro è del comunismo. A nessuno è precluso di partecipare alla
rivoluzione socialista. Basta volerlo!

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