[RSF] FW: [reteromanapalestina] Sintesi per reteromanapales…

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Autor: pilar castel
Data:  
A: forumroma@inventati.org
Assumpte: [RSF] FW: [reteromanapalestina] Sintesi per reteromanapalestina@googlegroups.com - 5 aggiornamenti in 4 argomenti


To: reteromanapalestina@???
From: reteromanapalestina@???
Subject: [reteromanapalestina] Sintesi per reteromanapalestina@??? - 5 aggiornamenti in 4 argomenti
Date: Mon, 4 May 2015 07:01:12 +0000










              reteromanapalestina@???




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      [unponteper] inchiesta ONU: Israele è responsabile di aver colpito scuole e rifugi delle Nazioni Unite a Gaza, PER CHI NON HA GIà LETTO .... -
      1 aggiornamento





      R: Re: (ComitatoNoNato) I: articolo di Ramzy Baroud -
      1 aggiornamento





      I: articolo di Ramzy Baroud -
      2 aggiornamenti





      R: [reteromanapalestina] RESPONSABILI E VEGOGNA A YARMOUK (da Counterpunch) -
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      [unponteper] inchiesta ONU: Israele è responsabile di aver colpito scuole e rifugi delle Nazioni Unite a Gaza, PER CHI NON HA GIà LETTO ....









          loretta mussi <lorettamussi48@???>: May 03 05:03PM +0200


        


        ...in vista della inizitiva su gaza che si vuol fare in giugno


loretta​







*Loretta Mussi*

*06-45479147*

*3338312194*



---------- Messaggio inoltrato ----------

Da: Carlo <carlo.tagliacozzo@???>

Date: 3 maggio 2015 12:43

Oggetto: [unponteper] inchiesta ONU: Israele è responsabile di aver colpito

scuole e rifugi delle Nazioni Unite a Gaza

A: actionforpeace@???, cappa@???,

unponteper@???







i primi risultati di un'inchiesta ONU nelle dichiarazioni di Ban Ki Moon.

saluti carlo



*Da un’inchiesta risulta che Israele è responsabile di aver colpito scuole

e rifugi delle Nazioni Unite a Gaza*



Ban Ki-moon condanna gli attacchi, compreso quello alla scuola delle

Nazioni unite, in cui furono uccise 20 persone e ferite dozzine,

qualificandoli “ questione di estrema gravità”



Peter Beaumont, Gerusalemme



*The Guardian

<http://www.theguardian.com/world/2015/apr/27/israel-responsible-gaza-strikes-un-schools-ban-ki-moon>*



Lunedì 27 aprile 2015, aggiornato martedì 28 aprile 2015



Israele è responsabile per aver colpito sette siti delle Nazioni Unite

utilizzati come rifugi per i civili durante la guerra di Gaza del 2014,

azione in cui sono morti 44 palestinesi e 227 sono rimasti feriti: questa

la conclusione di un’inchiesta ordinata dal Segretario Generale delle

Nazioni Unite Ban Ki-moon.



Presentando il rapporto lunedì, Ban ha condannato gli attacchi definendoli

“una questione di estrema gravità” e ha detto che “coloro che hanno

confidato di essere al sicuro e che hanno chiesto e ottenuto riparo in quei

luoghi si sono viste negare le loro speranze e la loro fiducia.”



Ban ha ribadito che i siti ONU erano “inviolabili”.



Il problema è particolarmente delicato in quanto la posizione delle

strutture dell’ONU – comprese le scuole usate come rifugi – viene

regolarmente comunicata all’esercito israeliano ed aggiornata in tempo di

guerra.



Le critiche di Ban sono state pubblicate in una lettera che riassumeva un

rapporto interno riservato di 207 pagine, commissionato dal Segretario

Generale a novembre.



In questa lettera Ban accusa anche gruppi di miliziani palestinesi per aver

messo a rischio alcune scuole dell’ONU a Gaza nascondendo armi in tre

luoghi che non erano usati come rifugi.



*Leggi tutto nell'allegato *











_______________________________________________

unponteper mailing list

unponteper@???

http://lists.unponteper.it/listinfo.cgi/unponteper-unponteper.it






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      R: Re: (ComitatoNoNato) I: articolo di Ramzy Baroud









          "brandienzo@???" <brandienzo@???>: May 03 02:51PM +0200


        


        Cara Loretta, non sono molto d'accordo con quello che scrivi. 1) Ho riletto l'articolo di Baroud. In nessun punto parla esplicitamente delle responsabilità di Hamas, che stimo come movimento di resistenza antisionista, ma che nel caso della Siria ha commesso un errore imperdonabile che si è rivelato anche autolesionista.2) Baroud, ed anche mi sembra tu, pensate che la salvezza di Yarmouk risieda in una fantomatica azione unitaria nei confronti della cosiddetta "comunità internazionale".  In realtà la cosiddetta "comunità internazionale" è ben felice di ciò che succede a Yarmouk ed in Siria visto che il suo principale scopo è alimentare la guerra fino alla distruzione della Siria.3) Non capisco il tuo commento sfavorevole che mi hai inviato sul commento di Fulvio che mi sembra del tutto pertinente. In particolare Un Ponte Per, sotto la sciagurata direzione di Martina Pignatti, continua da anni nella sua sua forsennata campagna antisiriana, invece di
tentare azioni di mediazione. Ciao, Enzo










----Messaggio originale----



Da: lorettamussi48@???



Data: 03/05/2015 13.26



A: "brandienzo@???"<brandienzo@???>



Cc: "'marco di renzo' via reteromanapalestina"<reteromanapalestina@???>, "unponteper"<unponteper@???>, "nowaroma@???"<nowaroma@???>, "'Mari Cor' via ComitatoNoNato"<comitatononato@???>



Ogg: Re: (ComitatoNoNato) I: articolo di Ramzy Baroud







Metto sotto anch'io la risposta che ho dato ad Enzo. Per il futuro però Enzo, e per correttezza, non coinvolgere nelle cose che scrivo io e ​nei dibattitti della Rete Roman​a​ Palestina, ​​sigle dove ci sono anche persone come Fulvio Grimaldi, che ​non devono entrare nei dibatti della Rete, alla quale non appartengono​, che ​ non tengono conto della storia e delle scelte delle persone,​ sanno solo essere offensive​ e da anni sono screditate ovunque si presentino​. ​Loretta

Risposta ad Enzo

si, la situazione è quella che descrivi. Ramzi Barud ha cercato disintetizzate le responsabilità degli attori in campo. Anch'io pensoche la responsabilità di gran lunga maggiore sia dei FratelliMusulmani e simili, (e dall'articolo si capisce), e di chi li hasostenuti, ma pur essendo convinta che il Governo di Assad (checomunque non amo) non andava attaccato conoscendo, soprattutto dopola Libia, quale sarebbe stato l'esito finale, credo che Al Assad abbiafatto dei gravi errori, soprattutto all'inizio (quando leprovocazioni, benché numerose e ciniche potevano essere ancorafermate), poi la situazione è diventata ingovernabile.Di Barud ho letto parecchie cose, non è certo amico di Hamas ed è figura laica.Ma quello che mi interessa soprattutto è il pensiero finale: seavessimo messo da parte fin dall'inizio le nostre divisioni (purmantenendo le nostre idee), e, visto che non abbiamo saputo farealtro che discutere tra noi, tutti quanti, avessimo lanciato una
veracampagna per la salvezza di Yarmouk, forse le cose sarebbero andatediversamente.Ma questo riguarda la incapacità di tutta la sinistra di mettere incampo delle risposte organiche ed unitarie sia in materia di politicaestera che interna, per cui agli imperialisti e ai loro burattini nonfacciamo neppure il solletico.E questo fa star male parecchi di noi, perchè non possono bastare dicerto gli sparuti presidi che ogni tanto vengono messi in piedi.Loretta







Loretta Mussi06-454791473338312194



Il giorno 3 maggio 2015 10:43, 'brandienzo@???' via ComitatoNoNato <comitatononato@???> ha scritto:

Avevo risposto privatamente a Loretta per evitare ulteriori polemiche, ma viste le considerazioni di Marco Di Renzo, da cui dissento profondamente, mi vedo costretto a diffondere la mia risposta, che spero possa essere materia di riflessione, Vincenzo Brandi









----Messaggio originale----



Da: brandienzo@???



Data: 03/05/2015 10.25



A: <loretta.mussi@???>



Ogg: articolo di Ramzy Baroud







Cara Loretta, scrivo solo a te per evitare il solito codazzo di polemiche, ma devo dire che l'articolo di Baroud da te diffuso, che distribuirebbe equamente tutte le responsabilità per i fatti di Yarmouk, in realtà è molto di parte ed omissivo perchè tace sostanzialmente su quelli che sono i principali responsabili, cioè la direzione generale di Hamas e la sua organizzazione locale all'interno del campo che già nel 2012 aderì alla ribellione armata facendo entrare i jihadisti nel quartiere (invece di presidiarlo in collaborazione con le altre organizzazioni laiche) e lo traformò in un campo di battaglia.Conoscevo già l'articolo e l'avevo tradotto su richiesta di Diana Carminati cui avevo già espresso le mie perplessità e le mie considerazioni che cerco di riassumere di seguito:



-L'articolo è molto retorico, indignato, impostato su motivazioni in gran parte umanitarie, ma (a parte le giuste considerazioni sulle passate responsabilità di Israele e dell'ANP) evita di fare un'analisi politica razionale sullo scontro in atto nel mondo arabo tra paesi reazionari ed oscurantisti (vedi ad esempio Arabia Saudita e Qatar) e le forze laiche, sulle manovre dell'imperialismo, sul fallimento delle tanto decantate "primavere arabe" che tanti ingiustificati entusiasmi avevano indotto.-Non vengono nemmeno citati tra i "colpevoli" quelle organizzazioni palestinesi, come Hamas, che, ospiti molto ben trattati del governo siriano per anni, lo tradirono con un improvviso voltafaccia allo scoppio della crisi su ordine della Fratellanza Musulmana trasferendo il proprio quartier generale in Qatar. -Sulla falsariga di questo voltafaccia l'organizzazione Aknaf Beit al-Maqdis (sezione di Hamas e dei Fratelli Musulmani a Yarmouk) nel dicembre
2012 fece entrare nello strategico quartiere di Yarmouk (posto a sud del centro della città) i Jihadisti dell'FSA e poi di al-Nusra, con l'obiettivo di irrompere da qui verso il centro di Damasco. Se l'esercito (schierato a nord del quartiere per difendere il centro di Damasco) ha frenato l'attacco anche con l'uso dell'artiglieria, e se Yarmouk è diventato la prima linea, penso che la responsabilità maggiore sia di chi si è alleato con le bande definite "criminali" dallo stesso Ramzy.-Negli anni seguenti l'UNRWA ha fatto affluire degli aiuti all'interno del campo con l'aiuto del governo (che è sempre ringraziato nei comunicati ufficiali dell''UNRWA), nonostante i continui sequestri di cibo e gli attacchi dei jihadisti. La maggior parte della popolazione del campo è fuggita verso le zone controllate dall'esercito (e non verso le zone tenute dai jihadisti!) ponendosi sotto la protezione del governo. i 18000 rimasti nel
campo sono sostanzialmente circa 2000 combattenti di Aknaf, le loro famiglie e altri civili legati ad Hamas e alla jihad.-Ultimamente Hamas, rimasto isolato dopo il colpo di stato anti-Fratellanza in Egitto e le pressioni dell'Arabia Saudita sul Qatar (protettore della Fratellanza Musulmana, invisa ai Sauditi) che ha portato alla sostanziale espulsione di Hamas dallo stesso Qatar, ha cercato di riaccostarsi al governo siriano. Ciò ha indotto al-Nusra e Deash ad iimpossessarsi del campo. Le formazioni di Al Nusra e altri gruppi jihadisi già presenti nel quartiere hanno permesso l'entrata di Daesh da sud, mentre l'esercito si trova ancora agli ingressi nord del campo per difendere il centro di Damasco.-Le formazioni laiche palestinesi filosiriane (Fronte Popolare-Comando Generale, Al Fatah-Intifada, Al Saika) stanno cercando di riconquistare il quartiere con l'aiuto esterno dell'esercito e di una parte dello stesso Aknaf. Attualmente (vedi SpondaSud, ultimi
articoli) circa il 30% del quartiere è stato liberato, mentre il 70% è ancora nelle mani di Daesh e Al Nusra, alleati, e di altre formazioni jihadiste (in cui purtroppo combattono anche molti Palestinesi). Non vedo perchè Ramzy consideri scandalosa questa alleanza tra governo e formazioni palestinesi, ma è evidente il suo atteggiamento ferocemente antisiriano e sostanzialmente filo-Hamas e filo-Fratellanza Musulmana (anche l'episodio di Tell al-Zaatar andrebbe contestualizzato nell'ambito della guerra civile libanese, ma ora non c'è tempo)-Per chiarire meglio il mio pensiero ti mando, insieme alla mia traduzione dell'articolo, un mio articolo (necessariamente schematico per mancanza di spazio) che uscirà sulla "Voce" di maggio e copia di un volantino di Nowar che cita una serie di fonti vicine al Fronte Popolare come il sito Kalafani.it, interviste a Radio Onda Rossa, SpondaSud, ecc.Ci sentiamo con calma, Vincenzo



Editioni Weekend, Aprile 17-19,

2015





Fai qualcosa, qualsiasi cosa





Fare i nomi e svergognare (i colpevoli) a

Yarmouk





di RAMZY BAROUD





La popolazione del Campo Profughi

Palestinesi di Yarmouk, in Siria – che una volta superava i 25000 abitanti,

diminuita nel corso della guerra civile Siriana a 18000 – è un microcosmo della

storia dell’intera nazione, il cui dolore perpetuo fa vergognare tutti noi,

nessuno escluso.











I profughi che sono fuggiti dalla

guerra Siriana o che sono sfollati nella stessa Siria, stano sperimentando la

crudele realtà dei terreni aspri ed inospitali della guerra e dei regimi Arabi.

Molti di coloro che sono rimasti a Yarmouk sono stati fatti a pezzi dai

bidoni-bomba dell’esercito Siriano, o sono diventati vittime dai malvagi,

violenti gruppi che controllano il campo, incluso il Fronte al-Nusra, ed infine

lo Stato Islamico (IS).











Coloro che hanno fatto in modo di

evitare di essere feriti stanno morendo di fame. La fame a Yarmouk è

responsabilità di tutte le parti coinvolte, e le “condizioni disumane” cui

devono sottostare i residenti – specialmente a partire dal Dicembre 2012 – è un

distintivo di vergogna sulla fronte della comunità internazionale in

generale, e della Lega Araba in

particolare. Questi sono alcuni dei colpevoli per le sofferenze di Yarmouk:











Israele











Israele ha una responsabilità

diretta per la situazione penosa dei profughi a Yarmouk. I profughi di Yarmouk

sono per la maggior parte i discendenti dei profughi Palestinesi provenienti

dalla Palestina storica, specialmente dalle città del Nord, inclusa Safad, che

ora fa parte di Israele. Il campo fu creato nel 1957, circa dieci anni dopo la

Nakba – la “Catastrofe” del 1948, che vide l’espulsione di quasi un milione di

profughi dalla Palestina. Doveva essere un rifugio temporaneo, ma divenne una

sede permanente. I suoi residenti non hanno mai rinunciato al loro diritto al

ritorno in Palestina, un diritto inserito nella Risoluzione dell’ONU 194.











Israele sa che la memoria dei

profughi è il suo maggiore nemico, così che quando la dirigenza Palestinese

richiese che Israele permettesse ai profughi di Yarmouk di raggiungere la

Cisgiordania, il Primo Ministro Israeliano Netanyhau pose una condizione: che

rinunciassero al diritto al ritorno. I Palestinesi rifiutarono. La storia ha

dimostrato che i Palestinesi sopporterebbero sofferenze indicibili pur di non

rinunciare al loro diritto al ritorno. Il fatto che Netanyhau abbia posto una

simile condizione non è solo una testimonianza della paura di Israele per la

memoria Palestinese, ma anche dell’opportunismo politico e della vera e propria

spietatezza del governo Israeliano.











L’Autorità Palestinese (PA)











La PA fu stabilita nel 1994 sulla

base di un atto costitutivo che chiaramente prevedeva che un piccolo gruppo di

Palestinesi “tornasse” nei territori occupati, installasse alcune istituzioni e

drenasse miliardi di dollari di aiuti internazionali, in cambio della rinuncia

al diritto al ritorno per i profughi Palestinesi, e rinunciando ad ogni

rivendicazione di una reale sovranità ed indipendenza nazionale Palestinese.











Quando la guerra civile in Siria

cominciò a travolgere rapidamente i profughi, e sebbene ciò fosse prevedibile,

il Presidente Mahmoud Abbas fece tanto poco quasi come se la faccenda non

riguardasse il popolo Palestinese nel suo complesso. Di fatto Abbas fece alcune dichiarazioni invitando

i Siriani a tener fuori i profughi da ciò che era un conflitto essenzialmente

Siriano, ma niente più. Quando lo Stato Islamico occupò il campo, Abbas inviò

il suo ministro del lavoro, Ahmad Majadani in Siria. Quest’ultimo fece una

dichiarazione sul fatto che le varie fazioni (palestinesi) ed il regime siriano

si sarebbero uniti contro lo Stato Islamico – che, se fosse stata vera, avrebbe

verosimilmente causato la morte di altre centinaia di persone.











Se Abbas avesse investito il 10

percento dell’energia spesa nella sua battaglia contro Hamas attraverso i media

governativi o una minima parte del suo impegno nell’inutile “processo di pace”,

avrebbe potuto almeno ottenere la necessaria attenzione ed il sostegno internazionale atti a far sì che la

drammatica situazione dei profughi palestinesi nel campo di Yarmouk in Siria

fosse trattato a livello di urgenza. Invece furono lasciati a morire da soli.











Il regime siriano











Quando i ribelli occuparono Yarmouk

nel dicembre del 2012, le forze del Presidente Bashar al-Assad bombardarono il

campo senza pietà mentre i media siriani non cessavano di parlare della

liberazione di Gerusalemme. La contraddizione tra le parole e gli atti quando

si tratta di Palestina è una sindrome araba che ha interessato ogni singolo

governo o dirigente arabo fin da quando la Palestina divenne “la questione

palestinese” ed i Palestinesi divennero il “problema dei profughi”.











La Siria non è un’eccezione, ma

Assad, come suo padre Hafez prima di lui, è particolarmente scaltro

nell’utilizzare la Palestina come un grido di battaglia finalizzato

esclusivamente a legittimare il suo regime che si atteggia come una forza

rivoluzionaria che combatte colonialismo ed imperialismo. I Palestinesi non

dimenticheranno mai l’assedio ed il massacro di Tel al-Zaatar (dove i profughi palestinesi

in Libano furono assediati, massacrati

ma anche affamati come risultato dell’assedio e del massacro effettuato

dalle milizie della destra libanese e dall’esercito siriano nel 1976). Così

come non dimenticheranno né perdoneranno ciò che sta accadendo a Yarmouk oggi.

Molte delle case di Yarmouk sono state trasformate in macerie dai barili-bomba

di Assad, dalle granate e dai bombardamenti aerei.











I ribelli











Il cosiddetto Esercito Libero

Siriano (FSA) non avrebbe mai dovuto entrare a Yarmouk, non importa quanto

fossero determinati nella ricerca di un vantaggio militare nella loro guerra

contro Assad. Fu un atto criminale ed irresponsabile considerando il fatto che,

a differenza dei profughi siriani i Palestinesi non avevano alcun posto dove

andare e nessuno a cui rivolgersi. L’FSA provocò l’ira del regime, e non fu in

grado nemmeno di controllare il campo, che cadde nelle mani di varie milizie

pronte a complottare e trattare tra di loro per sconfiggere i loro nemici, che

potevano eventualmente diventare loro alleati nella successive drammatiche

battaglie di strada per il controllo del campo.











L’entrata dello Stato Islamico

(IS) a Yarmouk è stata favorita dal Fronte al-Nusra che è un nemico dell’IS

dappertutto tranne che a Yarmouk. Nusra spera di usare l’IS per sconfiggere la

principale resistenza nel campo, organizzata da Aknaf Beit al-Maqdis, prima di far tornare il campo assediato sotto

il controllo dei gruppi affiliati ad al-Queda. E mentre le bande criminali

stanno sviluppando le loro politiche e gestendo i loro baratti, i profughi

palestinesi stanno morendo in massa.











Le Nazioni Unite e la Lega Araba











Grida di aiuto provenienti da

Yarmouk si sono udite per anni, e nessuno ancora vi ha fatto attenzione.






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      I: articolo di Ramzy Baroud









          "brandienzo@???" <brandienzo@???>: May 03 10:43AM +0200


        


        Avevo risposto privatamente a Loretta per evitare ulteriori polemiche, ma viste le considerazioni di Marco Di Renzo, da cui dissento profondamente, mi vedo costretto a diffondere la mia risposta, che spero possa essere materia di riflessione, Vincenzo Brandi










----Messaggio originale----



Da: brandienzo@???



Data: 03/05/2015 10.25



A: <loretta.mussi@???>



Ogg: articolo di Ramzy Baroud







Cara Loretta, scrivo solo a te per evitare il solito codazzo di polemiche, ma devo dire che l'articolo di Baroud da te diffuso, che distribuirebbe equamente tutte le responsabilità per i fatti di Yarmouk, in realtà è molto di parte ed omissivo perchè tace sostanzialmente su quelli che sono i principali responsabili, cioè la direzione generale di Hamas e la sua organizzazione locale all'interno del campo che già nel 2012 aderì alla ribellione armata facendo entrare i jihadisti nel quartiere (invece di presidiarlo in collaborazione con le altre organizzazioni laiche) e lo traformò in un campo di battaglia.Conoscevo già l'articolo e l'avevo tradotto su richiesta di Diana Carminati cui avevo già espresso le mie perplessità e le mie considerazioni che cerco di riassumere di seguito:



-L'articolo è molto retorico, indignato, impostato su motivazioni in gran parte umanitarie, ma (a parte le giuste considerazioni sulle passate responsabilità di Israele e dell'ANP) evita di fare un'analisi politica razionale sullo scontro in atto nel mondo arabo tra paesi reazionari ed oscurantisti (vedi ad esempio Arabia Saudita e Qatar) e le forze laiche, sulle manovre dell'imperialismo, sul fallimento delle tanto decantate "primavere arabe" che tanti ingiustificati entusiasmi avevano indotto.-Non vengono nemmeno citati tra i "colpevoli" quelle organizzazioni palestinesi, come Hamas, che, ospiti molto ben trattati del governo siriano per anni, lo tradirono con un improvviso voltafaccia allo scoppio della crisi su ordine della Fratellanza Musulmana trasferendo il proprio quartier generale in Qatar. -Sulla falsariga di questo voltafaccia l'organizzazione Aknaf Beit al-Maqdis (sezione di Hamas e dei Fratelli Musulmani a Yarmouk) nel dicembre
2012 fece entrare nello strategico quartiere di Yarmouk (posto a sud del centro della città) i Jihadisti dell'FSA e poi di al-Nusra, con l'obiettivo di irrompere da qui verso il centro di Damasco. Se l'esercito (schierato a nord del quartiere per difendere il centro di Damasco) ha frenato l'attacco anche con l'uso dell'artiglieria, e se Yarmouk è diventato la prima linea, penso che la responsabilità maggiore sia di chi si è alleato con le bande definite "criminali" dallo stesso Ramzy.-Negli anni seguenti l'UNRWA ha fatto affluire degli aiuti all'interno del campo con l'aiuto del governo (che è sempre ringraziato nei comunicati ufficiali dell''UNRWA), nonostante i continui sequestri di cibo e gli attacchi dei jihadisti. La maggior parte della popolazione del campo è fuggita verso le zone controllate dall'esercito (e non verso le zone tenute dai jihadisti!) ponendosi sotto la protezione del governo. i 18000 rimasti nel
campo sono sostanzialmente circa 2000 combattenti di Aknaf, le loro famiglie e altri civili legati ad Hamas e alla jihad.-Ultimamente Hamas, rimasto isolato dopo il colpo di stato anti-Fratellanza in Egitto e le pressioni dell'Arabia Saudita sul Qatar (protettore della Fratellanza Musulmana, invisa ai Sauditi) che ha portato alla sostanziale espulsione di Hamas dallo stesso Qatar, ha cercato di riaccostarsi al governo siriano. Ciò ha indotto al-Nusra e Deash ad iimpossessarsi del campo. Le formazioni di Al Nusra e altri gruppi jihadisi già presenti nel quartiere hanno permesso l'entrata di Daesh da sud, mentre l'esercito si trova ancora agli ingressi nord del campo per difendere il centro di Damasco.-Le formazioni laiche palestinesi filosiriane (Fronte Popolare-Comando Generale, Al Fatah-Intifada, Al Saika) stanno cercando di riconquistare il quartiere con l'aiuto esterno dell'esercito e di una parte dello stesso Aknaf. Attualmente (vedi SpondaSud, ultimi
articoli) circa il 30% del quartiere è stato liberato, mentre il 70% è ancora nelle mani di Daesh e Al Nusra, alleati, e di altre formazioni jihadiste (in cui purtroppo combattono anche molti Palestinesi). Non vedo perchè Ramzy consideri scandalosa questa alleanza tra governo e formazioni palestinesi, ma è evidente il suo atteggiamento ferocemente antisiriano e sostanzialmente filo-Hamas e filo-Fratellanza Musulmana (anche l'episodio di Tell al-Zaatar andrebbe contestualizzato nell'ambito della guerra civile libanese, ma ora non c'è tempo)-Per chiarire meglio il mio pensiero ti mando, insieme alla mia traduzione dell'articolo, un mio articolo (necessariamente schematico per mancanza di spazio) che uscirà sulla "Voce" di maggio e copia di un volantino di Nowar che cita una serie di fonti vicine al Fronte Popolare come il sito Kalafani.it, interviste a Radio Onda Rossa, SpondaSud, ecc.Ci sentiamo con calma, Vincenzo

Editioni Weekend, Aprile 17-19,

2015



Fai qualcosa, qualsiasi cosa



Fare i nomi e svergognare (i colpevoli) a

Yarmouk



di RAMZY BAROUD



La popolazione del Campo Profughi

Palestinesi di Yarmouk, in Siria – che una volta superava i 25000 abitanti,

diminuita nel corso della guerra civile Siriana a 18000 – è un microcosmo della

storia dell’intera nazione, il cui dolore perpetuo fa vergognare tutti noi,

nessuno escluso.







I profughi che sono fuggiti dalla

guerra Siriana o che sono sfollati nella stessa Siria, stano sperimentando la

crudele realtà dei terreni aspri ed inospitali della guerra e dei regimi Arabi.

Molti di coloro che sono rimasti a Yarmouk sono stati fatti a pezzi dai

bidoni-bomba dell’esercito Siriano, o sono diventati vittime dai malvagi,

violenti gruppi che controllano il campo, incluso il Fronte al-Nusra, ed infine

lo Stato Islamico (IS).







Coloro che hanno fatto in modo di

evitare di essere feriti stanno morendo di fame. La fame a Yarmouk è

responsabilità di tutte le parti coinvolte, e le “condizioni disumane” cui

devono sottostare i residenti – specialmente a partire dal Dicembre 2012 – è un

distintivo di vergogna sulla fronte della comunità internazionale in

generale, e della Lega Araba in

particolare. Questi sono alcuni dei colpevoli per le sofferenze di Yarmouk:







Israele







Israele ha una responsabilità

diretta per la situazione penosa dei profughi a Yarmouk. I profughi di Yarmouk

sono per la maggior parte i discendenti dei profughi Palestinesi provenienti

dalla Palestina storica, specialmente dalle città del Nord, inclusa Safad, che

ora fa parte di Israele. Il campo fu creato nel 1957, circa dieci anni dopo la

Nakba – la “Catastrofe” del 1948, che vide l’espulsione di quasi un milione di

profughi dalla Palestina. Doveva essere un rifugio temporaneo, ma divenne una

sede permanente. I suoi residenti non hanno mai rinunciato al loro diritto al

ritorno in Palestina, un diritto inserito nella Risoluzione dell’ONU 194.







Israele sa che la memoria dei

profughi è il suo maggiore nemico, così che quando la dirigenza Palestinese

richiese che Israele permettesse ai profughi di Yarmouk di raggiungere la

Cisgiordania, il Primo Ministro Israeliano Netanyhau pose una condizione: che

rinunciassero al diritto al ritorno. I Palestinesi rifiutarono. La storia ha

dimostrato che i Palestinesi sopporterebbero sofferenze indicibili pur di non

rinunciare al loro diritto al ritorno. Il fatto che Netanyhau abbia posto una

simile condizione non è solo una testimonianza della paura di Israele per la

memoria Palestinese, ma anche dell’opportunismo politico e della vera e propria

spietatezza del governo Israeliano.







L’Autorità Palestinese (PA)







La PA fu stabilita nel 1994 sulla

base di un atto costitutivo che chiaramente prevedeva che un piccolo gruppo di

Palestinesi “tornasse” nei territori occupati, installasse alcune istituzioni e

drenasse miliardi di dollari di aiuti internazionali, in cambio della rinuncia

al diritto al ritorno per i profughi Palestinesi, e rinunciando ad ogni

rivendicazione di una reale sovranità ed indipendenza nazionale Palestinese.







Quando la guerra civile in Siria

cominciò a travolgere rapidamente i profughi, e sebbene ciò fosse prevedibile,

il Presidente Mahmoud Abbas fece tanto poco quasi come se la faccenda non

riguardasse il popolo Palestinese nel suo complesso. Di fatto Abbas fece alcune dichiarazioni invitando

i Siriani a tener fuori i profughi da ciò che era un conflitto essenzialmente

Siriano, ma niente più. Quando lo Stato Islamico occupò il campo, Abbas inviò

il suo ministro del lavoro, Ahmad Majadani in Siria. Quest’ultimo fece una

dichiarazione sul fatto che le varie fazioni (palestinesi) ed il regime siriano

si sarebbero uniti contro lo Stato Islamico – che, se fosse stata vera, avrebbe

verosimilmente causato la morte di altre centinaia di persone.







Se Abbas avesse investito il 10

percento dell’energia spesa nella sua battaglia contro Hamas attraverso i media

governativi o una minima parte del suo impegno nell’inutile “processo di pace”,

avrebbe potuto almeno ottenere la necessaria attenzione ed il sostegno internazionale atti a far sì che la

drammatica situazione dei profughi palestinesi nel campo di Yarmouk in Siria

fosse trattato a livello di urgenza. Invece furono lasciati a morire da soli.







Il regime siriano







Quando i ribelli occuparono Yarmouk

nel dicembre del 2012, le forze del Presidente Bashar al-Assad bombardarono il

campo senza pietà mentre i media siriani non cessavano di parlare della

liberazione di Gerusalemme. La contraddizione tra le parole e gli atti quando

si tratta di Palestina è una sindrome araba che ha interessato ogni singolo

governo o dirigente arabo fin da quando la Palestina divenne “la questione

palestinese” ed i Palestinesi divennero il “problema dei profughi”.







La Siria non è un’eccezione, ma

Assad, come suo padre Hafez prima di lui, è particolarmente scaltro

nell’utilizzare la Palestina come un grido di battaglia finalizzato

esclusivamente a legittimare il suo regime che si atteggia come una forza

rivoluzionaria che combatte colonialismo ed imperialismo. I Palestinesi non

dimenticheranno mai l’assedio ed il massacro di Tel al-Zaatar (dove i profughi palestinesi

in Libano furono assediati, massacrati

ma anche affamati come risultato dell’assedio e del massacro effettuato

dalle milizie della destra libanese e dall’esercito siriano nel 1976). Così

come non dimenticheranno né perdoneranno ciò che sta accadendo a Yarmouk oggi.

Molte delle case di Yarmouk sono state trasformate in macerie dai barili-bomba

di Assad, dalle granate e dai bombardamenti aerei.







I ribelli







Il cosiddetto Esercito Libero

Siriano (FSA) non avrebbe mai dovuto entrare a Yarmouk, non importa quanto

fossero determinati nella ricerca di un vantaggio militare nella loro guerra

contro Assad. Fu un atto criminale ed irresponsabile considerando il fatto che,

a differenza dei profughi siriani i Palestinesi non avevano alcun posto dove

andare e nessuno a cui rivolgersi. L’FSA provocò l’ira del regime, e non fu in

grado nemmeno di controllare il campo, che cadde nelle mani di varie milizie

pronte a complottare e trattare tra di loro per sconfiggere i loro nemici, che

potevano eventualmente diventare loro alleati nella successive drammatiche

battaglie di strada per il controllo del campo.







L’entrata dello Stato Islamico

(IS) a Yarmouk è stata favorita dal Fronte al-Nusra che è un nemico dell’IS

dappertutto tranne che a Yarmouk. Nusra spera di usare l’IS per sconfiggere la

principale resistenza nel campo, organizzata da Aknaf Beit al-Maqdis, prima di far tornare il campo assediato sotto

il controllo dei gruppi affiliati ad al-Queda. E mentre le bande criminali

stanno sviluppando le loro politiche e gestendo i loro baratti, i profughi

palestinesi stanno morendo in massa.







Le Nazioni Unite e la Lega Araba







Grida di aiuto provenienti da

Yarmouk si sono udite per anni, e nessuno ancora vi ha fatto attenzione.

Recentemente, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha deciso di organizzare un

convegno e di discutere sulla situazione come se la faccenda non fosse una

priorità della massima importanza già da anni. A parte i protagonismi e le

dichiarazioni della stampa interessata, le Nazioni Unite hanno sostanzialmente

abbandonato i profughi. Il bilancio dell’UNRWA, che si interessa di circa 60

campi profughi palestinesi in Palestina e nel Medio Oriente, è andato a fondo

in modo così significativo, che l’agenzia spesso si trova sull’orlo della

bancarotta.



L’agenzia dell’ONU per i profughi,

la meglio costruita ed equipaggiata per fronteggiare le crisi, fa poco per i

profughi palestinesi in Siria. Promesse di fondi per l’UNRWA, che francamente

avrebbe potuto contribuire molto meglio ad aumentare la consapevolezza e

sollecitare la comunità internazionale sulla mancanza di attenzione verso i

profughi, sono state raramente mantenute.







La Lega Araba è ancora più

responsabile. La Lega fu istituita in gran parte per unire gli sforzi degli

Arabi per far fronte alla crisi in Palestina, e si riteneva che fosse un forte

difensore dei Palestinesi e dei loro diritti. Ma anche gli Arabi hanno

disconosciuto i Palestinesi visto che si sono concentrati sui conflitti o sugli

interessi più strategici – formando un Esercito Arabo con chiari intenti

settari e finalizzato largamente a saldare i conti.







Molti di noi







Il conflitto siriano ha causato

una grande polarizzazione all’interno di una comunità che una volta sembrava

unita sul tema dei diritti palestinesi. Coloro che hanno preso posizione a

favore del regime siriano non ammetterebbero mai che il governo siriano avrebbe

potuto fare di più per alleviare le

sofferenze del campo. Coloro che sono ostili ad Assad insistono sul fatto che

tutto il male è colpa sua e dei suoi alleati.







Ma entrambi questi gruppi sono

responsabili di aver perso tempo, rendendo confusa la discussione e sprecando

energie che avrebbero potuto essere usate per creare una ben organizzata

campagna internazionale per alzare il livello di consapevolezza, ed

incrementare i fondi ed i meccanismi pratici di sostegno per recare aiuto a

Yarmouk in particolare, e ai profughi palestinesi in Siria in generale. Ma

dovremmo ricordare che vi sono ancora 18000 persone intrappolate a Yarmouk ed

organizzarci in loro favore dato che, persino se non fossimo più in tempo, è

necessario fare qualcosa, qualsiasi cosa.











Ramzy Baroud – www.ramzybaroud.net – è un pubblicista accreditato

a livello internazionale, un consulente dei media, autore di numerosi libri e

fondatore di PalestineChronicle.com. Sta completando attualmente il suo PhD

all’università di Exeter. Il suo ultimo libro è “Mio Padre è stato un

Combattente della Libertà: la Storia non detta di Gaza” (Pluto Press, Londra)





LA “GUERRA CIVILE ARABA”: LA

SIRIA, L’IRAQ, LA LIBIA, LO YEMEN, YARMOUK, E LE MANOVRE DELL’IMPERIALISMO E

DEL SIONISMO L’ultimo dramma che sconvolge il

mondo arabo è l’attacco spietato dell’Arabia Saudita allo Yemen, effettuato con

micidiali bombardamenti che distruggono infrastrutture e uccidono migliaia di

civili. Ma questo non è altro che l’ultimo episodio di quella che è stata

definita “la guerra civile araba” che vede contrapposti due schieramenti: da un

lato troviamo le monarchie oscurantiste, feudali e confessionali del Golfo

Arabico, con l’Arabia Saudita in testa, dominata dalla setta fondamentalista

dei Wahabiti, un paese dove le donne non godono di alcun diritto e dove si può

essere condannati a morte per




          loretta mussi <lorettamussi48@???>: May 03 01:26PM +0200


        


        Metto sotto anch'io la risposta che ho dato ad Enzo.


Per il futuro però Enzo, e per correttezza, non coinvolgere nelle cose che

scrivo io e

​nei dibattitti della

Rete Roman

​a​

Palestina,

​​

sigle dove ci sono *anche* persone come Fulvio Grimaldi, che

​non devono entrare nei dibatti della Rete, alla quale non

appartengono

​, che ​

non tengono conto della storia e delle scelte delle persone,



sanno solo essere offensive

​ e da anni sono screditate ovunque si presentino

​. ​

Loretta



Risposta ad Enzo



si, la situazione è quella che descrivi. Ramzi Barud ha cercato di

sintetizzate le responsabilità degli attori in campo. Anch'io penso

che la responsabilità di gran lunga maggiore sia dei Fratelli

Musulmani e simili, (e dall'articolo si capisce), e di chi li ha

sostenuti, ma pur essendo convinta che il Governo di Assad (che

comunque non amo) non andava attaccato conoscendo, soprattutto dopo

la Libia, quale sarebbe stato l'esito finale, credo che Al Assad abbia

fatto dei gravi errori, soprattutto all'inizio (quando le

provocazioni, benché numerose e ciniche potevano essere ancora

fermate), poi la situazione è diventata ingovernabile.

Di Barud ho letto parecchie cose, non è certo amico di Hamas ed è figura

laica.

Ma quello che mi interessa soprattutto è il pensiero finale: se

avessimo messo da parte fin dall'inizio le nostre divisioni (pur

mantenendo le nostre idee), e, visto che non abbiamo saputo fare

altro che discutere tra noi, tutti quanti, avessimo lanciato una vera

campagna per la salvezza di Yarmouk, forse le cose sarebbero andate

diversamente.

Ma questo riguarda la incapacità di tutta la sinistra di mettere in

campo delle risposte organiche ed unitarie sia in materia di politica

estera che interna, per cui agli imperialisti e ai loro burattini non

facciamo neppure il solletico.

E questo fa star male parecchi di noi, perchè non possono bastare di

certo gli sparuti presidi che ogni tanto vengono messi in piedi.



Loretta









*Loretta Mussi*

*06-45479147*

*3338312194*



Il giorno 3 maggio 2015 10:43, 'brandienzo@???' via ComitatoNoNato <






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      R: [reteromanapalestina] RESPONSABILI E VEGOGNA A YARMOUK (da Counterpunch)









          marco di renzo <marcodirenzo@???>: May 03 09:58AM +0200


        


        Grazie Loretta. Mi sembra un articolo che comincia a tirare fuori alcune veritá su Yarmouk. Abbiamo taciuto troppo a lungo durante l'assedio. Credo che occorra cominciare a parlare e anche a dividersi sulla Siria. Come sempre restare in silenzio equivale a prendere posizione per il più forte. Ciao! 




Inviato dal mio dispositivo Samsung



-------- Messaggio originale --------

Da: loretta mussi <lorettamussi48@???>

Data: 02/05/2015 22:56 (GMT+01:00)

A: reteromanapalestina <reteromanapalestina@???>, unponteper <unponteper@???>

Oggetto: [reteromanapalestina] RESPONSABILI E VEGOGNA A YARMOUK (da Counterpunch)



Inoltro l'articolo in allegato e copiato sotto, che ho tradotto dall'inglese. Al link la versione originaria riportata, anche questa, da Nena News. A mio parere un articolo che illustra in modo lucido e chiaro tutte le responsabilità nella tragedia di Yarmouk. Ce n'è per tutti, anche per ciascuno di noi.Alla fine un appello a metter da parte le diatribe e pensare solo ad una campagna per salvare i rimanenti 18.000 ancora intrappolati. Naming and Shaming in Yarmouk





​salutiloretta​





































RESPONSABILI​TA'​ E VERGOGNA A

YARMOUK







Sono molti i responsabili per la sofferenza

di Yarmouk: Israele, l’autorità palestinese, la lega araba, il governo di Assad, i gruppi

dell’opposizione, le Nazioni Unite. E anche noi.







di Ramzy

Baroud – Counterpunch







La popolazione di

Yarmouk, campo profughi palestinese in Siria, che un tempo superava le 250.000 unità, e che nel corso della guerra civile siriana è scesa a 18.000 – rappresenta

il microcosmo della storia di una nazione intera, il cui dolore infinito deve far

vergognare tutti noi, nessuno escluso.







I rifugiati che sono

fuggiti dalla guerra siriana o che sono sfollati all’interno della Siria

stessa, stanno vivendo una realtà crudele sui terreni difficili e inospitali

della guerra e dei regimi arabi. Molti di coloro che sono rimasti in Yarmouk sono

stati strappati a brandelli dalle bombe barile dell'esercito siriano, o diventati

vittime dei gruppi malvagi e violenti che controllano il campo, tra cui il

Fronte al-Nusra e poi l’ISIS.







Coloro che in

qualche modo sono riusciti a fuggire morte e ferite, stanno morendo di fame. Della

fame a Yarmouk sono responsabili tutte le parti coinvolte, e le

"condizioni disumane" in cui i sopravvissuti sono costretti a vivere–

soprattutto a partire dal dicembre 2012 – sono un distintivo di vergogna che

pesa su tutta la comunità internazionale in generale e sulla Lega araba in

particolare.







Questi sono alcuni

dei colpevoli della sofferenza di Yarmouk:







Israele







Israele porta la diretta

responsabilità della situazione dei profughi di Yarmouk. I profughi di Yarmouk sono

in gran parte discendenti dei rifugiati palestinesi dalla Palestina storica,

specialmente delle città settentrionali, come Safad, che ora si trova

all'interno di Israele. Il campo è stato fondato nel 1957, quasi un decennio

dopo la Nakba – la "catastrofe" del 1948, che ha visto l'espulsione

di quasi 1 milione rifugiati dalla Palestina. Doveva essere un rifugio

temporaneo, ma divenne una sede permanente. I suoi residenti non hanno mai abbandonato

il loro diritto al ritorno in Palestina, un diritto sancito dalla risoluzione

ONU 194.







Israele sa che la

memoria dei profughi è il più grande nemico, così quando la leadership

palestinese chiese ad Israele di consentire ai rifugiati di Yarmouk di essere

accolti in Cisgiordania, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu pose

una condizione: che essi rinunciassero al loro diritto al ritorno. I

palestinesi rifiutarono. La storia ha dimostrato che i palestinesi sono in

grado di sopportare indicibili sofferenze e di non abbandonare i loro diritti

in Palestina. Il fatto che Netanyahu abbia posto tale condizione non è solo la

prova di quanto sia la paura di Israele della memoria palestinese, ma anche dell'opportunismo

politico e della dura spietatezza del governo israeliano.







L'autorità nazionale palestinese (ANP)







L’ANP è stata

istituita nel 1994 sulla base di un atto col quale un piccolo gruppo di

palestinesi "tornati" nei

territori occupati, hanno dato vita ad alcune istituzioni e hanno

drenato alcuni miliardi di dollari di aiuti internazionali, in cambio dell’abbandono

del diritto al ritorno per i profughi palestinesi e lasciando da parte qualsiasi

pretesa su una vera sovranità e nazione palestinese.







Quando la guerra

civile in Siria cominciò a inghiottire rapidamente i rifugiati, e sebbene una

realtà del genere fosse da aspettarsi, l’autorità del Presidente Mahmoud Abbas fece

pochissimo come se la questione non riguardasse il popolo palestinese nel suo

insieme. Vero, Abbas fece alcune affermazioni in cui chiedeva ai siriani di risparmiare

ai rifugiati quella che era essenzialmente una questione siriana, ma non molto

di più. Quando ISIS occupò il campo, Abbas inviò il suo ministro del lavoro,

Ahmad Majdalani in Siria. Quest'ultimo fece una dichiarazione con la quale auspicava

che le fazioni e il regime siriano dovevano unirsi contro ISIS – la qual cosa, se fosse stata applicata,

avrebbe provocato la perdita di centinaia di vite in più.







Se Abbas avesse investito

il 10 per cento dell'energia spesa nella battaglia mediatica del suo "governo" contro Hamas o una

piccola parte di quanto investito in un frivolo "processo di pace", avrebbe

potuto almeno ottenere un po’ di attenzione e di sostegno internazionale nell’affrontare

la situazione dei rifugiati palestinesi di Yarmouk con una certa urgenza. Invece, sono

stati lasciati morire da soli.







Il Regime siriano







Quando i ribelli iniziarono

l’assedio di Yarmouk nel dicembre 2012,

le forze del Presidente Bashar al-Assad colpirono il campo senza pietà mentre i

media siriani non cessavano di parlare della liberazione di Gerusalemme. Le

contraddizioni fra parole e fatti

quando si tratta di Palestina è una sindrome che ha colpito ogni singolo

governo arabo da quando la Palestina è diventata la "questione

palestinese" ed i palestinesi sono diventati "il problema dei

profughi".







La Siria non fa

eccezione, ma, Assad, come suo padre Hafez prima di lui, è particolarmente

esperto nell'utilizzare la Palestina come un grido di battaglia finalizzato

esclusivamente a legittimare il suo regime mentre si atteggia a forza rivoluzionaria,

che combatte il colonialismo e l’imperialismo. I palestinesi non potranno mai

dimenticare l'assedio e il massacro Tel - al-Zaatar (quando i profughi

palestinesi in Libano furono assediati, macellati e lasciati morire di fame nell’assedio

e nel massacro compiuto dalle milizie libanesi di destra e dall'esercito

siriano nel 1976), come non dimenticheranno o perdoneranno ciò che sta

avvenendo a Yarmouk oggi.







Molte delle case di

Yarmouk sono state ridotte in macerie dagli attacchi aerei, dai proiettili e dalle

bombe barile di Assad.







I ribelli







Il cosiddetto

Esercito Libero Siriano (ELS) non avrebbe mai dovuto entrare a Yarmouk, non

importa quanto fosse la loro volontà e disperazione di guadagnare terreno nella guerra contro Assad. Ciò è stato

irresponsabile e criminale considerando il fatto che i Palestinesi, a

differenza dei rifugiati siriani, non avevano un posto dove andare e nessuno a

cui rivolgersi. L’ELS ha suscitato l'ira del regime e non è stato capace neppure di tenere il campo sotto controllo,

visto che è caduto nelle mani delle varie milizie occupate in trattative e

scambi tra di loro per sconfiggere i loro nemici, che poi magari diventavano

loro alleati nelle successive e meschine battaglie di strada per avere il controllo del campo.







Secondo quanto

riferito, l'accesso dell’ISIS a Yarmouk è stato facilitato dal Fronte al-Nusra

che è un nemico dell'ISIS ovunque, tranne che a Yarmouk, dove spera di

utilizzare ISIS per sconfiggere la principale forza di resistenza locale del

campo, organizzata da Aknaf Beit al-Maqdis, prima di riconsegnare il controllo

del campo assediato al gruppo affiliato ad al Qaeda. E mentre bande criminali trattano

e barattano tra di loro, i profughi palestinesi muoiono a frotte.







L'ONU e la Lega araba







Grida di aiuto per

anni si sono alzate da Yarmouk, ma nessuno le ha ascoltate. Recentemente, il

Consiglio di sicurezza dell'ONU ha deciso di riunirsi e discutere la situazione

come se la materia non fosse una priorità assoluta da anni. A parte le roboanti

ed ostentate prese di posizione sulla stampa, l'ONU ha una grossa parte di

responsabilità nell’aver abbandonato i rifugiati. Il bilancio dell’UNRWA,

che riguarda quasi 60 campi di profughi palestinesi sparsi in Palestina e in

Medio Oriente, si è ridotto così fortemente che l'agenzia si trova spesso sull'orlo della

bancarotta.







L'Agenzia delle

Nazioni Unite per i rifugiati, che è meglio finanziata ed equipaggiata per

affrontare la crisi, fa ben poco per i rifugiati palestinesi in Siria. Le promesse

di fondi all’UNRWA, che francamente avrebbe potuto fare di più per

sensibilizzazione la comunità internazionale rispetto alla sua noncuranza per i

rifugiati, raramente trovano risposta.







La Lega araba è

ancora più responsabili. La lega, fondata soprattutto per unire gli sforzi

arabi nel rispondere alla crisi in Palestina, avrebbe dovuto coraggiosamente

difendere i palestinesi e i loro diritti. Ma anche gli arabi hanno finito per rinnegare

i palestinesi nel momento in cui si sono concentrati soprattutto su conflitti per

interessi più strategici – dando vita ad un esercito arabo con finalità

chiaramente settarie e volte in gran parte a far sedimentare le scorie.







Molti di noi







Il conflitto

siriano ha introdotto grande polarizzazione all'interno di una comunità che

sembrava una volta unita per i diritti dei palestinesi. Chi si è messo dalla

parte del regime siriano, nemmeno per un momento ammetterebbero che il governo

siriano avrebbe potuto fare di più per ridurre la sofferenza del campo. Coloro

che sono anti-Assad insistono nel dire che tutte le malefatte sono sue e dei

suoi alleati.







Entrambi questi

gruppi sono responsabili per aver sprecato tempo, confondendo la discussione e sprecando

energie che avrebbero potuto essere utilizzate per dar vita ad una campagna

internazionale ben organizzata per trovare fondi e sistemi pratici di sostegno

per aiutare Yarmouk, in particolare, e i rifugiati palestinesi in Siria in

generale.







Ma dovremmo

ricordare che ci sono ancora 18.000 persone intrappolata a Yarmouk e dovremmo

agire nel loro interesse, in modo che, anche se fuori tempo, facciamo qualcosa.

Qualsiasi cosa.







Ramzy Barud, nato da una famiglia profuga a

Gaza, è giornalista e scrittore.







Loretta Mussi06-454791473338312194













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