[nuovopci] Avviso ai naviganti 51 - Nel 70° anniversario del…

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Author: \(nuovo\) Partito comunista italiano
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To: npci.inter
Subject: [nuovopci] Avviso ai naviganti 51 - Nel 70° anniversario della vittoria della Resistenza


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_ AVVISO AI NAVIGANTI 51_

25 aprile 2015

(Scaricate il testo in versione Open Office [4], PDF [5] o Word [6] )

NEL 70° ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA DELLA RESISTENZA

Sono passati 70 anni da quel glorioso 25 aprile 1945 e oggi, se ci
guardiamo attorno, è difficile immaginare le speranze che allora
sembrava possibile realizzare. Il marasma, la disperazione e
l'abbrutimento che ci circondano, rendono a molti persino
incomprensibile il clima d'allora, anche a persone che tuttavia lo hanno
vissuto. Proprio per far fronte alla situazione attuale e trasformarla,
capire che possiamo risalire la china e come farlo, è importante capire
perché da quell'epoca di speranza e fiducia siamo arrivati al triste
presente. Imparare dalle sconfitte è quello che a lungo andare trasforma
un esercito inesperto in un esercito vittorioso. Chi non capisce le
ragioni dell'arretramento, cade facilmente preda dei disfattisti che
sono succubi delle classi dominanti e da esse ispirati: si affannano a
piangere che purtroppo il mondo è fatto così, che non c'è rimedio, che
il nostro progetto è un'illusione, che il male prevale sul bene: da qui
rassegnazione e disperazione, viltà ed evasione dalla triste realtà.

In realtà dopo la Liberazione siamo andati indietro perché non eravamo
preparati ad andare avanti. Andare avanti voleva dire instaurare il
socialismo e neanche la parte più avanzata delle masse popolari del
nostro paese, il Partito comunista italiano (PCI), era preparato a
farlo, sapeva come procedere per farlo. Non aveva mai pensato seriamente
e concretamente a questa impresa: concretamente al modo in cui per
costruire una grande opera pensiamo e progettiamo l'impresa e solo se
così facciamo, l'impresa riusciamo a compierla.

PERCHÉ SIAMO ANDATI INDIETRO, INVECE DI ANDARE AVANTI?

Siamo andati indietro, perché oggi l'umanità non può più andare avanti _
spontaneamente_, cioè senza aver prima concepito nel pensiero la strada
da fare: come è impossibile costruire un grattacielo senza averlo prima
progettato e senza aver prima riunito il materiale (che non si trova in
natura, a portata di mano), mentre un qualche riparo, perfino alcune
scimmie la costruiscono con quello che si ritrovano a portata di mano.

L'umanità è entrata in una fase qualitativamente diversa della sua
storia. Dopo la Liberazione non siamo andati avanti perché il PCI non
aveva concepito la strada per andare avanti, non sapeva cosa fare per
andare avanti, non aveva nemmeno a grandi linee un progetto per il
futuro: non aveva fatto quel lavoro a cui Lenin lo aveva esortato nel
1922, durante il IV Congresso dell'Internazionale Comunista (_Cinque
anni di rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione mondiale
[7] _- www.nuovopci.it/classic/lenin/cinqueriv.htm). Il PCI aveva
eroicamente resistito al fascismo ma non era preparato ad andare verso
il socialismo. Chi legge l'articolo _Pietro Secchia e due importanti
lezioni [8] _pubblicato in _La Voce _n. 26 (luglio 2007 -
www.nuovopci.it/voce/voce26/secchia.html) trova esposti vari dettagli
della cosa. Dopo la Liberazione, nel 1945, perfino nelle fabbriche in
cui i CLN comandavano, ci si preoccupava di riprendere la produzione che
la fabbrica faceva prima, anziché accogliere tutti i disoccupati
disposti a lavorare, fare della fabbrica, oltre che l'organismo per la
produzione che si faceva anche prima sotto il fascismo, un centro di
organizzazione e di formazione della massa dei lavoratori della zona, un
centro di organizzazione in tutto il territorio circostante dei lavori
necessari alla ricostruzione che non erano già compiuti da altri e un
centro di promozione per ogni altro aspetto della vita sociale.

PER CAPIRE GLI AVVENIMENTI DEL NOSTRO PAESE E DELLA NOSTRA STORIA,
CONSIDERIAMO LA COSA IN TERMINI GENERALI.

Il mondo (e con esso l'Italia) può andare avanti solo andando verso il
comunismo, come un bambino può andare avanti solo diventando uomo.
Quelli che immaginano un avvenire diverso, di loro fantasia, fanno della
fantascienza e infatti nella pratica non combinano niente (Tsipras ne
farà la dimostrazione pratica, visto che difficilmente la potranno dare
anche i Podemos, gli Iglesias, i Vasapollo e il resto della sinistra
borghese europea che probabilmente non arriveranno neanche al governo).
Dopo il capitalismo, per progredire gli uomini devono andare verso il
comunismo. Dopo che un embrione si è sviluppato in un bambino,
l'ulteriore progresso è il progresso di un bambino. Il progresso di un
bambino può consistere solo nel diventare un adulto. Sembra banale, ma
nel caso della società umana da millenni essa si sviluppa tramite la
lotta tra le classi e le classi dominanti si oppongono con tutte le
forze e risorse dell'intera società, di cui esse dispongono,
all'ulteriore progresso della società, perché questo progresso è la
negazione del loro mondo e di loro stesse. Tanto più si oppongono oggi,
che il progresso del mondo comporta non la sostituzione di una classe
dominante a un'altra (niente si opponeva, ad esempio, a che il
feudatario, che ne aveva personalmente le attitudini, diventasse un
capitalista), ma la fine di ogni classe dominante.

Marx e i comunisti suoi seguaci e successori hanno lanciato lo studio
scientifico (1) dell'attività con cui gli uomini hanno fatto le loro
società e la storia di ognuna di esse: in particolare di come si è
formato il capitalismo e la società borghese. È una scienza a cui le
classi dominanti non solo sono restie, ma vi si oppongono con
determinazione.

Le classi dominanti dicevano vagamente che "la storia è maestra di
vita". Ma da quando Marx e i comunisti hanno tradotto questa espressione
vaga nello studio della storia dell'umanità per trarne gli insegnamenti
di come fare la storia, cioè trarne una scienza guida del movimento di
trasformazione della società borghese nella società comunista, le classi
dominanti non ne vogliono sapere (da qui il loro disprezzo per
"l'ideologia"): a ragione, perché è la scienza della loro fine.

Il mondo attuale a prima vista sembra un gran marasma. In realtà c'è una
logica nell'attività con cui gli uomini lo hanno fatto e lo gestiscono.
Si tratta di capirla e poi usarla. Il compito è grande ma passo dopo
passo, se ci si applica, si avanza.

Data la natura del capitalismo, gli uomini delle società capitaliste non
possono progredire che dando vita al comunismo (2). Il comunismo è,
nella storia dell'umanità, il primo sistema di relazioni sociali che
deve essere pensato prima di essere realizzato, perché solo se lo pensi
riesci a farlo. I precedenti sistemi di relazioni sociali con il
relativo modo di produzione su cui ognuno di essi era fondato, sono
stati formati dalle masse, ma senza che fossero consapevoli di quello
che stavano facendo. Si sono, per così dire, formati alle loro spalle
perché le masse erano dirette da una classe dominante.

Ma il comunismo è gestione della vita sociale da parte degli uomini
associati in modo tale che il libero sviluppo di ogni individuo è la
condizione del libero sviluppo di tutti gli individui. Quindi per sua
natura non può che essere frutto di individui coscienti e organizzati. È
il sistema di relazioni tra i membri di una popolazione cosciente e
organizzata. Coscienza e organizzazione non possono però nascere nelle
masse popolari finché sono soggette allo sfruttamento di una classe
sfruttatrice che a ragion veduta sistematicamente le esclude dalle
attività propriamente umane del pensare (quelle che il nostro _
Manifesto Programma [9] _indica nella nota 2 pag. 249-250 [10] -
www.nuovopci.it).

Come possono masse popolari a cui la classe dominante sistematicamente
impedisce di accedere a coscienza e organizzazione, acquisire la
coscienza e l'organizzazione di cui hanno bisogno per fare la
rivoluzione socialista fino a costruire la società comunista?

La soluzione del paradosso è il partito comunista: esso è parte delle
masse popolari ma è libero dalla classe dominante ed è organo
dell'elaborazione della coscienza e della creazione dell'organizzazione
del proletariato: coscienza e organizzazione che il partito trasfonde
nelle masse tramite il suo legame con esse che il partito guida alla
loro emancipazione. Nelle fondamentali opere _ Un passo avanti e due
passi indietro _(maggio 1904) e _Due linee della socialdemocrazia nella
rivoluzione democratica _(luglio 1905), Lenin per primo spiegò che il
partito comunista è distinto dalle masse popolari e dalla classe
operaia, ma è nello stesso tempo parte integrante della classe operaia,
suo reparto cosciente e organizzato, forma suprema di organizzazione
della classe operaia nel senso che dirige tutte le altre sue
organizzazioni, incarnazione del legame dell'avanguardia con le grandi
masse che fanno parte del campo della rivoluzione, su cui la classe
operaia esercita la propria egemonia e che dirige a emanciparsi da ogni
classe dominante (3).

Il partito comunista così concepito e costruito è quello che Gramsci nei
_ Quaderni del carcere _chiamò l'intellettuale organico della classe
operaia (4).

Mentre in tutta la storia dell'umanità divisa in classi, gli
intellettuali erano individui singoli che costituivano una casta della
classe dominante (preti, filosofi, scienziati e artisti di vario
genere), nella nostra epoca, nell'epoca della rivoluzione proletaria,
l'intellettuale della classe operaia è il suo partito comunista, un
collettivo. È e deve essere un collettivo, cioè un insieme di individui
legati l'uno all'altro da relazioni organizzative. Proprio perché è un
collettivo, la scienza che elabora e di cui è depositario, via via
diventa patrimonio di parti crescenti della popolazione: non è più dote
personale di un individuo.

Consideriamo un guaritore e un medico. Una delle differenze tra i due è
che il guaritore ha capacità e poteri che sono sua dote personale.
Invece il medico ha appreso una scienza e compie attività che può
insegnare ad altri. Il passaggio dagli intellettuali delle classi
dominanti al Partito comunista è un passaggio analogo a quello dal
guaritore al medico. Il Partito è portatore di una scienza a cui, in
linea di massima, tutti a determinate condizioni possono accedere. Il
socialismo è la fase transitoria in cui creeremo quelle condizioni per
la massa della popolazione.

Oggi, sotto l'oppressione della borghesia, diventare comunista, membro
del Partito comunista, richiede una volontà, un'ispirazione e una
dedizione particolari che contrasta con le condizioni in cui la
borghesia costringe le classi oppresse. Per questo solo un numero
limitato di individui entra a far parte del Partito comunista che è
l'intellettuale delle classi oppresse, in particolare della classe
operaia.

Questo intellettuale collettivo elabora la scienza che serve a
trasformare la società, la impiega e guida le masse a impiegarla. Così
come, ad esempio, la scienza ingegneristica serve a costruire ponti,
questa scienza nuova, che è la concezione comunista del mondo, serve a
fare la rivoluzione socialista e costruire la società comunista.

Instaurare il socialismo è possibile e anche necessario. Ma per farlo ci
vuole un partito comunista che lo voglia fare e che lo sappia fare,
quindi un partito moralmente e intellettualmente all'altezza del suo
ruolo. Instaurare il socialismo in Italia è possibile. Ma ci vuole un
gruppo dirigente moralmente determinato a farlo e intellettualmente
capace di pensare.

Il primo PCI non l'ha fatto perché il suo gruppo dirigente, una volta
scomparso Gramsci, non è stato moralmente e intellettualmente
all'altezza dell'opera. Nelle storie del PCI si trovano tante cose, ma
non si trova un piano per instaurare il socialismo in Italia; non si
trova il piano di una rivoluzione che parte dal "triste presente" e
attraverso una concatenazione di eventi e passaggi, arriva al
socialismo; non si trova l'indicazione di un percorso che si fonda sulle
condizioni presenti e traccia anche solo a grandi linee il percorso da
compiere per arrivare a instaurare il socialismo. Il socialismo è
l'orizzonte che negli scritti e nei discorsi del PCI viene descritto,
proclamato e invocato. Ma la strada, i passi da fare a partire dal
"triste presente" per arrivare all'orizzonte, non sono indicati neanche
a grandi linee. La cima della montagna è meravigliosa, ma della strada
per arrivarci manca l'idea. È sottinteso che prima o poi ci ritroveremo
in cima. Nella storia del PCI trovi le lotte per resistere ai soprusi e
alle angherie dei padroni, per strappare loro qualcosa: non trovi il
progetto e la condotta di una guerra per rovesciare il fascismo e
instaurare il socialismo. Ma la lotta contro le difficoltà e
ristrettezze del presente, per attenuarle, non era di per sé lotta che
poneva fine al sistema.

Il PCI non si era dato i mezzi nemmeno per continuare dopo la vittoria
della Resistenza. Anche nella Resistenza si gettò spinto dall'URSS, dal
movimento comunista internazionale e dalle circostanze (l'armistizio
dell'8 settembre 1943 e la vergognosa fuga della Corte dei Savoia, del
suo governo e dello Stato Maggiore delle sue forze armate). La
Resistenza non fu una lotta che il PCI aveva ideato, benché non fosse
impossibile capire che il fascismo non era eterno. Lo stesso PCI lo
diceva che il fascismo non era eterno, come lo dicevano anche il clero e
ogni persona capace di un pensiero strategico. La Resistenza non fu una
guerra che il PCI aveva ideato, di cui il PCI aveva costruito le
premesse, a cui si era preparato e che aveva concepito e scatenato come
passaggio a una fase superiore. La Resistenza non fu l'attuazione di una
sua propria linea.

Il PCI fu sorpreso dagli eventi dell'8 settembre 1943 e si gettò nella
Resistenza senza avere un'idea di dove la Resistenza avrebbe portato, di
cosa fare dopo per svilupparne i risultati, come uno che fa
coraggiosamente fronte ad un evento imprevisto e improvviso. Si gettò
nella Resistenza con una coscienza di poco superiore a quella con cui vi
si gettarono migliaia di soldati sbandati e di persone perseguitate dai
fascisti. Non aveva chiaro che anche il clero e la borghesia vi
avrebbero partecipato per avere voce in capitolo nell'assetto del paese
nel dopoguerra. Quindi il PCI doveva e poteva approfittare della loro
partecipazione e prepararsi a regolare i conti.

L'eroismo di decine di migliaia di militanti non è bastato a colmare
questa lacuna. Al contrario le classi dominanti e in particolare il
clero cattolico (il Vaticano, la Corte Pontificia) e i gruppi
imperialisti americani sapevano cosa fare nel limite consentito dalla
loro natura, avevano un pensiero strategico per quanto la loro natura lo
consente: mentre la buriana della Resistenza ancora soffiava, pezzo dopo
pezzo restaurarono il loro sistema di relazioni sociali innovandolo
quanto necessario per adattarlo alla situazione.

Noi non siamo andati avanti perché il PCI non aveva concepito, elaborato
la strada per andare avanti: c'era il socialismo all'orizzonte, ma il
PCI non aveva idea della strada per arrivare all'orizzonte. Quindi siamo
ritornati indietro con i cambiamenti che quanto successo comportava.

Il nuovo PCI ha imparato questa amara lezione. Mai più ripeteremo
l'errore di non darci i mezzi per raggiungere gli obiettivi che
indichiamo e di non elaborare un progetto per valorizzare il risultato
delle lotte in cui ci lanciamo. Per questo abbiamo elaborato una
strategia per instaurare il socialismo, la Guerra Popolare
Rivoluzionaria. Per questo abbiamo una tattica (un "preciso piano
d'azione [11]") che parte dallo stato presente delle cose: la linea
della costituzione del Governo di Blocco Popolare che aprirà una fase
superiore della GPR. Per questo abbiamo fatto un bilancio
dell'esperienza dei primi paesi socialisti ed esso ci ha insegnato come
continuare nelle nuove condizioni la lotta di classe sulle sette grandi
contraddizioni per impedire che risorgano in nuova veste i vecchi
rapporti di oppressione (la nuova borghesia dei paesi socialisti) e
invece avanzare verso il comunismo. Per questo diciamo con fermezza e
sentimento ai compagni che vogliono ripercorrere oggi la strada del
vecchio eroico PCI: compagni, non basta l'eroismo, ci vogliono la
concezione comunista del mondo, la riforma morale e intellettuale dei
comunisti, il marxismo-leninismo-maoismo.

La costituzione dell'Unione Sovietica e la sua opera avevano impresso un
grande slancio di attività e di progresso alle classi e ai popoli
oppressi di ogni angolo del mondo, a milioni di uomini di ogni paese. Ad
essi avevano indicato un obiettivo da perseguire, un obiettivo che per
ognuno risolveva le difficoltà specifiche in cui si dibatteva e lo univa
agli altri in vista di un'opera concorde. Ma i partiti comunisti dei
paesi imperialisti non seppero sfuggire alla trappola delle lotte
rivendicative e della partecipazione alle procedure e alle istituzioni
della democrazia borghese in cui prima di loro erano naufragati i
partiti socialisti. Quello slancio si esaurì quindi senza raggiungere un
risultato definitivo. A seguito di questo l'umanità è caduta in un
periodo di grande attivismo e di continue innovazioni (per questo
aspetto il periodo attuale non è un ritorno al passato), ma di un
attivismo e di innovazioni di cui non è compreso il senso, caotici, di
cui la classe dominante confonde e travisa il senso in mille modi
contrastanti tra loro (per questo aspetto il periodo attuale è analogo
ad altri del passato). Diceva Fourier che a forza di rifiutarsi a fare
quello che gli avvenimenti ci richiedono, finiamo per non capirli
neanche più. È una massima che si applica al periodo attuale: a quelli
che sono malcontenti del presente. Ma riusciremo a riprendere la strada,
perché ne abbiamo bisogno. È una questione di sopravvivenza.

Questa è l'opera a cui è dedito il (n)PCI.

E l'Italia è un paese imperialista abbastanza importante, anche perché
sede del Papato, perché l'instaurazione del socialismo nel nostro paese
faccia scuola a livello internazionale. Il nostro prossimo 25 aprile
sarà la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

Note

1. Intendiamo "scientifico" nel senso di capire come funziona un
processo e confermare la verità della nostra comprensione facendolo
funzionare: come si fa per ogni scienza, dalla chimica alla pediatria.

2. Chiamiamo "socialismo" lo stadio iniziale del comunismo, quando le
tracce della divisione in classi propria del capitalismo sono ancora
evidenti: la massa della popolazione non è ancora organizzata e
cosciente al punto da dirigersi con le istituzioni in cui consiste la
sua propria organizzazione.

3. Un'efficace sintesi della concezione esposta da Lenin nelle due opere
citate, la si trova nel cap. 2 punto 4 e cap. 3 punto 3 di Stalin, _
Storia del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS [12]_, Edizioni
Rapporti Sociali - www.nuovopci.it/classic/stalin/pcburss.html [12].

4. Gramsci, _ Quaderni del carcere [13], _(Quaderno 8, § 21
www.nilalienum.com/Gramsci/Q8fnote.html, Quaderno 11, § 12, in
www.nilalienum.com/Gramsci/Q11fnote.html, Quaderno 12, § 1 in
www.nilalienum.com/Gramsci/Q12fnote.html.

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[6] http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav51/Avv_nav_51_25_aprile.doc
[7] http://www.nuovopci.it/classic/lenin/cinqueriv.htm
[8] http://www.nuovopci.it/voce/voce26/secchia.html
[9] http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/indicmp.html
[10] http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/mp_note.html#2.
[11] http://www.nuovopci.it/voce/voce46/instsoc.html
[12] http://www.nuovopci.it/classic/stalin/pcburss.html
[13] http://www.nilalienum.com/Gramsci/0_Indexn.html