Le case pubbliche non sono né della Regione, né di chi le gestisce.
Le case pubbliche appartengono ai cittadini che le hanno pagate con le loro tasse.
La decisione della Giunta Regionale di autorizzare ARTE Genova alla vendita di oltre 1900 alloggi pubblici, rischia di assestare un colpo definitivo al contrasto al disagio abitativo e alla necessità di abitazioni a canoni sostenibili e calmierati.
Con tale decisione la Regione Liguria decide di liquidare oltre il 10% dell'intero patrimonio abitativo pubblico presente in regione e quasi il 20% di quello in dotazione all'ex IACP in tutta l'area metropolitana del genovesato.
Come è stato a più riprese indicato, anche dalle più autorevoli fonti, persino di provenienza governativa, il patrimonio abitativo pubblico nel nostro Paese è largamente insufficiente, raggiungendo quasi solo la metà della media europea.
Altro che vendere!
Occorrerebbe semmai un piano straordinario per risanare quello che c'è e provvedere all'aumento del patrimonio abitativo ad affitti moderati, recuperando i troppi alloggi inutilizzati, frutto della speculazione edilizia e della rendita fondiaria, nonché immaginando un utilizzo a fini abitativi, per i nuclei familiari in maggiore sofferenza, dei beni demaniali in disuso.
Paradossale è che ARTE Genova e la Regione Liguria decidano di vendere oltre il 20% delle loro abitazioni, proprio quando cresce a dismisura il numero delle famiglie in graduatoria per ottenerne uno, raggiungendo -nel solo Comune di Genova- ormai la cifra record di oltre 4000 famiglie.
Contrariamente a quanto previsto dalla Legge, inoltre, viene fatto sapere che gli eventuali introiti di questa straordinaria e massiccia dismissione, non verranno destinati all'acquisizione di nuovi e migliori abitazioni, ma utilizzati per risanare il deficitario bilancio della ex IACP.
Purtroppo però, la prima responsabile di questo dissesto è proprio la Regione e la sua attuale Giunta che ha imposto alle Aziende dedicate all'edilizia abitativa popolare, acquisizioni e indebitamenti insostenibili per operazioni insulse e estranea alle finalità delle ex IACP come, per esempio, l'assunzione dei patrimoni delle Aziende sanitari.
Non è pensabile che l'insipienza politica e amministrativa dell'attuale Giunta regionale venga fatta pagare ai cittadini e, soprattutto, ai suoi settori più poveri.
Chiediamo pertanto il ritiro della delibera regionale, sottolineando inoltre che tali alloggi sono stati realizzati grazie alla tassazione del lavoro dipendente (ex Gescal) e che pertanto non sono beni privati, ma proprietà collettive che la Regione e le ex IACP devono conservare nelle migliori condizioni per le famiglie più bisognose di oggi e i poveri di domani.
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antonio bruno
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