Da IL FATTO QUOTIDIANO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/22/arnaldo-otegi-liberazione-necessaria-per-la-soluzione-politica-del-conflitto-basco/1610914/#commenti-mobile
Paese basco: liberare Arnaldo Otegi per risolvere pacificamente i conflitti
di Fabio Marcelli <
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/fmarcelli/> | 22
aprile 2015
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Fabio Marcelli <
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/fmarcelli/>Giurista
internazionale
Ricordo che nel 1978 visitai per la prima volta la penisola iberica. Fu un
viaggio bellissimo, in un Paese ancora per molti aspetti esotico, che si
stava allora risvegliando alla democrazia e al rapporto con il resto
d’Europa. Rimasi particolarmente colpito dal Paese Basco. Le *fiestas* che
si svolgevano (era estate) erano ancora più affollate che altrove. A un
certo punto la gente cantava una divertente filastrocca accompagnando il
canto con il lancio di oggetti, in genere maglioncini o simili, per aria.
Rievocavano in tal modo l’attentato a Carrero Blanco, l’ultimo dei
governanti franchisti, fatto saltare in aria dall’Eta poco tempo prima con
un’azione spettacolare raccontata in modo avvincente dal filmOperazione Ogro
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http://it.wikipedia.org/wiki/Ogro> di Gillo Pontecorvo.
I baschi sono un popolo di antica civiltà. Tra i pochi europei a non essere
di origine indoeuropea. Probabilmente un popolo di insediamento ancora
precedente che ha sempre avuto a cuore la sua autonomia, cultura e libertà.
Tutte e tre vennero represse selvaggiamente dal franchismo, anche perché
baschi erano stati fra i più fieri avversari di Franco durante la guerra
civile, venendo puniti anche da bombardamenti genocidi, come quello attuato
dallaLuftwaffe e dall’aviazione fascista italiana a Guernica, immortalato
dal celebre quadro di Picasso.
Contro tale repressione venne organizzata una risposta anche armata con la
formazione dell’Eta. Per una serie di motivi, molte delle promesse
formulate al momento dell’instaurazione del regime democratico non vennero
realizzate. Una parte dell’Eta decise la continuazione del conflitto. Più
di recente, anche questa parte irriducibile ha ritenuto che non vi fossero
più le condizioni per la continuazione della lotta armata. Questa decisione
di abbandonare le armi e di concentrare le energie sullo scontro
democratico costituisce un’occasione importante per l’insieme dello Stato
spagnolo.
Al suo interno si agitano spinte all’autodeterminazione nazionale che non
riguardano solo il Paese basco. In Catalogna
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/16/sardegna-e-dintorni-se-lautodeterminazione-ha-ancora-senso-nel-mediterraneo/882846/>,
ad esempio, è in atto un dibattito analogo. A mio parere, finché la Spagna
sarà governata da partiti in tutto e per tutto succubi delle richieste del
capitale internazionale e delle oligarchie europee, come lo è il governo
attuale, le spinte verso la secessione di comunità nazionali autonome e ben
distinte sul piano storico, come appunto i baschi e i catalani ed anche
altri, continueranno a moltiplicarsi. Ma questo fa parte di un dibattito
estremamente complesso ed articolato rispetto al quale si vanno
posizionando vecchie e nuove forze politiche statali e regionali.
Quello che è certo è che l’armamentario repressivo, fatto di tribunali
speciali, come quello tuttora esistente, probabilmente la peggiore e più
ingombrante scoria del franchismo, e di operazioni poliziesche nelle quali
purtroppo non si disdegna l’uso della tortura
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http://es.wikipedia.org/wiki/Informes_de_Naciones_Unidas_sobre_la_tortura_en_Espa%C3%B1a>,
come pure l’arresto degli avvocati
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http://www.eldh.eu/events/event/day-of-the-endangered-lawyer-24th-january-2013-141/>,
quali da ultimo Jon Enparantza ed Arantza Zulueta, in galera solo per aver
esercitato la professione difendendo prigionieri politici, costituisce un
anacronismo e una risposta sbagliata, specie di fronte alla menzionata
decisione dell’Eta di abbandonare il terreno della lotta armata. Non sono
mancati tentativi, per fortuna respinti, finora, dalla Corte suprema, di
impedire la presentazione alle elezioni di forze politiche
appartenenti alla sinistra
nazionalista cosiddetta*abertzale*, che ricevono peraltro un consenso ampio
e crescente in tutto il Paese basco.
Tale armamentario repressivo ed obsoleto andrebbe quindi definitivamente
dismesso. In tutto il mondo, dalla Colombia alla Turchia, forze che si
sono dedicate per molti decenni alla lotta armata, dalle Farc al Pkk,
cercano oggi, mediante negoziati con i governi, di porre fine ai conflitti
armati e profondere le loro molteplici energie sul piano della lotta
democratica di massa. Sarebbe paradossale se ciò non potesse avvenire anche
in Europa, che si considera all’avanguardia della democrazia.
In questo quadro va considerata particolarmente sbagliata la decisione del
governo spagnolo di arrestare Arnaldo Otegi, leader storico
dell’indipedentismo basco di sinistra
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http://www.elmundo.es/pais-vasco/2015/04/12/552a5f80ca47419d7f8b4574.html>,
in carcere dal 2009 nonostante fosse il principale promotore del passaggio
al dialogo e dell’abbandono delle armi e condannato a ben sei anni e mezzo
di carcere per aver militato nel partito Batasuna, che era stato messo al
bando in modo giuridicamente ben discutibile. LaDichiarazione che ne chiede
la liberazione <
http://freeotegi.com/declaration/> si conclude facendo
riferimento ai valori della giustizia e della pace e a una soluzione senza
vinti né vincitori. Valori e concetti importanti oggi più che mai per
l’Europa nel suo complesso.