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Aihe: [nuovopci] Il Partito comunista, partito dell’avanguardia della classe operaia


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Comunicato CC 10/2015 - 1° aprile 2015

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Inutile per lettori frettolosi!
Inutile anche per chi è convinto di sapere già tutto quello che lui ha
bisogno di sapere per mettersi a fare: costui non deve leggere, ma fare
verificando così la corrispondenza del suo pensiero con la realtà.
Questo Comunicato presuppone lettori che seguono il corso delle cose nel
proprio paese e nel mondo, che vogliono ragionare con la loro testa su
di esso e trovare la soluzione per cambiarlo nella direzione del
progresso morale e intellettuale dell'umanità. Chi vuole dare soluzione
ai problemi sociali, deve capire cosa la società deve fare e poi da cosa
lui deve partire per portare la società a farlo.

Per il 70° anniversario della vittoria della Resistenza

IL PARTITO COMUNISTA, PARTITO DELL’AVANGUARDIA DELLA CLASSE OPERAIA

FACCIAMO TESORO DEGLI INSEGNAMENTI DELLA PRIMA ONDATA DELLA RIVOLUZIONE
PROLETARIA MONDIALE PER RACCOGLIERE E VALORIZZARE ANCHE IL CONTRIBUTO DI
MAURIZIO LANDINI ALLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA NEL NOSTRO PAESE!

Uno dei risultati positivi dell'iniziativa di Maurizio Landini e della
FIOM è di aver posto con autorevolezza all'attenzione di centinaia di
migliaia di operai metalmeccanici e di una parte importante del resto
delle masse popolari la questione del potere nel nostro paese, del suo
governo, del corso delle cose. Di mobilitarne certamente decine di
migliaia ad avere fiducia in se stessi, a organizzarsi e uscire dalle
aziende e occuparsi del resto delle masse popolari e così risolvere
anche i propri problemi. Quanto più Landini e soci si daranno realmente
da fare per promuovere la loro Coalizione Sociale, tanto più
contribuiranno alla causa per cui noi comunisti lottiamo. Poco importa
che Coalizione Sociale, per la sua natura, sia destinata a non fare
molta strada più di altre iniziative con cui la sinistra borghese ha
cercato di rianimarsi e di ravvivare il suo ruolo nella sciocca
aspirazione di cambiare il corso delle cose senza instaurare il
socialismo. Noi comunisti possiamo e dobbiamo evitare che lo slancio che
l'iniziativa di Landini & C avrà suscitato in molti operai si ritorca
per il suo fallimento in sfiducia e demoralizzazione. Possiamo e
dobbiamo al contrario rafforzare questo slancio portando agli operai che
l'iniziativa di Landini & C mobilita l'indicazione che essi possono
effettivamente prendere in mano il paese e cambiarlo fino a instaurare
il socialismo e la proposta organizzativa di arruolarsi nel Partito
comunista per rendersene effettivamente capaci e farlo.

Noi comunisti dobbiamo far leva sul risultato reale del lavoro di
Landini & C, anche se loro hanno in mente tutt'altro obiettivo del
nostro, mirano solo a fare "un governo diverso" da quello di
Renzi-Berlusconi, guardano al passato, sognano velleitariamente il
ritorno al capitalismo dal volto umano invece di guardare
realisticamente in avanti, all'instaurazione del socialismo. Noi
comunisti possiamo e dobbiamo giovarci dei risultati reali dell'attività
di Landini e dei suoi soci promotori di Coalizione Sociale quali che
siano le loro intenzioni e quale che sarà la loro condotta domani e
dopodomani: le loro intenzioni sono una questione secondaria, principale
è il risultato effettivo che con la loro azione producono.

LO POSSIAMO FARE PERCHÉ noi comunisti abbiamo un piano preciso di cosa
fare per cambiare il corso delle cose che la Comunità Internazionale dei
gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, e i vertici della
Repubblica Pontificia che di quella CI fanno parte, impongono al nostro
paese e conosciamo con precisione la direzione che dobbiamo dare al
corso delle cose: l'instaurazione del socialismo e la transizione al
comunismo. E instaurare il socialismo per noi non è parola vaga o sogno
nebuloso. È che le masse popolari organizzate sotto la direzione della
classe operaia organizzata i cui elementi d'avanguardia si sono formati
nella scuola del Partito comunista, si impongono come unico potere nel
paese; che sostituiscono all'azienda creata e gestita dal capitalista
per aumentare il suo capitale, l'unità produttiva costruita e gestita
dai lavoratori organizzati che lavora secondo un piano pubblicamente
deciso per produrre tutti e solo i beni e i servizi che i lavoratori
organizzati riconoscono come necessari alla vita dignitosa della
popolazione, al livello di civiltà che l'umanità ha oggi raggiunto e
alla solidarietà e collaborazione con le masse popolari degli altri
paesi; che impiegano nel modo migliore di cui siamo capaci le risorse di
cui la società dispone per promuovere la partecipazione crescente di
tutta la popolazione alla gestione, alla direzione e alla progettazione
della vita sociale e al resto delle attività propriamente umane; che
rompono la globalizzazione del sistema imperialista mondiale, riprendono
in mano l'intera economia del proprio paese e instaurano rapporti di
solidarietà, collaborazione o scambio con le masse popolari degli paesi
disposti a farlo. Questa è l'alternativa possibile e necessaria che noi
comunisti promuoviamo di contro al catastrofico corso delle cose. Al
contrario, chi è solo malcontento di come vanno le cose ma non sa dove
farle andare e come fare a cambiare il corso delle cose, è ridotto a
chiedersi se fidarsi della FIOM, di Landini e dei suoi soci.

LO POSSIAMO FARE PERCHÉ la direzione che noi comunisti vogliamo
imprimere al corso delle cose e il nostro piano per farlo, sono radicati
nella realtà della società attuale, delle premesse e del bisogno di
trasformazione che essa ha in sé. Non sono dettati dai desideri di
ognuno di noi né dalle aspirazioni e dagli ideali con cui ognuno di noi
si ritrova a causa della sua formazione personale. Al contrario, li
abbiamo derivati dalla comprensione della natura del mondo che dobbiamo
trasformare e conformiamo le aspirazioni e gli ideali di ognuno di noi
al compito che dobbiamo svolgere per cambiare il corso delle cose e
volgerlo all'instaurazione del socialismo e al comunismo (è quello che
chiamiamo Riforma Morale e Intellettuale di se stessi che tutti i membri
del Partito comunista praticano). Sono come la cura efficace di una
epidemia: quali che siano i gusti e i pregiudizi personali dei singoli,
se riuscite a farla provare, tutti finiranno con l'adottarla perché non
è un'imposizione arbitraria ma è l'unica via per sopravvivere, guarire e
cominciare una nuova vita. La cura di cui noi comunisti siamo portatori
è il contrario del mettersi insieme conservando ognuno la propria
autonomia e i propri giudizi, pregiudizi e gusti: la premessa su cui
naufragano una parte dei progetti di "creazione di un nuovo soggetto
politico" messi in campo dagli esponenti della sinistra borghese
(l'altra parte dei progetti della sinistra borghese naufraga perché le
forme e gli scopi che i loro promotori si danno corrispondono per ognuno
alle idee e ai gusti che individualmente si trova ad avere a causa della
sua formazione, ma sono idee e gusti che non corrispondono alla natura
del mondo che dovrebbero trasformare, sono idee e gusti individuali e
accidentali, che dividono anziché unire nella comune trasformazione di
cui l'umanità ha bisogno). Noi comunisti pratichiamo una scienza - gli
esponenti della sinistra borghese vorrebbero ognuno che gli altri
adottassero i suoi gusti, giudizi e pregiudizi.

Quando noi comunisti diciamo che bisogna instaurare il socialismo, che
noi abbiamo un preciso piano per instaurare il socialismo in Italia, che
gli operai (i lavoratori delle aziende capitaliste) sono la classe che
profittando della scuola del Partito comunista possono instaurare il
socialismo e imporlo alle classi che vi si oppongono, che il primo passo
in questa direzione è creare le condizioni perché le masse popolari
organizzate costituiscano un proprio governo d'emergenza, il Governo di
Blocco Popolare [7] e lo facciano ingoiare ai vertici della Repubblica
Pontificia, l'obiezione che ci viene fatta più frequentemente, da alcuni
dicendocela apertamente da altri mostrandola con l'atteggiamento che
assumono di fronte alle nostre affermazioni, è sostanzialmente la
seguente.

"L'umanità con il capitalismo va male. La borghesia imperialista
costringe l'umanità su una strada che in ogni paese distrugge persino
quel poco di coesione sociale già raggiunto, fa delle relazioni
internazionali relazioni di sopraffazione e di guerra, distrugge su
scala crescente l'ambiente. Ma nessuno sa fare meglio. Voi comunisti ci
avete provato e avete mostrato che non sapete fare meglio, avete avuto
la vostra prova e siete falliti. L'Unione Sovietica, la Repubblica
Popolare Cinese, le repubbliche popolari dell'Europa Orientale, la Corea
del Nord, il Vietnam, Cuba e altri paesi stanno a mostrare con la loro
storia il vostro fallimento: la rivoluzione proletaria che avevate
promosso in tutto il mondo si è esaurita. In un modo o nell'altro, a un
grado più o meno avanzato, i paesi socialisti che avevate creato oggi
sono tutti paesi le cui autorità si sono integrate o cercano in un modo
o nell'altro di integrarsi nel sistema imperialista mondiale, in misure
diverse ne dipendono e comunque hanno da tempo lasciato cadere la
pretesa di essere la base d'appoggio della rivoluzione proletaria
mondiale, di ispirare con i loro risultati e il loro esempio non solo i
popoli dei paesi oppressi dal sistema imperialista ma perfino la classi
sfruttate dei paesi imperialisti a prendere in mano il futuro del loro
paese, a fare la rivoluzione socialista. E quanto alle conquiste che le
classi sfruttate dei paesi imperialisti avevano strappato alla borghesia
negli anni in cui il vostro movimento comunista dopo la vittoria sul
nazifascismo avanzava in tutto il mondo, ebbene con quelle conquiste i
paesi imperialisti erano arrivati in un vicolo cieco e hanno dovuto fare
marcia indietro, adottare politiche liberiste, eliminare quelle
conquiste una dopo l'altra. Né le masse popolari e la classe operaia
hanno saputo difenderle. Molti le rimpiangono ma oggi nessuna persona
responsabile osa sostenere che bisogna ritornare ad esse. Tutti i
governi le stanno abolendo, in tutti i paesi. Voi vi ostinate a non
tener conto della lezione dei fatti. Invece bisogna essere pragmatici,
non pretendere troppo, attenuare i colpi, allungare i tempi. La pretesa
di voi comunisti di aver avuto ragione e di conoscere cosa fare per
cambiare il corso delle cose è campata per aria: il corso reale delle
cose l'ha confutata!"

Quando tratta di questa storia, persino la sinistra borghese è in prima
fila a far valere il principio che il successo nella pratica è giudice
inappellabile della giustezza della teoria e della condotta degli
uomini. Non importa se proprio in questi giorni quella stessa sinistra
borghese si profonde in lodi e omaggi a Pietro Ingrao che notoriamente
non è a grandi vittorie che con le sue idee e la sua attività ha
condotto il movimento comunista del nostro paese di cui per lunghi anni
è stato uno dei più eminenti dirigenti. Il criterio della verifica della
pratica la sinistra borghese lo usa solo contro i nemici. Ma lo usa in
modo maldestro. Per noi comunisti invece è un principio valido e lo
applichiamo anzitutto alla nostra attività e a noi stessi. La prima
ondata della rivoluzione proletaria non ha insegnato che gli operai che
profittano della scuola del Partito comunista non sono capaci di
instaurare il socialismo e andare verso il comunismo. Ha al contrario
mostrato come devono fare, ha mostrato errori che non devono più
commettere e limiti che devono superare, per arrivare alla cima della
scalata di cui avevano fatto un buon pezzo prima di cadere e precipitare
a valle.

Molti oggi nel nostro paese sono preoccupati del disastroso corso delle
cose imposto dalla borghesia imperialista e dal suo clero. Capire che le
cose vanno male non è difficile, ma molti non vedono vie d'uscita e
alcuni si chiedono come è stato possibile retrocedere fino a questo
punto. Tra poche settimane in Italia celebreremo il 70° anniversario
della vittoria della Resistenza e molti di quelli che confrontano le
speranze di allora con la situazione in cui siamo oggi, non sanno
spiegarsi come è stato possibile e questo soffoca in loro la volontà di
reagire al corso attuale delle cose, provoca fatalismo e rassegnazione.
Pochi giorni fa persino una nota esponente della sinistra borghese,
Norma Rangeri nell'editoriale di _il manifesto_ (29.03.2015), sosteneva
che "bisognerebbe domandarsi come è stato possibile arrivare a questo
disastro sociale, a un così forte ridimensionamento del ruolo del
sindacato, alla negazione dei diritti". Ma naturalmente non dava essa
stessa alcuna risposta. Dare una risposta, sarebbe già un passo avanti:
se è vera contiene anche l'indicazione di cosa fare oggi; se non è vera,
criticandola si impara.

La sinistra borghese non dà risposte chiare neanche alle domande che
pone. Ognuno di noi comunisti invece deve avere risposte chiare e ben
fondate nella realtà, scientifiche, pratiche a queste questioni. In
primo luogo per se stesso, per porre su solide basi la sua attività. Se
la sua adesione alla nostra causa non è fondata scientificamente, prima
o poi le difficoltà della nostra lotta incidono sul suo slancio e la sua
adesione. In secondo luogo nessuno di noi comunisti deve perdere
occasione per spiegare le nostre risposte a ogni persona preoccupata del
catastrofico corso delle cose e a ogni compagno che vuole raggiungere le
nostre file. Chi predica il comunismo e incita alla rivoluzione
socialista senza spiegare perché durante la prima parte del secolo
scorso nessuno dei partiti comunisti dei paesi imperialisti ha
instaurato il socialismo nel proprio paese, perché la prima ondata della
rivoluzione socialista si è esaurita e i primi paesi socialisti si sono,
sia pure in misure, in forme e in posizioni diverse, reintegrati nel
sistema imperialista mondiale e perché le masse popolari dei paesi
imperialisti hanno perso le conquiste che avevano strappato alla
borghesia imperialista e al suo clero, predica al vento. Ogni comunista
che non ha una risposta chiara e giusta a queste domande, anche se è
sincero, per quanto sia indignato delle barbarie che la borghesia e il
clero impongono, delle distruzioni e dell'abbrutimento a cui inducono
l'umanità, è interiormente debole. Lo rode un tarlo che la borghesia e
il clero alimentano e prima o poi si perde per strada di fronte alle
difficoltà della nostra impresa. La sicurezza che possiamo vincere è
indispensabile per combattere con determinazione e quindi per vincere.
Un esercito il cui morale è corroso dalla sfiducia nella propria
vittoria, difficilmente vince.

Non solo, ma dall'esperienza della prima ondata delle rivoluzione
proletaria, dai grandi successi raggiunti in quel periodo dal movimento
comunista e dalla sconfitta che in definitiva ha subito, noi dobbiamo
tirare insegnamenti per la nostra lotta: capire cosa fare, gli errori da
evitare, i limiti da superare. La concezione comunista del mondo è una
scienza. È la scienza dell'attività con cui gli uomini hanno fatto e
fanno la loro storia, la scienza scoperta dai fondatori del movimento
comunista, Marx ed Engels e alla cui elaborazione hanno contribuito i
grandi dirigenti del movimento comunista che sono succeduti a loro:
Lenin, Stalin, Mao Tse-tung. La verità di ogni sua tesi si verifica
effettivamente nella pratica, anche se non alla maniera semplicistica
("funziona, non funziona") con cui la sinistra borghese usa questo
principio contro il movimento comunista. Ogni tesi della concezione
comunista del mondo è stata elaborata e la elaboriamo dal bilancio
dell'esperienza. Sostenere che la nostra concezione del mondo è una
scienza e non imparare dalla grande esperienza compiuta dal movimento
comunista a livello mondiale nella prima parte del secolo scorso, è una
incongruenza imperdonabile. Chi si comporta così o è un imbroglione o è
un superficiale. La ragione del fallimento della sinistra borghese sta
nel fatto che essa rifiuta di imparare da quella esperienza: vorrebbe un
mondo migliore ma se chiedete in cosa consiste questo mondo migliore,
ogni esponente della sinistra borghese vi espone le sue opinioni
personali, la sua piattaforma, i suoi desideri e tanto meno sa dire cosa
fare per arrivarci e si mette a farlo.

Il nuovo Partito comunista italiano lo abbiamo fondato nel 2004, dopo
che i suoi promotori avevano dato a quelle domande risposte chiare ed
esaurienti, basate sull'esperienza passata di tutto il movimento
comunista e coerenti col corso attuale delle cose. Le nostre risposte
sono esposte nel nostro _Manifesto Programma [8]_ pubblicato nel marzo
2008 e illustrate da vari lati nella nostra letteratura (reperibile sul
sito Internet del Partito www.nuovopci.it [9]), in particolare
dall'opuscolo _I quattro temi principali da discutere nel Movimento
Comunista Internazionale [10]_.

Instaurare il socialismo è possibile. La classe operaia con la sua
avanguardia organizzata nel Partito comunista è capace non solo di
togliere il potere alla borghesia, ma anche di costruire una nuova
società.

La prima ondata della rivoluzione proletaria, benché sia finita in una
sconfitta generale, lo ha mostrato. Prendiamo l'esempio dell'Unione
Sovietica. Essa ha mostrato che sotto la direzione degli operai e del
loro Partito comunista un paese sulla base della proprietà pubblica
delle forze produttive può fare grandi progressi in ogni campo materiale
e spirituale della vita. I progressi compiuti dall'Unione Sovietica
dalla Rivoluzione d'Ottobre (1917) fino alla svolta del XX Congresso del
Partito comunista (1956) sono una verità innegabile, per quanto la
borghesia e il clero abbiano cercato e cerchino di denigrare l'URSS.
Tanto più significativi questi progressi perché furono compiuti benché
tutte le potenze imperialiste, i paesi più ricchi e più potenti del
mondo abbiano cercato in ogni modo di impedirlo, con blocchi, sanzioni,
campagne di boicottaggi, campagne di sabotaggi e aggressioni militari
ripetute, senza alcun freno e ritegno. Ma né i grandi Stati
imperialisti, né Hitler né i Papi di Roma riuscirono a impedire che
l'URSS progredisse. L'URSS non solo fece grandi progressi, ma spinse
avanti con il suo esempio e con il suo sostegno le masse popolari di
tutto il mondo: dei paesi oppressi e dei paesi imperialisti.

L'esperienza dei primi paesi socialisti ha lasciato una importante
eredità che noi comunisti dobbiamo mettere a frutto per la rinascita del
movimento comunista e per la seconda ondata della rivoluzione
proletaria. I fondatori del movimento comunista dalla comprensione della
natura e delle leggi di sviluppo della società borghese avevano ricavato
che gli uomini sarebbero andati verso il comunismo attraversando una
fase transitoria che chiamarono socialismo (Marx, _Critica al programma
di Gotha_, 1875). Ma potevano indicare solo a grandi linee il percorso
che l'umanità avrebbe fatto per continuare la sua storia di progresso
oltre il capitalismo e sulla base dei grandi risultati a cui era giunta
sotto la barbara sferza del capitalismo. La prima ondata della
rivoluzione proletaria è andata molto più avanti. Tra le altre cose essa
ha mostrato che la classe operaia formata alla scuola del Partito
comunista è capace di prendere il potere, che la classe operaia con il
suo Partito comunista è capace non solo di eliminare la borghesia ma
anche di costruire una nuova umanità, trovando in ogni paese la strada
particolare per raggiungere il comune risultato a livello mondiale. Già
prima dei grandiosi risultati raggiunti negli anni successivi con la
collettivizzazione dell'agricoltura e con i piani quinquennali, al XIV
Congresso del PCUS (dicembre 1925) Stalin poteva a buon titolo
proclamare: "… grazie al nostro slancio bolscevico sul fronte economico,
grazie ai successi ottenuti in questo campo, abbiamo mostrato a tutto il
mondo che gli operai, preso il potere, sanno non solo abbattere il
capitalismo, non solo demolire, ma anche edificare una società nuova,
edificare il socialismo. Questo successo, il fatto di aver reso evidente
questa verità, nessuno ce lo può togliere. è il successo più grande e
più difficile di quelli che abbiamo finora ottenuto. Infatti abbiamo
mostrato alla classe operaia dell'Occidente e ai popoli oppressi
dell'Oriente che gli operai, i quali durante il corso della storia non
avevano saputo far altro che lavorare per i signori mentre i signori
governavano, una volta preso il potere si sono mostrati capaci di
governare un grande paese, di edificare il socialismo in condizioni
difficili.

Che cosa occorre perché i proletari vincano in Occidente? Innanzitutto
la fiducia nelle proprie forze, la coscienza che la c lasse operaia è
capace di fare a meno della borghesia, che la classe operaia è non solo
capace di demolire ciò che è vecchio, ma anche di edificare il nuovo, di
edificare il socialismo. Tutta l'attività della socialdemocrazia
consiste nell'istillare negli operai lo scetticismo, la sfiducia nelle
proprie forze, la sfiducia nella possibilità di conseguire con la forza
la vittoria sulla borghesia. Tutto il nostro lavoro, la nostra
edificazione hanno questo significato:convincono la classe operaia dei
paesi capitalisti che la classe operaia è capace di fare a meno della
borghesia e di costruire una nuova società con le proprie forze.

Il pellegrinaggio degli operai nel nostro paese, il fatto che le
delegazioni operaie, giungendo nel nostro paese, osservano in tutti i
particolari la nostra edificazione e si sforzano di toccarne con mano i
risultati, mostrano che la classe operaia dei paesi capitalisti, a
dispetto della socialdemocrazia, incomincia ad avere fiducia nelle
proprie forze e nella capacità della classe operaia di creare una
società nuova sulle rovine della vecchia società.

Non dirò che abbiamo ottenuto grandi risultati in questo ultimo anno,
tuttavia bisogna riconoscere una cosa, e cioè che, grazie ai successi
della nostra edificazione socialista, abbiamo mostrato e dimostrato che
la classe operaia, rovesciata la borghesia e preso il potere nelle sue
mani, è capace di trasformare la società capitalista, in base ai
principi del socialismo. Questo abbiamo ottenuto, e malgrado tutto
nessuno ce lo potrà togliere. Ancora una volta si tratta di un successo
inestimabile. Che cosa significa infatti ottenere questo successo?
Significa infondere negli operai dei paesi capitalisti la fiducia nelle
proprie forze, la fiducia nella propria vittoria. Significa mettere
nelle loro mani una nuova arma contro la borghesia. E che essi afferrino
questa arma e siano pronti a servirsene, lo si vede anche semplicemente
dal fatto che il pellegrinaggio degli operai nel nostro paese non cessa,
ma si intensifica. E quando gli operai dei paesi capitalisti avranno
acquistato la piena fiducia nelle proprie forze, potete essere certi che
questo sarà il principio della fine del capitalismo e il segno più
sicuro della vittoria della rivoluzione proletaria." (_Opere complete_,
vol. 7 _Rapporto politico del Comitato Centrale_,18 dicembre 1925).

Cosa insegna la decadenza dell'Unione Sovietica - La decadenza
dell'Unione Sovietica a partire dalla svolta del 1956 fino al crollo nel
1990, mostra che un paese socialista può progredire e progredisce solo
se le strutture essenziali del paese, in campo politico, economico e
della società civile, sono dirette da persone che senza riserve vogliono
progredire verso il comunismo: in altre parole la dittatura del
proletariato è indispensabile. È esattamente questo che i revisionisti
moderni che erano riusciti a prendere la direzione del PCUS abolirono
con la svolta del XX Congresso. Il XX Congresso si svolse nel febbraio
1956. Il successo della destra nell'imporre la sua linea nel Partito
comunista sovietico ebbe non solo effetti nefasti per l'Unione Sovietica
che si conclusero con la dissoluzione e il crollo catastrofico del 1990,
ma le sue decisioni indebolirono gravemente la sinistra in tutto il
movimento comunista e in ogni partito comunista diedero forza alla
destra. Per quanto riguarda il nostro paese, nel dicembre 1956 con
l'VIII congresso del PCI Palmiro Togliatti e i suoi soci poterono
finalmente proclamare apertamente quello che di fatto già erano riusciti
a imporre nel PCI: la rinuncia alla rivoluzione socialista, l'adesione
alla "via parlamentare al socialismo": in chiaro la loro adesione alla
Repubblica Pontificia che la Corte Pontificia, gli emissari dei gruppi
imperialisti USA e le Organizzazioni Criminali avevano instaurato nella
seconda metà degli anni '40, al servizio della borghesia imperialista
italiana e internazionale soffocando le forze della Resistenza. Per
maggiori dettagli a proposito della sconfitta della sinistra del PCI
rimandiamo all'articolo _Pietro Secchia e due importanti lezioni [11]_
(_La Voce_ n. 26, luglio 2007). La rinuncia alla rivoluzione socialista,
che era già pratica comune di tutti i partiti comunisti dei maggiori
paesi imperialisti (in Europa le eccezioni furono il Partito comunista
greco e il Partito comunista spagnolo che vennero sconfitti in una
guerra civile e il Partito comunista portoghese che nonostante la guerra
mondiale non era riuscito a scuotere il giogo della dittatura fascista),
divenne linea ufficialmente proclamata, avvio all'eurocomunismo e alla
disgregazione dei partiti comunisti stessi, quindi alla situazione in
cui siamo oggi.

La dittatura del proletariato significa che la classe che imprime il
proprio segno a ogni aspetto della vita sociale dell'intero paese è
costituita dagli operai formati dall'esperienza dell'azienda capitalista
(che nei suoi aspetti positivi è il germe della società di domani) e
organizzati sotto la direzione del partito comunista di cui gli operai
d'avanguardia sono il principale nucleo costitutivo. Del partito
comunista fanno parte un numero di operai sufficiente per dirigere tutta
la classe operaia e questa ha la forza e il prestigio necessari per
dirigere l'intero paese. Che un operaio faccia parte del partito
comunista non vuol dire che un operaio "si è iscritto" al partito
comunista, perché il partito comunista non è un partito a cui ci si
iscrive. Un operaio che fa parte del partito comunista è un operaio che,
nonostante la schiavitù in cui il capitalismo lo costringe, ha la
volontà e la capacità di imporsi la disciplina necessaria per imparare
nei ranghi del partito comunista a capire il corso delle cose e a
dirigere gli altri operai, le masse popolari e l'intero paese. Sono gli
operai comunisti che rendono la classe operaia capace di costituire un
proprio governo e capace di far funzionare le aziende secondo un piano,
capace di dirigere il resto delle masse popolari godendo dell'autorità e
del prestigio necessari a trattare le contraddizioni all'interno del
popolo, di dirigere l'intero paese a compiere la trasformazione
necessaria dell'intero suo sistema di relazioni sociali e delle sue
relazioni con gli altri paesi, di imporre alle classi nemiche il nuovo
sistema di relazioni sociali e di difenderlo con successo dalle
aggressioni esterne.

Questa è una verità che fa storcere il naso alla piccola borghesia e
anche a quella parte delle masse popolari che subisce ancora l'influenza
ideologica della borghesia o del clero, che vive nel senso comune
prodotto dalla società borghese. Ma è tuttavia una verità che la scienza
della struttura della società capitalista aveva fatto capire ai
fondatori del movimento comunista e che la storia ha confermato. È una
verità che sotto la spinta dell'esperienza e dell'azione della parte
avanzata delle masse popolari dovranno adottare tutti quelli che
vogliono farla finita con l'attuale catastrofico corso delle cose. È una
verità che contrasta con i gusti e i sentimenti dei fautori della
democrazia borghese: eguaglianza di facciata tra chi comanda e chi per
vivere deve obbedire ed è sistematicamente escluso dalla conoscenza del
corso delle cose e dai mezzi e dalle condizioni necessari per conoscere.
Noi comunisti siamo contro la democrazia borghese. La democrazia
borghese è il sistema di relazioni con cui la borghesia regola i suoi
rapporti con lo Stato. È la veste con cui essa abbellisce il monopolio
della violenza detenuto da questa istituzione, che la borghesia eredita
dalla storia e che deve conservare per tenere sottomessi la classe
operaia e il resto delle masse popolari. Lungi da noi non riconoscere i
progressi che la democrazia borghese presenta rispetto ai regimi
reazionari, feudali, fascisti e affini. Il movimento comunista ha anzi
saputo forzare i limiti della democrazia borghese portandola alla
massimo delle sue possibilità, come sistema di relazioni politiche in
cui le masse popolari si organizzano e in qualche misura allargano i
confini in cui la borghesia le vuole costringere. "Troppa democrazia",
sintetizzò negli anni '70 la Commissione Trilaterale, la rete
internazionale della borghesia imperialista. Noi comunisti e la classe
operaia con noi, una volta preso il potere non fingeremo un'uguaglianza
di condizioni che non c'è, ma impiegheremo tutte le risorse della
società per promuovere l'emancipazione delle classi oppresse, delle
donne, dei giovani e di ogni altra parte della popolazione che la
borghesia e il clero hanno tenuto ai margini della vita sociale;
reprimeremo senza scrupoli i tentativi aperti o subdoli, compiuti
dall'interno del paese o dall'estero dalle classi spodestate di
reinstallare il proprio potere; elimineremo la divisione dell'umanità in
classi sociali di sfruttati e sfruttatori, di oppressi e oppressori;
creeremo una società senza divisione in classi in cui il pieno sviluppo
di ogni individuo è la condizione per il pieno sviluppo di tutti. La
democrazia proletaria non è proclamazione dell'eguaglianza, non è
finzione dell'eguaglianza di tutti di fronte alla legge imposta della
borghesia, ma è promozione dell'accesso di tutta la popolazione alla
gestione della vita sociale.

Che la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale sia finita
nella sconfitta, non è affatto un evento strano e imprevedibile. Quale
grande impresa gli uomini sono riusciti a compiere al primo tentativo?
Che chi si getta in una grande impresa possa non riuscire a condurla in
porto al primo tentativo, è nella natura delle cose. L'importante è che
la grande impresa è possibile, che è possibile condurla in porto perché
nella società attuale esistono i suoi presupposti. Se è possibile, se
non si ha successo al primo tentativo lo si avrà al secondo, o al terzo,
o al quarto: tanto prima quanto più si impara dall'esperienza delle
sconfitte. Se poi la grande impresa è anche necessaria, gli uomini
tenteranno ripetutamente di compierla finché non ci riusciranno, come
per la cura di una epidemia.

La società divisa in classi di sfruttati e sfruttatori, di oppressi e
oppressori è il contesto in cui l'umanità ha progredito da molti
millenni a questa parte. Solo con lo sviluppo illimitato delle forze
produttive che ha raggiunto nell'ambito del capitalismo, l'umanità ha
creato le condizioni perché la divisione in classi sociali da fattore di
progresso si è trasformata in una catena e in una morsa che impedisce
l'ulteriore progresso che già gli uomini concepiscono e di cui hanno già
i mezzi. La creazione di un sistema di relazioni sociali adeguato a
queste condizioni e la trasformazione intellettuale e morale che va con
essa sono la più grande impresa che sta di fronte all'umanità, una
trasformazione del genere delle principali che hanno segnato la sua
storia plurimillenaria: è la creazione, per la prima volta nella storia
umana, di un sistema di relazioni sociali che per sua natura deve essere
pensato prima di essere attuato, perché è il passaggio dal regno della
necessità al regno della libertà e la libertà implica la coscienza della
necessità. Solo imbroglioni e sciocchi possono menare scandalo che
simile impresa gli uomini riescono a compierla solo per tentativi,
imparando dalle sconfitte e dai successi. Noi non rivendichiamo come
successi gli errori: diciamo e illustriamo che la prima ondata della
rivoluzione proletaria ha portato l'umanità più avanti in ogni campo,
che ha mostrato la via per progressi che non è riuscita a compiere, che
ha creato una massa di esperienze cui possono e devono attingere chi
vuole continuare il cammino, che il cammino che essa aveva compiuto
durante la prima ondata è nella direzione del cammino che l'umanità deve
compiere per porre fine alle barbarie del capitalismo e al corso
catastrofico delle cose che la Comunità Internazionale dei gruppi
imperialisti europei, americani e sionisti impongono ancora al mondo.

Che un paese socialista possa crollare mentre un paese capitalista passa
di crisi in crisi ma non crolla, è nella natura delle cose. La struttura
di un paese capitalista è composta di tante aziende ognuna delle quali
in una certa misura viaggia per conto suo, da tanti individui ognuno dei
quali si arrangia come riesce. Gli errori commessi da questo o quel
capitalista, sono corretti dall'azione spontanea (cioè compiuta
indipendentemente l'uno dall'altro da migliaia di attori ognuno dei
quali agisce in base ad un senso comune già acquisito) del mercato. Il
mercato estero è un campo di riserva. Spesso la decadenza di un'impresa
lascia terreno libero al successo di un'altra. La rovina di uno in molti
casi è la fortuna di altri. Ogni paese capitalista e ogni settore
produttivo di un paese capitalista sono soggetti a crisi cicliche, ma
una crisi ciclica sgombera la strada per la ripresa degli affari. La
classe operaia e le masse popolari pagano un prezzo atroce, ma prima o
poi molti capitalisti trovano buoni affari da fare e si riprendono da
ogni crisi ciclica. Un paese capitalista è soggetto a crisi cicliche
ripetute ma non crolla. A ragion veduta non trattiamo qui della crisi
generale per sovrapproduzione assoluta di capitale [12], che introduce a
un altro genere di problemi: nella crisi generale vige la libertà dei
naufraghi, ognuno dei quali si arrangia.

La struttura di un paese socialista invece è costituita da un sistema
unificato di aziende che operano secondo un piano e di individui legati
l'uno all'altro. O avanzano insieme o insieme crollano. Se un piano
sbagliato segue a un piano sbagliato e gli errori non vengono corretti,
prima o poi il paese socialista arriva al collasso.

Un paese capitalista è una struttura sociale primitiva, come una città
fatta di tante case ognuna ancora con il suo sistema di riscaldamento,
magari anche con il suo pozzo. Un paese socialista è una struttura più
avanzata, come un grattacielo con tutti i servizi moderni e tutti
centralizzati. Tutto è più moderno e funziona meglio, ma in un certo
senso è più fragile: gli errori di gestione si devono correggere in
tempi ragionevoli, altrimenti hanno conseguenze gravi.

I metodi di gestione nei paesi socialisti sono terreno della lotta di
classe. La borghesia tipica dei paesi socialisti, una volta abolita per
l'essenziale la proprietà privata delle forze produttive, è costituita
da quei dirigenti che tendono a dare soluzioni borghesi (cioè proprie di
una società divisa in classi di oppressi e oppressori, di sfruttati e
sfruttatori, di privilegiati e di esclusi) ai problemi di gestione dei
paesi socialisti (cioè di una società che per sua natura promuove
l'emancipazione degli strati oppressi della popolazione e l'universale
accesso a tutte le risorse della via sociale). La borghesia tipica dei
paesi socialisti è costituita da quei dirigenti che vorrebbero imitare i
paesi capitalisti, che non osano aprire la strada ai sistemi di gestione
propri di un paese in cui le forze produttive sono pubbliche e che
sistematicamente e programmaticamente promuove l'accesso di tutta la
popolazione alle attività specificamente umane della gestione della
società, della cultura, della ricerca scientifica e della progettazione
del proprio futuro. Sono quei dirigenti che non vogliono compiere i
passi avanti possibili, o che vogliono imporre misure per le quali non
esistono ancora le condizioni necessarie. I paesi socialisti sono paesi
in cui infuria la lotta di classe, a volte in forma aperta e a volte in
forma camuffata, subdola, incompresa, da comprendere. Gli errori di
gestione dovuti ai ritardi e agli errori nella comprensione delle cose,
si confondono facilmente con i metodi di gestione dovuti agli interessi
contrastanti delle classi che si scontrano nell'umanità attuale, dovuti
all'influenza della borghesia e del clero, residui nel paese o agenti
dall'estero. I paesi socialisti ereditano e sulla via verso il comunismo
devono superare grandi contraddizioni: tra dirigenti e diretti, tra
lavoro d'organizzazione e lavoro esecutivo, tra lavoro intellettuale e
lavoro manuale, tra uomini e donne, tra adulti e giovani, tra città e
campagna, tra paesi, zone e settori avanzati e paesi, zone e settori
arretrati. Le contraddizioni in seno al popolo si confondono facilmente
con le contraddizioni tra la borghesia e le masse popolari, con le
contraddizione tra i paesi e gruppi imperialisti e il paese socialista.
La transizione dal capitalismo al comunismo che si attua nella fase
socialista richiede una grande crescita intellettuale e morale della
massa della popolazione.

Sarebbe ridicolo, da ignoranti o da imbroglioni, sostenere che in Unione
Sovietica i comunisti non praticarono la lotta di classe e la lotta tra
le due linee nel partito comunista. La storia del Partito Comunista
dell'Unione Sovietica dal 1917 al 1956 è una storia di grandi lotte di
classe e di lotte tra le due linee nel partito: la borghesia e tutti i
succubi della cultura borghese, i gruppi trotzkisti in prima fila, le
chiamano repressione, terrore, dittatura, "purghe staliniane" e con
mille altre denominazioni infamanti.

In realtà i comunisti sovietici lottarono con grande eroismo e
intelligenza, tuttavia condussero sia la lotta di classe che la lotta
tra le due linee nel partito con limiti che solo lo studio della loro
esperienza ha messo in luce. Non raggiunsero una comprensione
sufficientemente avanzata, materialistico dialettica, della lotta di
classe nella società socialista né della lotta tra le due linee nel
partito. Spesso agirono alla cieca e con una mentalità metafisica. Per
questo in definitiva la sinistra non riuscì ad impedire che la destra si
rafforzasse fino a prendere il sopravvento. Non era chiaro ai comunisti
di allora, neanche ai comunisti sovietici, che la borghesia dei paesi
socialisti si forma per influenza della borghesia internazionale, ma
nasce dalla lotta in corso nella società socialista stessa, a fronte
alle difficoltà della trasformazione propria della società socialista:
l'uno si divide in due. È costituita dai dirigenti del partito, dello
Stato e delle altre istituzioni e organizzazioni sociali che
recalcitrano a compiere i passi avanti che è possibile compiere, che
imitano i metodi di direzione e di gestione borghesi, che danno
soluzioni borghesi ai problemi della società socialista. A causa dei
loro limiti nella comprensione di questi aspetti del socialismo, in
molti casi i comunisti ritennero che gli esponenti della nuova borghesia
potevano essere solo agenti degli imperialisti o infiltrati eterodiretti
o, al contrario, accettarono come dirigenti comunisti portavoce delle
concezioni borghesi; se una persona si schierava oggi contro il
socialismo, era da sempre un anticomunista camuffato, dalla nascita; se
era oggi veramente comunista, lo sarebbe stato per tutta la vita. Ai
comunisti che oggi, armati della concezione comunista del mondo (il
marxismo-leninismo-maoismo), studiano la storia dell'Unione Sovietica
per imparare dalla sua esperienza, questi errori e questi limiti balzano
agli occhi. Un'opera ricca di insegnamenti che ogni comunista oggi deve
studiare, la _Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS [13]_
redatto nel 1938 sotto la direzione di Stalin, li mostra chiaramente. Su
questi limiti ed errori dei comunisti nella comprensione delle
condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe, i nemici
del socialismo poterono ampiamente giocare.

Non era chiaro ai comunisti di allora, neanche ai comunisti sovietici,
che proprio perché è il principale e supremo organismo dirigente della
trasformazione sociale in corso, è nel Partito comunista che di fronte a
ogni nuovo passaggio le mille idee e proposte di soluzioni confluiscono
più o meno chiaramente in due linee contrapposte: una che se attuata
porta verso il comunismo e l'altra che se attuata nuoce alla transizione
al comunismo. Non era pratica universale elaborare nettamente e "fino in
fondo" ad ogni fase della vita del paese e del mondo tutte le proposte
fino a definire le due linee e contrapporle nettamente onde fosse chiaro
che esse indicavano le due vie di sviluppo corrispondenti agli interessi
antagonisti delle due classi che nell'umanità di oggi si contendono la
direzione: la borghesia e il proletariato.

La lotta di classe e la lotta tra le due linee nel partito comunista è
impossibile eliminarle: bisogna condurle con cognizione di causa fino
alla vittoria. Quando cesseranno sarà perché il capitalismo è
definitivamente superato e il comunismo è finalmente raggiunto: sarà la
base da cui inizierà una nuova fase della storia dell'intera umanità.

La natura della lotta di classe nei paesi socialisti e la lotta tra le
due linee nel partito comunista sono due dei sei principali apporti del
maoismo alla concezione comunista del mondo - _L'ottava discriminante
[14]_ (_La Voce_ 41, luglio 2012).

La rivoluzione socialista è possibile, ma deve essere internazionale,
perché oramai il mondo è globalizzato, l'intero mondo è diventato un
unico terreno aperto all'incursione dei capitalisti di tutto il mondo. È
un'altra delle obiezioni mosse alla nostra linea.

Effettivamente la rivoluzione socialista raggiungerà il risultato che è
nella sua natura solo quando l'intera umanità sarà unificata da rapporti
di solidarietà e di collaborazione, nel comunismo. Questo è inscritto
nella natura dei problemi che oggi l'umanità affronta. Ma andremo a
questo risultato spezzando l'asservimento del mondo intero al sistema
imperialista mondiale. Quindi il movimento comunista deve in ogni paese
cercare di portare le masse popolari organizzate a prendere il potere
nel proprio paese. In ogni paese in cui è in grado di farlo, il
movimento comunista deve prendere il potere e rompere le catene che lo
legano al sistema imperialista. Solo in questo modo creeremo la futura
umanità unita da rapporti si solidarietà e collaborazione. Solo dei
dottrinari o degli sciocchi non vedono quanti sono ancora le differenze
materiali e spirituali tra i vari paesi, non comprendono che lo sviluppo
diseguale caratterizza ancora oggi il mondo. Non a caso diciamo che
ancora oggi la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei,
americani e sionisti impone il suo dominio al mondo. La storia della
prima ondata della rivoluzione proletaria mostra quanto la lotta di
classe in ogni paese si combini con la lotta di classe internazionale,
senza mai fondersi però completamente, ma alimentandosi a vicenda.

Questi e altri insegnamenti possiamo e dobbiamo trarre dall'esperienza
della prima ondata della rivoluzione proletaria. Armare di questi
insegnamenti gli operai e gli altri esponenti delle masse popolari che
l'iniziativa della FIOM, di Maurizio Landini e dei suoi soci mobilita e
mobiliterà a prendere in mano i destini del paese, incanalare il loro
slancio, a partire dai più avanzati, in un lavoro costruttivo ed
efficace, arruolare al Partito i più generosi e capaci: questo è il
lavoro che noi comunisti dobbiamo fare. A contribuire a questo lavoro
chiamiamo tutti i simpatizzanti del Partito, tutti i comunisti. È con
questo spirito che celebreremo il 70° anniversario della vittoria del 25
aprile 1945.

GLI OPERAI AVANZATI DEVONO DIVENTARE COMUNISTI: IN QUESTO MODO PRENDONO
IN MANO LE SORTI DEL PAESE, FANNO DELLA CLASSE OPERAIA LA NUOVA CLASSE
DIRIGENTE DEL PAESE!

QUELLI CHE ASPIRANO A DIVENTARE COMUNISTI DEVONO COSTITUIRE OVUNQUE, IN
OGNI AZIENDA CAPITALISTA, IN OGNI AZIENDA PUBBLICA, IN OGNI ZONA
D’ABITAZIONE COMITATI DI PARTITO CLANDESTINI.

I COMITATI DI PARTITO DEVONO FARE DI OGNI LOTTA RIVENDICATIVA E DI OGNI
PROTESTA UNA SCUOLA DI COMUNISMO E DEVONO CREARE ORGANISMI OPERAI E
POPOLARI CHE SI COORDININO TRA LORO FINO A COSTITUIRE E IMPORRE IL
GOVERNO DI BLOCCO POPOLARE E MARCIARE VERSO L’INSTAURAZIONE DEL
SOCIALISMO.

OGNI CDP CLANDESTINO DEVE PROMUOVERE ED ESSERE IL SOLIDO RETROTERRA DI
OO E OP CHE SI OCCUPANO OGNUNO DELLA PROPRIA AZIENDA, CHE PRECEDE LE
MANOVRE DEL PADRONE PER RIDURLA, DELOCALIZZARLA O CHIUDERLA, CHE ESCE
FUORI DALL’AZIENDA ED ESERCITA IL SUO RUOLO DI NUOVA AUTORITÀ PUBBLICA E
ALIMENTA IL MOVIMENTO PER COSTITUIRE IL GOVERNO DI BLOCCO POPOLARE.

PROMUOVERE E SOSTENERE OGNI LOTTA RIVENDICATIVA E OGNI AZIONE DI
PROTESTA, OPERARE CON ENERGIA PERCHÉ OGNUNA RAGGIUNGA IL SUO PARTICOLARE
OBIETTIVO MA SEMPRE E PRINCIPALMENTE FARE DI OGNUNA UNA SCUOLA DI
COMUNISMO: QUESTO DIPENDE SOLO DA NOI!

QUESTA È LA GUERRA POPOLARE RIVOLUZIONARIA [15] (GPR) CHE IL NUOVO
PARTITO COMUNISTA PROMUOVE IN ITALIA!

IL _MANIFESTO PROGRAMMA_ DEL NUOVO PARTITO COMUNISTA È IL PROCLAMA E IL
PROGRAMMA DELLA GPR CHE INSTAURERÀ IL SOCIALISMO NEL NOSTRO PAESE! È
DISPONIBILE SUL SITO DEL PARTITO DOVE TROVATE ANCHE IL NUMERO 49 DI _LA
VOCE_, MARZO 2015.

Leggere e diffondere _NEL 70° ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA DELLA
RESISTENZA [16]_ - editoriale di _La Voce_ 49.

_**************_

_Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste
nell'usare TOR [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html
[17]_], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [17]_].
_

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