[RSF] 27-FEB : un "patto" in Campidoglio per il Tevere

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Come anticipato dagli organizzatori, venerdì 27 mattina in Campidoglio (cfr
invito allegato) nascerà il Comitato Promotore fra Istituzioni per un
Contratto di Fiume del Tevere a Roma. Si tratterà del terzo Comitato a
carattere istituzionale per Contratti di Fiume nel Lazio, dopo quello varato
a Magliano Sabina per la “Media Valle del Tevere”; questo a sua volta
seguiva quello a carattere interregionale (Lazio, Toscana e Umbria)
organizzato sul fiume Paglia dal Consorzio Tiberina (cfr a titolo di
esempio, dagli Albi Pretori comunali, Adesione Radicofani
<http://www.comune.radicofani.siena.it/on-line/Home/Attieprocedure/Atti/Deli
bereConsiglio/scheda217191.html> …… dalla Val d’Orcia patrimonio UNESCO
nella regione Tiberina), che di recente, con base nel consorziato Comune di
Orvieto (confluenza Paglia-Tevere), si sta estendendo al sub-bacino del
Chiani e al “basso Tevere umbro”. Se, per certi versi, il caso di Orvieto
conferma come la situazione del Tevere dai punti di vista idraulico, del
trasporto di materia e dell’inquinamento vada vista più come “rete” che come
singola “asta” (le piene dal Paglia, il volume idrico di base dal Nera, ……),
la Foce e il tratto urbano di Roma hanno valore a sé proprio perché
terminali di una complessa situazione a monte; è per questo che in passato –
data anche l’importanza di Roma non solo in Italia, ma nell’intero contesto
euro-mediterraneo – abbiamo parlato di “Contratto DEL Fiume”, che potrebbe
soltanto subordinarsi – dal punto di vista logico, strutturale e funzionale
– a un eventuale “Contratto di Bacino” interregionale. Ma, al di là dei
sofismi, contano i risultati, cioè il fine piuttosto che il mezzo! E’ anche
dunque da sottolineare come il Contratto di Fiume del Tevere nell’area
urbana di Roma e il Contratto di Foce da Ottobre 2014 siano sostenuti da due
foltissimi Comitati Promotori di singoli cittadini, sottoscrittori a titolo
personale, pur operando in Istituzioni, Associazioni, Enti di Ricerca, etc.



Il Tevere a Roma, come dibattuto ormai da decenni, rappresenta una
dimensione urbana del tutto speciale: fragile (risentendo degli effetti di
ciò che accade in circa 17.000 kmq a monte), prossimo (attraversando la
Città nel suo cuore e fino al mare con un percorso stretto e sinuoso,
abbracciabile con lo sguardo da sponda a sponda), prezioso (ora parte del
patrimonio UNESCO del Centro di Roma ora Area Naturale protetta),
accessibile e vivibile con discontinuità, dall’andamento fortemente
variabile, trascurato e maltrattato, a volte periferico – nella percezione –
anche lì dove è centrale fisicamente. Importante fisicamente – ma anche
storicamente – proprio per la sua relativa ristrettezza (rispetto ad altri
specchi d’acqua nelle Capitali, come quelli dei grandi fiumi europei), così
da caratterizzarsi per guadi – come l’Isola Tiberina –, ponti stabili fin
dall’epoca dei Romani, contrapposizione e dialettica fra sponde assai vicine
(l’etrusca e la romana, la cattolica e la laica, ……).



Cambiare volto al modo di vivere il Tevere significherebbe cambiare volto ad
una parte significativa della Città; razionalizzare e migliorare la gestione
del fiume sarebbe anche un ottimo esercizio di gestione dei beni pubblici e
di coesione territoriale. L’impresa può dirsi storica, per certi versi,
tendendo a restituire nuovamente il Tevere a Roma, che è città di fiume e di
mare. Dall’emergenza idraulica, che ha portato alla costruzione dei
muraglioni al Centro Storico fra fine ‘800 e inizio ‘900, i cittadini di
Roma hanno escogitato diversi modi per continuare a vivere il fiume come una
volta (quando si sviluppavano spiagge, stabilimenti, colture, etc), ivi
compresa la costruzione di galleggianti. Poi è stata la volta dell’emergenza
ambientale, con la fine della balneabilità negli anni ’60 e il progressivo
inquinamento di suoli ripariali. Oggi si può avviare una stagione di forte
modernizzazione dell’approccio, mettendo insieme tutte le conoscenze
acquisite e i miglioramenti tecnologici.



L’organizzazione del “sistema Tevere” – in un periodo di forte crisi
finanziaria – non può che passare attraverso la mobilitazione congiunta di
risorse pubbliche e private, nazionali e internazionali; basti pensare
all’annoso problema della manutenzione ordinaria e al ruolo che possono
giocare Concessionari e Gestori, piccoli o grandi che siano, nel presidio
attivo del territorio. In questo, il Contratto di Fiume può dirsi strumento
realmente idoneo, vedendo la partecipazione cooperativa dei soggetti privati
che entrano nella realizzazione delle misure individuate dalla
programmazione per l’ambito territoriale, con la quota di risorse che essi
rendono disponibile. Tale quota può essere costituita dalla “disponibilità a
pagare”, ma anche dagli investimenti diretti (a supporto e/o complemento
delle misure del programma) che il soggetto privato ritiene vantaggioso
utilizzare in vista di un ritorno ritenuto accettabile. Nel quadro sopra
descritto, rientra a pieno titolo il Contratto di Fiume sul Tevere nell’area
urbana di Roma, non solo nello spirito originario di strumento di sinergia
pubblico-privato teso allo conservazione, alla fruizione e allo sviluppo
dell’economia improntato alla sostenibilità e alla conoscenza
tecnico-scientifica della gestione fluviale, ma anche quale patto che la
Città firma con il contesto territoriale che ad essa fa riferimento. Le
valenze interdisciplinari, intersettoriali e interamministrative sono tali e
tante che nessuno – in detto contesto – può far da solo!



Si è molto vicini a condividere fra Istituzioni e privati un disegno di
intenti, un quadro conoscitivo, uno scenario strategico, un piano d’azione,
come previsto dal Ministero dell’Ambiente per le Linee Guida sui Contratti
di Fiume. Il frutto di tutto questo processo, strutturato e organizzato,
sarà un lascito definitivo alla Città, in termini di modernizzazione,
attraverso gli elementi-chiave di una possibile geografia dell’intervento
urbano, contribuendo a “mettere a sistema” sul Tevere temi quali:
l’urbanistica, la storia e le storie, la cultura, l’architettura, l’arte
(sia patrimonio acquisito sia nuova creatività), l’inquinamento e la
protezione civile, gli ecosistemi e i parchi urbani, gli sport e le attività
di svago sia sull’acqua sia sulle sponde, le infrastrutture, i trasporti e
il turismo, l’associazionismo, il recupero di aree utilizzabili, la
comunicazione, l’educazione ambientale. Vi sono anche importanti scadenze,
di 5 anni in 5 anni, che riguarderanno fortemente Roma sul Tevere:

-           il 2020, 150 anni a Capitale d’Italia, da quel 1870 che fu anche
caratterizzato dalla più disastrosa piena dell’epoca moderna, anno in cui il
Re Vittorio Emanuele II giunse in Città per la prima volta proprio a portare
conforto alle popolazioni disastrate;


-           il 2025, con il prossimo Giubileo.


Forse, nel frattempo, le Olimpiadi del 2024, che potrebbero avere proprio
nel Tevere l’asse urbano principale. Ebbene, per queste scadenze, occorrerà
aver costruito una “visione” del Tevere a Roma e dato corso alla stessa,
partendo da ciò che si può fare subito e costruendo insieme il futuro.



Il Consorzio Tiberina presenterà nell’occasione in Campidoglio – fra le
altre cose – una raccolta di progetti nazionali e internazionali sul Tevere
a Roma, una analisi conoscitiva preliminare integrata, una serie di intenti
e di strategie da condividere, una proiezione sulle risorse nazionali ed
europee mobilitabili; per la partecipazione e l’informazione del pubblico,
nonché per la necessaria raccolta di osservazioni, sarà presentato il nuovo
portale “Open-Tevere”.



CONSORZIO TIBERINA – Agenzia di sviluppo per la valorizzazione integrale e
coordinata del Bacino del Tevere

[t] 063202087 – 0632500420 [f] 0632650283 [@]
tiberina@??? [w] <http://www.unpontesultevere.com>
www.unpontesultevere.com