[Storiaorale] nuovo numero de "l'impegno"

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Autore: Istituto storia Resistenza e società contemporanea Bi-Vc-Vals
Data:  
To: Undisclosed-Recipient:;
Oggetto: [Storiaorale] nuovo numero de "l'impegno"
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea
nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia
Aderente all'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia "Ferruccio Parri"
13019 Varallo - via D'Adda, 6 - tel. 0163-52005; fax 0163-562289
istituto@???
www.storia900bivc.it



È uscito il novantatreesimo numero de "l'impegno", rivista dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, nel quale sono pubblicati saggi di Silvia Cavicchioli, Elvira Roncalli, Marilena Vittone, Anna Borrini, Orazio Paggi, Mario Ogliaro e il ricordo di Gianni Furia a cura di Wilmer Ronzani ed Enrico Pagano.
Silvia Cavicchioli, attraverso la vicenda della traslazione della salma del deportato ignoto da Mauthausen a Torino nell'ottobre del 1948, ripercorre la nascita nel primo dopoguerra dell'Associazione nazionale ex deportati e i suoi sforzi per mantenere viva la dolorosa memoria dell'orrore dei campi di concentramento in un Paese che spesso rifiutava di fare i conti con il recente passato e si mostrava riluttante ad assumersi la responsabilità collettiva dei crimini compiuti dai nazifascisti.
Elvira Roncalli trae spunto dalla conversazione con Mimma Bonardo, antifascista e partigiana nella XII divisione "Garibaldi", per porre l'accento sul ruolo determinante della partecipazione popolare, in particolare femminile, alla lotta di liberazione, nell'ottica del superamento di una visione che privilegi un punto di vista esclusivamente militare e restituisca valore alla Resistenza intesa come azione plurale contro la repressione, che trae forza proprio dalla capacità di interazione tra le sue varie componenti, civili e militari.
Marilena Vittone ripercorre la vicenda emblematica di Lidia Fontana, originaria di Crescentino, partigiana nel gruppo "Barbato" a Barge, poi staffetta nelle brigate "Garibaldi" della valle di Lanzo, che ben rappresenta il coraggio di molte donne che compirono la scelta di schierarsi a fianco dei partigiani, combattendo o con altre forme di sostegno, e che furono profondamente segnate, nel corpo e nello spirito, dalla violenza fascista subita, e, nel dopoguerra, dall'incredulità, dall'indifferenza, dall'oblio che, per lungo tempo, accompagnarono le loro storie.
Anna Borrini, attraverso la storia di Argante Bocchio "Massimo", vicecomandante della XII divisione Garibaldi "Nedo", arrestato nel 1948, incriminato per azioni di guerra risalenti all'autunno del 1944, vissuto in clandestinità fino al 1950, espatriato in Cecoslovacchia e in Unione Sovietica fino al 1957, sorvegliato e iscritto nel Casellario politico centrale per la sua attività di militante comunista fino all'inizio degli anni settanta, restituisce il mutato clima politico dell'Italia del secondo dopoguerra, manifestatosi già all'indomani della Liberazione con frizioni tra Alleati e Cln e proseguito con l'attacco giudiziario alle forze partigiane e la dura repressione messa in atto dalle forze di governo, in particolare nei confronti dei comunisti.
Orazio Paggi analizza il modo con cui il cinema mette in scena il processo politico, individuandone quattro tipologie (ideologico, religioso, razziale e sessuale) ed evidenziando come i film che trattano tale argomento, per mezzo di un racconto che spesso si identifica con il punto di vista dell'imputato e di un utilizzo della macchina da presa che, isolando il protagonista dagli altri personaggi e dal contesto, lo pone quale eroe e vittima al tempo stesso, siano una rappresentazione dell'arrogante e immutabile faccia del potere.
Mario Ogliaro si sofferma sull'impatto che la disfatta di Caporetto ebbe sulla stampa e la memorialistica del dopoguerra e sull'interesse storiografico che tale evento, un complesso intreccio di fattori militari, politici e morali, suscitò, passando in rassegna le varie e spesso discordanti posizioni che tendevano ora ad addossare la responsabilità della sconfitta a un esercito moralmente disgregato (sia per l'incapacità della classe dirigente di formare un popolo italiano coeso e consapevole, sia per gli effetti della propaganda pacifista sul morale delle truppe), ora a individuare le colpe negli errori strategici degli alti comandi italiani e nell'assurdità di una condotta repressiva nei confronti dei soldati, ridotti allo stremo da una durissima e insensata disciplina.
In un ulteriore saggio Ogliaro, in occasione del bicentenario della fondazione dell'Arma dei carabinieri, ricorda la figura del primo comandante generale dell'Italia repubblicana Fedele De Giorgis, di famiglia crescentinese, impegnato militarmente nella campagna di Libia nel 1911, poi nella prima e nella seconda guerra mondiale, durante la quale fu dislocato sul confine libico-tunisino al comando della 55a divisione fanteria "Savona" fino all'armistizio con la Francia, di cui fu il principale negoziatore, e infine, a guerra finita, comandante dei carabinieri dal 1947 al 1950, impegnato, tra le altre cose, nella costituzione dell'Opera nazionale assistenza per gli orfani dei militari dell'Arma.
A seguire, nelle parole di Wilmer Ronzani ed Enrico Pagano, il ricordo di Gianni Furia, figura di spicco della vita politica e sindacale biellese e piemontese, nonché vicepresidente dell'Istituto dal 1992 al 1996, uomo rigoroso e onesto che, dall'esperienza formativa della fabbrica durante la guerra, trasse quella coscienza di classe, allo stesso tempo coscienza civile, che ne determinò l'azione politica per tutta la vita.
In conclusione la consueta rubrica di recensioni e segnalazioni.

La rivista è in vendita nella sede dell'Istituto (via D'Adda, 6, Varallo): singolo numero 12 euro; abbonamento annuale 20 euro; formula abbonamento annuale più tessera associativa 32 euro.
Conto corrente postale per i versamenti n. 10261139, intestato all'Istituto.

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