[nuovopci] Celebriamo il 94° anniversario della fondazione d…

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Autor: \(nuovo\) Partito comunista italiano
Datum:  
To: npci.inter
Betreff: [nuovopci] Celebriamo il 94° anniversario della fondazione del primo Partito comunista nel nostro paese, riprendendo la sua opera!


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Comunicato CC 03/2015 - 21 gennaio 2015

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CELEBRIAMO IL 94° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL PRIMO PARTITO
COMUNISTA NEL NOSTRO PAESE, RIPRENDENDO LA SUA OPERA!

NOI COMUNISTI POSSIAMO E DOBBIAMO PORTARE A COMPIMENTO L’OPERA PER CUI
IL 21 GENNAIO 1921 VENNE FONDATO A LIVORNO: FARE DELL’ITALIA UN PAESE
SOCIALISTA!

_Per cambiare il corso catastrofico delle cose, bisogna porre fine al
sistema imperialista mondiale!_

_Il primo paese imperialista che romperà le catene della Comunità
Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti
mostrerà la strada e aprirà la via anche alle masse popolari degli altri
paesi!_

_L'Italia è un paese imperialista abbastanza grande e per di più sede
del Papato, uno dei pilastri del sistema imperialista mondiale: possiamo
e dobbiamo assumere questo compito!_

Il corso catastrofico che la borghesia imperialista e il suo clero hanno
impresso alla storia dell'umanità da quando a causa dell'esaurimento
della prima ondata della rivoluzione proletaria hanno ripreso in mano la
direzione del mondo, conferma che la rivoluzione socialista è
necessaria.

La scienza della storia dell'umanità fondata da Marx e da Engels poco
più di 150 anni fa e l'esperienza della prima ondata della rivoluzione
proletaria sviluppata nella prima parte del secolo scorso mostrano che
la rivoluzione socialista è possibile, che sta a noi comunisti
mobilitare e dirigere la classe operaia e le altre classi delle masse
popolari a farla. La prima ondata della rivoluzione proletaria si è
esaurita, non ha portato a compimento la sua opera, per i limiti nella
comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta
di classe che hanno intralciato l'opera di noi comunisti. Il bilancio
dell'esperienza della prima ondata ci ha fatto comprendere quei limiti:
possiamo quindi superarli. Non c'è altro modo per rompere con il
disastroso corso delle cose.

Gli esponenti della sinistra borghese, i personaggi e i gruppi
malcontenti del corso delle cose ma ostili alla rivoluzione socialista,
i denigratori del movimento comunista, si affannano a escogitare,
proporre e propagandare soluzioni a questo o a quel male del presente e
a fondare partiti riformisti senza futuro. Essi cercano di convincere la
borghesia imperialista e i suoi governi a cambiare politica. Si
comportano che se la borghesia imperialista e i suoi governi portassero
l'umanità alla miseria e alla guerra per ignoranza o per cattiva
inclinazione delle singole persone, perché non capirebbero quello che
occorre fare o perché sarebbero malvagi. In realtà la borghesia
imperialista è condannata dalla natura del suo sistema sociale a
valorizzare il capitale. I suoi esponenti non possono sfuggire a questo
compito: chi viene meno ad esso perde il posto ed è sostituito da uno
più capace e deciso.

Le imprese insensate dei gruppi imperialisti e in particolare della
Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti americani, sionisti ed
europei hanno il senso preciso di sforzi disperati e criminali per
valorizzare il capitale accumulato. Inutilmente gli esponenti della
sinistra borghese deplorano quanto avviene nel nostro paese e nel mondo,
si lamentano, piangono, inorridiscono, predicano l'unità e la
fratellanza, aspirano a ripristinare le conquiste di civiltà e di
benessere che la borghesia imperialista cancella. La borghesia
imperialista le aveva concesse alle masse popolari dei paesi
imperialisti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria,
quando il movimento comunista era forte e avanzava in tutto il mondo,
per distoglierle dalla rivoluzione socialista. La rivoluzione socialista
è l'unica alternativa, possibile e necessaria, al corso catastrofico
delle cose. Non è facile, richiede una grande tensione delle forze, ma è
possibile. La scienza accumulata dal movimento comunista nei decenni
passati e il bilancio dell'esperienza della prima ondata della
rivoluzione proletaria ci forniscono quanto necessario per farla. Sta a
noi comunisti approfittare di questo patrimonio e metterci all'opera.
Sta a ogni persona cosciente e responsabile assumere i compiti dell'ora
e diventare comunista. La borghesia e il suo clero cercano di soffocare
nella miseria, nell'ignoranza e nella superstizione la rivolta delle
classi sfruttate e dei popoli oppressi: questo rende tortuosa la strada
della rivoluzione socialista. ma la borghesia imperialista e il suo
clero non sono in grado di impedire a chi vuole diventare comunista di
imparare a mobilitare le masse e portarle ad aprire una nuova luminosa
fase della storia dell'umanità!

A chi vuole diventare comunista proponiamo di festeggiare il 94°
anniversario della fondazione del primo partito comunista nel nostro
paese studiando la lettera che circa 94 anni fa Lenin inviò ai comunisti
tedeschi per illustrare la linea che il Partito comunista doveva
seguire. La pubblichiamo in appendice a questo Comunicato, con la
presentazione della redazione di _La Voce_ che ha anche inserito nel
testo alcune note esplicative.

CHE I COMUNISTI DI TUTTO IL MONDO SI UNISCANO PER SUPERARE I LIMITI CHE
HANNO IMPEDITO AI NOSTRI PREDECESSORI DI PORTARE A COMPIMENTO LA PRIMA
ONDATA DELLA RIVOLUZIONE PROLETARIA!

CHE PROMUOVANO COSÌ LA RINASCITA DEL MOVIMENTO COMUNISTA E PORTINO ALLA
VITTORIA LA SECONDA ONDATA DELLA RIVOLUZIONE PROLETARIA CHE AVANZA IN
TUTTO IL MONDO!

VIVA I PARTITI E I GRUPPI COMUNISTI CHE SOTTO TUTTI I CIELI LOTTANO CON
DEDIZIONE E INTELLIGENZA PER LA RINASCITA DEL MOVIMENTO COMUNISTA!

CHE I COMUNISTI ITALIANI SI UNISCANO!

CHE CONSOLIDINO E RAFFORZINO IL NUOVO PARTITO COMUNISTA ITALIANO CHE
PROMUOVE LA GUERRA POPOLARE RIVOLUZIONARIA CHE INSTAURERÀ IL SOCIALISMO
NEL NOSTRO PAESE!

CHE I PROLETARI E I POPOLI OPPRESSI DI TUTTO IL MONDO SI UNISCANO PER
PORRE FINE AL DOMINIO DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE DEI GRUPPI
IMPERIALISTI EUROPEI, AMERICANI E SIONISTI!

CHE I GIOVANI PIÙ GENEROSI E RESPONSABILI DEL NOSTRO PAESE SMETTANO DI
PERDERE TEMPO A IMPARARE MESTIERI CHE CON TUTTA PROBABILITÀ STANTE LA
CRISI DEL CAPITALISMO NON POTRANNO NEANCHE ESERCITARE E DEDICHINO TEMPO
E RISORSE A IMPARARE A FARE LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA: A STUDIARE IL
_MANIFESTO PROGRAMMA_ DEL PARTITO E A METTERLO IN PRATICA!

COSTITUIRE OVUNQUE NELLA CLANDESTINITÀ COMITATI DI PARTITO!

FARE DI OGNI LOTTA UNA SCUOLA DI COMUNISMO. CREARE ORGANISMI OPERAI E
POPOLARI CHE SI COORDININO IN UNA RETE CHE COSTITUISCE IL GOVERNO DI
BLOCCO POPOLARE E MARCIA VERSO L’INSTAURAZIONE DEL SOCIALISMO: QUESTA È
LA GUERRA POPOLARE RIVOLUZIONARIA CHE IL NUOVO PARTITO COMUNISTA
PROMUOVE IN ITALIA; QUESTA È L’IMPRESA A CUI DEVONO CONCORRERE TUTTI GLI
ELEMENTI AVANZATI E COSCIENTI DELLE MASSE POPOLARI!

NON CHIEDIAMO DI ESSERE D’ACCORDO CON NOI, CHIEDIAMO MOLTO DI PIÙ:
CHIEDIAMO DI METTERSI ALL’OPERA CON NOI PER FARE DELL’ITALIA UN NUOVO
PAESE SOCIALISTA!

_**************_

Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell'Ordine borghese,
una via consiste nell'usare TOR [vedere
http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [7] ], aprire una casella
email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i
messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere
http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [7] ].

___________________________

LENIN - LETTERA AI COMUNISTI TEDESCHI - 14 agosto 1921

PRESENTAZIONE della redazione di _La Voce_

L'importanza di questa Lettera di Lenin ai fini della lotta che
conduciamo in questo periodo sta in questo:

1. Lenin mette ben in chiaro che i partiti comunisti costituitisi nei
paesi imperialisti alla conclusione della prima Guerra Mondiale non
erano capaci di fare la rivoluzione socialista: dovevano ancora imparare
a farla;

2. Lenin indica sinteticamente ma chiaramente i principi a cui tutti i
partiti comunisti dovevano ispirarsi per stabilire la ognuno la linea da
seguire per conquistare il potere nel proprio paese.

1. In primo luogo Lenin nella sua lettera mette ben in chiaro che i
partiti comunisti costituitisi nei paesi imperialisti negli anni '20 del
secolo scorso e riuniti nella IC (Internazionale Comunista) non erano
capaci di fare la rivoluzione socialista, nonostante le aspirazioni, la
generosità e l'eroismo che già distinguevano la gran parte dei loro
membri. Dovevano imparare a farla.

Chi conosce gli avvenimenti degli anni 1920-1950 e la linea seguita dai
partiti comunisti dei paesi imperialisti, sa che essi non impararono a
fare quello che Lenin anche in questa Lettera dice che dovevano
imparare. Per questo la prima ondata della rivoluzione proletaria
iniziata con la Rivoluzione d'Ottobre si è esaurita senza aver
instaurato il socialismo nel mondo. Alla lunga abbiamo perso anche
quello che avevamo inizialmente conquistato. Nello stesso periodo in cui
scrisse questa Lettera, nel Rapporto sulla tattica del Partito comunista
russo presentato al III Congresso dell'Internazionale Comunista il 5
luglio 1921, Lenin disse (resoconto stenografico): "Quando nel 1917 in
Russia abbiamo iniziato la rivoluzione, lo abbiamo fatto non perché
eravamo convinti di potere determinare noi russi lo sviluppo della
rivoluzione internazionale, ma perché tutta una serie di circostanze ci
rendeva possibile iniziarla. Pensavamo: o la rivoluzione degli altri
paesi ci verrà in aiuto e allora la nostra vittoria sarà definitiva, o
faremo il nostro modesto lavoro rivoluzionario consapevoli che, in caso
di sconfitta, avremo tuttavia giovato alla causa della rivoluzione e la
nostra esperienza andrà a vantaggio delle rivoluzioni che verranno dopo.
Era chiaro per noi che senza l'appoggio della rivoluzione internazionale
la vittoria definitiva era impossibile. Già prima della rivoluzione e
anche dopo di essa pensavamo: o la rivoluzione scoppierà subito o almeno
molto presto negli altri paesi capitalisticamente più sviluppati,
oppure, nel caso contrario, soccomberemo. Proprio per questa
consapevolezza abbiamo fatto di tutto per salvaguardare, in tutte le
circostanze e a ogni costo, il sistema sovietico, perché sapevamo di
lavorare non soltanto per noi, ma anche per la rivoluzione
internazionale. Lo sapevamo e abbiamo espresso più volte questa
convinzione sia prima della Rivoluzione d'Ottobre sia subito dopo, nel
periodo della conclusione della pace di Brest-Litovsk [marzo 1918, ndr].


In linea generale, ciò era giusto. Ma in realtà il movimento delle cose
non è stato così lineare come ci attendevamo. Negli altri grandi paesi,
capitalisticamente più sviluppati della Russia, la rivoluzione finora
non è ancora scoppiata. È vero però, e possiamo constatarlo con
soddisfazione, che la rivoluzione si sviluppa in tutto il mondo.
Soltanto grazie a questa circostanza la borghesia internazionale,
economicamente e militarmente cento volte più forte di noi, non è in
grado di soffocarci."

Il Partito comunista russo, guidato prima da Lenin e poi da Stalin,
persistette per anni in questa linea, nonostante la lentezza con cui la
rivoluzione proletaria procedette nel mondo. Riportò grandi vittorie sia
nella difesa dell'URSS, base rossa della rivoluzione proletaria
mondiale, dall'aggressione delle potenze imperialiste, sia nell'aiuto
alla rivoluzione proletaria che avanzò in tutto il mondo ma in
particolare nei paesi coloniali e semicoloniali con in testa la Cina, la
Corea, il Vietnam, Cuba, sia facendo progredire in tutti i campi gli
stessi popoli sovietici. L'URSS incominciò a declinare solo quando la
destra del Partito comunista sovietico (PCUS), capeggiata da Kruscev, a
partire dal 1956 riuscì a imporre la propria direzione nel PCUS e
nell'URSS. E la destra riuscì a imporsi nel PCUS perché nei paesi
imperialisti d'Europa e d'America la rivoluzione socialista non avanzava
nonostante la sconfitta del nazifascismo e anzi i partiti comunisti
avevano adottato una linea di collaborazione con la borghesia
imperialista. La vittoria della destra nel PCUS portò definitivamente
fuori strada i partiti comunisti dei paesi imperialisti e diede l'avvio
all'esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria che era
iniziata nel 1917 con la Rivoluzione d'Ottobre. Infatti il Partito
comunista cinese, guidato da Mao Tse-tung, cercò con la Rivoluzione
Culturale Proletaria (1966-1976), di far assumere alla Repubblica
Popolare Cinese il ruolo che l'URSS aveva svolto nel mondo fino al 1956,
ma questo tentativo venne sconfitto alla morte di Mao, con l'avvento al
potere, anche nel PCC, della destra capeggiata da Teng Hsiao-ping. La
reintegrazione di gran parte dei primi paesi socialisti nel sistema
imperialista mondiale e il declino di gran parte dei movimenti
rivoluzionari in corso in vari paesi hanno aperto nella storia mondiale
una nuova fase: la rinascita del movimento comunista è diventato il
fattore decisivo per il futuro dell'umanità.

La rinascita del movimento comunista consiste principalmente nel
costituire nei paesi imperialisti partiti comunisti capaci di dirigere
il proletariato e il resto delle masse popolari a fare la rivoluzione
socialista e instaurare il socialismo nel proprio paese, traendo
insegnamento dall'esperienza della prima ondata.

2. Cosa è che i partiti comunisti dei paesi imperialisti non impararono
a fare nel periodo 1920-1950? Anche su questo punto la Lettera di Lenin
ci fornisce una indicazione preziosa, precisamente a proposito della
relazione tra la coscienza e l'attività pratica nella rivoluzione
socialista, tra il ruolo del partito comunista e l'attività spontanea
della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari.

Noi comunisti sfruttiamo ogni mezzo per elevare la coscienza degli
operai, ma la loro esperienza pratica di lotta è il fattore principale
per elevare la coscienza della classe operaia e quindi anche per la
vittoria della rivoluzione socialista: l'esperienza della lotta di
classe sostenuta dalla propaganda del Partito è il fattore principale di
elevazione della coscienza degli operai. La funzione organizzatrice e
dirigente della teoria comunista è svolta principalmente dal Partito
comunista. La comprensione avanzata delle condizioni, delle forme e dei
risultati della lotta di classe è il fattore principale della capacità
del Partito comunista di promuovere la rivoluzione socialista e quindi
indichiamo la riforma intellettuale e morale come aspetto essenziale del
rafforzamento del Partito comunista. Gli idealisti invece dicono che il
fattore decisivo della rivoluzione socialista è l'elevamento della
coscienza della classe operaia che noi comunisti dovremmo compiere in
concorrenza impari con l'opera di confusione, diversione e
intossicazione della coscienza delle masse, opera a cui la borghesia e
il suo clero si dedicano con tutte le risorse di cui le classi dominanti
dispongono.

Lenin critica sia i comunisti che aspettano una rivoluzione che le masse
dovrebbero fare di loro iniziativa, che dovrebbe quindi scoppiare, che
essi preparerebbero principalmente con la propaganda e promuovendo lotte
rivendicative, sia i comunisti che cercano di impadronirsi del potere
con colpi di mano (putsch) e, più in generale, che cercano di sostituire
l'attività del Partito all'attività delle masse. Egli indica l'attività
politica del Partito che promuove l'attività politica della classe
operaia come la via maestra, la forma principale della rivoluzione
socialista nei paesi imperialisti: quella che noi oggi sulla scia del
maoismo chiamiamo guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

In particolare Lenin dice che per il Partito la conquista del grosso
degli operai "è possibile anche quando la maggioranza del proletariato
formalmente segue ancora i capi della borghesia o i capi del movimento
operaio che fanno una politica borghese (...), o quando la maggioranza
del proletariato tentenna. Tale conquista progredisce ininterrottamente
e in tutti i modi nel mondo intero. Prepariamola più saldamente e più
accuratamente, non lasciamoci sfuggire nessuna occasione seria in cui la
borghesia costringe il proletariato a sollevarsi per lottare, impariamo
a determinare con esattezza i momenti nei quali le masse del
proletariato non possono non insorgere insieme con noi. Allora la
vittoria sarà assicurata, per quanto siano ancora dure le singole
sconfitte e le singole tappe della nostra grande marcia."

_LENIN - LETTERA AI COMUNISTI TEDESCHI _

Cari compagni,

avevo intenzione di esporre in un articolo particolareggiato la mia
opinione sugli insegnamenti del III Congresso dell'Internazionale
Comunista [22 giugno - 12 luglio 1921, ndr]. Purtroppo, per ragioni di
salute, non sono riuscito finora a iniziare questo lavoro. La
convocazione del congresso del vostro partito, del Partito comunista
unificato tedesco (VKPD), per il 22 agosto, mi costringe a scrivervi in
tutta fretta questa lettera che devo finire in poche ore per non
ritardarne l'invio in Germania. [Il VKPD fu costituito nel dicembre 1920
al congresso di unificazione tra il Partito comunista tedesco (KPD) e
una forte maggioranza del Partito socialdemocratico indipendente (USPD)
che nel congresso di Halle (ottobre 1920) aveva rotto con la minoranza
centrista (kautskiana) e aveva aderito all'Internazionale Comunista. Al
congresso di Jena (agosto 1921) il VKPD riprese il nome di KPD, ndr]

Per quanto posso giudicare, la situazione del partito comunista è in
Germania particolarmente difficile. Ciò è del tutto comprensibile.

Anzitutto e soprattutto, la situazione internazionale della Germania, a
cominciare dalla fine del 1918, ha aggravato la crisi rivoluzionaria
interna in modo straordinariamente rapido e brusco, spingendo
l'avanguardia del proletariato verso la conquista immediata del potere.
Nello stesso tempo, sia la borghesia tedesca che tutta la borghesia
internazionale, bene armate e organizzate, istruite dall'"esperienza
russa", si sono gettate con odio selvaggio sul proletariato
rivoluzionario tedesco. Decine di migliaia dei migliori uomini della
Germania, dei suoi operai rivoluzionari, sono stati massacrati e
torturati dalla borghesia e dai suoi eroi, Noske [Gustav Noske
(1868-1946), dirigente del Partito socialdemocratico (SPD), responsabile
degli affari militari nel primo governo repubblicano della Germania,
comandò le formazioni paramilitari che massacrarono i comunisti, tra cui
Karl Liebnecht e Rosa Luxemburg, insorti all'inizio del 1919 contro
un'operazione provocatoria del comandante socialdemocratico della
polizia di Berlino, ndr] e soci, dai suoi servi diretti, Scheidemann
[Philipp Scheidemann (1865-1939), dirigente del Partito
socialdemocratico (SPD), presidente del primo governo repubblicano della
Germania, ndr] e soci, dai suoi ausiliari indiretti e "raffinati" (e
perciò particolarmente preziosi), i paladini dell'"Internazionale due e
mezzo" [associazione dei socialdemocratici tedeschi, francesi e
austriaci centristi (kautskiani), costituita a Vienna nel febbraio 1921
e ironicamente chiamata dai comunisti Internazionale due e mezzo, perché
pretendeva di essere a metà strada tra la II Internazionale e la Terza
Internazionale, ndr], con la loro vile mancanza di carattere, le loro
oscillazioni, la loro pedanteria, il loro spirito piccolo-borghese. La
borghesia armata tendeva trappole agli operai disarmati, li assassinava
in massa, assassinava i loro capi attirandoli sistematicamente in
agguati, uno dopo l'altro e sfruttando in pari tempo a meraviglia le
urla controrivoluzionarie che si levavano tra i socialdemocratici di
ambedue le tinte: scheidemanniani e kautskiani.

Ma al momento di questa crisi, gli operai tedeschi, a causa del ritardo
della scissione, a causa del giogo della maledetta tradizione
dell'"unità" con la massa dei lacchè del capitale, quelli venduti (gli
Scheidemann, i Legien, i David e soci) e quelli senza carattere (i
Kautsky, gli Hilferding e soci), non avevano un partito veramente
rivoluzionario. Ogni operaio onesto e cosciente, che aveva preso il
manifesto di Basilea del 1912 [con il manifesto di Basilea tutti i
partiti socialdemocratici si erano solennemente impegnati a contrastare
con la rivoluzione la guerra imperialista incombente, ndr] per moneta
buona e non per un pezzo di carta firmato per "formalità" dai mascalzoni
di categoria "II" e "II e mezzo", sentiva sorgere in sé un odio
incredibilmente acuto contro l'opportunismo della vecchia
socialdemocrazia tedesca. Quest'odio - il più nobile, il più grande
sentimento dei migliori uomini delle masse oppresse e sfruttate -
accecava gli uomini, impediva loro di ragionare freddamente, di
elaborare una loro giusta strategia per controbattere l'eccellente
strategia dei capitalisti dell'Intesa armati, organizzati, istruiti
dall'"esperienza russa", appoggiati dalla Francia, dall'Inghilterra,
dall'America: li spingeva a insurrezioni premature.

Ecco perché, a cominciare dalla fine del 1918, lo sviluppo del movimento
operaio rivoluzionario in Germania ha seguito una via particolarmente
difficile e dolorosa. Ma esso ha progredito e progredisce costantemente.
Il graduale spostamento a sinistra delle masse operaie, della
maggioranza effettiva dei lavoratori e degli sfruttati in Germania,
organizzati nei vecchi sindacati menscevichi (cioè al servizio della
borghesia) o non organizzati affatto o quasi, è un fatto indiscutibile.
Non perdere il sangue freddo e il dominio di se stessi, correggere
sistematicamente gli errori del passato, procedere ininterrottamente
alla conquista della maggioranza delle masse operaie, sia nei sindacati
che fuori dei sindacati, organizzare pazientemente un partito comunista
forte e intelligente, capace di dirigere veramente le masse quale che
sia la piega presa dagli avvenimenti, elaborare una propria strategia
che sia al livello della migliore strategia internazionale della
borghesia più avanzata e più "istruita" (istruita dalla esperienza
secolare in generale e dall'"esperienza russa" in particolare): ecco
quello che si deve fare ed ecco quello che farà il proletariato tedesco.
Ecco quello che gli assicurerà la vittoria.

D'altra parte, la già difficile situazione del Partito comunista della
Germania, nel momento attuale è aggravata ancora più dal distacco dei
mediocri comunisti della sinistra (il Partito comunista operaio tedesco,
KAPD [costituito nell'aprile 1920 dai comunisti che nel congresso di
Heidelberg dell'ottobre 1919 si erano staccati dal KPD accusando la
maggioranza di deviare a destra: il KPAD nel giro di pochi anni finì nel
nulla come tutti gli altri rivoli staccatisi dal fiume
dell'Internazionale Comunista, ndr]) e della destra (Paul Levi con il
suo giornalucolo: _La nostra via _o _Il Soviet_). [Paul Levi (1883-1930)
dirigente della SPD, diventato bolscevico in Svizzera durante la Grande
Guerra, capo del KPD dal 1919 dopo l'assassinio di K. Liebnecht e Rosa
Luxemburg, si dimise nel febbraio 1921 per divergenze con l'IC sulla
linea da seguire verso i centristi. Dopo l'"azione di marzo", quando la
repressione militare era ancora in corso, attaccò pubblicamente il VKPD
e l'IC accusandoli di putschismo anarchico (tentativo di conquistare il
potere con colpi di Stato come proposto dagli anarchici della corrente
di Auguste Blanqui). Per questo Levi fu espulso dal Partito. L'"azione
di marzo" consistette nel tentativo senza successo fatto dal VKPD nel
marzo 1921 di sollevare in armi contro il governo socialdemocratico
tedesco la classe operaia proclamando lo sciopero generale contro
un'operazione provocatoria montata dal prefetto socialdemocratico della
Sassonia ai danni dei minatori del distretto di Mansfeld-Eisleben, ndr]

I "sinistri", o "k-a-pisti", nelle istanze internazionali, a cominciare
dal II Congresso dell'Internazionale Comunista [luglio-agosto 1920,
ndr], hanno ricevuto da noi abbastanza avvertimenti. Fino a quando non
si saranno organizzati, almeno nei principali paesi, partiti comunisti
abbastanza forti, abbastanza esperti, abbastanza influenti, bisognerà
tollerare che elementi semianarchici partecipino ai nostri congressi
internazionali e, fino a un certo punto, ciò è anche utile. È utile in
quanto tali elementi sono un evidente "esempio premonitore" per i
comunisti inesperti e, anche, in quanto essi stessi sono ancora in grado
di imparare. L'anarchismo si scinde in tutto il mondo - e non da ieri,
ma dall'inizio della guerra imperialista del 1914-1918 - in due
correnti: la corrente sovietica e la corrente antisovietica, la corrente
che è favorevole alla dittatura del proletariato e la corrente che è
contro di essa. A questo processo di scissione dell'anarchismo bisogna
lasciare il tempo di maturare. Nell'Europa occidentale mancano quasi del
tutto uomini che hanno vissuto rivoluzioni importanti. L'esperienza
delle grandi rivoluzioni è quasi completamente dimenticata e il
passaggio dal desiderio di essere rivoluzionari e dai discorsi (e dalle
risoluzioni) sulla rivoluzione a un effettivo lavoro rivoluzionario, è
molto difficile, lento e doloroso.

È tuttavia ovvio che gli elementi semianarchici possono e devono essere
tollerati soltanto fino ad un certo punto. In Germania li abbiamo
tollerati per molto tempo. Il III Congresso dell'Internazionale
Comunista ha presentato loro un ultimatum a scadenza precisa. Se oggi
essi sono usciti di loro iniziativa dall'Internazionale Comunista, tanto
meglio. In primo luogo, ci hanno risparmiato la pena di espellerli. In
secondo luogo, a tutti gli operai tentennanti, a tutti coloro che, per
odio contro l'opportunismo della vecchia socialdemocrazia, si sentivano
attratti verso l'anarchismo, oggi è dimostrato nel modo più
circostanziato e evidente, è provato con dei fatti precisi, che
l'Internazionale Comunista è stata paziente, che essa non ha cacciato
gli anarchici subito e senza discussioni, ma li ha ascoltati con
attenzione e li ha aiutati a istruirsi.

Oggi bisogna prestare minore attenzione ai k-a-pisti. La nostra polemica
serve loro soltanto di pubblicità. Essi sono troppo poco intelligenti.
Non è giusto prenderli sul serio e non vale la pena di irritarsi con
loro. Essi non hanno e non avranno influenza sulle masse se noi stessi
non faremo errori. Lasciamo questa minuscola corrente morire di morte
naturale: gli operai stessi si renderanno conto della sua inconsistenza.
Svolgiamo una propaganda più minuziosa, applichiamo effettivamente le
risoluzioni organizzative e tattiche del III Congresso
dell'Internazionale Comunista e facciamo meno pubblicità ai k-a-pisti
polemizzando con loro. La malattia infantile dell'estremismo passa e
passerà a misura che il movimento si sviluppa.

Allo stesso modo, noi aiutiamo a torto Paul Levi. A torto gli facciamo
della pubblicità polemizzando con lui. È proprio quello che egli vuole.
Dopo la risoluzione del III Congresso dell'Internazionale Comunista
bisogna dimenticarsi di lui, bisogna rivolgere tutta la nostra
attenzione, tutte le nostre forze a un lavoro sereno (cioè senza
intrighi, senza polemiche, senza riandare dalle contese di ieri), a un
lavoro fattivo, positivo, ispirato alla risoluzione del nostro III
Congresso. Contro questa risoluzione generale e unanime del nostro III
Congresso, pecca non poco, a parer mio, l'articolo del compagno Karl
Radek _I__l III __Congresso mondiale sull'azione di marzo e sulla
tattica futura _(pubblicato nell'organo centrale del Partito comunista
unificato di Germania _Bandiera Rossa _del 14 e del 15 luglio 1921).
Quest'articolo, che mi è stato inviato da un compagno dei circoli
comunisti polacchi, è rivolto - senza nessuna utilità e anzi con un
danno diretto per la causa - non soltanto contro Paul Levi (ciò non
avrebbe nessuna importanza), ma anche contro Clara Zetkin. Eppure,
proprio Clara Zetkin, a Mosca, durante il III Congresso, ha concluso un
"trattato di pace" con il Comitato Centrale (_Zentrale_) del Partito
comunista unificato di Germania, per un lavoro concorde, non
frazionista! E questo accordo è stato approvato da tutti noi. Il
compagno Karl Radek, nella sua inopportuna foga polemica, è giunto a
dire una cosa addirittura falsa. Ha attribuito a Clara Zetkin l'idea di
"rimandare ogni azione generale del partito fino al giorno in cui le
grandi masse si solleveranno".È chiaro che il compagno Karl Radek, con
simili procedimenti, rende a Paul Levi il migliore dei servizi che
questi possa desiderare. È proprio quel che vuole Paul Levi: che le
discussioni si protraggano indefinitamente, che in queste discussioni
sia attratta più gente, che si cerchi di spingere la Zetkin fuori dal
partito trasgredendo con polemiche quel "trattato di pace" che essa
stessa ha concluso e che è stato approvato da tutta l'Internazionale
Comunista. Il compagno Karl Radek, con il suo articolo, ha dato un
esempio eccellente del modo come i "sinistri" aiutano Paul Levi.

Devo spiegare qui ai compagni tedeschi perché ho difeso così a lungo
Paul Levi al III Congresso. In primo luogo perché ho conosciuto Paul
Levi, per mezzo di Radek, in Svizzera nel 1915 o nel 1916. Già allora
Levi era bolscevico e io non posso non sentire una certa diffidenza
verso coloro che sono venuti al bolscevismo _soltanto dopo _la nostra
vittoria in Russia e dopo una serie di vittorie del bolscevismo in campo
internazionale. Ma questa ragione, s'intende, ha un'importanza relativa,
poiché, personalmente, Paul Levi lo conosco ben poco. Incomparabilmente
più importante era il secondo motivo; cioè: Paul Levi _aveva
sostanzialmente ragione _in una grande parte della sua critica
dell'azione del marzo 1921 in Germania (certo non aveva ragione quando
affermava che quest'azione era un "putsch": quest'affermazione di Levi è
una sciocchezza).

È vero che Levi ha fatto il possibile e l'impossibile per indebolire e
infirmare la sua critica, per rendere meno accessibile, a sé e agli
altri, il _fondo _della questione, sommergendola in una quantità di
minuzie nelle quali egli ha manifestamente torto. Levi ha dato alla sua
critica una forma inammissibile e nociva. Egli, che predica agli altri
una strategia cauta e ponderata, ha fatto, da parte sua, sciocchezze che
neppure un ragazzino farebbe e si è lanciato nella battaglia così
anzitempo, così impreparato, in modo così assurdo e selvaggio, da fargli
certamente perdere la "battaglia" (e per molti anni ha scombussolato o
reso molto difficile il proprio lavoro), mentre questa "battaglia"
poteva e doveva essere vinta. Levi si è comportato come un "anarchico
intellettuale" (se non erro in tedesco si dice _Edelanarchist_), invece
di comportarsi come un membro organizzato dell'Internazionale Comunista
proletaria. Egli ha inoltre commesso un atto di indisciplina.

Con questa serie di errori incredibilmente grossolani, Levi ha impedito
che si concentrasse l'attenzione sul fondo del problema. E il fondo del
problema, cioè l'apprezzamento e la _correzione _di molti errori
commessi dal Partito comunista unificato di Germania durante l'azione
del marzo 1921, aveva e ha un'importanza immensa. Per mettere in chiaro
e per correggere questi _errori _(che certuni, chissà come,
consideravano perle di tattica marxista), durante il III Congresso
dell'Internazionale Comunista_ bisognava _schierarsi con l'ala _destra_.
Altrimenti l'Internazionale Comunista avrebbe preso una _linea_
_sbagliata_.

Ho difeso e dovevo difendere Levi in quanto i suoi avversari, che io
vedevo davanti a me, non facevano altro che gridare al "menscevismo" e
al "centrismo" e non volevano vedere gli errori dell'azione di marzo e
la necessità di metterli in chiaro e di correggerli. Uomini siffatti
riducevano il marxismo rivoluzionario a una caricatura, la lotta contro
il "centrismo" a un ridicolo sport. Uomini siffatti minacciavano di
portare un grandissimo danno a tutta la causa perché "nessuno al mondo è
in grado di compromettere i marxisti rivoluzionari se non si
compromettono loro stessi".

Io dicevo a questi uomini: ammettiamo che Levi sia diventato menscevico.
Se me lo dimostrate, io, che personalmente lo conosco poco, non
m'impunterò, ma finora ciò non è stato dimostrato. Finora è soltanto
dimostrato che Levi ha _perso la testa. _Affermare per questa sola
ragione che un uomo è diventato menscevico è una sciocchezza puerile. La
formazione di capi di partito esperti e molto influenti è cosa lunga,
difficile. E senza di ciò la dittatura del proletariato e "l'unità di
intenti" rimarranno vuote frasi. Da noi, in Russia, la formazione di un
gruppo di dirigenti è durata quindici anni (1903-1917), quindici anni di
lotta contro il menscevismo, quindici anni di persecuzioni da parte
dello zarismo, quindici anni, tra i quali gli anni della prima, grande e
possente rivoluzione del 1905. E, ciò nonostante, vi sono stati da noi
casi penosi di compagni eccellenti che hanno "perso la testa". Se i
compagni dell'Europa occidentale immaginano di essere garantiti contro
"casi penosi" di questo genere, non si può non lottare contro una simile
puerilità.

Levi doveva essere espulso per violazione della disciplina. La tattica
però doveva essere determinata _in base _a un'analisi molto
particolareggiata e alla correzione degli errori commessi nel corso
dell'azione del marzo 1921. Se _dopo _diciò Levi si fosse comportato
come prima, egli avrebbe confermato che la sua espulsione era giusta e
l'assoluta giustezza delle risoluzioni del III Congresso su Paul Levi
avrebbe avuto una dimostrazione tanto più efficace, più persuasiva per
gli operai esitanti e incerti.

E quanto più ero cauto nel valutare al congresso gli errori di Levi,
tanto più sicuramente ora posso affermare che Levi si è affrettato a
confermare le peggiori supposizioni. Ho davanti a me il n. 6 del suo
giornalucolo: _La nostra via _(del 15. VII. 1921). Dalla dichiarazione
della redazione, stampata in testa al giornale, risulta che le
risoluzioni del III Congresso sono note a Paul Levi. Qual è la sua
risposta a queste risoluzioni? Povere parole mensceviche sulla "grande
scomunica", sul "diritto canonico"_, _sul suoproposito di "esaminare"
queste risoluzioni "in piena libertà". Quale libertà può dunque essere
più completa, dal momento che un uomo è liberato dall'appellativo di
membro del partito e di membro dell'Internazionale Comunista! Mentre i
membri del partito, vedete un po', scriverebbero per Levi ma
anonimamente!

Dapprima si gioca un brutto tiro al partito, lo si colpisce alle spalle,
si rovina il suo lavoro. Solo dopo si discute la sostanza delle
risoluzioni del congresso. È magnifico!

Ma è proprio in questo modo che Levi si uccide definitivamente.

Paul Levi vorrebbe prolungare la disputa. Sarebbe un grandissimo errore
strategico soddisfare questo desiderio. Io consiglierei i compagni
tedeschi di proibire la polemica con Levi e con il suo giornalucolo
sulla stampa quotidiana del partito. Non bisogna fargli pubblicità. Non
bisogna permettergli di distogliere dalle cose importanti l'attenzione
del partito che lotta, per concentrarla su cose senza importanza. Nei
casi di estrema necessità, bisogna condurre la polemica sui giornali
settimanali, mensili o per mezzo diopuscoli e, nella misura del
possibile, non procurare agli uomini del partito operaio comunista
[KAPD] e a Paul Levi la soddisfazione di essere designati per nome, ma
parlare semplicemente di "alcuni critici non molto intelligenti i quali
vogliono assolutamente considerarsi comunisti".

Mi comunicano che all'ultima riunione del Comitato centrale allargato
(_Ausschuss_)persino Friesland, che fa parte della sinistra, è stato
costretto a pronunciarsi aspramente contro Maslow che giuoca
all'estremismo e vuole esercitarsi nello sport della "caccia ai
centristi". L'irragionevolezza (per parlare gentilmente) della condotta
di questo Maslow si è mostrata anche qui a Mosca. In verità, il partito
tedesco dovrebbe mandare per un paio d'anni nella Russia sovietica
Maslow e due o tre dei suoi seguaci e commilitoni, che dimostrano
chiaramente di non voler osservare il "trattato di pace" e che si danno
da fare oltre misura. Noi troveremmo loro del lavoro utile. Li
trasformeremmo. E l'utilità per il movimento internazionale e per quello
tedesco sarebbe evidente.

I comunisti tedeschi debbono troncare, a qualunque costo, la rissa
intestina; devono allontanare gli elementi rissosi delle due parti,
dimenticare Paul Levi e i k-a-pisti, e lavorare sul serio. E di lavoro
da fare ce n'è molto.

Le risoluzioni delIII Congresso dell'Internazionale Comunista sulla
tattica e sulle questioni organizzative [di queste risoluzioni Lenin nel
IV Congresso dell'IC (1922) - vedasi _Cinque anni di rivoluzione russa -
_dirà che sono giuste, ma del tutto inadatte per i partiti comunisti dei
paesi imperialisti d'Europa e d'America, ndr] segnano, secondo me, un
grande passo avanti del movimento. Bisogna tendere tutte le forze per
applicare effettivamente queste due risoluzioni. Ciò è difficile. Ma può
e deve essere fatto.

Per prima cosa, i comunisti dovevano proclamare davanti al mondo intero
i loro principi. Ciò è stato fatto al I Congresso dell'Internazionale
Comunista (1919). È stato il primo passo.

Il secondo passo è stata la costituzione organizzativa
dell'Internazionale Comunista e l'elaborazione delle condizioni di
ammissione all'Internazionale stessa, le quali esigono la separazione
effettiva dai centristi, dagliagenti diretti o indiretti della borghesia
in seno al movimento operaio. Ciò è stato fatta al II Congresso dell'IC
(1920).

Al III Congresso dell'IC si doveva iniziare un lavoro costruttivo,
determinare concretamente - tenendo conto dell'esperienza pratica della
lotta comunista già iniziata - _come precisamente, _dal punto di vista
della tattica e dell'organizzazione, bisognavaproseguire il lavoro. E
noi abbiamo fatto anche questo terzo passo. Abbiamo un esercito di
comunisti in tutto il mondo. Esso è ancora male istruito, male
organizzato. Dimenticare questa verità, o aver paura di riconoscerla,
sarebbe di grandissimo danno alla nostra causa. Bisogna esercitare su se
stessi il controllo più attento e severo, studiare l'esperienza del
proprio movimento, lavorare attivamente per educare quest'esercito come
si deve, per organizzarlo come si deve, addestrarlo a ogni specie di
manovre, in combattimenti diversi, in operazioni offensive e difensive.
Senza questa scuola lunga e difficile, non è possibile vincere.

Nell'estate 1921 il "nodo" della situazione nel movimento comunista
internazionale consisteva nel fatto che alcune tra le migliori e più
autorevoli sezioni dell'Internazionale Comunista non avevano capito
questo problema in modo del tutto giusto, avevano _esagerato un tantino
_la "lotta contro il centrismo", avevano _oltrepassato un tantino
_illimite oltre il quale questa lotta si trasforma in uno sport, il
limite oltre il quale s'incomincia a compromettere il marxismo
rivoluzionario.

Questo era il "nodo" del III Congresso.

L'esagerazione non era grande. Ma il pericolo da essa rappresentato era
immenso. Lottare contro questa esagerazione era difficile poiché essa
era opera degli elementi migliori, che sono effettivamente i più devoti,
senza i quali, forse, non esisterebbe neppure l'Internazionale
Comunista. Negli emendamenti alle tesi sulla tattica, pubblicate nel
giornale _Mosca, _in tedesco, in francese e in inglese, con la firma
della delegazione tedesca, austriaca e italiana, questa esagerazione si
è manifestata in modo del tutto preciso, tanto più preciso in quanto gli
emendamenti si riferivano a un progetto di risoluzione già terminato
(dopo un lavoro di preparazione lungo e multilaterale). Respingendo
quegli emendamenti si è _raddrizzata _lalinea dell'Internazionale
Comunista, si è riportata una vittoria sul pericolo dell'esagerazione.

E l'esagerazione, se non fosse stata corretta, avrebbe certamente
rovinato l'Internazionale Comunista. Perché "nessuno al mondo è in grado
di compromettere i marxisti rivoluzionari se non si compromettono essi
stessi". Nessuno al mondo può impedire la vittoria dei comunisti sulla
II Internazionale e sull'Internazionale due e mezzo (e, nelle condizioni
dell'Europa occidentale e dell'America del secolo XX, dopo la prima
guerra imperialista, ciò significa la vittoria sulla borghesia) _se _gli
stessi comunisti non l'impediranno.

Ed esagerare, anche soltanto un tantino, significa appunto impedire la
vittoria.

Esagerare la lotta contro il centrismo vuol dire _salvare_ il centrismo,
_consolidare _la sua posizione, la sua influenza sugli operai.

Noi abbiamo imparato a condurre, su scala internazionale, una lotta
vittoriosa contro il centrismo nel periodo che va dal II al III
Congresso dell'Internazionale Comunista. Ciò è dimostrato dai fatti.
Continueremo questa lotta (espulsione di Levi e del partito di Serrati)
fino alla fine.

Ma _non _abbiamo _ancora _imparato a condurre, su scala internazionale,
la lotta contro le esagerazioni non giuste della lotta contro il
centrismo. Abbiamo tuttavia capito questo nostro difetto, come
dimostrano l'andamento e l'esito del III Congresso. E appunto perché
abbiamo riconosciuto il nostro difetto, ce ne sbarazzeremo.

E allora saremo invincibili, giacché la borghesia dell'Europa
occidentale e dell'America, se non avrà un appoggio in seno allo stesso
proletariato (attraverso gli agenti borghesi della II Internazionale e
dell'Internazionale due e mezzo), _non sarà in grado _di conservare il
potere.

Una preparazione più accurata, più seria per nuovi combattimenti sempre
più decisivi, tanto difensivi quanto offensivi: ecco quello che è
essenziale e fondamentale nelle risoluzioni del III Congresso.

Tali sono i punti essenzialissimi della risoluzione del III Congresso
sulla tattica.

"... Il comunismo diventerà in Italia un'attiva forza di massa se il
Partito comunista italiano lotterà senza tregua, inflessibilmente contro
la politica opportunista di Serrati e avrà, nello stesso tempo, uno
stretto legame con le masse proletarie nei sindacati, durante gli
scioperi, nella lotta contro il movimento controrivoluzionario dei
fascisti, se esso unificherà le azioni di massa della classe operaia e
trasformerà le esplosioni spontanee in combattimenti accuratamente
preparati..."

"...Il Partito comunista unificato della Germania saprà tanto meglio
condurre le azioni di massa quanto più adatterà le sue parole d'ordine
di lotta alla situazione reale, quanto più accuratamente studierà la
situazione e quanto più queste azioni saranno concordi e
disciplinate..."

La conquista della maggioranza del proletariato da parte nostra "è il
compito principale" (titolo del § 3 della risoluzione sulla tattica).

La conquista della maggioranza non è certamente intesa da noi in modo
formale come la intendono i paladini d'ella "democrazia" filistea
dell'Internazionale due e mezzo. Quando nel luglio 1921, a Roma, tutto
il proletariato - il proletariato riformista dei sindacati e il
proletariato centrista del partito di Serrati _- _ha_seguito_ i
comunisti contro i fascisti, è avvenuta la _conquista della maggioranza
_della classe operaia da parte nostra.

Eravamo ancora lontani, ben lontani dalla conquista decisiva; si
trattava soltanto di una conquista parziale, momentanea, locale. Ma era
la conquista della maggioranza. Tale conquista è possibile anche quando
la maggioranza del proletariato formalmente segue ancora i capi della
borghesia o i capi che fanno una politica borghese (come tutti i capi
della II Internazionale e dell'Internazionale due e mezzo), o quando la
maggioranza del proletariato tentenna. Tale conquista progredisce
ininterrottamente e in tutti i modi nel mondo intero. Prepariamola più
saldamente e più accuratamente, non lasciamoci sfuggire nessuna
occasione seria in cui la borghesia costringa il proletariato a
sollevarsi per lottare, impariamo a determinare con esattezza i momenti
nei quali le _masse _del proletariato _non possono non_ insorgere
insieme con noi.

Allora la vittoria sarà assicurata, per quanto siano ancora dure le
singole sconfitte e le singole tappe della nostra grande marcia. I
nostri metodi tattici e strategici sono ancora inferiori (guardando le
cose sul piano internazionale) all'eccellente strategia della borghesia,
la quale ha imparato dall'esempio della Russia e non si lascerà
"cogliere di sorpresa". Ma forze maggiori, immensamente maggiori, sono
con noi; noi studiamo la tattica e la strategia; noi abbiamo fatto
progredire questa "scienza" in base all'esperienza degli errori commessi
durante l'insurrezione del marzo 1921. Noi ci impadroniremo
completamente di questa "scienza".

I nostri partiti - nella stragrande maggioranza dei paesi - sono ancora
lontani, molto lontani dall'essere quel che dovrebbero essere, dei veri
partiti comunisti, delle vere avanguardie della classe effettivamente
rivoluzionaria, dell'unica classe rivoluzionaria; dall'essere, cioè, dei
partiti i cui membri partecipano tutti alla lotta, al movimento, alla
vita quotidiana delle masse. Ma noi conosciamo questo nostro difetto e
lo abbiamo messo in piena luce nella risoluzione del III Congresso sul
lavoro del partito. E lo correggeremo.

Compagni comunisti tedeschi, permettetemi di concludere con l'augurio
che il congresso del vostro partito, del 22agosto 1921, metta fine per
sempre e con mano ferma alla meschina lotta contro chi ha deviato a
destra o a sinistra. Basta con le lotte interne di partito! Abbasso
chiunque vorrà ancora protrarle direttamente o indirettamente! Oggi
conosciamo i nostri compiti in modo più chiaro, più concreto, più
evidente di ieri. Non abbiamo paura di denunciare i nostri errori per
correggerli. Consacreremo ormai tutte le forze del partito a una
migliore organizzazione, a un miglioramento della qualità e del
contenuto del suo lavoro, alla creazione di un legame più stretto con le
masse, all'elaborazione di una tattica e di una strategia della classe
operaia sempre più giuste e più precise.

Saluti comunisti. _N. Lenin_



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