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Oggetto: Siamo a un bivio
Data: Wed, 14 Jan 2015 10:32:03 +0000
Mittente: Comitato Milanese Lista Tsipras <info@???>
Rispondi-a: Comitato Milanese Lista Tsipras <info@???>
A: sandra.cangemi@???
Siamo a un bivio
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Siamo a un bivio
Manifesto per la casa comune della sinistra e dei democratici
Care tutte e cari tutti,
Come forse saprete, sabato 17 e domenica 18 a Bologna si terrà
l'assemblea nazionale de l'Altra Europa, che dovrà discutere del futuro.
In preparazione dell'assemblea, il gruppo di lavoro incaricato ha
preparato un documento che apre il percorso a una fase nuova, che
prevede di metterci al servizio di un processo che porti alla
costituzione di una sola “CASA COMUNE DELLA SINISTRA E DEI DEMOCRATICI
ITALIANI IN UN QUADRO EUROPEO”, saldamente ancorata nel sociale, che
preveda una tappa fondamentale nella presentazione alle prossime
elezioni politiche di un’unica lista che, come già in Grecia e in
Spagna, si proponga come autentica alternativa di governo: una lista in
grado di unire tutte le componenti sia organizzate che disperse di una
sinistra non arresa alla austerità europea e alla sua versione
autoritaria italiana incarnata dal renzismo.
Al documento è già possibile aderire mandando una mail a Roberto Morea
<
mailto:roberto.morea@gmail.com?subject=Adesione%20Siamo%20a%20un%20bivio&body=Sottoscrivo%20il%20documento%20Siamo%20a%20un%20bivio>
del Coordinamento Nazionale.
Sul sito nazionale
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http://facebook.us3.list-manage.com/track/click?u=79d7ee991243a9bb22c9a4845&id=3a089bddc5&e=8b78de9677>
potete trovare tutti gli aggiornamenti.
Questo il testo del documento:
La più grave crisi che il nostro mondo abbia conosciuto non accenna a
finire. Anzi, diventa permanente producendo una costante regressione
sociale, politica, culturale, morale ed ecologica. Essa affonda le
radici nelle gigantesche diseguaglianze, nell’umiliazione del mondo del
lavoro, nel dissennato sfruttamento della natura e dei beni comuni che
hanno caratterizzato l’ultimo quarto di secolo. E, per crudele
paradosso, continua ad accentuare quelle diseguaglianze e quella
spoliazione, a causa della gestione di un potere sempre più
monopolizzato da una piccola minoranza di speculatori globali, in un
circolo vizioso che deve essere spezzato.
L’Unione Europea, lungi dal rappresentare una possibile alternativa a
questo stato di cose, ne esprime un volto ottuso e meschino, accanendosi
con politiche di austerità che nel favorire i Paesi più forti provocano
l’ulteriore impoverimento e il degrado – vera e propria asfissia sociale
– di quelli più fragili.
E tuttavia anche in Europa, proprio sulla sponda del Mediterraneo, si è
aperta una breccia. Come già è successo in America Latina, la storia
sembra essersi rimessa in movimento anche qui. In Grecia, in primo
luogo, dove Syriza è possibile forza di governo e dove una vittoria il
25 gennaio mostrerebbe a tutti che quanto viene presentato come
impossibile in realtà possibile è. In Spagna, dove Podemos è oggi il
primo partito per popolarità. Di qui può partire quel processo di
radicale inversione delle politiche europee, l’unico che ci può salvare
– perché nessun Paese può farcela da solo se non cambia l’Europa.
In Italia il quadro politico appare invece bloccato. Mentre la società
si è rimessa in movimento, con il mondo del lavoro che ha ripreso con
forza la parola, il Governo di Matteo Renzi si è attestato su una linea
di frontale contrapposizione, incarnando pienamente quella stessa
filosofia della Troika che ha condotto la Grecia sull’orlo della morte
sociale, e portando a compimento il processo di dissoluzione del suo
Partito come forza in un qualche modo ascrivibile alla “sinistra”.
Jobs Act e riforma del pubblico impiego, decreto Poletti e
precarizzazione come forma principale del lavoro, Sblocca Italia,
riforme costituzionali, riforma elettorale, privatizzazioni,“partito
della Nazione” o “partito del Capo”, uniti a un asservimento indecente
dell’informazione, disegnano il profilo di una vera e propria emergenza
democratica e pongono con urgenza il problema di ridare rappresentanza a
una parte potenzialmente maggioritaria del Paese oggi drammaticamente
priva di riferimento politico, come dimostra l’aumento verticale di chi
non andato più a votare. Tanto più dopo che si è consumata una frattura
davvero “storica” – e riteniamo incomponibile – tra il mondo del lavoro
e il partito di Renzi.
Se non ora quando?
Per tutte queste ragioni riteniamo oggi ineludibile la costruzione anche
in Italia di un’alternativa politica credibile e reale, che costituisca
un’effettiva rottura di continuità sia di visione che di programma e di
stile. Per ciò che propone. E per la pratica che ne contraddistingue
l’agire.
Una proposta politica che per essere credibile non può che essere
unitaria e insieme radicale, rompendo con la logica della frammentazione
e delle continue divisioni e, insieme, innovando nel modo di
organizzarsi e di concepire la politica e l’azione collettiva. La
breccia che si è aperta in Europa e la riattivazione del conflitto
sociale in Italia ci indicano una possibilità – che per ognuno di noi
diventa una responsabilità – di tentare di "unire ciò che il
neoliberismo ha diviso" e di rompere la drammatica separazione tra la
dimensione politica e quella sociale.
Nel sottoscrivere questo “Manifesto” noi intendiamo metterci al servizio
di un processo che porti alla costituzione di una sola “casa comune
della sinistra e dei democratici italiani in un quadro europeo”
saldamente ancorata nel sociale che preveda una tappa fondamentale nella
presentazione alle prossime elezioni politiche di un’unica lista che,
come già in Grecia e in Spagna, si proponga come autentica alternativa
di governo: una lista in grado di unire tutte le componenti sia
organizzate che disperse di una sinistra non arresa alla austerità
europea e alla sua versione autoritaria italiana incarnata dal renzismo.
Un soggetto politico unico e plurale, forte perché capace di dare una
voce comune a tante componenti diverse, strategicamente alternativo al
neoliberismo come visione del mondo, e in opposizione - sul piano
elettorale europeo e nazionale -, alle forze politiche che l’hanno
incarnato e allo stesso PD che su quella visione del mondo ha fondato
non solo da oggi la sua politica di governo.
Non dunque un’esperienza “testimoniale” – la costruzione di una “piccola
casa” per esuli delle troppe sinistre – ma una proposta all’altezza
dell’emergenza in atto, la quale richiede di mettere in campo la maggior
forza possibile per invertire la tendenza in corso. Per fermare
un’azione di regressione sociale e democratica senza precedenti, portata
fino al cuore dell’assetto costituzionale. Per arginare la devastazione
di un patrimonio culturale condiviso. Per impedire che della
frustrazione sociale approfittino forze e culture reazionarie e
razziste. E per contrapporre a tutto ciò un sistema di valori e un
modello di azione e di vita all’altezza dei tempiche diventi rapidamente
maggioritario nel Paese.
E’ possibile individuare fin d’ora una prima semplice piattaforma
programmatica. Pochi punti, ampiamente condivisi da molti movimenti in
tutto il mondo e da un grande arco di forze anche in Italia, intorno a
cui è possibile una larga convergenza e sul cui lavoro di elaborazione
potrà consolidarsi una effettiva pratica partecipativa, unitaria e
inclusiva:
Spezzare le catene del debito pubblico con cui la finanza
speculativa che ormai controlla l’economia del mondo intero tiene sotto
ricatto i governi, si appropria di una quota crescente delle entrate
fiscali, privatizza a suo vantaggio, sanità, scuola, pensioni, servizi
pubblici e beni comuni con l’unico fine del profitto;
*Porre fine alle politiche di austerità con un piano europeo di
investimenti pubblici per creare occupazione, sostenere i redditi di chi
lavora o cerca lavoro, contrastare la piaga del precariato che sta
lacerando alla radice i legami sociali e privando del futuro intere
generazioni, consentire il riscatto del Mezzogiorno, risanare
l’ambiente,difendere i beni comuni, avviare la conversione ecologica dei
consumi e del sistema produttivo per contribuire a sventare cambiamenti
del clima irreversibili, che possono rendere tra breve invivibile tutta
la Terra.
*Promuovere l’eguaglianza tassando i grandi patrimoni e i
grandi redditi, impedendo eccessive accumulazioni di ricchezza e potere,
combattere la piaga della povertà (crescente) istituendo un reddito di
cittadinanza universale che permetta anche a chi è senza lavoro di
condurre una vita dignitosa; ripristinare ed estendere i diritti e le
tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, come nel caso dei
licenziamenti illegittimi, ripristinare e sostenere la contrattazione
collettiva nazionale e fare in modo che ad eguale prestazione
corrispondano uguali diritti e retribuzioni, restituire dignità alla
vita lavorativa anche attraverso l'abrogazione delle recenti
controriforme sulle pensioni
*Sostenere il diritto alla autodeterminazione di donne e
uomini, anche lottando contro ogni forma, materiale e simbolica,
legislativa e culturale, di patriarcato, sessismo, omofobia, transfobia.
*Promuovere – ripartendo oneri e benefici tra tutti i paesi –
l’accoglienza e l’inclusione di chi arriva in Europa per sfuggire alla
miseria o a guerre di cui anche i nostri governi sono complici.
Costruire una grande comunità dei popoli dell’Europa e del Mediterraneo
fondata sulla pari dignità. Combattere il razzismo che le forze di
destra alimentano e sfruttano in tutta l’Europa per aizzare contro un
bersaglio di comodo le vittime delle loro devastanti politiche economiche;
*Affermare la democrazia in campo politico ed economico:
difendere e dare attuazione ai diritti sanciti dalla Costituzione e
imporre una trasparenza totale a progetti, bilanci, accordi, e
trattative pubbliche e private. E’ questa una condizione irrinunciabile
per coinvolgere tutta la cittadinanza attiva nella lotta contro la
corruzione, le mafie e il malaffare; per difendere la sovranità popolare
dalle aggressioni delle multinazionali; e per realizzare, a fianco di
quella rappresentativa, una democrazia partecipativa: non solo nelle
istituzioni ma anche sui luoghi di lavoro;
*Dare vita a un’attiva politica di pace a livello europeo nella
consapevolezza degli enormi rischi di guerra comportati dalla
transizione egemonica mondiale che si compie nel cuore della crisi con
lo spostamento del baricentro economico e politico mondiale dall’ovest
all’est (dall’area atlantica all’asse Cina-India) e della necessità che
ciò avvenga, a differenza del passato, in modo sostanzialmente pacifico
e senza un massacro sociale.
*Promuovere un pensiero fondato sul rispetto e la
valorizzazione della natura, del vivente, di tutte le differenze di
genere e cultura, sulla solidarietà come antidoto alla competizione di
tutti contro tutti imposta dal “pensiero unico” dominante; una cultura
che metta al primo posto le persone e che contrasti la violenza, la
corsa agli armamenti e la guerra; contrastare lo smantellamento della
scuola, della università e della ricerca pubbliche, depauperate e
trasformate in culla della cultura della competizione
La casa comune che vorremmo .
Perché porti al risultato necessario, questo processo costituente
unitario non può essere il frutto della sommatoria di ceti politici ma
deve riuscire a coinvolgere tutte le energie e le risorse che esistono
nel Paese, con la loro diversità, nella dimensione della politica, del
sociale, del mondo intellettuale e delle competenze.
Per questo siamo convinti che esso debba farsi intrecciando e
riconnettendo più livelli: pratiche unitarie sociali e territoriali e
dialogo politico. Radicamento territoriale e lavoro istituzionale.
Campagne e vertenze comuni e sostegno a forme di solidarietà e
auto-organizzazione mutualistica e comunitaria. E’ questa la condizione
perché vi si possano ritrovare tutte le componenti e le iniziative,
sociali e politiche, collettive e individuali, che hanno costruito
l'esperienza della lista L'Altra Europa con Tsipras. Ma non solo.
Lavoriamo ad uno spazio politico ancora più largo, aperto a tutte quelle
persone che condividono un’idea di giustizia e di solidarietà sociale,
di corresponsabilità generazionale ed ecologica, di lotta ad ogni forma
di discriminazione di genere o di luogo. E che possono riconoscere
nell’azione del Partito della sinistra europea e del gruppo parlamentare
del GUE un orizzonte d’impegno trans-nazionaleche operi fin d’ora per la
costruzione di vere e proprie coalizioni sociali a dimensione europea,
in antitesi alle “larghe intese” continentali.
Uno spazio nel quale si possano ritrovare tutti coloro (e sono tanti,
anche in Italia), i quali non vogliono rinunciare agli ideali di
Eguaglianza, Libertà, Giustizia sociale, Dignità e Fraternità (il più
negletto dei valori dell’89 francese): il “nucleo normativo” della
modernità democratica, oggi insidiato da un potere globale che vede solo
nell’utilità (e nel denaro che ne è il simbolo) l’esclusivo statuto del
mondo.
A tal fine ci proponiamo di lavorare per sostenere la creazione di
larghe coalizioni sociali di movimenti, associazioni e forze politiche,
per promuovere iniziative e campagne unitarie sui temi del lavoro (della
difesa dei diritti e della lotta alla precarizzazione), dei beni comuni,
della accoglienza e dell’inclusione, della democrazia e della pace anche
tramite strumenti specifici finalizzati a ciò, come assemblee e consulte
territoriali e nazionali, impegnandocial più ampio dialogo e alla più
grande collaborazione con tutte le persone e le forze interessate e
disponibili per raggiungere questo obiettivo comune.
Il processo unitario a cui vogliamo contribuire deve avvenire nel modo
più democratico e partecipato possibile, con il massimo di apertura a
tutti gli apporti e il massimo sforzo per arrivare, ovunque possibile, a
posizioni e scelte condivise (valorizzazione del punto di vista
dell’altro). Per questo apriamo questo appello alle adesioni individuali
e collettive, e ci impegniamo a coinvolgere e far partecipare
democraticamente in tutti i passaggi successivi chi vi aderirà, con la
massima trasparenza e con forme di aggregazione e cooperazione nei
territori le più ampie, aperte e partecipative possibile, perché è
soprattutto nei “luoghi della vita” che si può costruire l’alternativa.
Il 2015 può essere davvero l’anno del cambiamento. Non possiamo non dare
anche noi, in Italia, il nostro contributo.
Ci mettiamo a disposizione per costruire insieme a tutte le donne e gli
uomini che condividono questa esigenza un grande appuntamento a marzo,
che sia l’inizio di questo processo di cui nessuno possiede proprietà o
brevetto e di cui ognuno può essere protagonista.
Facciamo ciascuno un passo indietro, per fare insieme due passi avanti.
Per Assemblea L’altra Europa con Tispras di Bologna- gennaio 2014
Manifesto promosso da: Argiris Panagopoulos, Bia Sarasini, Costanza
Boccardi, Corrado Oddi, Eleonora Forenza, Giulia Rodano, Margherita
Romanelli, Marco Revelli, Maso Notarianni, Massimo Torelli, Maurizio
Giacobbe, Paolo Cento, Raffaella Bolini, Roberta Fantozzi, Roberto
Morea, Sergio Zampini
Per adesioni: roberto.morea@???
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mailto:roberto.morea@gmail.com?subject=Adesione%20Siamo%20a%20un%20bivio&body=Sottoscrivo%20il%20documento%20Siamo%20a%20un%20bivio>
Il Coordinamento dei Comitati di Milano ha aderito a larghissima
maggioranza a questo documento, ma sono importanti anche le adesioni
individuali.
Grazie e a presto
Il coordinamento di Milano
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