[autorgstudbo] Lo sciopero sociale va in Europa

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Autor: News AutOrg.anizzazione Stud.entesca BO
Data:  
A: Autorganizzazione Studentesca
CC: No Gelmini SciPol Bologna, Collettivo SPA
Assumpte: [autorgstudbo] Lo sciopero sociale va in Europa
http://www.connessioniprecarie.org/2014/11/27/lo-sciopero-sociale-va-in-europa/

Lo sciopero sociale va in Europa

di DINAMO PRESS (http://www.dinamopress.it/) e ∫CONNESSIONI PRECARIE

Blockupy (https://blockupy.org/) è un’esperienza nata dalla spinta dei
movimenti contro l’austerity dopo il 2011, con l’idea di «portare la
crisi nel cuore della bestia», avendo come obiettivo dichiarato
l’organizzazione di una manifestazione internazionale contro l’apertura
della nuova sede della BCE a Francoforte. Dopo mesi di attesa è uscita
venerdì scorso la data di apertura del nuovo palazzo della Banca
Centrale, che sarà il 18 marzo: 1.3 milioni di euro spesi per un nuovo
enorme grattacielo per una istituzione che è tra i propulsori delle
politiche di austerità e competitività europee (Qui trovate l’appello
per la manifestazione del 18 marzo a Francoforte contro l’inaugurazione
della BCE – Let’s Take Over The Party!).

Insieme alle manifestazioni è stato anche costruito uno spazio di
discussione – il festival – per riuscire a far incontrare le lotte
contro il regime delle politiche di austerità dell’Unione Europea e
contro ogni nazionalismo e discutere anche oltre la preparazione di
scadenze. Abbiamo portato in questa 3 giorni di festival il tema dello
sciopero sociale, non solo raccontando il 14 novembre italiano, ma
presentando l’esperienza dello sciopero come possibilità di
organizzazione a livello transnazionale. Il tema è stato discusso nei
diversi working group mattutini così come nella plenaria finale.
Inoltre, come Dinamo Press e ∫connessioni precarie abbiamo promosso un
workshop su «precarietà, governo della mobilità e sciopero
transnazionale» con questa presentazione:

     "Dopo la discussione dell’alleanza di Blockupy a Bruxelles, lo 
sciopero sociale del 14 novembre in Italia e la giornata transnazionale 
di mobilitazione contro la precarietà, il workshop vuole discutere le 
sfide politiche poste dai regimi contemporanei di precarietà, 
sfruttamento e mobilità del lavoro. Discuteremo delle parole d’ordine 
legate alle lotte dei disoccupati, delle precarie, di migranti e 
studenti, come quelle che reclamano un welfare e un reddito europei e un 
salario minimo europeo, focalizzandoci sull’organizzazione delle lotte 
contro il workfare e il lavoro spazzatura e su come queste mobilitazioni 
possono assumere l’Europa come comune campo di battaglia, discutendo la 
prospettiva di uno sciopero sociale transnazionale."


Nonostante si sia tenuto la sera dopo la manifestazione e quasi in
contemporanea con la prima assemblea verso il 18 marzo, il workshop ha
riscosso un’attenzione che ci ha positivamente sorpreso, è stato tra i
più partecipati di tutto il festival e in tanti si sono confrontati
sulla possibilità e sulle difficoltà di pensare l’organizzazione di uno
sciopero a livello transnazionale. Questo ci ha permesso di avviare una
discussione che ci pare molto produttiva. Ciò che constatiamo è
l’interesse diffuso nel riportare il lavoro all’interno della
discussione e a considerare lo sciopero tanto come strumento di lotta in
quanto tale, quanto come possibilità di organizzazione e comunicazione.
Ciò ha fatto emergere domande ed esperienze concrete. Come si possono
connettere le tante lotte sul lavoro, contro la precarietà, contro il
workfare che avvengono in tutta Europa in una prospettiva espansiva e di
allargamento, capace di parlare oltre i circuiti militanti? La domanda
rimane aperta ma abbiamo iniziato a discuterne. Sia tramite lo scambio
di esperienze locali – come ad esempio la lotta contro il Jobbridge e la
precarizzazione delle fasce giovanili in Irlanda e le vertenze delle
lavoratrici e dei lavoratori negli ospedali berlinesi contro la
rinazionalizzazione e i tagli del welfare – sia affrontando il problema
di che cosa sia concretamente lo sciopero sociale, che cosa si possa
chiamare o non chiamare sciopero.

Con questa discussione si è aperto un processo di confronto e scommessa
politica che speriamo possa continuare. Certo è stato un primo
passaggio, non sufficiente, ma sicuramente è stato un ottimo primo
passaggio, che ci fa comprendere ancora una volta quanto
l’organizzazione delle lotte (almeno) a livello europeo non sia una
questione secondaria, nel momento in cui la catena del valore si
sviluppa sicuramente a livello globale ed esiste una dimensione
compiutamente europea del regime del salario. L’indicazione che portiamo
a casa è che parlare di lavoro e di sciopero, individuando
rivendicazioni che possano unire, come quelle per un salario minimo,
reddito e welfare europei riecheggiate anche nello sciopero sociale, può
essere lo strumento per superare i limiti delle attuali forme di
immaginare le lotte anche sul piano transnazionale.


http://www.connessioniprecarie.org/?s=Blockupy