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da UNIONE SINDACALE ITALIANA SUI fondata nel 1912 segreteria generale collegiale nazionale
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25 novembre, giornata internazionale di lotta e di contrasto alle violenze alle donne.
L'anno scorso, raccogliendo l'appello e l'invito di molte assemblee, collettivi e delegate sindacali, abbiamo proclamato per il 25 novembre
uno sciopero nazionale per le aziende pubbliche e private, lo "sciopero delle donne", per permettere la copertura alle molte iniziative che in quel
giorno, utilizzando l'arma ancora più forte che hanno lavoratori e lavoratrici e confederazioni sindacali, lo SCIOPERO (attaccato come diritto anche quello)
si sono svolte con una giornata imnpegnativa ma meritevole di essere ricordata, evitando una volta tanto le "commercializzazioni" di altre giornate internazionali
come l'8 marzo, che è stato snaturato dlala sua forza originaria e rivoluzionaria.
Quest'anno, lo SCIOPERO GENERALE E SOCIALE, che ha intrecciato anche la questione di genere, del 14 novembre, ha portato tantissime donne
nelle piazze, con la scelta che abbiamo condiviso e rispettato, di non fare il 25 novembre 2014, il secoondo "sciopero delle donne", ma sono tante le iniziative
messe in campo e alle quali diamo il nostro sostegno morale.
Ma il 25 novembre non può essere relegato alla "scadenza di un giorno", non esiste un solo tipo di violenza alle donne, per questo lo diciamo anche noi,
uomini e donne autorganizzati nell'Unione Sindacale Italiana, al PLURALE. Troppe sono ancora le discriminazioni, nello studio e nell'accesso al lavoro, sul
lavoro, in famiglia, nelle scuole e nelle università, nelle grandi città come nei piccoli centri, dal punto di vista
psicologico, sessuale, culturale, lavorativo (ancora oggi ci sono settori dove le donne, a parità di mansioni e livelli, hanno retribuzioni inferiori
ai colleghi maschi) perchè se ne possa fare la lotta di un giorno e se ne possa dare una "riduzione unica" al concetto (e purtroppo alla pratica) di violenza.
A tutte e a tutti, forti di una lunga tradizione che fin dal 1912, ha portato a mettere in campo una scelta di rottura con i modelli organizzativi, sociali edi
organizzazione gerarchica sul lavoro e nella società, diamo come USI un semplice messaggio di lotta, di speranza e di NON rassegnazione, indicando che
le discriminazioni, le violenze, l'ignoranza si riescono a sconfiggere se si riuscirà come in passato, a riprendere un intervento costante e quotidiano dal
punto di vista culturale e sociale, che ricostruisca un tessuto sociale e pratiche di solidarietà, di mutuo aiuto, di sostegno alle lotte, dai posti di lavoro,
ai quartieri, alle scuole. Le discriminazioni "di genere", non sono un problema solo delle donne e delle donne che già sono sensibilizzate, è
una questione generale che riguarda tutti-e, è anche una questione per i "compagni maschi", come non siamo abituati a delegari ad altri-e le nostre
lotte e le nostre scelte di campo, non possiamo e non dobbiamo delegare anche questa lotta, che è un segno se abbiamo ancora le caratteristiche
per praticare processi reali, effettivi, si spera duraturi, di emancipazione civile e sociale e di trasformazione radicale dell'esistente.
ALLA LOTTA, AL LAVORO, SENZA RASSEGNARSI E PER RICOSTRUIRE QUEI RAPPORTI DI FORZA CHE POSSONO PERMETTERCI DI CAMBIARE, DAVVERO
ORA E SEMPRE RESISTENZA, SVILUPPIAMO AUTORGANIZZAZIONE, AUTOGESTIONE, SOLIDARIETA' E GIUSTIZIA SOCIALE
inoltra USI Unione Sindacale Italiana 25 novembre 2014