21/11 - PAESI GARANTI CONFERMANO ACCORDO PER LA LIBERAZIONE DEL
GENERALE ALZATE E RIPRESA DIALOGHI
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Lo scorso 18 novembre un comunicato dell'insorgenza rivoluzionaria
delle FARC ha confermato la cattura del Brigadiere Generale
dell'Esercito Nazionale Rubén Darío Alzate Mora, comandante della
Forza Tattica Congiunta “Titán” di truppe speciali di
controguerriglia.
Secondo quanto riportato, “una volta identificati con certezza,
nonostante gli abiti civili”, il generale, l'avvocata Gloria Urrego
(al servizio
della suddetta unità militare) ed il capitano dell'esercito Jorge
Contreras Rodríguez sonostati catturati il 16 novembre da unità
guerrigliere “in quanto personale militare nemico, in movimento
nell'esercizio delle proprie funzioni in un’area di operazioni di
guerra”.
Nel comunicato si ribadisce che la guerriglia è alla ricerca di una
soluzione pacifica del conflitto che insanguina il paese,
riconosciuto come tale anche dall'attuale governo, e si stigmatizza
la superbia dell'oligarchia, che ritiene, “persino nel mezzo di un
processo di pace, di avere il diritto di uccidere e squartare
colombiani, di terrorizzarli e schiacciarli, senza che questi abbiano
il minimo diritto di rispondere alle sue violenze”.
Nel ribadire che rispetterà la vita e l'integrità fisica e morale
dei propri prigionieri, l'insorgenza ricorda che “le carceri del
paese sono strapiene di prigioniere e prigionieri politici e di
guerra”.
Prigionieri di guerra quale il generale Alzate; uno dei 7 generali
con maggiori responsabilità operative e di coordinamento dell'intero
esercito colombiano (alla faccia della “guerriglia ormai
sconfitta” di cui tanto si sono riempiti la bocca oligarchi e loro
servitori mediatici in questi anni).
I portavoce dei paesi garanti dei dialoghi, Cuba e Norvegia, hanno
assicurato che la liberazione dei militari catturati in zona di
guerra dalle FARC avverrà al più presto, e che quindi ripartiranno
i lavori del tavolo dell'Avana; un'ulteriore dimostrazione di buona
volontà della guerriglia a sostegno dei Dialoghi di Pace.
Posto che tutti rammentiamo i biechi e macabri festeggiamenti del
campo oligarchico quando alcuni dirigenti delle FARC furono trucidati
dai bombardamenti dell'aviazione colombiana, chi mai, in buona fede,
potrebbe sostenere che il governo -in analoghe ma ribaltate
circostanze- si comporterebbe con altrettanta generosità?
19/11 - NASCE IN COLOMBIA IL FRONTE AMPIO PER LA PACE, LA DEMOCRAZIA
E LA GIUSTIZIA SOCIALE
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Il 14 e il 15 novembre scorsi si è tenuto presso l’Università
Autonoma della Colombia un primo incontro del Fronte Ampio per la
Pace, la Democrazia e la Giustizia Sociale, nel contesto del
rafforzamento e della partecipazione dei movimenti popolari e della
società civile al processo di pace, di dialogo e della ricerca di
una soluzione politica al conflitto colombiano. Questo incontro è
stato il primo passo, fondamentale, in cui le forze democratiche
hanno avuto modo di confrontarsi, di delineare nuove prospettive e
avanzare proposte programmatiche per un cambio di regime politico,
sempre più necessario e improrogabile.
Sebbene sia decisiva una tregua bilaterale, proposta sacrosanta più
volte avanzata dall’insorgenza e rigettata dall’oligarchia
militarista, il tema della pace non è riducibile soltanto a questo.
La transizione ad una pace stabile e duratura implica anzitutto la
rimozione delle cause ultime del conflitto: le strategie
controinsorgenti dirette dall’imperialismo USA, le forme illegali e
immorali di accumulazione della ricchezza che da esse derivano, la
corruzione politica e la concezione della guerra usata come strumento
di spoliazione dei piccoli agricoltori e di ipersfruttamento dei
lavoratori.
Il nascente Fronte Ampio ha ben presente tutto ciò, e mentre chiede
un processo di soluzione politica mediante i dialoghi di pace, si sta
organizzando come forza promotrice di un’alternativa reale allo
stantio e rovinoso modello economico neoliberale. Un modello
considerato invece intoccabile dall’oligarchia di Santos e Uribe,
sebbene risulti ormai anacronistico in un America Latina sempre più
emancipata dall’imperialismo, progressista e integrazionista. Non
si possono che esprimere i migliori auguri a questo ambizioso
progetto che si pone l’obiettivo di unificare le masse popolari, di
democratizzare la società e instaurare un nuovo potere. La
costituzione del Fronte Ampio è senza dubbio il primo passo per
consolidare l’unità popolare nella costruzione della nuova
Colombia.
17/11 - MARCHA PATRIOTICA CHIEDE LA RIPRESA DEI DIALOGHI SOSPESI DAL
GOVERNO E IL CESSATE IL FUOCO BILATERALE
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La sera di domenica 16 novembre il presidente colombiano “Jena”
Santos ha annunciato al paese la sospensione temporanea dei dialoghi
di pace dell'Avana.
Secondo il movimento politico e sociale Marcha Patriótica, i fatti
occorsi nel dipartimento del Chocó, dove sarebbe stato catturato il
Generale Álzate da membri dell'insorgenza rivoluzionaria delle FARC,
dimostrano che lo sviluppo dei dialoghi mentre
prosegue la guerra aperta in tutto il paese finisce per minare la
credibilità del processo di pace stesso.
E’ quantomeno anomalo che un generale della controguerriglia con
decenni di esperienza alle spalle, si inoltri nella selva senza una
corposa scorta e in borghese, sapendo di addentrarsi in un’area
dalla forte presenza guerrigliera. In virtù di questa
considerazione, non si può escludere che si tratti di una
provocazione della destra fascista e mafiosa dell’uribismo per far
deragliare i dialoghi dell’Avana.
Comunque sia, si conferma ancora una volta che la ricerca della pace
richiede il cessate il fuoco bilaterale, condizione essenziale per lo
svolgimento dei Dialoghi, come ripetono incessantemente, da due anni a
questa parte, le organizzazioni popolari di tutto il paese, come
Marcha Patriótica, e la guerriglia delle FARC, che dal canto suo ha
realizzato con successo già due cessate il fuoco unilaterali.
Il governo, sul punto, fa orecchie da mercante, e strepita sulla
necessità di abbandono delle armi da parte dell'insorgenza. Come se
lo Stato colombiano, invece che una delle due parti in conflitto,
fosse un qualche elemento super partes in grado di accogliere
nell'alveo della sua “legalità” la guerriglia.
Santos dovrebbe rendersi conto che la pace si fa in due, e il lungo
processo per ottenerla non può che passare attraverso la cessazione
delle ostilità.
Per sostenere questa stessa tesi, Marcha ha convocato una grande
mobilitazione nazionale per il 19 novembre, in “difesa dei dialoghi
dell'Avana”.
13/11 - MARCHA PATRIOTICA PARTECIPERA' ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE
DEL PROSSIMO ANNO
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Attraverso una conferenza stampa, i portavoce del movimento politico
e sociale Marcha Patriótica, Piedad Córdoba e David Flórez, hanno
reso pubbliche alcune importanti decisioni del Comitato Patriottico
Nazionale (COPAN), la direzione nazionale di questa organizzazione,
fra cui quella di partecipare alle elezioni amministrative del
prossimo anno.
“Marcha parteciperà al dibattito elettorale, pur essendo
pienamente consapevole dell'assenza
di garanzie per fare politica, riconoscendo tuttavia che è il
momento di sostenere i dialoghi dell'Avana, e di conquistare il
potere locale per metterlo al servizio delle lotte sociali che
abbiamo condotto insieme ad altri settori della società”.
A tal fine Marcha ha creato una commissione incaricata
dell'organizzazione elettorale, e una commissione etica, che dovrà
valutare candidati e programmi. Come ha spiegato David Flórez,
“programmi di governo, scelta dei candidati e meccanismi di
valutazione saranno costruiti dalle comunità”.
Per quanto concerne eventuali alleanze con altre forze politiche,
esse saranno possibili sulla base di una piattaforma precisa: la pace
con democrazia e giustizia sociale, l'Assemblea Nazionale Costituente,
il cessate il fuoco bilaterale, l'implementazione di accordi parziali
dell'Avana.
Coraggiosamente, nonostante i gravi rischi per la propria stessa
sicurezza, il movimento Marcha Patriótica, che ha subito una
settantina di omicidi nelle proprie file, entra nell'agone politico;
ed erano decenni, dai tempi della UP, che in Colombia non esistevano
partiti politici legali realmente legati agli interessi delle classi
subalterne, con concrete chance di vittoria. Ora è responsabilità
del governo cambiare la propria tradizionale politica di uso
sistematico della violenza e della persecuzione delle opposizioni, in
modo che in Colombia vi sia la possibilità di agire da posizioni
realmente progressiste, senza che ciò implichi la propria morte o
incarcerazione. Una responsabilità che il governo continua a non
dare segnali di volersi assumere, come dimostra la presenza degli
ormai quasi 10.000 prigionieri politici.
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