Aderisco e inoltro, paci, pilar castel
Date: Mon, 17 Nov 2014 12:43:41 +0100
From: v.miliucci@???
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Subject: [nowaroma] I: NO al gemellaggio Gerusalemme - Massafra
"30/11 GEMELLAGGIO MASSAFRA-GERUSALEMME"
i/le compagni/e pugliesi, rilanciando con sollecitudine quanto comunicato loro il 12/11, invitano tutti noi a collaborare per smascherare questa infame iniziativa ai danni del popolo palestinese, sia partecipando alla manifestazione di protesta il 30/11 a Massafra,sia aderendo all'appello di cui sotto, sia utilizzando il "mailbombing" ai siti del Pres.Regione Puglia+Ass.Cultura+Ass.Agricoltura+Sindaco Massafra.
Diamoci da fare " per la Palòestina"
Vincenzo
Care/i compagne/i pugliesi,
sapete che il 30/11 
si celebra il gemellaggio tra il comune di Massafra e quello di 
Gerusalemme-presenti il sindaco di Gerusalemme (che sta operando ogni 
giorno la cacciata dei palestinesi da Gerusalemme Est) e 
l'ambasciatore israeliano in Italia(altro fetentone sionista) ?! 
Fate
 in modo che nell'ambito della mobilitazione del 14/11 si discuta anche 
di questo e si decida di non fare passare inosservato l'evento.
Vincenzo 
NON SI COSTRUISCONO PONTI DI PACE CON I CRIMINALI
 
Siamo venuti a conoscenza che il 30 Novembre 2014 la città di Massafra, in provincia di Taranto, promuove un presunto "gemellaggio" con la città di Gerusalemme, città palestinese sotto occupazione militare Israeliana.
 
Il progetto, dal nome un “Ponte di pace e di amicizia”, è stato proposto al sindaco di Massafra nonché presidente della provincia Martino Carmelo Tamburrano da Barbara Wojciechowska, professore emerito dell’Università del Salento.
 
Tamburrano ha subito sposato la proposta delegando la professoressa Wojciechowska e l’assessore alla Cultura e all'Associazionismo, Antonio Cerbino, a seguire tutte le fasi dell’organizzazione del “gemellaggio”, la cui cerimonia inaugurale avrà luogo il 30 novembre a Massafra. 
Per l’occasione saranno presenti le autorità di Gerusalemme, - il sindaco Nir Barkat, l’ambasciatore d’Israele a Roma, Naor Gilon e il KKL (Keren Kayemeth LeIsrael Italia onlus). Aderiscono al progetto, oltre a molti altri comuni della provincia di Taranto (di cui però non danno indicazione) e della Puglia, l’Università di Bari (Polo Jonico) e la Regione Puglia con (la solita) assessore alla cultura e al turismo Silvia Godelli e l’assessore all’agricoltura Fabrizio Nardoni.
 
Siamo indignati per una simile iniziativa. Un progetto con una nazione genocida, la quale occupa militarmente territori che non le appartengono. Una città , Gerusalemme, rivendicata da Israele come capitale, occupata nel 1967 e mai riconosciuta dall'ONU che, anzi, ne ha condannato più volte l'occupazione.
 
Un sindaco, Nir Barkat, di destra, reazionario, imprenditore, sostenitore della colonizzazione.
 
Facciamo appello a contrastare ogni iniziativa utile a ripulire la faccia di uno stato che quotidianamente si macchia di inenarrabili crimini.
 
Il 30 novembre saremo in piazza a manifestare contro questa vergognosa iniziativa.
 
Invitiamo tutte le raeltà e i singoli a sottoscrivere e a fare proprio questo appello SEGNALANDOCI L'AVVENUTA ADESIONE IN RISPOSTA A QUESTA MAIL.
 
Facciamo appello a tutte le realtà regionali a partecipare alla prossima riunione che si terrà sabato 22 novembre presso la sede del Comitato di Quartiere Città Vecchia (via Arco Paisiello g18 - Taranto) alle ore 17 per decidere modalità, azioni e comunicazioni della manifestazione del 30.
 
Facciamo appello alle realtà extra regionali che non potessero fisicamente intervenire il 30 a manifestare la propria indignazione attraverso mail di protesta alla regione:
segreteria.presidente@???
gabinetto.presidente@???
 
all'assessore alla cultura, turismo e Mediterraneo, Silvia Godelli:
assessore.mediterraneo@???
 
all'assessore all'agricoltura Fabrizio Nardoni:
f.nardoni@???
 
al sindaco di Massafra (neo presidente provinciale) dott. Martino Carmelo TAMBURRANO: sindaco@???
 
prime adesioni: 
Confederazione Cobas
CMA
Comitati di Quartiere
Collettivo Che Guevara di Cisternino
Casa Occupata Via Garibaldi 210
Sinistra Anticapitalista Taranto
 FPLP: l'Intifada a Gerusalemme è una risposta naturale ai crimini dell'occupazione
Come
 dichiarato in un comunicato del FPLP, in questi giorni Gerusalemme si 
trova ad affrontare molteplici attacchi di coloni e condizioni di vita 
sempre più difficili create dalla stato di occupazione sionista, inclusi
 i tentativi di deportare la popolazione palestinese di Gerusalemme e 
occupare le case e i terreni attraverso l'espropriazione, la frode o la 
conversione della cosiddetta "proprietà assente" secondo i progetti 
sionisti di insediamento.
L'occupante sta anche cercando di 
dividere i luoghi sacri palestinesi votando una legge alla Knesset 
[parlamento israeliano, ndr.] che permetta la divisione del 
Haram-al-Maqdisi. Queste azioni hanno coinciso con un attacco feroce 
contro il popolo palestinese di Gerusalemme, tra cui azioni penali,  
arresti, ferimento e uccisione di diversi giovani, in particolare 
l'uccisione di Abdel-Rahman Shaloudi, il sequestro del suo corpo e la 
costrizione di essere sepolto a tarda notte con solo un piccolo gruppo 
della sua famiglia, e l'omicidio a sangue freddo del bambino Orwa Hammad
 del villaggio di Silwad. La vita dei palestinesi di Gerusalemme è 
costantemente in pericolo per gli attacchi sionisti, soprattutto dopo 
l'assassinio del giovane Mohammed Abu Khdeir.
È per questo che la 
nostra gente a Gerusalemme continua a crescere e a resistere contro 
queste politiche razziste, scontrandosi contro i nuovi e i vecchi schemi
 di occupazione che cercano di svuotarla della sua gente. L'Intifada di 
Gerusalemme è una risposta naturale all'occupazione e ai suoi crimini e 
il Fronte invita le masse del popolo palestinese, ovunque si trovino, a 
sostenere i palestinesi di Gerusalemme e la loro resistenza 
all'occupazione organizzando anche eventi e azioni.
Il Fronte 
chiede che gli organismi ufficiali palestinesi, arabi e internazionali 
si assumano le loro responsabilità per proteggere la nostra gente da 
queste pratiche razziste di terrore contro i diritti dei palestinesi di 
Gerusalemme, che facciano pressione sul nemico per fermare tali pratiche
 e che sostengano i palestinesi di Gerusalemme. Chiediamo anche che i 
funzionari palestinesi e la Lega araba sostegano la fermezza della 
resistenza popolare di Gerusalemme e forniscano un reale supporto nel 
confronto aperto con il nemico e i suoi coloni.
«Riconoscere lo Stato di Palestina? Un passo che non aiuta la pace»
L’ambasciatore israeliano  in Italia Gilon:
 «Le mozioni al Parlamento? Premio anticipato per Abu Mazen». «La 
Svezia? Per Stoccolma il riconoscimento è una priorità» 
di Paolo Valentino
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ROMA «Riconoscere oggi lo Stato di 
Palestina senza chiedere nulla in cambio non aiuta la pace, al contrario
 la allontana. Perché non riporterà i palestinesi al tavolo negoziale, 
visto che ottengono in anticipo quello che vogliono, e inoltre 
alimenterà la delusione del popolo palestinese, perché la loro vita 
quotidiana non cambierà in ragione di questo».  Naor Gilon è 
l’ambasciatore israeliano in Italia. La dinamica politica innescata in 
Europa dal riconoscimento della Palestina da parte del governo svedese e
 dal voto con cui il Parlamento di Londra ha invitato Downing Street a 
fare altrettanto, preoccupa il governo di Gerusalemme, contrario a ogni 
«ricompensa preventiva» per Abu Mazen e l’Autorità palestinese. 
Naor GilonLa presentazione di tre mozioni per il riconoscimento alla Camera e
 al Senato ha confermato che il tema è entrato nell’agenda politica 
italiana. «I fatti degli ultimi sei anni - spiega Gilon - dimostrano che
 la scelta fatta dall’Europa, di dare ai palestinesi una sorta di premio
 anticipato, non ha funzionato. Furono indicati dall’inizio obiettivi 
finali, che avrebbero dovuto essere invece frutto di negoziato, come i 
confini del 1967 e lo Stato palestinese. Da ultimo, due anni fa, gli 
europei, compreso il governo italiano, votarono per dare all’Autorità 
palestinese lo status di osservatore all’Onu. Ma questi incentivi non 
hanno riportato Abu Mazen alla trattativa». 
 Forse, facciamo presente all’ambasciatore, anche gli insediamenti israeliani nei
 territori occupati non hanno spinto il leader palestinese a un 
atteggiamento più morbido. Israele ha continuato a farli, ben sapendo 
che questi creano situazioni di fatto destinate a complicare ogni 
accordo sui confini, per esempio. «Rispetto il suo punto di vista sugli 
insediamenti, anche se non lo condivido. Ma noi abbiamo dimostrato in 
passato che quando c’è da lasciare un insediamento in nome di un’intesa 
per la pace, lo abbiamo fatto. Vale per tutti il ritiro unilaterale da 
quelli di Gaza. Ma gli insediamenti non c’entrano con il riconoscimento 
della Palestina».
 Perché secondo lei la Svezia si è decisa a questo passo?
 «Lo trovo un po’ strano. Nella prima settimana del nuovo governo, 
mentre il Medio Oriente esplode dalla Siria alla Libia e migliaia di 
persone muoiono, il tema numero uno per Stoccolma è stato il 
riconoscimento dello Stato palestinese. Non vedo alcun altro Paese 
seguirli. Quello che fanno i Parlamenti, come quello inglese e forse 
quello italiano è un’altra cosa». Per Gilon, si tratta di un nuovo 
«tentativo dei palestinesi di ottenere, attraverso i loro amici, il 
riconoscimento internazionale del loro Stato». 
Ma «dal punto di vista del diritto internazionale,
 uno Stato per essere accettato deve avere il controllo effettivo del 
suo territorio. A Gaza non è così». E all’obiezione che Abu Mazen sia 
l’unico interlocutore ragionevole che Israele possa trovare e che se 
vuole la pace, non dovrebbe delegittimarlo, Gilon ribatte che «la 
ragionevolezza non basta a farne un partner per la pace, se continua a 
rifiutarsi ogni assunzione di responsabilità».
9 novembre 2014 | 
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