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Lussemburgo: accordi fiscali "facili" alle multinazionali. Ecco lo scandalo
che rischia di travolgere Juncker


in <http://www.forexinfo.it/-Notizie-Economiche-> Notizie Economiche

di <http://www.forexinfo.it/_Alessandro-Iacopini_> Alessandro Iacopini | 6
Novembre 2014 - 11:38


Più di 550 accordi con Fiat, Amazon, Pepsi e altre multinazionali per pagare
"un'aliquota inferiore all'1%". Ecco la ricostruzione dell'inchiesta del
Consorzio Internazionale dei giornalisti.




Il neo presidente della Commissione europea Jean-Claude Junckerpotrebbe
essere al centro di uno scandalo riguardante la concessione di sgravi
fiscali gonfiati alle multinazionali che hanno spostato la sede fiscale in
Lussemburgo, paese di cui Juncker è stato Primo Ministro dal 1995 al 2003.
Lo ha rivelato oggi il Consorzio Internazionali dei giornalisti.

Secondo i documenti consultati dal Consorzio – che raccoglie 185 giornalisti
d’inchiesta di oltre 65 paesi - il Granducato del Lussemburgo ha concesso
negli ultimi 10 annigenerosi accordi fiscali ad una lunga lista di
multinazionali. La pratica incriminata è quella del "tax ruling", che
permette a un’azienda di chiedere in anticipo come le sua situazione sarà
trattata dalle autorità fiscali di un Paese e di ottenere garanzie
giuridiche che non cambi. Secondo quanto si legge:

“In alcuni casi, i documenti mostrano che le società hanno pagato sui
profitti trasferiti in Lussemburgo un’aliquota inferiore all’1%”.

In particolare, i giornalisti hanno analizzato più di 28mila pagine di
documenti riservati e hanno puntato i riflettori su 550 accordi fiscali, che
comprenderebbero anche quelli con Fiat e Amazon emersi nelle settimane
scorse e sulla quale indaga già commissaria alla concorrenza Margrethe
Vestager. Tra le altre società coinvolte ci sarebbero anche Pepsi, IKEA,
FedEx e Accenture. Quasi tutti gli accordi, inoltre, sarebbero stati portati
a termine grazie alla società di consulenza Pwc.
In particolare le aziende:

"si appoggiano sul Lussemburgo e le sue norme fiscali morbide, ma anche
sulle deficienze delle norme internazionali, per trasferirvi utili al fine
di non vederli tassati, o tassati in misura molto esigua"

In realtà, come ben specificato dall’inchiesta, tutti gli accordi sono
perfettamente legali, anche se indubbiamente controversi. Il tema fiscale è
ancora molto delicato in Europa, poiché ogni Stato ha un suo sistema,
diverso dagli altri. Questo genera una concorrenza fiscale, cioè la
possibilità di far pagare meno tasse, che sta favorendo alcuni paesi come
l’Irlanda, e sfavorendo i paesi più grandi, come Francia e Italia, dove però
le aziende generano la maggior parte dei profitti. E’ un problema molto
complesso, da anni sul tavolo di trattativa della commissione e dei consigli
europei. Se quanto emerso dall’inchiesta fosse confermato, il neo presidente
Juncker perderebbe ogni credibilità di fronte agli altri leader
continentali.

Anche perché negli anni in cui Junker è stato Primo Ministro del Granducato,
il paese si è trasformato da piccola ma importante realtà
agricolo-industriale a centro finanziario di portata mondiale e, secondo
alcuni, in un paradiso fiscalea tutti gli effetti.

Le reazioni
Interrogato ieri sull’inchiesta in corso, Juncker ha glissato:

“Non bloccherò l’indagine. Sarebbe inaccettabile. Ho alcune idee sulla
questione, ma le terrò per me”.

La Pwc ha reagito alla pubblicazione dell’inchiesta affermando che gli
articoli si basano su:

“ informazioni e notizie ormai superata e rubate”,

Il dirigente della società parapubblica lussemburghese Nicolas Mackel ha
detto:

“Gli accordi non sono generosi. Il Lussemburgo ha un sistema fiscale
competitivo. Non c’è nulla di ingiusto o immorale”.

Proprio domani, infine, i ministri delle Finanze dell’Unione Europea si
riuniranno qui a Bruxelles per discutere di temi fiscali. Sul tavolo c’è
anche una controversa tassa sulle transazioni finanziarie che 11 paesi della
zona euro vorrebbero adottare. Il Lussemburgo, guarda caso, non è tra
questi.