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Comunicato CC 33/2014 - 1° novembre 2014
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Celebriamo il 97° Anniversario della Rivoluzione d'Ottobre (7 novembre
1917 - 25 ottobre del calendario giuliano)
LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE E L’ONDATA DELLA RIVOLUZIONE PROLETARIA CHE
ESSA HA SOLLEVATO IN TUTTO IL MONDO INSEGNANO AI COMUNISTI, AGLI OPERAI
E ALLE MASSE POPOLARI CHE PER CAMBIARE IL CORSO DELLE COSE DEVONO
ANZITUTTO PRENDERE IN MANO IL GOVERNO DEL PAESE! SENZA IL POTERE OGNI
ALTRA CONQUISTA È PRECARIA!
La celebrazione dell'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre riveste
quest'anno una particolare importanza per noi comunisti italiani perché
siamo impegnati in un passaggio delicato della nostra lotta per portare
gli operai e le masse popolari tutte a organizzarsi per costituire e
imporre un loro governo d'emergenza, il Governo di Blocco Popolare
[7](GBP); perché siamo impegnati in un passaggio delicato della nostra
lotta per far leva anche sulle proteste, sull'indignazione e sulle lotte
rivendicative degli operai e delle masse popolari ma per portarli a
prendere in mano la direzione del paese.
Con l'avvento del governo Renzi-Berlusconi la putrefazione della
Repubblica Pontificia (RP) ha fatto un grande passo avanti. Il nuovo
governo delle larghe intese si è costituito sotto l'alto patrocinio e su
spinta
1. della Corte Pontificia rinnovata con l'incoronazione di Papa
Francesco, espressione della grande scuola anticomunista dei Gesuiti,
fautori del governo indiretto della Chiesa Cattolica sulla società
borghese,
2. degli imperialisti USA che nell'ultimo anno hanno compiuto rilevanti
passi avanti (l'operazione in Ucraina è esemplare) nella lotta per la
supremazia mondiale che nell'ambito della Comunità Internazionale dei
gruppi imperialisti europei, americani e sionisti (CI) li contrappone
agli imperialisti europei,
3. della criminalità organizzata, delle Organizzazioni Criminali che
hanno assunto un ruolo rilevante nel sistema imperialista mondiale.
Questi hanno imposto il governo Renzi-Berlusconi sia ai gruppi
imperialisti europei (UE) sia al resto dei vertici della RP. Nel campo
delle relazioni internazionali il nostro paese è ridotto più di prima a
base per le aggressioni militari che gli imperialisti USA estendono
senza tregua nel mondo, a base per le operazioni criminali e la rete di
controllo con cui gli imperialisti USA cercano di prolungare la loro
dominazione sul mondo e sviluppano la loro lotta anche in seno alla CI.
In questi ultimi giorni il nostro paese è diventato addirittura il
lazzaretto dove fanno la quarantena da Ebola i soldati e agenti con cui
gli imperialisti USA rafforzano la loro dominazione in Africa contro i
gruppi imperialisti europei e la Cina. Contro le masse popolari italiane
il governo Renzi-Berlusconi sviluppa in forme in qualche misura nuove la
linea seguita dai governi Berlusconi, Prodi, Monti e Letta che lo hanno
preceduto, schiaccia ed emargina una parte crescente del proletariato e
dei lavoratori autonomi, sconvolge l'intera società e aggrava il
dissesto del territorio e l'inquinamento. Una serie di fattori rendono
tuttavia debole e instabile il governo Renzi-Berlusconi. Crescono i
contrasti nell'Unione Europea, nei vertici della RP, nelle larghe intese
PD-FI e perfino nel PD di cui Renzi si è servito per la sua scalata al
governo (le prossime elezioni locali metteranno il PD a dura prova):
tutti contrasti da cui noi comunisti possiamo e dobbiamo trarre
vantaggio per la nostra lotta. Tra le masse popolari e in particolare
tra i lavoratori occupati nelle aziende capitaliste cresce il fermento,
anche i sindacalisti di regime (esemplare la condotta di Susanna Camusso
e di altri "nipotini di Craxi") sono costretti dai loro propri interessi
a farsene portavoce e in questa maniera lo accrescono: esso costituisce
per noi comunisti il terreno principale per far avanzare la rivoluzione
socialista.
Gli avvenimenti degli ultimi giorni, dal buon risultato dello sciopero
generale USB del 24 ottobre, alla partecipata manifestazione CGIL del 25
ottobre, all'aggressione della polizia del governo Renzi-Berlusconi
contro il corteo degli operai della Acciai Speciali Terni (AST) il 29
ottobre a Roma, offrono mille occasioni a noi comunisti anche per
illustrare, sulla scala più vasta che le nostre forze consentono, agli
elementi più avanzati delle masse popolari la via che stiamo seguendo e
che devono adottare se vogliono fare la rivoluzione socialista in Italia
e per reclutare i migliori, disposti a trasformarsi fino a diventare
comunisti.
Infatti solo con la rivoluzione socialista, instaurando il socialismo,
cambieremo il corso disastroso delle cose che la borghesia imperialista
e il suo clero impongono alle masse popolari del nostro paese e del
resto del mondo. Una ripresa generale, a livello mondiale, dell'economia
reale capitalista è impossibile. Ogni idea e proposito di cambiare il
corso delle cose in senso favorevole alle masse popolari restando
nell'ambito dell'economia capitalista sono destituiti di fondamento. Il
corso stesso delle cose dissipa e sempre più dissiperà ogni illusione al
riguardo, anche più efficacemente di quanto lo possono fare le nostre
parole, pur necessarie per far valere la direzione del Partito e per
reclutare le persone decise a diventare comunisti. Le proteste e le
rivendicazioni sono utili per mobilitare le masse popolari, ma la
mobilitazione sarà efficace e fruttuosa solo se noi comunisti le
condurremo a fare la rivoluzione socialista. Quello che sta a noi
comunisti costruire è la rivoluzione socialista: cioè aprire la via,
indicare i passi da compiere e portare a compierli, fornire direzione
sia a quelli che nutrono ancora illusioni ma lottano per realizzarle sia
a quelli che via via perderanno le illusioni che oggi li frenano,
constateranno che proteste e rivendicazioni non fanno desistere la
borghesia imperialista e le sue autorità dalle loro attività criminali
distruttive delle masse popolari, della società e dell'ambiente,
vedranno distrutte le nicchie che oggi ancora sperano li salvino dalla
bufera.
Tutto questo rende particolarmente importante che noi comunisti eleviamo
la nostra coscienza, che fissiamo chiaramente gli insegnamenti della
Rivoluzione d'Ottobre e dell'ondata rivoluzionaria che essa ha sollevato
in tutto il mondo, che inquadriamo in modo giusto il ruolo che essa ha
avuto nel passato della storia dell'umanità rispetto alla lotta in corso
con cui oggi facciamo consapevolmente la storia. In sintesi: dobbiamo
"regolare i conti" con l'eredità della Rivoluzione d'Ottobre alla luce
delle situazione attuale e dei compiti che la crisi generale del
capitalismo pone a chi usa la concezione comunista del mondo, la scienza
delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia, per costruire il
futuro dell'umanità.
Il movimento comunista ha quasi 170 anni di vita. In questo pur breve
periodo ha lottato nelle condizioni più varie, ha messo la sua scienza
alla prova in circostanze molto diverse e ha accumulato un ricco
patrimonio di insegnamenti e ancora più di esperienze: tutti quelli che
vogliono con scienza e coscienza cambiare il corso delle cose che la
borghesia imperialista impone al mondo, vi devono attingere.
È facendo tesoro di questo patrimonio che il nostro Partito ha da tempo
concluso che nel nostro paese la guerra popolare rivoluzionaria [8]
(GPR) di lunga durata è la strategia della rivoluzione socialista. Con
la GPR il partito comunista fa in ogni circostanza e in ogni momento
leva sul movimento di massa che c'è già, per condurre le masse popolari
a sviluppare, imparando dalla loro stessa esperienza compiuta con la
direzione (diretta o indiretta - metodo delle leve, ecc.) del Partito e
illuminata dalla sua propaganda, il movimento di livello superiore che
ancora non c'è, fino alla conquista del potere. Dopo l'inizio, nel 2007,
della fase acuta e terminale della crisi generale del capitalismo,
abbiamo valutato che la fase attuale della GPR consiste nella
costituzione del Governo di Blocco Popolare (GBP), il governo
d'emergenza della Organizzazioni Operaie e Popolari (OO e OP). Ora
quindi concentriamo le nostre forze nell'indurre i lavoratori delle
aziende capitaliste a costituire OO e i lavoratori delle aziende
pubbliche, gli studenti, le casalinghe, i disoccupati e i precari, gli
immigrati, i pensionati e i lavoratori autonomi a costituire OP. A
questo fine dobbiamo quindi, anzitutto, consolidare e rafforzare il
Partito comunista perché sia all'altezza del suo ruolo indispensabile e
decisivo.
È facendo tesoro di quel patrimonio che il nostro Partito ha ricavato
anche la conclusione che tutti i membri del Partito e tutti quelli che
lo vogliono diventare devono compiere una riforma morale e intellettuale
consistente nell'assimilare la concezione comunista del mondo e
trasformare la propria mentalità e in una certa misura anche la propria
personalità in modo da diventare capaci di applicare la concezione
comunista del mondo nella trasformazione del mondo. È indispensabile che
i comunisti dei paesi imperialisti compiano questa riforma morale e
intellettuale perché il Partito sia all'altezza del suo compito: fare la
rivoluzione socialista. Infatti la rivoluzione socialista si distingue
dalle rivoluzioni borghesi anche nel senso che le masse popolari non
solo devono spezzare il potere alle vecchie classi dominanti (ruolo che
ebbero anche nelle rivoluzioni borghesi), ma devono esse stesse
costruire la nuova società. Questo nuovo ruolo richiede un'arte che le
masse popolari non imparano e non possono imparare finché sono dirette
dalla borghesia e da altre classi sfruttatrici e dominanti, finché sono
dal ruolo pratico e quotidiano che svolgono nella società borghese
abituate ad obbedire e spinte a pensare secondo la scuola e la
propaganda della borghesia e del clero. Da qui le caratteristiche
particolari che deve avere l'avanguardia organizzata della classe
operaia che le guida, il Partito comunista.
Queste sono le due principali lezioni che abbiamo tirato studiando
l'esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria guidati
dall'elaborazione superiore al leninismo che di essa ha fatto Mao
Tse-tung. Queste applichiamo nel concreto della situazione attuale.
Le caratteristiche del presente, della lotta di classe in corso, hanno
le loro origini in quella ondata, nel suo esaurimento e nell'ingresso
del sistema capitalista nella sua nuova crisi generale che inizia negli
ultimi decenni del secolo scorso. Chi pretende di tracciare la storia
del secolo scorso e di fare l'analisi del presente prescindendo dalla
prima ondata della rivoluzione proletaria, non c'è ombra di dubbio che,
per vasta che sia la sua conoscenza dei dettagli, non coglie il filo
conduttore e quindi la sostanza della storia di cui tratta ("se anche
vede molti alberi, non vede la foresta"). Oggi nei vecchi paesi
imperialisti le masse popolari difendono le conquiste di civiltà e di
benessere strappate durante quella ondata, mentre la borghesia
imperialista deve eliminare quelle conquiste per guadagnare tempo nella
crisi generale del sistema sociale e del sistema di relazioni
internazionali di cui essa è alla testa. Nel mondo i gruppi imperialisti
sorti dalla distruzione del vecchio sistema coloniale e dalla
reintegrazione (sia pure in misure e in forme diverse) dei primi paesi
socialisti nel sistema imperialista mondiale, i gruppi imperialisti dei
BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, SudAfrica) e di altri paesi,
collaborano e competono con i gruppi imperialisti delle vecchie potenze
europee, degli USA e del Giappone. Essi, che ne siano o non ne siano
consapevoli, seguono, adattandola meglio che loro riesce alle
circostanze e cercando di imparare più lezioni che loro riesce della
triste sorte dei loro predecessori, la linea che Kruscev e Breznev
chiamavano "linea della competizione economica tra il campo socialista e
il campo capitalista" e "linea della coesistenza pacifica tra i due
campi". Questo è il mondo che ereditiamo dalla storia caratterizzata
dalla prima ondata della rivoluzione proletaria che la Rivoluzione
d'Ottobre ha suscitato nel mondo.
Se la Rivoluzione Francese ha dato la sua impronta al secolo XIX, il
secolo XX è caratterizzato dalla Rivoluzione d'Ottobre e dall'ondata
rivoluzionaria che essa ha suscitato in tutto il mondo fino alla
fondazione della Repubblica Popolare Cinese, alla fondazione di Cuba
socialista, all'eroica lotta di liberazione del Vietnam, alla
distruzione del vecchio sistema coloniale in Asia, in America Latina e
in Africa, alle conquiste di civiltà e di benessere strappate dalle
masse popolari degli stessi paesi imperialisti. La storia del secolo XX
è la storia della prima ondata della rivoluzione proletaria e della
lotta accanita e senza scrupoli della borghesia imperialista per venirne
a capo e prolungare la vita del suo sistema di relazioni sociali e del
suo sistema di relazioni internazionali.
L'ondata rivoluzionaria sollevata in tutto il mondo dalla Rivoluzione
d'Ottobre ha confermato pienamente la scienza delle attività con cui gli
uomini fanno la loro storia, scienza che è la grande scoperta compiuta
da Marx ed Engels nella prima metà del secolo XIX: il materialismo
dialettico e storico, la concezione comunista del mondo.
Già nel 1882, nella prefazione alla seconda edizione russa del
_Manifesto del partito comunista_ (1848), la concezione comunista del
mondo aveva permesso a Marx ed Engels di affermare che la Russia sarebbe
riuscita a passare dalla condizione di allora, a metà strada tra il
capitalismo già sviluppato in Europa e negli USA e la proprietà comune
dei contadini da poco (dal 1860) in qualche misura liberati dalla
servitù della gleba, al comunismo se la rivoluzione _ borghese_ che si
profilava in Russia avesse innescato la rivoluzione _ socialista_ nei
paesi dell'Europa occidentale. Lenin e i bolscevichi attinsero
all'eroico movimento rivoluzionario russo, all'insegnamento di Marx ed
Engels e al movimento socialista della II Internazionale (1889-1914) e
svilupparono l'esperienza e la scienza di questi fino a condurre gli
operai russi a prendere la direzione della rivoluzione borghese in
Russia per fare di essa il segnale della rivoluzione socialista in
Europa e nel mondo. Con la Rivoluzione d'Ottobre gli operai russi
portarono la rivoluzione borghese russa oltre il limite a cui erano fino
allora arrivate le rivoluzioni borghesi in Europa e in America.
Il corso degli eventi della Grande Guerra (1914-1918) aveva però già nel
1914 mostrato che i partiti socialisti dei paesi imperialisti non erano
capaci di guidare gli operai a prendere il potere e instaurare il
socialismo. Infatti erano partiti che nel loro lavoro invece che alla
conquista del potere e all'instaurazione del socialismo avevano dato la
priorità
1. alle rivendicazioni e alle conquiste economiche (alla "lotte
concrete", ai "risultati concreti" direbbero i compagni di Proletari
Comunisti e di altri gruppi economicisti) con il risultato reale di
ottenere qua e là vari miglioramenti salariali e normativi per gli
operai, ma proprio questo risultato aveva in alcuni loro dirigenti (gli
anarcosindacalisti, i massimalisti, ecc.) nutrito l'illusione di
eliminare per quella via la divisione della società in classi sfruttate
e classi sfruttatrici,
2. alla partecipazione alle istituzioni della democrazia borghese con il
risultato reale di ottenere alcune misure legislative favorevoli agli
operai e alle masse popolari in generale, ma proprio questo risultato in
alcuni loro dirigenti (i riformisti) aveva nutrito l'illusione di
arrivare per quella via all'eliminazione della divisione della società
in classi dominate e classi dominanti.
I massacri e le distruzioni della Grande Guerra non solo avevano messo a
nudo l'incapacità complessiva di quei partiti di guidare le masse a
instaurare il socialismo, ma avevano anche trasformato gran parte dei
loro dirigenti in uomini politici al servizio della borghesia.
Per far fronte a questa dimostrata incapacità, sull'impulso impresso
dalla Rivoluzione d'Ottobre al movimento rivoluzionario delle masse
popolari di tutto il mondo, nei paesi imperialisti si costituirono
partiti comunisti, nel quadro della prima Internazionale Comunista (IC),
con il compito di instaurare il socialismo.
Lenin nella _Note di un pubblicista [9]_ (febbraio 1922) riassume
l'esperienza dei primi anni di vita e di lotta dei nuovi partiti
comunisti dei paesi imperialisti. Egli afferma che trasformare un
partito socialista europeo, parlamentare, riformista di fatto e con
appena una spruzzatina di spirito rivoluzionario, in un partito di tipo
nuovo, realmente rivoluzionario e realmente comunista, era cosa
estremamente difficile, ma che questo era quanto i nuovi partiti
comunisti stavano facendo. Al IV congresso dell'IC (novembre 1922) Lenin
ancora dava ai partiti comunisti dei paesi imperialisti la direttiva di
studiare l'esperienza della lotta di classe nel loro paese per capire la
via che nel particolare e concreto del rispettivo paese ognuno di essi
doveva seguire per instaurare il socialismo (_Cinque anni di rivoluzione
russa e le prospettive della rivoluzione mondiale [10]_). Riferendosi al
nostro paese disse addirittura: "Forse i fascisti in Italia, per
esempio, ci renderanno grandi servizi mostrando agli italiani che
neanche essi sono abbastanza istruiti, che il loro paese non è ancora
garantito contro i centoneri [criminali e avventurieri mobilitati al
servizio della reazione dalla polizia zarista, ndr]. Forse questo sarà
molto utile".
Ma nonostante la crisi generale del capitalismo che continuò anche dopo
la fine della Grande Guerra, in nessun paese imperialista i partiti
comunisti riuscirono nel loro obiettivo, la rivoluzione russa dovette
far fronte all'aggressione di tutte le potenze imperialiste in appoggio
alle classi reazionarie russe e i comunisti russi dovettero decidere
quali compiti dovevano svolgere gli operai russi che avevano conquistato
la direzione del loro paese. La linea che Lenin e Stalin fecero
prevalere nel Partito comunista (bolscevico) russo contro vari
oppositori fu che la neocostituita Unione Sovietica poteva e doveva
assolvere al ruolo di base di appoggio (base rossa) della rivoluzione di
nuova democrazia che i partiti comunisti stavano già sviluppando nei
paesi oppressi e della rivoluzione socialista che i partiti comunisti
dei paesi imperialisti avrebbero via via imparato a fare. Per nulla al
mondo gli operai russi avrebbero ceduto alla borghesia il potere che
avevano conquistato: avrebbero al contrario con pazienza e metodo,
poggiando sul massimo sostegno che il movimento comunista dei paesi
imperialisti era capace di dare loro, ma soprattutto poggiando sulle
forze e risorse delle masse popolari dell'Unione Sovietica, sviluppato
le forze produttive e le relazioni socialiste nel loro paese: il loro
programma era costruire il socialismo, usare del potere conquistato per
trasformare l'economia e la cultura arretrate del loro paese. Nel suo
scritto _ I compiti immediati del potere sovietico [11]_ (marzo-aprile
1918) Lenin già delinea questo compito di medio termine, che venne messo
in opera su larga scala dopo la conclusione della guerra civile nel
1920.
Anche dopo la morte precoce di Lenin nel 1924, Stalin riuscì a far
prevalere nel Partito la linea tracciata da Lenin contro la destra del
Partito. Questa, approfittando della scomparsa di Lenin, cercò
nuovamente di imporre la via dello sviluppo capitalista della Russia e
della sua reintegrazione nel sistema capitalista mondiale. La destra si
presentò in due versioni, una promossa a capeggiata da Bukharin e
l'altra promossa e capeggiata da Trotzki: i due autorevoli dirigenti del
Partito che già nel periodo 1918-1924 avevano nei momenti cruciali
promosso e capeggiato linee antileniniste. Le due versioni erano diverse
e per alcuni aspetti anche opposte tra loro, ma la conclusione pratica
comune era la liquidazione del ruolo particolare dell'Unione Sovietica
(e a maggior ragione di quello delle rivoluzioni di nuova democrazia in
corso in Cina e in altri paesi) ai fini della rivoluzione socialista
mondiale. Ma la sinistra prevalse e queste linee vennero respinte.
La borghesia imperialista, il clero (il Vaticano in particolare svolse
un ruolo molto attivo nella "crociata antisovietica") e le classi
reazionarie di tutto il mondo cercarono con ogni mezzo e senza alcun
scrupolo di schiacciare l'Unione Sovietica, di impedire con aggressioni,
con il sabotaggio, il boicottaggio e il blocco commerciale e finanziario
ogni suo progresso, forti delle ricchezze e delle risorse che la storia
umana aveva accumulato nelle loro mani. Nonostante questo, l'Unione
Sovietica svolse per quasi 40 anni il ruolo di base rossa della
rivoluzione proletaria mondiale e tutta l'umanità trasse enormi vantaggi
dagli sforzi e dai sacrifici compiuti dal proletariato e dalle masse
popolari sovietiche. Gli errori che commisero, i metodi violenti a cui
fecero ricorso per rimuovere gli ostacoli, gli sforzi disperati che
fecero per spezzare le catene che legavano la Russia all'arretratezza e
alla miseria e che rendevano impossibile resistere all'aggressione e al
sabotaggio dei paesi più progrediti e più ricchi che restavano nelle
mani della borghesia, del clero e di altre classi reazionarie, destano e
devono destare rispetto e ammirazione in tutti i veri rivoluzionari e
devono essere per essi fonte di insegnamenti. È ovvio che la classi
reazionarie e i loro portavoce facciano invece grande scandalo, che i
Bertinotti e i Berlusconi di turno gridino al "libro nero del comunismo"
e alla "storia di errori e orrori". Oggi la borghesia imperialista e il
clero condannano perfino Robespierre e i giacobini della Rivoluzione
Francese! Ma quanto agli oppressi e ai rivoluzionari, sarebbe da
utopisti e sognatori sciocchi pensare che senza costrizione e senza
dittatura sia possibile passare dal capitalismo al comunismo. Il corso
della sua storia pone l'umanità di fronte al compito possibile ma
complesso di porre fine alla dittatura feroce della borghesia
imperialista e del suo clero che la porta alla rovina. Non è possibile
farlo senza uno sforzo eroico che richiede concentrazione di forze, la
liberazione di tutte le energie delle masse popolari e la dittatura
senza pietà sulle classi reazionarie e i loro sostenitori. Tutte le
soluzioni intermedie sono tentativi della borghesia e del clero di
ingannare e fuorviare le masse popolari. Chi vuole la pace sociale, chi
si oppone alla guerra di classe, che ne sia o non ne sia consapevole
favorisce gli sforzi della borghesia imperialista per perpetuare il suo
sistema di oppressione, di morte e di distruzione.
Con la ferma e lungimirante guida di Stalin l'Unione Sovietica assolse
invece per quasi 40 anni, con uno sforzo eroico di tutti i popoli
sovietici, al suo ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria
mondiale, conquistò la grande vittoria del 1945 sul nazifascismo e
appoggiò in mille modi e con grandi successi le rivoluzioni di nuova
democrazia (nel 1949 venne fondata la Repubblica Popolare Cinese, una
tappa basilare nella storia dell'umanità) e le rivoluzioni
antimperialiste di liberazione nazionale che distrussero il vecchio
sistema coloniale. Furono invece sostanzialmente vani gli sforzi della
prima Internazionale Comunista diretta da Stalin per bolscevizzare i
partiti dei paesi imperialisti, come ebbe a rilevare Andrej Zdanov nella
riunione del Cominform nel 1948 trattando dei partiti comunisti italiano
e francese che si erano lasciati estromettere dal governo dei rispettivi
paesi di cui facevano parte forti della vittoria della Resistenza sul
nazifascismo. In nessuno dei paesi imperialisti, nonostante lotte
eroiche di ogni genere e in particolare la Resistenza contro il
nazifascismo, i partiti comunisti avevano elaborato una strategia
adeguata al loro compito. L'unico dirigente che nei paesi imperialisti a
partire dagli anni '20 si dedicò sistematicamente ad elaborare una
strategia della rivoluzione socialista nel proprio paese fu Antonio
Gramsci, ma il suo insegnamento, interrotto come attività pratica dalla
carcerazione ad opera dei fascisti nel 1926, restò fissato nei _
Quaderni del carcere [12]_ e rimase privo di effetti pratici.
Solo dopo il fallimento dei partiti comunisti a raccogliere i frutti
della vittoria sul nazifascismo e dopo la morte di Stalin la destra del
Partito Comunista dell'Unione Sovietica riuscì a imporre, nel febbraio
del 1956 al XX congresso, la sua linea e a far abbandonare all'Unione
Sovietica il ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria mondiale.
Iniziarono allora anche il rallentamento dello sviluppo economico,
culturale e sociale e poi la decadenza dell'Unione Sovietica, sempre più
corrosa dalla corruzione, dal clientelismo e dagli altri metodi e
costumi della borghesia e del clero che via via si diffondevano tra i
dirigenti del Partito e dello Stato e sempre più scoraggiavano e
allontanavano le masse dalla costruzione del socialismo. Ma tanta era la
forza della prima ondata rivoluzionaria che ci vollero più di 30 anni
prima che la borghesia arrivasse a ristabilire apertamente la proprietà
privata dei mezzi di produzione e alla dissoluzione dell'Unione
Sovietica.
La vittoria della destra nel Partito Comunista dell'Unione Sovietica e
il mancato successo dei partiti comunisti nei paesi imperialisti si
ripercossero via via in ogni angolo del mondo. Inutilmente il Partito
Comunista Cinese (PCC) diretto da Mao Tse-tung cercò, con la Grande
Rivoluzione Culturale Proletaria (1966-1976), di far assumere alla
Repubblica Popolare Cinese il ruolo che era stato dell'Unione Sovietica.
La morte di Mao e l'avvento al potere della destra del PCC guidata da
Teng Hsiao-ping, che fin dagli anni '50 si era opposta alla linea
promossa da Mao, accelerò l'esaurimento della prima ondata della
rivoluzione proletaria in tutto il mondo.
Questa è a grandi linee la storia che noi abbiamo alle spalle, che dà
ragione del presente che dobbiamo trasformare, da cui dobbiamo imparare
per fare i conti con il suo risultato. Non solo il Partito comunista
italiano, ma nessuno dei partiti comunisti dei paesi imperialisti ha
saputo sfruttare con pieno successo l'impulso dato dalla Rivoluzione
d'Ottobre. Proprio questo ha favorito la destra nei partiti comunisti
dei primi paesi socialisti e dei paesi imperialisti e ha portato un po'
alla volta alla attenuazione e all'esaurimento dell'ondata della
rivoluzione proletaria e al declino del movimento comunista. Per questo
noi oggi siamo alle prese con il compito di promuovere la rinascita del
movimento comunista.
Il nodo decisivo che la specie umana deve sciogliere per riprendere la
sua storia di progresso e non soggiacere alla distruzione della società
e della natura di cui è portatore il capitalismo, è l'instaurazione del
socialismo nei paesi imperialisti. Il marxismo-leninismo-maoismo ci
offre gli strumenti intellettuali per farlo. Il successo pratico dipende
da noi comunisti. Instaurare il socialismo nei paesi imperialisti è
l'unica via di uscita dalla crisi generale del capitalismo e dal corso
distruttivo della società e dell'ambiente che la borghesia imperialista
e il suo clero impongono all'umanità, costretti dalla crisi generale del
loro sistema. Il primo paese imperialista che romperà le catene del
sistema imperialista mondiale indicherà la via e aprirà la strada anche
alle masse popolari degli altri paesi imperialisti e del resto del
mondo. L'Italia è in condizioni di farlo: questo è uno degli elementi
che definisce il compito di noi comunisti italiani e del nuovo Partito
comunista italiano.
Questo è lo spirito con cui noi ricordiamo ed esortiamo tutti a studiare
l'esperienza della gloriosa Rivoluzione d'Ottobre di cui ricorre nei
prossimi giorni il 97° anniversario. I comunisti che ci hanno preceduto,
nonostante l'eroismo di tanti di essi, non hanno raggiunto l'obiettivo
delle loro aspirazioni, perché il Partito comunista
né aveva individuato che la strategia della rivoluzione socialista era
la guerra popolare rivoluzionaria,
né aveva chiaro che per essere all'altezza dei suoi compiti doveva
promuovere nei suoi membri quella riforma morale e intellettuale che in
Russia, in Cina e in altri paesi che compivano la rivoluzione di nuova
democrazia non era necessaria.
Queste sono le principali lezioni che noi, grazie agli insegnamenti di
Mao, abbiamo ricavato dal patrimonio di esperienze e di dottrine della
prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale.
La conquista del potere è preliminare a ogni altra trasformazione. Il
socialismo è anzitutto conquista del potere delle masse popolari
organizzate attorno al Partito comunista. Solo questo può dare l'avvio
alla nazionalizzazione del sistema produttivo (al passaggio dalla
produzione di beni e servizi fatta da aziende capitaliste alla
produzione di beni e servizi fatta da agenzie pubbliche per soddisfare i
bisogni della popolazione secondo un piano di produzione e distribuzione
elaborato e approvato dalle autorità a questo preposte nelle forme
definite) e alla partecipazione crescente delle masse popolari alla vita
politica, alla cultura, alla gestione di tutte le attività e gli aspetti
della società con la connessa riduzione del tempo dedicato al lavoro per
produrre beni e servizi. Nelle condizioni attuali del nostro paese, la
costituzione del Governo di Blocco Popolare è un passo verso
l'instaurazione del socialismo. A questo compito il nuovo Partito
comunista chiama tutti gli elementi avanzati e responsabili della classi
oppresse e tutte le persone capaci di capire i problemi e i compiti del
presente e disposte a compiere gli sforzi e i sacrifici necessari per
svolgerli.
CHE I GIOVANI PIÙ GENEROSI E RESPONSABILI SMETTANO DI PERDERE TEMPO A
IMPARARE MESTIERI CHE CON TUTTA PROBABILITÀ STANTE LA CRISI DEL
CAPITALISMO NON POTRANNO NEANCHE ESERCITARE E DEDICHINO TEMPO E RISORSE
A IMPARARE A FARE LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA: A STUDIARE IL _MANIFESTO
PROGRAMMA_ DEL PARTITO E A METTERLO IN PRATICA!
COSTITUIRE OVUNQUE NELLA CLANDESTINITÀ COMITATI DI PARTITO!
VIVA I PARTITI E GRUPPI COMUNISTI CHE SOTTO TUTTI I CIELI LOTTANO PER LA
RINASCITA DEL MOVIMENTO COMUNISTA!
VIVA LA GLORIOSA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE: VIVA LENIN! VIVA STALIN!
_**************_
_Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste
nell'usare TOR [vedere _
http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html
[13]_], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere _
http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [13]_].
_
Il pensiero fondamentale cui si informa il Manifesto del partito
comunista (1848) è che la produzione economica e la struttura sociale
che necessariamente ne consegue formano, in qualunque epoca storica, la
base della storia politica e intellettuale dell'epoca stessa; che, in
conformità a ciò, dopo il dissolversi del primitivo possesso comune del
suolo, tutta la storia è stata una storia di lotta tra classi, di lotte
tra classi sfruttate e classi sfruttatrici, tra classi dominate e classi
dominanti, con diversi gradi di sviluppo della vita sociale; che questa
lotta ha ora raggiunto un grado in cui la classe sfruttata e oppressa
(il proletariato) non può più liberarsi dalla classe che la sfrutta e la
opprime (la borghesia), senza liberare anche ad un tempo, e per sempre,
tutta la società dallo sfruttamento, dall'oppressione e dalle lotte tra
le classi.
(Engels, 1883, Prefazione all'edizione tedesca del _ Manifesto del
partito comunista [14]_)
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