26/10 - FARC PRESENTANO ALL’AVANA IL COMANDO GUERRIGLIERO DI
NORMALIZZAZIONE
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Lo scorso 24 ottobre all’Avana, Cuba, sede dei dialoghi di pace in
corso da due anni tra il governo colombiano e le FARC-EP, la
Delegazione di Pace dell’insorgenza rivoluzionaria ha presentato il
Comando Guerrigliero di Normalizzazione composto dai comandanti Pastor
Alape e Carlos Antonio Lozada, del Segretariato delle FARC, da
componenti dello Stato Maggiore Centrale e da altri importanti quadri
dell’organizzazione, che si
sono assunti il compito di “ricercare, in collaborazione con gli
alti ufficiali dell’Esercito, l’Armata, la Forza Aerea e la
Polizia Nazionale, la via verso un accordo che permetta di dare
concretezza all’armistizio reclamato dalle vittime del conflitto e
dal clamore della Nazione, oltre ad individuare formule tali che
siano in grado di soddisfare le parti in causa circa il sensibile
tema di un ‘Abbandono delle armi’, inteso come un loro non
utilizzo in politica, un impegno assunto dallo Stato colombiano e al
tempo stesso dalla Forza Insorgente”.
Durante la presentazione del Comando Guerrigliero di Normalizzazione,
il comandante Pastor Alape ha fatto notare come “nella dichiarazione
di principi datata 7 giugno 2014, le parti hanno concordano la
creazione di una sottocommissione tecnica, formata da 10 membri di
ogni delegazione di pace, con il fine di intessere una discussione
sul punto 3 (Fine del Conflitto) dell’Agenda dell’Accordo
Generale”. Tuttavia il governo continua ad agire con arrogante
superficialità, conformemente alla propria incapacità ed ottusità;
è in modo unilaterale difatti che il governo ha creato, dandone
successivamente conoscenza pubblica, un sedicente “Comando di
Transizione” il quale, come ha sottolineato ancora il comandante
Alape, “è totalmente fuori dallo spirito dell’Accordo Generale
dell’Avana e di quanto pattuito” nella misura in cui vuole
erroneamente assumersi il compito di studiare la “smobilitazione e
la consegna delle armi della guerriglia”. “Tale fuorviante e
confusionaria dichiarazione del governo”, continua Alape, “oltre
alla necessità di non rompere l’equilibrio che deve esistere ai
Tavoli, riguardante la condizione di parti uguali che per effetto del
processo hanno la guerriglia e il governo, ha obbligato le FARC alla
conformazione di un Comando Guerrigliero di Normalizzazione, che non
è transizione, con il compito di studiare il ritorno delle forze
militari al ruolo che gli compete costituzionalmente, cioè quello di
difesa delle frontiere e il suo non utilizzo irregolare per compiti di
ordine pubblico interno. In ugual misura le forze di polizia dovranno
far parte di una demilitarizzazione, prescindendo dall’attuale
dottrina contro-insorgente che attenta contro le libertà della
cittadinanza”.
Il governo, che per bocca del suo ministro della guerra, Juan Carlos
Pinzón, vaneggia un cammino avviato affinché le forze armate
possano “pianificare la consegna delle armi delle FARC”, dimostra
insensatamente di non saper o voler intendere l’Accordo Generale. Il
comandante Alape ha precisato che “concetti come ‘transizione’,
‘smobilitazione’ e ‘consegna delle armi’, non esistono né
nella grammatica dell’accordo dell’Avana, né tanto meno nel
linguaggio della guerriglia. L’Accordo Generale dell’Avana, al
punto 3 (Fine del Conflitto), non dice ‘consegna delle armi delle
FARC’; ciò che si legge testualmente, senza ambiguità, è
‘abbandono delle armi’, essendo ovvio che tutte le implicazioni
che ne derivano spettano alle due parti contendenti. Nella nostra
visione questo compito, che ha bisogno di una lunga tregua e
implementazione di accordi, significa la non utilizzazione delle armi
per fare politica. Ciò è valido per la guerriglia e per lo Stato
[…]. L’utilizzazione delle armi da parte dello Stato è, a tutti
gli effetti, un’espressione politica, dato che il conflitto armato
colombiano è politico-sociale”.
La convinzione di ottenere una resa dell’Insorgenza bolivariana al
tavolo dei dialoghi, cosa che non è riuscito ad imporre sul campo di
battaglia, mostra come effettivamente il governo sia distante e
contrario alle istanze popolari che reclamano la necessità e
l’urgenza di un armistizio tra le parti belligeranti.
24/10 - FARC: PERCHE' I DIALOGHI SIANO CREDIBILI OCCORRE UN
ARMISTIZIO
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Attraverso un comunicato firmato in data 20 ottobre da Timoleón
Jiménez, Comandante dello Stato Maggiore Centrale delle
FARC-Esercito del Popolo, l'insorgenza rivoluzionaria colombiana
intende chiarire alcuni punti in merito all'enorme “scandalo” del
viaggio a Cuba dello stesso Timochenko, artatamente creato e diffuso
dai soliti media e pennivendoli “dediti di professione a denigrare
le FARC”.
Nonostante i continui attacchi ad entrambe le
parti al Tavolo dell'Avana da parte dell’ultradestra uribista, il
Comandante ribadisce che “oggi è sufficientemente chiaro al paese
e al mondo che il presidente Uribe ha gestito diversi contatti con le
FARC-EP, al fine di stabilire conversazioni di pace”.
Conseguentemente, si suppone che “non dovrebbero esistere ragioni
né per le paure di Santos, né per il rabbioso atteggiamento
adottato dai cortigiani del dottor Uribe”.
In conclusione, quali che siano le manovre del tenebroso e
fascistissimo procuratore Ordoñez per incriminare Santos per i
Dialoghi, un'analoga rete di accuse “egli stesso o qualunque altra
autorità competente potrebbe facilmente tesserla” contro il narco
ex-presidente ed i suoi accoliti.
Infine, Timochenko chiarisce che “La via del dialogo, delle
conversazioni, per dare una soluzione pacifica ad un conflitto
armato, che si tratti della Colombia o di qualunque altro luogo,
passa necessariamente per il riconoscimento dell'esistenza
dell'avversario, e l’approssimazione ad esso.”
Che il Comandante dello Stato Maggiore Centrale delle FARC vada
all'Avana per parlare con la delegazione fariana è un fatto non solo
naturale, ma assolutamente positivo, perché conferma che le posizioni
che i delegati assumono rispecchiano quelle dell'organizzazione
stessa.
Ma più interessante della guerra mediatica, che tanto amano i
corifei del regime oligarchico, per lo sviluppo dei Dialoghi, e
dunque per il reale raggiungimento di una Pace con Giustizia sociale,
è l'ormai l'improrogabile firma di un armistizio che ponga fine allo
scontro armato e che possa rappresentare “un messaggio
inequivocabile al mondo” di serietà e volontà di portare a
compimento il processo di pace.
21/10 - STUDIO RIVELA CHE IL 90% DEI CONTADINI COLOMBIANI E’ POVERO
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Un' analisi recente di “Misión Rural”, centro studi creato
dall’ ex ministro José Antonio Ocampo, rivela che il 90% della
popolazione che risiede nelle zone agrarie della Colombia vive al di
sotto della soglia di povertà. L’inchiesta mostra anche come “i
poveri delle zone rurali siano 3,2 volte più poveri rispetto a
quelli delle aree urbane”, e che le loro condizioni in materia
sanitaria, di istruzione e persino di servizi minimi (accesso
all’acqua potabile e ad una rete fognaria) sono deplorevoli.
Secondo la sociologa Isabel Giraldo, il problema risiede
nell’assenza totale, di fondo, di piani strategici del governo. Lo
studio mostra altresì che il 63% dei contadini non dispone di alcuna
proprietà, nemmeno il più piccolo appezzamento di terreno. Solo il
36,4% delle famiglie rurali ha accesso alla terra, e la maggior parte
di esse lo fa su basi informali, senza che possa dimostrare un diritto
di proprietà. Per Isabel Giraldo, da tutti questi dati emerge la
figura delle zone di riserva contadina come passo chiave nella
ricerca di soluzioni al problema della terra.
La questione agraria, motivo cardine nella deflagrazione e nella
continuità del conflitto sociale ed armato colombiano, rimane
insoluta. Purtroppo non sorprende che il governo, controllato da
latifondisti e amici dei paramilitari, voglia difendere lo status
quo, mantenendo le campagne nella condizione di decennale
arretratezza. Solo così la classe dominante potrà perpetuare la
spartizione e il saccheggio delle risorse naturali del paese.
Dall’altro lato, anche gli accademici giungono alle stesse
conclusioni avanzate dalle FARC prima e durante i dialoghi di Pace
dell’Avana. Le proposte del movimento guerrigliero e del movimento
contadino e agrario, dalla critica feroce al modello minerario
reprimarizzato al sostegno delle zone di riserva contadina,
dimostrano evidentemente tutta la lungimiranza strategica che manca
all’oligarchia al governo.
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