Szerző: claudia@adista.it Dátum: Címzett: MST-Comitato, MST-Italia, Comitato-Italiano-MST, forumroma, sgeral, elvira_corona, sayonara.comunicacionalba2014, viacampesina.sudamerica, jpastedile Tárgy: [RSF] quinto articolo sull'incontro dei movimenti popolari
Il posto della Chiesa è con il popolo. Prosegue il
dibattito all'incontro dei movimenti popolari
Non smette di sorprendere l'incontro dei movimenti popolari
in Vaticano "Terra, Labor, Domus": dopo l'apprezzatissimo
discorso del papa, si è svolto, nell'Aula Vecchia del
Sinodo, un dibattito inimmaginabile fino a poco tempo fa, in
cui il riferimento alla lotta dell'Esercito Zapatista di
Liberazione Nazionale per un mondo "con giustizia e
dignità" - espresso da Victor Hugo Lopez Rodriguez,
indigeno messicano del Centro Bartolomé de las Casas - è
stato accompagnato dalla memoria di martiri a lungo mal
visti in Vaticano, primo fra tutti mons. Oscar Romero, più
volte ricordato dai rappresentanti dei movimenti. E in cui,
a fronte di una profonda simpatia per papa Francesco, non
sono mancate critiche all'istituzione ecclesiastica: al
ruolo da questa giocato nel passato, nei confronti per
esempio dei popoli indigeni, e nel presente, riguardo, ad
esempio, al sostegno prestato al colpo di Stato in Honduras,
sulle cui conseguenze si è soffermata un'appassionata
lettera consegnata a papa Francesco dal Copinh (Consejo
civio de organizaciones populares e indigenas de Honduras) e
letta in plenaria dalla dirigente Berta Caceres: "Vogliamo
che in Honduras - si legge nella lettera - rinasca una
Chiesa impegnata con i più impoveriti e le più
impoverite, come aspiravano i nostri santi e i nostri
martiri, da p. Guadalupe Carney a mons. Romero, non con
cardinali che concedono la loro benedizione a colpi di Stato
e a sistemi di potere che perseguitano quanti percorrono il
cammino di liberazione all'interno della stessa Chiesa".
Dove il riferimento è chiaramente al card. Rodriguez
Maradiaga, ribattezzato dal suo popolo, all'epoca del colpo
di Stato, "cardinale golpista" o "cardeMal", per il suo
aperto appoggio al regime golpista, e poi scelto da papa
Francesco per presiedere il gruppo di cardinali incaricato
di elaborare un progetto di riforma della Curia.
Sull'accompagnamento dei movimenti popolari da parte della
Chiesa si è soffermato invece il gesuita Michael Czerny,
del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il quale,
interrogando i movimenti riguardo alle loro aspettative
sulle forme di accompagnamento ecclesiale, ha posto
l'accento sulla necessità di "trovare la strada insieme".
Ma anche al gesuita è stata posta, dall'indigeno maya
guatemalteco Daniel Pascual, una domanda precisa: quale
importanza i vescovi attribuiscono realmente alla realtà
del mondo? Il loro ruolo è forse simile a quello
esercitato dai tanti preti assassinati, da vescovi martiri
come mons. Gerardi o mons. Romero?
E a Czerny ha risposto anche lo spagnolo José Antonio
Vives Ruiz: "Chiedere cosa può fare la Chiesa per noi - ha
affermato - è già un modo per creare distanza. La Chiesa
deve stare con il popolo, deve condividere le sofferenze
delle persone che si sentono sconfitte e alle quali, con il
suo accompagnamento, può ridare forza. Se la Chiesa sta
con il popolo, sa bene di cosa questo ha bisogno".
Ma a concludere il dibattito è stato l'argentino Juan
Grabois, della Confederazione dei lavoratori dell'economia
popolare, sottolineando quattro principi fondamentali per la
lotta dei movimenti: "il tempo vale di più dello spazio",
nel senso che è più importante avviare o consolidare
processi che occupare spazi di potere; "l'unità è
superiore al conflitto", il quale non deve essere ignorato,
ma risolto in vista dell'azione da portare avanti; "il tutto
viene prima della parte", contro ogni tentazione
individualistica; "la realtà - infine - è superiore
all'idea", affinché si possa continuare a lavorare insieme
trovando convergenze e generando nuovi linguaggi, senza fare
concessioni sul piano delle convinzioni ma compiendo uno
sforzo per "rendere compatibili le diverse forme di
percepire la realtà".