[RSF] quarto articolo sull'incontro dei movimenti popolari

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Author: claudia@adista.it
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Subject: [RSF] quarto articolo sull'incontro dei movimenti popolari
La lotta, una benedizione per l'umanità. I movimenti
popolari incontrano il papa

E’ culminata nell’incontro con papa Francesco, nella
cornice dell’Aula Vecchia del Sinodo, la seconda giornata
dei lavori dell’incontro dei movimenti popolari in
Vaticano “Terra, Labor, Domus”, dedicata alla
riflessione sulle cause strutturali dell’esclusione
(secondo atto nello schema latinoamericano del vedere,
giudicare, agire). Un intervento, quello del papa, che ha
preso avvio dal riconoscimento del protagonismo dei poveri,
i quali, ha sottolineato, non sono solo coloro che soffrono
l’ingiustizia, ma anche coloro che lottano contro
l’ingiustizia, che non aspettano passivamente gli aiuti
degli organismi internazionali, che non attendono da altri
soluzioni che non arriveranno mai, che non si lasciano
anestetizzare ma rivendicano il loro protagonismo oltre i
processi della democrazia formale. E sono, i poveri, anche
coloro che sperimentano tra loro quella solidarietà che la
nostra società ha in gran parte dimenticato. Una
solidarietà, ha proseguito papa Francesco, che va vissuta
in termini di comunità e che comporta una lotta contro le
cause strutturali della povertà, contro gli effetti
distruttori dell’impero del denaro. Che, cioè, è "un
modo di fare la storia", quello che per l’appunto fanno i
movimenti popolari. “Voi avete i piedi nel fango, sapete
di polvere di strada, di popolo, di lotta. Senza di voi,
tutti i buoni propositi dei discorsi ufficiali rimangono
lettera morta”, ha proseguito il papa, denunciando quelle
strategie di contenimento che fanno dei poveri “esseri
addomesticati e inoffensivi”. E’ dal movimento dei
popoli, soprattutto dei poveri e dei giovani, che si alza
“il vento della promessa che ravviva la speranza di un
mondo migliore”.
Questo incontro, ha evidenziato, esprime l’anelito
concreto verso quei “diritti sacri” che devono essere
garantiti a tutti: terra, casa, lavoro. E a chi dice che
“il papa è comunista” non si può non ricordare che
“è questo il fulcro del Vangelo”.
Al principio, ha sottolineato il papa soffermandosi sul
primo di questi “diritti sacri”, Dio ha creato
l’essere umano come custode del creato. Un compito che
viene sistematicamente tradito con lo sradicamento di tanti
contadini e contadine, con l’accaparramento di terre, con
la deforestazione, con l’appropriazione delle fonti
d’acqua, con l’uso dei veleni agricoli, con la
speculazione finanziaria sugli alimenti, con la
trasformazione del cibo in merce: pratiche che espongono le
comunità rurali al rischio di estinzione. Contro tutto
ciò, il papa ha dichiarato con forza che “la fame è un
crimine”, “l’alimentazione è un diritto
inalienabile”, “la riforma agraria è non solo una
necessità politica, ma un obbligo morale”.
E il secondo dei diritti sacri è la casa, quella casa che
dovrebbe essere tutt’uno con la famiglia, e che poi si
apre alla dimensione comunitaria del quartiere, lì dove
comincia a edificarsi la famiglia umana. Eppure, ha
ricordato, le città che conosciamo, nel momento stesso in
cui offrono tutti i servizi possibili a una minoranza ricca,
negano un tetto a migliaia e migliaia di abitanti, chiamati
elegantemente “persone di strada”: è incredibile –
ha notato il papa, riferendosi alla necessità di una vera
integrazione urbana come risposta allo sradicamento e
all’emarginazione – quanto proliferino gli eufemismi
nel mondo dell’ingiustizia. E come, dietro a ogni
eufemismo, si nasconda sempre un crimine. Basti pensare
alle tristi immagini degli sgomberi forzati, così simili a
“immagini di guerra”.
Infine, il lavoro: “Non esiste peggiore povertà
materiale di quella che impedisce alle persone di
guadagnarsi il pane”, come conseguenza di un sistema
economico che pone gli interessi privati al di sopra della
persona e dell’umanità, e come espressione di una
cultura dello scarto che trasforma l’essere umano in un
bene di consumo, spingendo ai margini bambini e anziani,
perché non produttivi, e sacrificando un’intera
generazione di giovani, tagliata inesorabilmente fuori dal
sistema di lavoro (in Italia la percentuale di
disoccupazione giovanile supera il 40% e in altri Paesi
oltrepassa la soglia del 50%), in nome di un sistema che
mette al centro il dio Denaro. Un’aggressione a cui in
tanti rispondono reinventandosi un’occupazione
nell’ambito dell’economia popolare e del lavoro
comunitario e questo, ha detto il papa, “non è solo
lavoro, è poesia”.
Ma papa Francesco non poteva neppure evitare di parlare di
pace – “stiamo vivendo la terza guerra mondiale, ma a
rate”, ha spiegato – e di difesa di “sorella madre
terra” dal sistematico saccheggio della natura diretto a
sostenere il ritmo frenetico dei consumi e dal riscaldamento
climatico che colpisce soprattutto le persone più
vulnerabili. Il creato - ha concluso il papa rimandando alla
sua prossima enciclica sull’ecologia, che, ha detto,
“darà espressione alle vostre preoccupazioni” – non
è un bene di cui disporre liberamente né tantomeno una
proprietà di una minoranza, ma un dono dato da Dio
all’essere umano, perché ne abbia cura e ne faccia uso
con rispetto e gratitudine.
E, per finire, un’esortazione ai movimenti popolari,
perché continuino a organizzarsi e a coordinarsi tra loro,
rivitalizzando le nostre democrazie, in maniera che non vi
sia più nessun contadino senza terra, nessuna famiglia
senza casa, nessun lavoratore senza diritti. “Continuate a
lottare – ha concluso – perché la vostra lotta è una
benedizione per l’umanità”.

Claudia Fanti - Adista