[RSF] sull'incontro mondiale dei movimenti popolari

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Aihe: [RSF] sull'incontro mondiale dei movimenti popolari
Quando il papa diventa un alleato.

Incontro dei movimenti popolari in Vaticano



Sono in tanti, tra i movimenti popolari, a ritenere che papa Francesco possa diventare un prezioso alleato nella lotta, mai come oggi tanto ardua, contro il capitale. E che tale possibilità non vada in alcun modo sprecata era già risultato chiaro in occasione del workshop “Emergenza Esclusi”, promosso in Vaticano il 5 dicembre 2013 dalla Pontificia Accademia delle Scienze, in collaborazione con l’Università Lumsa e il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e con l’inedita presenza di due rappresentanti dei movimenti sociali, Juan Grabois della Confederazione dei Lavoratori dell’Economia Popolare e João Pedro Stedile del Movimento dei Senza Terra-Via Campesina: un avvenimento, definito dai due leader «senza precedenti», in cui le organizzazioni popolari avevano potuto far sentire la propria voce in Vaticano, evidenziando la necessità «di comprendere le cause della moltiplicazione degli esclusi nel mondo, anziché concentrarsi esclusivamente sulle conseguenze».

L’«avvenimento senza precedenti» ha però anche un seguito, e un seguito di ben maggiore portata: un grande incontro mondiale dei movimenti popolari in Vaticano, dal 27 al 29 ottobre 2014, organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e da esponenti di vari movimenti, con l’appoggio esplicito del papa. «Siamo profondamente grati a papa Francesco – scrivono nel comunicato di presentazione dell’iniziativa Joao Pedro Stédile, Juan Grabois, Xaro Castelló (Movimento Mondiale dei Lavoratori Cristiani della Spagna) e Jockin Arputham (Slum Dwellers International) - per questa possibilità, una nuova dimostrazione del suo permanente accompagnamento e della sua vicinanza non solo verso chi soffre l’ingiustizia, ma anche nei confronti di quanti si organizzano e lottano per superarla».

Parteciperanno all’incontro (che si svolgerà il primo e il terzo giorno al Salesianum in Via della Pisana e il secondo giorno nell’Aula Vecchia del Sinodo) circa cento delegati di organizzazioni popolari di ogni parte del mondo (in rappresentanza dei contadini senza terra, degli indigeni, dei precari, dei lavoratori del settore informale e dell’economia popolare, dei migranti, di quanti vivono nelle periferie urbane e in insediamenti di fortuna, come pure di quanti lottano al loro fianco) e di numerosi vescovi dei diversi continenti e della Curia Romana (tra le presenze italiane, alcune delle quali piuttosto sorprendenti, Banca Etica, Associazione Trentini nel Mondo, il Comitato Amig@s Mst-Italia, Genuino Clandestino, la fabbrica recuperata Rimaflow e addirittura il Centro Sociale Leoncavallo). Ed è con tutti loro che dialogherà il papa il secondo giorno – alla presenza anche di Evo Morales, non però nella sua veste di presidente della Bolivia, ma in quella del leader popolare che è stato per tutta la vita – in linea con quella «cultura dell’incontro» che – come hanno evidenziato, durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa svoltasi presso la Sala Stampa della Santa Sede il 24 ottobre, Juan Grabois, il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e mons. Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali – è una delle cifre essenziali del pontificato di papa Francesco. Insieme alla centralità che con lui, in maniera inedita, assume la problematica dell’esclusione, come ha sottolineato mons. Sorondo ricordando le parole dell’Evangelii Gaudium: «Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’inequità è la radice dei mali sociali».

«Abbiamo compiuto un grande sforzo - ha spiegato Grabois - per garantire la presenza di dirigenti di organizzazioni rappresentative dei settori più impoveriti, più colpiti e più perseguitati, settori che vogliono ora parlare con la propria voce». Che devono essere – ha affermato da parte sua il card. Turkson - protagonisti della propria vita, non semplici e passivi destinatari della carità o dei progetti altrui».

Sarà, insomma, una sorta di Assemblea dei movimenti popolari, come quelle tenutesi durante i Forum Sociali Mondiali, ma nell’inconsueta e sorprendente cornice vaticana, allo scopo di individuare le cause strutturali dell'esclusione e i modi per combatterle, tracciando nuovi cammini di inclusione sociale. E con un obiettivo preciso: quello della creazione di una sorta di coordinamento delle organizzazioni popolari, con il sostegno e la collaborazione della Chiesa.

Seguendo il metodo proprio della teologia latinoamericana del vedere-giudicare-agire (lungamente combattuto in Vaticano), l’incontro è organizzato per mettere a fuoco, il primo giorno, la realtà di esclusione attraverso le testimonianze dei partecipanti; per discernere, il secondo giorno, sulle questioni di emarginazione sociale alla luce dell’insegnamento di papa Francesco; per individuare infine, il terzo giorno, gli impegni concreti da assumere. La riflessione si svolgerà attorno a tre grandi tematiche: Pane (lavoratori dell'economia informale, giovani precari e nuova problematica del mondo del lavoro); Terra (contadini, problematica ambientale e sovranità alimentare, agricoltura); Casa (insediamenti informali, abitazioni precarie e problematica delle periferie urbane). Più alcune sessioni parallele su Ambiente e Cambiamenti Climatici e Movimenti per la Pace. E sarà l’occasione per riflettere sul pensiero sociale di papa Francesco; per elaborare una visione comune attorno alle cause della crescente disuguaglianza sociale e dell’aumento dell’esclusione in tutto il mondo; per ragionare sulle esperienze organizzative dei movimenti popolari; per proporre soluzioni alternative ai problemi della guerra, della fame, della disoccupazione, dell’esclusione generati dal capitalismo finanziario e dalle transnazionali; per discutere, infine, la relazione dei movimenti popolari con la Chiesa, in vista della creazione di un’istanza di collaborazione permanente.



Claudia Fanti

Da Adista n. 38/14