[RSF] Clamori dalla Colombia

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18/10 - MADURO: DEPUTATO SERRA (PSUV) ASSASSINATO DA UN PARAMILITARE
COLOMBIANO
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/5727-1810-maduro-deputato-serra-psuv-assassinato-da-un-paramilitare-colombiano.html>

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás
Maduro, ha reso noto che un paramilitare colombiano, José Angel
Cartagena Osorio, detto “Padilla Leyva”, alias “El Colombia”
ha diretto il brutale assassinio del deputato venezuelano socialista
Robert Serra e della sua compagna, Maria Herrera, commesso
efferatamente il 1 ottobre scorso a Caracas.

Il 15 ottobre il mandatario venezuelano aveva mostrato un video,
trasmesso dall'emittente

Telesur, in cui si riconoscono 6 uomini mentre penetravano nella casa
del giovane parlamentare del PSUV per commettere il delitto.

Per il caso Serra sono indagati dalla giustizia venezuelana Torres
Camacho, alias “El Poli” (detenuto), reo confesso della
preparazione logistica, ed altri 5 paramilitari, nonché altri 2
elementi della banda. Maduro intende richiedere all'Interpol un
codice rosso per gli autori materiali dell'assassinio, tra i quali
José Angel Cartagena Osorio alias “El Colombia”, paramilitare di
Uramita, dipartimento di Antioquia. Il presidente Maduro ha segnalato
che Álvaro Uribe è coinvolto nell'assassinio di Serra, e lo ha
accusato di dirigere gruppi paramilitari contro il Venezuela.

E infatti il narco ex presidente Uribe porta paramilitari in
Venezuela a sostegno dei progetti eversivi della destra golpista e,
soprattutto, di Washington, dei cui interessi è da sempre ossequioso
e servile interprete.

La penetrazione paramilitare in Venezuela è un fenomeno ricorrente e
che negli ultimi anni ha subito un’impennata. Le modalità possono
variare: insediamento di paramilitari ed agenti colombiani nei
quartieri più marginali di Caracas e Maracaibo, dove incentivano il
narcotraffico e formano bande armate di lumpen al loro servizio,
piuttosto che il controllo di passi di frontiera per il contrabbando,
o la persecuzione di rifugiati politici colombiani, con omicidi
mirati, o ancora la promozione di guarimbas, disordini pubblici
durante manifestazioni o presidi. Lo scopo è sempre lo stesso:
destabilizzare la Rivoluzione Bolivariana, creando caos, sabotando
l’economia e colpendo i dirigenti venezuelani.

14/10 - EX GENERALE SANTOYO DENUNCIA DAGLI USA CUPOLA MILITARE
COLOMBIANA
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/5719-1410-ex-generale-santoyo-denuncia-dagli-usa-cupola-militare-colombiana.html>

L’ex generale Mauricio Santoyo, già capo della sicurezza di
Uribe, che in un carcere statunitense sta scontando una condanna di
13 anni per paramilitarismo, ha fatto rivelazioni importanti circa i
rapporti fra alti papaveri militari colombiani e gruppi di
paramilitari e narcotrafficanti.

Santoyo ha recentemente affermato di avere prove della
collaborazione con tali gruppi del generale della Polizia Luis
Eduardo Martínez;

dopo il generale César Pinzón, ex direttore della Dijin (Direzione
di Investigazione criminale), Martínez, già comandante della
Polizia di Bogotá e attualmente alla direzione dei Carabinieri, è
l’ennesimo esponente della cupola militare colombiana coinvolto
dalle dichiarazioni di Santoyo, che in virtù delle sue confessioni,
ritenute evidentemente credibili dai magistrati statunitensi, ha già
ottenuto il trasferimento da un carcere di massima sicurezza ad uno di
sicurezza media.

Secondo il feroce capo paramilitare Salvatore Mancuso, Santoyo
“lavorava con le AUC, con il comandante Carlos Castaño e con tutti
noi. I favori che gli chiedevamo, lui li faceva. Santoyo faceva parte
delle strutture che realizzavano le intercettazioni per noi.”

Paramilitarismo e politica colombiana convivono da decenni, ma mai
come durante il governo Uribe si è ha prodotta una tale coincidenza
e sovrapposizione fra le corrotte e criminali istituzioni colombiane
ed i sanguinari cartelli paramilitari. Oggi Uribe, non più
funzionale agli interessi della quota maggioritaria dell'oligarchia,
vede che i suoi vecchi alleati (Santos in testa) lo abbandonano o lo
tradiscono, e strepita in ogni occasione stizzito, mentre percepisce
la fine della sua carriera (e della sua libertà personale)
avvicinarsi a passi da gigante.

06/10 - FARC: LA FIRMA DELL’ARMISTIZIO È NECESSARIA E DOVEROSA!
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/5710-0610-farc-la-firma-dellarmistizio-e-necessaria-e-doverosa.html>

Lo scorso 3 ottobre, al termine del 29° ciclo dei dialoghi in corso
all’Avana, la Delegazione di Pace delle FARC-EP ha espresso,
attraverso un comunicato, tutta la propria solidarietà alle vittime
del conflitto invitando a concentrarsi sul processo in corso.

Come denunciato nel comunicato, la realtà, attraverso anche le
testimonianze della terza delegazione delle vittime del conflitto, è
quella di “strazianti storie di chi ha patito le sevizie dei

massacri, gli assassinii selettivi, le torture, gli squartamenti, la
violenza sessuale, gli infidi attentati e tutte le atrocità del
terrorismo di Stato”.

Nel comunicato le FARC-EP dichiarano: “Ogni volta che ascoltiamo le
vittime del conflitto colombiano reclamare la pace nello scenario
dell’Avana solidale, e pensando a coloro che non credono nella pace
o la guardano come una cosa impossibile, ricordiamo Bolívar […]
quando disse ‘dell’impossibile ci occupiamo noi, perché del
possibile si occupano gli altri tutti i giorni.’ Della pace ci
occupiamo noi, tutti i colombiani, spinti dalla previsione che alla
fine di questa decisiva battaglia politica dovrà udirsi nel nord del
Sudamerica il grido collettivo della vittoria della pace. In questo
senso valorizziamo la determinazione delle tre delegazioni di vittime
del conflitto che, in diversi modi, hanno espresso senza vacillare il
proprio appoggio al processo di pace”.

Facendo riferimento alle dichiarazioni di Santos, il quale ha
recentemente vaneggiato una pace dietro l’angolo, l’insorgenza ha
precisato che “Prendendo le distanze dalle false aspettative circa
una pace ‘express’, ma con tutta la decisione di accorciare la
distanza verso l’accordo finale, reiteriamo l’impegno di
riconciliazione, ribadendo la nostra proposta, che si ispira altresì
al sentimento nazionale di concordia, di definire da subito i termini
di un armistizio”.

La guerriglia bolivariana, coerentemente con quanto manifestato sin
dall’inizio dei dialoghi dell’Avana oltre due anni fa, riafferma:
“Crediamo, al di là delle insensatezze dei guerrafondai, che sia
giunta l’ora di evitare ancora vittime con la firma di questo
armistizio, che è divenuto necessario e doveroso”.



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