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Auteur: News AutOrg.anizzazione Stud.entesca BO
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À: Autorganizzazione Studentesca
CC: No Gelmini SciPol Bologna, Collettivo SPA
Sujet: [autorgstudbo] Prende il via il Laboratorio per lo sciopero sociale a Bologna
http://www.connessioniprecarie.org/2014/10/18/prende-il-via-il-laboratorio-per-lo-sciopero-sociale-a-bologna/

Prende il via il Laboratorio per lo sciopero sociale a Bologna

Dopo il partecipato incontro dello scorso 24 settembre Dallo Strike
meeting allo sciopero transnazionale e dopo l’assemblea promossa dal
coordinamento transnazionale Blockupy a Bruxelles (
http://www.connessioniprecarie.org/2014/10/09/costruire-insieme-uno-spazio-transnazionale-per-uneuropa-dal-basso/
), il 15 ottobre anche a Bologna si è aperto il percorso di costruzione
dello sciopero sociale del prossimo 14 novembre. Le oltre cinquanta
persone presenti hanno condiviso in primo luogo il metodo proposto a
Roma nel corso dello Strike meeting: questo percorso non intende dare
vita all’occasionale convergenza di realtà organizzate in vista di
quella scadenza, ma costruire un comune spazio di iniziativa capace di
essere espansivo e credibile. L’obiettivo è quello di uscire dai confini
di movimento o dall’organizzazione inter-gruppi per dare vita a un
processo espansivo e coinvolgere tutti coloro che subiscono il regime
del salario in tutte le sue forme.

Tutti i partecipanti e le partecipanti hanno rilevato la necessità di
considerare lo sciopero come progetto e come scommessa. Ricominciare a
parlare di sciopero significa che non è sufficiente organizzare una
manifestazione, per quanto partecipata, ma che si tratta di capire come
sia possibile, in una condizione di precarietà generalizzata, «fare male
ai padroni» e rilegittimare pubblicamente la parola d’ordine e la
pratica dello sciopero. La presenza dei sindacati di base che già
condividono il percorso dello Strike meeting a livello nazionale e che
anche a Bologna sono parte di questo percorso è certamente importante,
ma è necessario essere consapevoli tanto delle difficoltà di coinvolgere
i lavoratori dipendenti – dopo gli scioperi della scuola e della
logistica organizzati in questi giorni – quanto della condizione di
lavoratrici e lavoratori precari – per i quali lo sciopero è spesso
impossibile – quanto, ancora, della necessità di creare le condizioni
perché anche chi non è dentro a un rapporto di lavoro, pur subendo il
ricatto costante dei regimi del salario e dell’occupabilità, possa
prendere parte a questo percorso. Soprattutto questo insieme di problemi
richiede di capire che cosa s’intenda per sciopero «sociale» e, quindi,
di mettere in campo pratiche che, mentre diffondono e rafforzano la
prospettiva dello sciopero, siano anche capaci di dare voce e visibilità
a posizioni differenti – quelle di lavoratrici e lavoratori dipendenti,
degli «occupabili», di precarie e precari, degli operai, dei migranti e
degli studenti – facendo valere la loro specificità all’interno di un
percorso comune. Si tratta quindi di ricomporre i diversi frammenti in
cui oggi è segmentata e gerarchizzata la forza lavoro attorno alla
pratica dello sciopero e a parole d’ordine generali che sappiano parlare
a chi vuole praticarlo, indicando rivendicazioni concrete.

Nel corso dell’incontro sono state condivise diverse esperienze e
proposte: lo sciopero del lavoro migrante, che a Bologna è stato di
grande importanza, offre un bagaglio rilevante soprattutto per quanto
riguarda il percorso organizzativo che ha permesso di realizzarlo, a
partire dalle assemblee e dagli incontri con le RSU delle aziende che vi
hanno preso parte. Lo sciopero dei generi, che permetterebbe di porre al
centro la questione generale relativa al mancato riconoscimento di
prestazioni lavorative – emblematico è il lavoro di cura – e quindi la
questione del lavoro non pagato. La possibilità di individuare modalità
di comunicazione che rendano visibile il progetto e la possibilità dello
sciopero e sappiano coinvolgere chi non è in grado di scioperare. Si
tratta solo di alcune indicazioni all’interno di un percorso che si pone
il problema di individuare luoghi dove lo sciopero è davvero
realizzabile e sia possibile colpire duro – tenendo in considerazione la
specificità del territorio bolognese e quindi alcuni nodi strategici
(dalla logistica alle fabbriche metalmeccaniche, dove sempre più
frequente è la presenza di studenti tirocinanti pagati nulla o poco, al
grande progetto di Fico, dove il lavoro non pagato sarà una prassi
diffusa) – e modalità di organizzazione capaci di indicare un percorso
verso lo sciopero anche oltre lo sciopero sociale del 14 novembre, che
riesca a trovare punti di analisi, parole d’ordine e obiettivi comuni, a
cominciare dalla dimensione Europea e transnazionale entro cui pensare
l’iniziativa, dalla rivendicazione di salario minimo europeo, del
welfare e del reddito europeo, già condivise nel corso dello Strike
Meeting. La pluralità e le differenze dei soggetti che questo processo
punta a coinvolgere ha infatti nell’Europa lo spazio possibile dello
sciopero.

Il prossimo incontro del Laboratorio per lo sciopero sociale si terrà
martedì 21 ottobre a Xm24, Via Fioravanti 24, alle 21.00