[NuovoLab] In corteo contro le grandi opere mille in piazza …

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Aihe: [NuovoLab] In corteo contro le grandi opere mille in piazza fra rabbia e ricordo “Stop al cemento, la città muore”
In corteo contro le grandi opere mille in piazza fra rabbia e ricordo “Stop al cemento, la città muore”
Da Legambiente ai comitati No-Tav, è il popolo dei movimenti “Qui non c’è solo chi dice sempre no, ma anche chi vuole ragionare”

ANDREA Agostini, di Legambiente, è uno dei primi ad arrivare mentre sul piazzale davanti al cimitero di Staglieno si raggruppano i ragazzi del centro sociale Pinelli e i No-Tav, i cittadini del comitato di protezione di Bosco Pelato e quelli del rio Cortino e da Viareggio arrivano gli attivisti del comitato Verità, giustizia e sicurezza per Viareggio: è il popolo dei movimenti e degli antagonisti che in questo pomeriggio di sole quasi estivo si assiepa sul piazzale del cimitero, a pochi passi da un Bisagno ormai ridotto a poco più di un placido torrentello, per sfilare tutti insieme sotto un denominatore comune, il no alle grandi opere e la difesa dell’ambiente. Davanti a tutti sfilerà così un grande striscione bianco senza patenti o firme, che viene dipinto con lo spray rosso sul momento e che dice senza mezzi termini «Stop alle grandi opere inutili, no alla cementificazio- ne».
La musica viene sparata dagli altoparlanti montati su una macchina rossa fasciata in una grande bandiera contro la scritta «Azione antifascista »: il corteo si muove alle quattro da piazzale Resasco e sfila lento lungo la Valbisagno, costeggiando i luoghi del disastro, quelli che ancora oggi mostrano le ferite e i mucchi di detriti infangati che piano piano seccano al sole. «Qui ci sono quelli che dicono no a tutto, ma anche quelli che vorrebbero ragionare — prova a spiegare Gianni Alioti, sindacalista della Cisl, e da sempre attivo nella lotta in difesa del territorio e contro le grandi opere — ma non c’è verso di riuscire ad affrontare un discorso sensato. Io ad esempio sono convinto che i container debbano essere portati via da Voltri e che il treno sarebbe il sistema più sensato, ma per farlo non c’è bisogno di costruire il terzo valico, abbiamo dimostrato con progetti alla mano che basterebbe lavorare sul primo valico. Dall’altro lato troviamo sempre un muro di gomma. Ci sono 6,2 miliardi da spendere e il problema vero è che se si pensasse a fare qualcosa di diverso si dovrebbe fare una nuova gara, così si va avanti a testa bassa. Anche se il terzo valico alla fine diventerà così costoso che gli operatori non lo utilizzeranno ». Così il filo conduttore della protesta, nata su Facebook dal gruppo «La meglio gioventù», non raccoglie tanto la rabbia dei giovani che hanno spalato il fango da negozi e strade, o dei commercianti alluvionati magari per la secon- da volta di fila in tre anni, ma rappresenta più un collettore delle tante proteste che pervadono questa città. Vanno sotto il denominatore comune di sinistra antagonista, unita questa volta dalla lotta alla speculazione del cemento, mettono insieme quel mondo che difficilmente trova una rappresentazione o un interlocutore nel mondo politico tradizionale: i comitati quindi, da quello No-Tav a quello di rio Cortino, i centri sociali, gli anarchici, ma anche il gruppo con le bandiere che chiedono «Stop agli sfratti, sgomberi e pignoramenti» e persino il Comitamo to genitori democratici che denuncia in un cartello «La scuola affonda», il Wwf e Antonio Bruno, che pure è presente in consiglio comunale come capogruppo della Federazione della Sinistra, ma che a Tursi è sempre sulle barricate. E poi tutti i colori della sinistra estrema: il Partito comunista dei lavoratori, la Sinistra anticapitalista, il Circolo Culturale Proletario di Genova e ancora Controcorrente per una sinistra dei lavoratori.
Il corteo arriva in via Bobbio, davanti alla sede dell’Amt, e dal megafono parte l’attacco contro la direzione dell’azienda, «che fa pagare il biglietto del bus più caro d’Italia, 1,50 euro, ma che nei giorni dell’alluvione non è nemmeno stata in grado di dire: basta in questa situazione di emergenza si circola gratis sui mezzi pubblici ».
E lo slogan contro le privatizzazioni selvagge torna più volte, come pure gli attacchi all’amministrazione, da Burlando a Doria non si salva nessuno, «non devono trovare le scuse che non gli hanno dato i soldi, ma dovevano trovare la forza di contrapporsi a livello nazionale». Anzi, forse quello che viene preso più di mira è proprio il sindaco, che al momento delle primarie era stato identificato come un possibile interlocutore del popolo dei movimenti, che oggi si sente ancora più tradito, tanto che un volantino firmato dal Partito Comunista disegna Doria in una vignetta come «il marchese del grillo».
Il corteo si avvicina a Brignole, a Borgo Incrociati scatta un applauso alla memoria di Antonio Campanella, l’uomo che ha perso la vita nell’alluvione del Bisagno, nel tunnel che porta a Brignole scatta il grido «assassini, assassini». In fondo a via Venti Settembre i commercianti alluvionati guardano passare il corteo, sfila lo striscione con la scritta «Stop al cemento, ancora fischia il vento», piano piano i manifestanti sono aumentati, ormai saranno quasi un migliaio, il serpentone sale fino a De Ferrari, dove la manifestazione si chiude. Senza incidenti, ma con l’amarezza e la rabbia di un popolo che ormai non crede nella possibilità di essere ascoltato davvero da chi ha in mano il potere decisionale in città.

genova repubblica NADIA CAMPINI