[nuovopci] Dieci anni di lotta del (n)PCI per instaurare il …

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Autor: \(nuovo\) Partito comunista italiano
Data:  
Dla: npci.inter
Temat: [nuovopci] Dieci anni di lotta del (n)PCI per instaurare il socialismo


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Comunicato CC 30/2014 - 3 ottobre 2014

[_Scaricate il testo del comunicato in Open Office [4] / PDF [5] / Word
[6]_] A dieci anni dalla fondazione del nuovo Partito Comunista Italiano
Avanti nella lotta per instaurare il socialismo e contribuire così alla
seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale!

Il X anniversario della fondazione del (n) PCI è l'occasione per fare il
punto sul lavoro che abbiamo fatto, le lezioni che ne tiriamo e il
lavoro che ci resta da fare per arrivare a instaurare il socialismo nel
nostro paese e avviare la transizione dal capitalismo al comunismo. Con
questo contribuiamo alla rivoluzione proletaria mondiale perché il primo
paese imperialista che rompe le catene della Comunità Internazionale dei
gruppi imperialisti europei, americani e sionisti mostra la strada e
apre la via anche alle masse popolari degli altri paesi imperialisti e
ai popoli oppressi di tutto il mondo.

La prima ondata della rivoluzione proletaria nella prima parte del
secolo scorso aveva fatto compiere grandi passi in avanti a tutta
l'umanità. È impossibile (e qui è la fonte della confusione di idee e
dell'impotenza sul terreno politico anche di quella parte della sinistra
borghese che si proclama comunista, come i gruppi dell'Autonomia) capire
la logica della storia dell'umanità negli ultimi cento anni, imparare da
essa come fare a promuovere e dirigere la trasformazione che l'umanità
deve compiere, capire i motivi delle grandi conquiste strappate dalle
masse popolari nei decenni passati e i motivi della successiva
eliminazione di quelle conquiste, fare un giusto bilancio del passato e
fare una giusta analisi del presente corso delle cose, se si prescinde
dalla concezione comunista del mondo e se si prescinde dal ruolo che
nella storia degli ultimi cento anni ha svolto l'ondata rivoluzionaria
sollevata nel mondo intero dalla Rivoluzione dell'Ottobre 1917 che ha
portato alla creazione dell'Unione Sovietica, per trent'anni base rossa
della rivoluzione proletaria mondiale, dal movimento comunista guidato
prima da Lenin e da Stalin e poi da Mao Tse-tung. Questi fu alla testa
prima della rivoluzione di nuova democrazia che ha portato nel 1949 alla
fondazione della Repubblica Popolare Cinese e poi della Grande
Rivoluzione Culturale Proletaria (1966-1976) con cui cercò di far
svolgere alla RPC il ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria
mondiale che l'Unione Sovietica aveva abbandonato a partire dal 1956,
data che segnò anche l'inizio della sua decadenza fino alla dissoluzione
nel 1991.

Ma la grande ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita e nella
seconda metà del secolo scorso gran parte dei primi paesi socialisti si
sono in diversa misura integrati nel sistema imperialista mondiale.
Perché si è esaurita? Principalmente perché il movimento comunista nel
corso di quell'ondata, nonostante la miseria e le guerre che la
borghesia infliggeva anche alle masse popolari dei paesi imperialisti,
nonostante l'eroismo di milioni di militanti e dirigenti comunisti, non
ha instaurato il socialismo in nessun paese imperialista. Perché?

A questa storia appartengono anche il movimento comunista italiano e il
primo Partito comunista italiano fondato a Livorno nel 1921 per impulso
dell'Internazionale Comunista. Prima con l'eroica resistenza al fascismo
e poi con la Resistenza (1943-1945) il PCI aveva conquistato il cuore e
la mente delle masse popolari del nostro paese e raggiunto il massimo
della sua forza. Ma non seppe continuare la rivoluzione socialista e
instaurare il socialismo. Divenne la rappresentanza delle masse popolari
(la loro "sponda politica") nelle istituzioni della Repubblica
Pontificia formata dal connubio, basato sul comune anticomunismo, di
Vaticano, imperialisti americani, malavita organizzata (le
Organizzazioni Criminali) e borghesia italiana e via via disperse il
patrimonio che aveva accumulato, fino alla disgregazione del 1989 in cui
hanno prosperato vermi e mostri come Bertinotti e Napolitano. Non sono
valsi ad arrestare la degenerazione del PCI né gli sforzi della sua
sinistra alla Secchia, Alberganti e altri, né l'impresa generosa della
Brigate Rosse di ricostruire il partito comunista con la propaganda
armata nel fuoco delle lotte dell'Autunno caldo e degli anni '70.
Perché?

Il primo compito del nuovo Partito comunista italiano era quindi di
tirare le lezioni di questa storia, capire i motivi della sconfitta e
tracciare la linea della rinascita. È quello che il nPCI ha fatto e il _
Manifesto Programma [7]_ pubblicato nel 2008 espone la sintesi dei
risultati raggiunti.

Avanziamo a un passo inferiore ai nostri desideri stante gli errori in
una certa misura inevitabili in chi ha una direzione giusta ma si apre
la strada in un terreno impervio che nessuno ha mai attraversato e
stante i nostri propri limiti che dobbiamo superare. Ma il primo e più
importante risultato è che abbiamo fatto nostro il patrimonio del
movimento comunista, la concezione comunista del mondo elaborata da Marx
e da Engels, sviluppata principalmente da Lenin, da Stalin e da Mao
Tse-tung. Forti di quest'arma, abbiamo fatto un giusto bilancio
dell'esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, abbiamo
ricavato dai suoi grandi successi, dai suoi errori e soprattutto dai
suoi limiti e dal suo esaurimento di cui tutta l'umanità oggi sta
pagando le conseguenze, grandi lezioni che stiamo applicando alla
situazione particolare del nostro paese. Non ci lasciamo deviare da
quelli che nel mezzo della crisi generale del capitalismo riproducono
vecchi errori in forma nuova:

né dall'opportunismo di quelli per i quali la lotta contro il corso
presente delle cose si riassume nell'elaborare obiettivi di buon senso e
proclamare buone intenzioni per riprendere un posto nelle istituzioni
della Repubblica Pontificia e dell'Unione Europea come rappresentanti
("sponda politica") delle masse popolari: il Partito comunista è
anzitutto promotore e dirigente della lotta per instaurare il socialismo
ed eliminare quindi la Repubblica Pontificia, non "sponda politica",
portavoce delle masse popolari nelle istituzioni della RP,

né dal rivoluzionarismo di quelli che si riempiono la bocca di frasi
rivoluzionarie e perfino comuniste, ma assimilano la storia dell'Unione
Sovietica di Lenin e Stalin e dell'Internazionale Comunista alla triste
vicenda del "socialismo reale" di Krusciov e di Breznev e del
revisionismo di Togliatti e Berlinguer e ancora oggi riducono la lotta
degli operai e delle masse popolari alla protesta, alla manifestazione
combattiva, alla rivendicazione di un salario maggiore e di migliori
condizioni di vita: in definitiva racchiudono la mente, il cuore e la
lotta delle masse popolari nell'orizzonte della società borghese, non
hanno alcuna strategia per instaurare il socialismo.

Noi dall'esperienza della prima ondata abbiamo imparato che la
rivoluzione socialista non scoppia, non arriva come risultato spontaneo
della propaganda comunista e delle lotte rivendicative delle masse
popolari. La rivoluzione socialista è una guerra popolare rivoluzionaria
di lunga durata, una guerra promossa, organizzata e diretta dal Partito
comunista. Il primo passo della rivoluzione socialista è quindi la
creazione di un Partito capace di promuovere la GPR. La strategia per
instaurare il socialismo nel nostro paese è la guerra popolare
rivoluzionaria di lunga durata.

Abbiamo fatto una giusta analisi del presente corso delle cose e
definito una tattica adeguata alla fase. Forti di queste conquiste,
facciamo i conti con gli ostacoli e risolviamo i problemi che
incontriamo sul nostro cammino, man mano che ce ne rendiamo conto
superiamo i nostri limiti e correggiamo i nostri errori e avanziamo.

Il precipitare tra il 2007 e il 2008 della crisi generale del
capitalismo, l'inizio della fase acuta e terminale della crisi generale,
richiedeva un cambiamento della nostra tattica, delle forme della GPR
che conduciamo. È quello che il Partito ha fatto con la tattica del
Governo di Blocco Popolare [8], della creazione delle condizioni per la
sua costituzione, della promozione della costituzione di Organizzazioni
Operaie nelle aziende capitaliste e di Organizzazioni Popolari nelle
aziende pubbliche e nelle zone d'abitazione, delle Amministrazioni
Locali d'Emergenza, dei Comitati di Salvezza Nazionale, il tutto
finalizzato a costituire il GBP e farlo ingoiare ai vertici della
Repubblica Pontificia: la tattica che oggi stiamo applicando. La lotta
per difendere l'esistenza e sviluppare l'attività del GBP contro
l'aggressione della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti
europei, americani e sionisti e contro le manovre dei vertici della RP
porterà la rinascita del movimento comunista a un livello tale che sarà
possibile instaurare il socialismo.

Dopo la scoperta della strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria,
viene la scoperta della Riforma Morale e Intellettuale, seconda per
importanza solo alla prima. Nell'applicazione della linea tracciata ci
siamo resi conto che dobbiamo sviluppare la cura e la formazione di
quanti aspirano a diventare comunisti e dei membri stessi del Partito
fino a determinare la loro trasformazione. Nei paesi imperialisti per
essere all'altezza del suo compito, per essere capace di dirigere la
Guerra Popolare Rivoluzionaria, il Partito deve promuovere nelle sue
file una riforma intellettuale e morale, che consta di studio (della
concezione comunista del mondo, della storia del nostro paese, della sua
composizione di classe e delle sue relazioni internazionali, del corso
delle cose e della nostra linea) e di processi di
critica-autocritica-trasformazione (per trasformare la concezione del
mondo, la mentalità e in una certa misura anche la personalità dei
singoli compagni). Bisogna distinguere nettamente e sistematicamente la
riforma morale e intellettuale che i comunisti devono fare oggi grazie
allo sforzo particolare e alla volontà che porta ognuno di loro a voler
essere comunista, dalla riforma morale e intellettuale (in larga misura
analoga per contenuto) che le masse popolari oggi non possono fare a
causa delle condizioni in cui borghesia imperialista e il clero le
confinano e che faranno via via nel corso della GPR ma soprattutto
domani nella fase socialista (cioè dopo l'instaurazione del socialismo).
Chiamare oggi le masse popolari a questa riforma come se fosse loro
compito immediato, è anarchismo: in effetti se essa fosse possibile,
sarebbe inutile il Partito. È principalmente sulla base della loro
diretta esperienza assistita dall'opera del Partito che le masse
popolari si libereranno dalle abitudini, dalla condotta, dalla morale e
dalle idee e concezioni che riflettono la condizione pratiche in cui la
borghesia e il clero le confinano e assurgeranno a un livello morale e
intellettuale superiore all'attuale. Ma chiedere di scrivere poesie a
uno a cui per le condizioni materiali in cui vive nessuno insegna a
scrivere, è pazzia di chi lo chiede. Confondere la rivoluzione morale e
culturale che i comunisti devono compiere perché il loro partito sia
all'altezza del suo compito, con la rivoluzione morale e intellettuale
che farà delle masse popolari le protagoniste della società comunista
(della "associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la
condizione del libero sviluppo di tutti") ha l'unico effetto pratico di
limitare l'impegno nella rivoluzione morale e intellettuale dei singoli
compagni e di conseguenza limitare la capacità dei singoli organismi del
Partito e del Partito nel suo complesso di promuovere la GPR, vale a
dire di:

portare in ogni gruppo delle masse popolari quella concezione dei
compiti che il gruppo si pone che è più adatta a mobilitare la sua
sinistra, promuovere le azioni che più mobilitano la sinistra del
gruppo, individuare e far avanzare gli elementi più generosi e
desiderosi di andare oltre, reclutandoli nel Partito;

vedere i mille appigli e spiragli che la società borghese in
decomposizione presenta, approfittare di ognuno per raccogliere forze e
risorse per far diventare ogni OO e OP un'istituzione e autorità del
Nuovo Potere raccolto attorno al Partito e rendere la vita impossibile
alle classi dominanti.

L'arretratezza nel promuovere nelle nostre file la riforma intellettuale
e morale è la causa principale della lentezza con cui avanziamo.
Promuovendo la riforma morale e intellettuale noi riprendiamo le fila
dell'opera a cui invano Lenin nel IV congresso dell'IC (1922) avevano
chiamato i comunisti dei paesi imperialisti. Essi furono deviati dal
loro compito dall'eredità che ricevevano dal passato (le grandi
organizzazioni di massa idealmente dedite a instaurare il socialismo,
senza darsi gli strumenti per farlo effettivamente: cosa di cui solo
pochissimi di essi si resero conto per cui erano "sorpresi dagli
eventi", impotenti) e dall'esistenza dell'Unione Sovietica (che sembrava
fornire ad essi un irreversibile punto di riferimento e di inizio se non
una guida, mentre essa era solo la base rossa che lo stesso movimento
comunista dei paesi imperialisti aveva fatto sorgere, ispirando i suoi
creatori con il proprio ideale e la propria fiducia nel futuro).

Sia nel promuovere la GPR in forme efficaci, adeguate alle condizioni
del nostro paese sia nel promuovere la riforma morale e intellettuale
nelle nostre file noi ci gioviamo largamente del contributo di Antonio
Gramsci. Infatti nel breve periodo (dicembre 1923-novembre 1926) in cui
su incarico dell'Internazionale Comunista diresse il primo PCI, Gramsci
si mise alla testa dello sforzo per trasformarlo "in un partito di
tiponuovo, realmente rivoluzionario e realmente comunista" per dire la
cosa con le parole di Lenin che nel marzo 1922 giudicava la
"trasformazione di un partito europeo di tipo vecchio, parlamentare,
riformista di fatto e appena sfumato di colore rivoluzionario ...
un'impresa estremamente ardua" benché fosse convinto che i comunisti
italiani l'avrebbero compiuta. A questa impresa Gramsci ha dedicato le
sue riflessioni durante i lunghi anni di morte lenta a cui il regime
fascista lo costrinse, riflessioni che ci sono giunte attraverso i
_Quaderni del carcere_ di cui facciamo tesoro.

Alcuni dicono che il nuovo PCI è una setta. Siamo veramente una setta?
Dipende da cosa volete dire, cari denigratori!

Noi non nascondiamo le nostre concezioni, i nostri metodi e i nostri
obiettivi. Nascondiamo accuratamente alle forze di repressione, di
controllo e di investigazione della Repubblica Pontificia e della NATO i
nostri effettivi, i nostri legami, la nostra struttura organizzativa.
Voi vi fidate di loro, noi assolutamente no, ed incitiamo tutti a non
fidarsi, a praticare la vigilanza rivoluzionaria.

Noi siamo portatori di una ben precisa concezione del mondo che ognuno
dei membri del Partito deve assimilare. Non siamo "uniti al di sopra
delle nostre divergenze", "uniti mantenendo ognuno la sua identità",
ecc. La nostra concezione del mondo non è un tesoretto che ognuno si
tiene stretto il suo: è guida della nostra attività. Come potremmo agire
uniti se avessimo concezioni del mondo diverse? Ma la nostra concezione
del mondo è una scienza: quindi ogni verità si misura con la pratica, si
verifica nella sperimentazione. Si arricchisce elaborando l'esperienza,
come ogni scienza, tenendo conto delle contraddizioni di classe (non
tutto quello che è vero per l'oppressore, è vero anche per l'oppresso),
della contraddizione tra nuovo e vecchio (ogni cosa è ciò che è, ma è
anche quello che può diventare), tra giusto e sbagliato (spesso una cosa
non la si vede e capisce di colpo). In definitiva, la prova della verità
di ogni teoria è il successo dell'attività che noi svolgiamo grazie ad
essa.

Noi selezioniamo e formiamo con cura ogni membro del Partito, perché si
trasformi moralmente e intellettualmente in modo da essere capace di
fare la rivoluzione socialista. Ma proprio grazie a questo il Partito è
capace di mobilitare le larghe masse a creare una nuovo mondo, ma non un
mondo qualsiasi purché nuovo e diverso. Indichiamo un tipo ben preciso
di società che corrisponde ai presupposti esistenti nella società
attuale, quindi effettivamente realizzabile, che le masse popolari della
società attuale hanno bisogno di realizzare anche se non ne sono
consapevoli: si sentono male, ma non conoscono e tanto meno sanno curare
la malattia stante le condizioni si asservimento materiale, morale e
intellettuale in cui la borghesia e il clero le costringono.

Alcuni ci rinfacciano di essere ancora una piccola cosa. È vero noi
oggi, dopo dieci anni di lavoro, siamo ancora una piccola
organizzazione, siamo un fuoco piccolo ma vivace nella grande prateria
della lotta di classe sempre più agitata dal vento della crisi generale
del capitalismo.

Oggi nel nostro paese molti gruppi e personaggi che si dicono comunisti
(e la questione non è l'onestà delle loro intenzioni, perché certamente
molti sono onesti e sinceri) si agitano, starnazzano, si dimenano,
sguazzano, annaspano, si barcamenano nel grande mare della lotta di
classe. Tra di loro il nuovo PCI è il solo che, tanto più ampiamente
quanto maggiori sono le sue forze, pubblicamente propone un bilancio
della storia del passato, un'analisi sistematica e coerente del corso
presente delle cose che gli avvenimenti confermano, una strategia e una
tattica per costruire il futuro e salvo limiti ed errori
sistematicamente la applica. Proprio perché abbiamo un preciso piano
d'azione (che ci accusino pure di essere schematici e dogmatici, ma
senza un preciso piano d'azione si fanno chiacchiere, non rivoluzioni!),
noi abbiamo in ogni fase, in ogni momento e in ogni ambiente obiettivi
definiti e precisi (e consideriamo arretrati quelli di noi che non hanno
obiettivi precisi, che ciondolano da assemblea a manifestazione anziché
perseguire obiettivi precisi). Nelle relazioni con gli organismi e i
movimenti esterni al Partito, nella nostra azione di massa (in breve,
nel nostro lavoro esterno), noi non mettiamo in primo piano l'affinità
di concezione e di linea con noi, le concezioni che professano, le
parole d'ordine che proclamano e i distintivi che ostentano. Tutte cose
che in molti casi cambiano rapidamente. Noi mettiamo in primo piano il
contributo che possono dare, che siamo capaci di far loro dare per la
realizzazione del nostro piano e il raggiungimento del nostro obiettivo.
Più importante di quello che Grillo, Vendola, Landini, Renzi o Papa
Francesco pensano e anche di quello che dicono, è il ruolo che
effettivamente hanno nel corso delle cose, quello che siamo capaci di
cavarne ai fini della realizzazione del nostro piano generale per
instaurare il socialismo e del nostro piano particolare del momento.
Alcuni hanno difficoltà a capire quello che noi facciamo, solo perché
loro non hanno un piano d'azione e cercano solo gruppi e personaggi che
parlano come loro.

Il nostro modo di agire è coerente con la nostra concezione che la
storia la fanno gli uomini, che ora grazie a una nuova scienza, alla
scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia, cioè
alla concezione comunista del mondo, gli uomini possono fare la storia
con scienza e coscienza, che il futuro sarà quello che gli uomini
costruiranno, quindi "dipende da noi", non dal destino, dalle classi
dominanti, da forze oscure. Né i soldi né le armi di per sé fanno la
storia: la borghesia imperialista e il clero ne accumulano senza limiti
come matti, ma questo non li salva dalla rovina: sono come un
carrettiere che non dirige più i cavalli anche se ha ancora in mano le
briglia e agita furiosamente la frusta.

Certo noi facciamo molti errori anche se avanziamo nella direzione
giusta, perché il terreno lo conosciamo man mano che avanziamo. Certo
abbiamo molti limiti: non siamo la fine del mondo e molte cose dobbiamo
impararle e siamo grati a chi ce le insegna. Alcuni ci rimproverano di
credere di "avere la verità in tasca". Certamente noi cerchiamo di farci
idee precise e giuste e di praticarle. Usiamo quello che sappiamo e
mettiamo alla prova quello che capiamo: chi esita e si culla nei dubbi,
non agisce e non verifica. Correggiamo le nostre idee quando ci rendiamo
conto che sono sbagliate o superate. Siamo grati a chi ci fa capire un
errore, non a chi semina dubbi, anche perché è sempre possibile trovare
una qualche buona ragione anche a sostegno della tesi più sballata.
Combattiamo anche al nostro interno ogni segno di cedimento e ogni
tendenza all'attendismo, alla dispersione e alla disperazione. Se
sbagliamo, ci correggeremo. Se necessario, ricominceremo dieci volte.
Ogni volta che troveremo abbiamo imboccato un vicolo cieco, ritorneremo
indietro e ricominceremo. Ma alla fine vinceremo perché la nostra causa
è la causa di tutte le classi sfruttate e dei popoli oppressi di tutto
il mondo, è l'unico futuro dell'umanità dati i progressi che ha compiuto
finora, dato il punto a cui la società borghese l'ha portata.

È determinismo, è fatalismo questo? Il mondo del futuro non può che
essere comunista; il nostro futuro immediato non può che essere il
socialismo, fase inferiore del comunismo. Si tratta di un sistema di
relazioni sociali e di comportamenti individuali che gli uomini devono
adottare per andare avanti, dato il punto in cui sono oggi. Analogamente
a come, quando erano a uno stadio grossomodo eguale a quello a cui sono
rimaste le scimmie, per sopravvivere e diffondersi nel mondo dovettero
lavorare, inventare strumenti e creare condizioni per produrre cibo e
ripararsi dagli eventi naturali e dal clima avverso. Quindi quello che
devono compiere, il passaggio dalla società borghese al comunismo è un
passaggio determinato dalle condizioni in cui l'umanità è oggi.
`L'umanità può compierlo perché ha i mezzi materiali, intellettuali e
morali per compierlo. Ma è possibile compierlo solo se gli individui in
numero sufficiente e a un livello sufficiente hanno coscienza del
passaggio che devono compiere, imparano ed elaborano la scienza della
costruzione che devono fare e guidano a farlo anche quelli che non ne
hanno ancora coscienza. Quindi è qualcosa che gli uomini fanno perché
vogliono farlo, hanno coscienza di doverlo fare, imparano come farlo.

È con questo spirito che celebriamo il X anniversario della fondazione
del Partito, mentre la borghesia imperialiste e in particolare la
Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e
sionisti travolgono nuovamente l'umanità in una tormenta dolorosa e
sanguinosa, da un capo all'altro della terra, analoga ma più grave di
quella che il sistema imperialista mondiale impose all'umanità cento
anni fa.

I capitalisti nostrani e di altri paesi, i loro portavoce,
amministratori e servi (servi sono anche se si tratta di illustri
professori, premi Nobel e grandi dirigenti sindacali) si accapigliano
tra loro, non riescono a mettersi d'accordo. Hanno interessi
contrastanti e valutano diversamente le circostanze e cosa gli convenga
fare. Alti prelati e dirigenti di alto rango si accalcano ognuno con le
sue proposte.

Devono spogliare gli operai, eliminare diritti. Più spogliano ed
eliminano, maggiori i profitti: in questo sono tutti d'accordo. Ma
quanto tirare la corda senza che si spezzi? Qui si creano divergenze.

Per soddisfare il capitale finanziario mondiale (una massa enorme di
capitale che vuole crescere, una massa che ai prezzi correnti dei titoli
dovrebbe essere dell'ordine di 10 milioni di miliardi di dollari, cento
volte il PIL mondiale) non basta comunque spremere gli operai. Devono
tagliare i redditi dei dipendenti pubblici. Devono eliminare quello che
ancora resta delle conquiste di civiltà e di benessere strappate dalle
masse popolari durante la prima ondata della rivoluzione proletaria.
Devono succhiare i risparmi dovunque le masse popolari ne hanno ancora:
che siano soldi, case o altre proprietà. Devono spogliare il ceto medio,
spremere i lavoratori formalmente autonomi con imposte, tasse, tariffe,
interessi, con affitti e altre rendite, con regolamenti, con il sistema
dei prezzi di monopolio. Qui incominciano altre divergenze, perché molti
capitalisti devono pur vendere e le masse popolari per loro sono
clienti: se non hanno soldi, se salari, pensioni, stipendi calano, come
comprano?

Ma dove i contrasti esplodono più diretti e diffusi è che i campi per
fare buoni affari ogni capitalista li trova già occupati da altri
capitalisti. Per fare affari li deve soppiantare. "Siamo in guerra",
riassume Marchionne.

Questo quadro di contrasti è alla base delle relazioni internazionali:
dei contrasti, delle alleanze e delle guerre. In ogni paese si esprime
nelle relazioni tra classi, gruppi e individui. Il capitalismo per sua
natura contrappone individui, gruppi, classi e paesi. Oggi, date le
dimensioni che ha raggiunto e la crisi generale che ne è derivata, rende
difficile se non impossibile la vita a una parte crescente dell'umanità.
Per di più sull'umanità incombe il disastro ambientale: è il risultato
inevitabile del sistema capitalista e la crisi generale del capitalismo
lo accelera e aggrava.

Noi comunisti sappiamo come l'umanità esce da tutto questo marasma.

Né la destra né la sinistra borghesia possono portare il mondo fuori dal
marasma creato dal sistema borghese. Di fronte alla malattia che
affligge l'umanità, la destra borghese ha le conoscenze e gli strumenti
del cerusico o dello stregone e le applica: dirige e coinvolge l'umanità
in una catastrofe sempre più grave. La sinistra borghese chiacchiera, le
ripugnano le azioni della destra borghese ma se agisce, agisce come la
destra: "non c'è alternativa", "non si può fare diversamente". Noi
comunisti conosciamo la scienza medica, sta a noi applicarla.

Viva il nuovo Partito comunista italiano!

Costituire ovunque nella clandestinità Comitati di Partito!

Che i giovani più generosi e responsabili smettano di perdere tempo a
imparare mestieri che con tutta probabilità non gli permetteranno
neanche di esercitare e dedichino tempo e risorse a imparare a fare la
rivoluzione socialista: a studiare il Manifesto Programma del Partito e
a metterlo in pratica!

Viva i partiti e gruppi comunisti che sotto tutti i cieli lottano per la
rinascita del movimento comunista!

Viva tutte le forze che al meglio delle loro capacità e della loro
comprensione delle cose contendono il passo alla Comunità Internazionale
dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, nucleo di tutta
la borghesia imperialista e di tutte le classi reazionarie del mondo!

_**************_

_ Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste
nell'usare TOR [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html
[9]_], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [9]_].
_

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[4]
http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2014/com30-14/Com.CC_30_14.10.03_X_anniversario_fondazione_nPCI.odt
[5]
http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2014/com30-14/Com.CC_30_14.10.03_X_anniversario_fondazione_nPCI.pdf
[6]
http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2014/com30-14/Com.CC_30_14.10.03_X_anniversario_fondazione_nPCI.doc
[7] http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/indicmp.html
[8] http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav07.html
[9] http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html