[Retenowar] Popoff Quotidiano. Jerry Maslo per oraè morto in…

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Auteur: Alessio Di Florio
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À: fori-sociali, pescarafree, retenowar, reteantirazzista
Sujet: [Retenowar] Popoff Quotidiano. Jerry Maslo per oraè morto invano. La memoria e l'impegno. Iericome oggi
http://popoffquotidiano.it/2014/09/02/jerry-maslo-per-ora-e-morto-invano/
Jerry Maslo, per ora, è morto invano Chiudere gli occhi sullo schiavismo
odierno, credere alle menzogne sulla pelle dei migranti favorisce le mafie
e coloro che speculano sulla crisi e sulle spalle di migranti e italiani

di *Alessio Di Florio*

Ci son giorni e settimane in cui le ricorrenze si accavallano. E quindi
alcune vengono consegnate alla celebrazione e altre cadono in una sorta di
damnatio memoriae. Il mese di Agosto che ormai volge al termine non vi è
sfuggito.

La damnatio memoriae, con pochissime rare eccezioni, sembra aver colpito
quest’anno il 25° anniversario dell’assassinio di Jerry Masslo a Villa
Literno il 25 Agosto. Jerry Masslo era uno dei tantissimi braccianti di una
masseria abbandonata, ai margini dell’Italia civile che spessissimo (ieri
come oggi) non si domanda la provenienza dei cibi e delle merci che consuma
quotidianamente e quindi nulla viene mai a sapere del dolore, delle
sofferenze, del sangue versato su di essi (una vicenda terribilmente
attuale come raccontano film come “Schiavi – le rotte di nuove forme di
sfruttamento” che hanno avuto una diffusione incredibilmente molto minore
delle bufale e della propaganda xenofoba…). Sono i “negri” sfruttati e
disprezzati (disprezzati come a Rosarno, dove alcuni anni fa la “rivolta”
dei migranti fece emergere la “caccia al negro”, i pestaggi e le quotidiane
brutalità subite dai migranti nell’omertà, o a Castel Volturno, come
abbiamo già raccontato alcune settimane fa e il 25 Agosto 1989 quattro
persone decidono di rapinarne i miseri salari. Jerry non riesce a fuggire e
viene assassinato con 4 colpi di pistola. Aveva 29 anni, fuggito dal regime
di Pretoria (allora ancora sostenuto da larga parte dell’Occidente …)
sognava di arrivare in Canada dove potersi rifare una vita. Ma quel sogno è
stato spezzato in quel cruento 25 agosto di 25 anni fa nell’Italia che
l’aveva trattenuto. Perché ai migranti, che arrivano in Italia fuggendo
dalla miseria imposta dal mercato dominato dall’Occidente o da guerre le
cui armi sono prodotte e vendute da multinazionali europee e statunitensi,
è impedito il diritto a muoversi e a costruirsi una vita dove megliono
possono, ieri come oggi con il Regolamento Dublino III (la polemica di
queste settimane sul “peso” che gli altri Stati dell’UE non vogliono
condividere con l’Italia deriva tutto da questo, da un regolamento votato
in Europa e nel Parlamento Italiano, accettato dal governo Italiano, da
coloro che oggi protestano, dicono di non farcela più e accusano altri …)
che è di quest’anno …

Jerry non aveva potuto chiedere l’asilo politico e questo gli impedì di
cercare un lavoro regolare. Per vivere fu quindi costretto ad affidarsi ai
caporali e alla schiavitù. E’ storia del 1989 ma è anche storia di oggi. Le
televisioni e i giornali ci raccontano dei sbarchi a Lampedusa, ci
forniscono cifre che appaiono enormi e quotidianamente c’è chi grida
all’invasione pronto ad accusare i migranti di ogni nefandezza possibile.
Ma si tace su quello che accade dopo lo sbarco, su come vengono spostati
(tranne quando arrivano in un determinato territorio dove puntualmente
allarmismi, grida all’invasione, qualcuno che fa il così “bene informato”
da non fornire una sola cifra esatta ma che riesce a farsi credere, si
scatenano…) e sulle condizioni in cui vengono costretti. Le Reti
Antirazziste, associazioni e movimenti impegnati sul campo quotidianamente
cercano di informare e denunciano le condizioni in cui sono costretti i
migranti e le ripetute violazioni dei loro diritti. La “Carta di
Lampedusa”, nata dopo la terribile tragedia dell’ottobre scorso e che
impegna alla costruzione di un’Italia e di un’Europa umani, solidali,
migliori, continua a coinvolgere e a mettere in rete tantissime persone ed
organizzazioni.

L’assassinio di Jerry Masslo colpì l’opinione pubblica e destò le
coscienze. Dal sangue di Jerry fiorì un nuovo impegno civile e militante e
nacque una mobilitazione antirazzista reale e senza pari. E’ l’impegno che
compagni storici come Dino Frisullo ci indicarono come “stella polare”:
lottare per ma soprattutto con i migranti, non puro assistenzialismo ma
condivisione di un percorso di lotta, consapevolezza, coscienza comune. I
migranti denunciano, s’indignano, lottano, costruiscono con gli italiani
militando insieme ed essendo entrambi protagonisti.

La memoria è un ingranaggio collettivo che è necessario tenere sempre in
movimento e che permette di costruire conoscenza, consapevolezza, rottura
dei silenzi omertosi indicando una strada per l’oggi e per l’avvenire.
L’assassinio di Jerry Masslo, la sua permanenza in Italia e quello che è
accaduto dopo la sua morte ne sono la plastica dimostrazione e tantissimo
dovrebbe dire all’Italia di oggi dove i migranti sono schiavizzati, reclusi
in veri e propri lager, vengono negati loro dignità e i minimi diritti
umani. Eppure vengono additati come nemici, come coloro che “ruberebbero”
agli italiani lavoro e risorse economiche seguendo “catene di sant’antonio”
e bufale che, oltre ad essere intrise di menzogne, hanno il chiaro
obiettivo di scatenare squallidi razzismi e xenofobie. Tantissimi sono i
Jerry Masslo di oggi così come tantissimi sono i caporali e gli schiavisti
dello stesso tenore di coloro che lo sfruttavano nei campi. Il documentario
Schiavi racconta, oltre all’Emergenza Nord Africa attivata dopo l’avvio
della guerra in Libia (accusato di essere un enorme spreco di denaro
pubblico con enormi violazioni di ogni elementare diritto umano dei
migranti, moltissimi dei quali sono poi divenuti vittime della moderna
schiavitù esistente in Italia), l’unico processo in Europa contro padroni e
caporali a Nardò, in Puglia, per riduzione in schiavitù. Sono del giugno
scorso le denunce di don Aldo Antonelli e Angelo Venti di Libera sulla
presenza della camorra nel mercato degli ortaggi nel Fucino. Centinaia sono
i migranti sfruttati e non pagati che dormono sotto i ponti o in luoghi
malsani e non riparati, mangiando un tozzo di pane o poco più. Chiudere gli
occhi sullo schiavismo odierno, credere alle menzogne sulla pelle dei
migranti e voler credere e far credere che “comandino loro” e che son
privilegiati rispetto agli italiani (le “case” le danno a loro, danno a
loro stipendi e gli italiani muoiono di fame…tutto questo mostrando le foto
e i nomi di due attori statunitensi…questo è il livello della
disinformazione xenofoba italica) favorisce i padroni, le mafie, coloro che
speculano sulla crisi e sulle spalle di migranti e italiani. Chi lo fa vuol
credere e far credere di essere antagonista al Sistema ma in realtà ne è
fedele alleato.

*Alessio Di Florio*