[RSF] FW: [donneinnero] R: Fwd: Palestina, Rwanda, Srebren…

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Auteur: pilar castel
Date:  
À: forumroma@inventati.org, de def, Poema, ass.zabaglia@libero.it, bp, bici donne100, donne, sandrodernini, info@assteatro.it, PBC - Uniti e Diversi, altraeconomia, info@sbilanciamoci.org
Sujet: [RSF] FW: [donneinnero] R: Fwd: Palestina, Rwanda, Srebrenica: appello per la giustizia internazionale


From: erminiaromano2@???
To: donneinnero@???
Date: Mon, 21 Jul 2014 13:31:08 +0200
Subject: [donneinnero] R:  Fwd: Palestina, Rwanda,    Srebrenica: appello per la giustizia internazionale
















Grazie Mariannita, anch’io ho firmato e fatto girare. Insieme a
questa testimonianza dei 99 Posse per coloro che non hanno FB.

Ciao, Erminia







Da: Donneinnero
[mailto:donneinnero-bounces@listas.nodo50.org] Per conto di Marianita De
Ambrogio

Inviato: lunedì 21 luglio 2014 10:52

A: lista DiN Italia

Cc: mariella genovese

Oggetto: [donneinnero] Fwd: Palestina, Rwanda, Srebrenica: appello per
la giustizia internazionale







Io ho firmato



Marianita





hanno condiviso la foto di 99
Posse.





99 Posse

Siamo stati due volte in
Palestina, in tempo di guerra - durante la seconda Intifada, con una brigata internazionale
- e in tempo di pace. Ci siamo ritrovati costretti
a rifugiarci in un hotel, mentre provavamo a raggiungere il presidente Arafat
assediato.

Abbiamo visto l'esercito
israeliano piombare in casa del proprietario palestinese e distruggergli in ritorsione
per averci ospitato ogni mobile, suppellettile, muro interno della sua casa. Ci
resteranno sempre negli occhi le sue lacrime, ma soprattutto quelle del suo
figlio più piccolo che non riusciva a capire cosa e perché avesse violato la
sua quotidianità. Abbiamo rifiutato di farci scortare da un convoglio delle
Nazioni Unite, perché avrebbe avuto poco senso godere dei privilegi degli
occidentali se eravamo andati lì per rompere l'assedio, e ci siamo incamminati
con una cartina di fortuna come unica guida. Ci siamo ritrovati davanti un
contingente dell'esercito israeliano che ci sparava addosso a poca distanza dai
piedi e dal corpo. Abbiamo inzuppato le nostre ginocchia nel fango, con le mani
sopra la testa, mentre ci controllavano i documenti per un lasso di tempo
lunghissimo.

Abbiamo visto i check
point in Cisgiordania, quelli che un palestinese deve affrontare spesso più
volte al giorno, perché il territorio non è unitario come a Gaza ma
completamente frammentato dalle colonie che sorgono come funghi, dove vige come
unica regola il puro arbitrio. Anche cose del tipo:

"Oggi non puoi
passare"

"Perché?"

"Perché hai gli occhiali e oggi non passano quelli con gli occhiali"

Frasi accompagnate da
una sguaiata risata, di fonte alla disperazione di un uomo che quel giorno non
avrebbe lavorato e quindi non avrebbe potuto sfamare i suoi figli.

Abbiamo visto il
proprietario dell'albergo di cui sopra acquattato per quattro ore dietro la
carcassa di un'automobile perché era andato a comprare dei biscotti da offrirci
insieme al tè. Finché non siamo usciti in sei facendogli da scudo, di fronte a
un cecchino che sparava solo per tormentarlo, mentre rideva.

Abbiamo visto il palazzo
"presidenziale" di Arafat, un edificio completamente annerito, privo
di buona parte dei vetri delle finestre, con un pennone sul quale si issava la
bandiera palestinese sostenuto da un cumulo di rottami di automobili.

Perciò, non ci venite a
dire di informarci, perché abbiamo visto con i nostri occhi quanto è dura per
un palestinese, la vita in Palestina. In tempo di guerra e in tempo di pace.
Perciò, quando ci scrivono tante ragazze e tanti ragazzi arabi chiedendoci di
dare visibilità a quello che succede, non possiamo fare altro che offrire la
nostra disponibilità incondizionata. Come poco fa a uno di loro che ci ha
girato la foto di questo murale, realizzato in questi giorni in Marocco, a
Benhmed, dalle parti di Casablanca. "Se lo metto io non succede niente,
per favore, fatelo girare voi", questo ci dicono tante e tanti che sono nati
in Italia da genitori stranieri, questo ci dicono dalla Palestina e dal
Mediterraneo molti che probabilmente nemmeno sanno che siamo un gruppo
musicale, che non hanno mai ascoltato una sola delle nostre canzoni.

E noi gli diciamo sempre
sì, perché abbiamo visto con i nostri occhi. E quelle risate sguaiate non ce le
dimentichiamo. La loro lotta è la nostra lotta, nel nome dei martiri di Gaza e
di tutta la Palestina.

Fino alla vittoria!























    
        
            
                
            
        
        
            
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