Quello su cui Monti e Letta dovevano fare e stavano facendo troppo
lentamente
RENZI : missione compiuta col consenso del 40% dei votanti
Sbilanciamoci.info | Autore: Vincenzo Comito
La grande rotta dell'industria italiana
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Dalla cessione del gruppo Pirelli ai russi per pochi euro all'annunciata
vendita di Saipem da parte dell'Eni. Fino alle ultime vicende che riguardano
Alitalia, Ilva e Indesit. Il governo italiano resta alla finestra mentre
l'industria italiana finisce nelle mani dei grandi gruppi industriali
stranieri
Per quanto riguarda il controllo delle imprese grandi e medio-grandi del
nostro paese le notizie non sono più quelle di una lenta ritirata del
capitale nazionale, ma di una rotta sostanzialmente disordinata. Nellultimo
periodo abbiamo così assistito, tra laltro, alla pratica cessione del
gruppo Pirelli ai russi per pochi euro e del controllo del Monte dei Paschi,
tra laltro a investitori sudamericani, sempre per una manciata di soldi.
Intanto lEni annuncia la vendita di quella grande impresa che è la Saipem
e, naturalmente, dal momento che non si troveranno investitori nazionali
disponibili, lambita preda finirà in mani lontane. Anche la annunciata e
insensata privatizzazione di Fincantieri - unimpresa che da qualche tempo
naviga sulla giusta rotta e che dovrebbe semmai essere aiutata ad espandersi
ancora -, potrebbe portare qualche sgradevole sorpresa sul fronte della
proprietà; con questo governo cè sempre da aspettarsi il peggio.
Ma ora, in attesa di altri annunci della stessa natura, fanno notizia
soprattutto le vicende di Indesit, Ilva, Alitalia.
Per quanto riguarda questultima, lepilogo della vicenda sembra vicino, con
i sindacati posti di fronte alla drammatica alternativa di accettare, e in
fretta, dei pesanti tagli alloccupazione o vedere a questo punto la
chiusura definitiva della compagnia; non esistono in effetti altre
soluzioni, di fronte tra laltro ad un interlocutore, quello arabo, che,
sapendo di avere il coltello dalla parte del manico, ha avanzato richieste
molto pesanti anche alle banche, tra laltro indurendo le sue richieste nei
loro confronti diverse volte negli ultimi mesi. Con una conclusione in
qualche modo positiva della vicenda si chiuderebbe peraltro uno scandalo,
che dura da sessanta anni, di spreco di risorse pubbliche, di immistione
senza freni della politica più deteriore nelle vicende della compagnia, di
gravi incompetenze di gestione.
Per quanto riguarda lIndesit, si è chiusa una falsa asta tra produttori
americani, tedeschi e cinesi per la conquista della compagnia. In realtà, si
sapeva da tempo che avrebbe vinto la statunitense Whirlpool, anche se, ad
esempio, lofferta cinese era economicamente migliore e quella tedesca
politicamente più opportuna. Si sussurra, in effetti, che lattuale
amministratore delegato della società marchigiana fosse da tempo in
relazioni di amicizia con il responsabile europeo della stessa Whirlpool e
che i due, di fronte anche ad azionisti disorientati e passivi, si fossero
messi daccordo sulla transazione già da molto tempo. Bisognerà stare almeno
attenti, ora, perché la nuova proprietà rispetti le decisioni di quella
vecchia in merito ai recenti impegni assunti in termini di investimenti ed
occupazione, anche se, di nuovo, con lattuale governo non cè da sperare
molto in questo senso.
Ma indubbiamente la partita più rilevante per il paese si gioca in questo
momento sullIlva. Le notizie di queste ore parlano di una garanzia da parte
del governo verso il sistema bancario perché continui almeno per il momento
ad alimentare le casse della società ormai al limite dellasfissia; di una
pratica defenestrazione di Ronchi, sub-commissario per le questioni
ambientali, in pratica costretto a dare le dimissioni; del mancato e
parallelo rifiuto, almeno per il momento, dello stesso governo ad utilizzare
gli 1,8 miliardi di euro, a suo tempo sequestrati dalla magistratura, per il
risanamento ambientale e per i nuovi investimenti necessari alla ripresa
dellazienda. Intanto proseguono le trattative, sembra esclusive, con
Arcelor Mittal per una cessione della compagnia.
Le notizie che arrivano non sono dunque confortanti. Il governo, con una
rappresentante della Confindustria come la Guidi nella sua compagine, cerca
di dare il minor fastidio possibile ai capitalisti nostrani, trattando con i
guanti gialli la stessa famiglia Riva; intanto esso, apparentemente, si
disinteressa del risanamento ambientale, mentre a Taranto si continua a
morire e ad ammalarsi e mentre il calo recente delle emissioni nocive sembra
dovuto in buona misura alla chiusura, più o meno momentanea, di una parte
degli impianti; daltro canto, si è scelto per lintervento nel capitale
linterlocutore sbagliato, quella indiana Arcelor Mittal che è già
fortemente presente in Europa, dove ha già una capacità produttiva
largamente in eccesso. Un suo intervento nel capitale dellIlva, motivato
quindi semplicemente con il tentativo di impedire lingresso nella compagine
azionaria dei concorrenti cinesi o coreani, significherebbe probabilmente un
taglio abbastanza drastico degli impianti e conseguentemente
delloccupazione. La vicenda continua a svolgersi peraltro con il possibile
ed ulteriore intervento della magistratura.
Auspichiamo da tempo che, a difesa degli interessi dei lavoratori e dello
stesso sviluppo delleconomia nazionale, che nella nuova compagine azionaria
entri, in posizione di rilievo, una qualche entità pubblica, la Cassa
Depositi e Prestiti o lo stesso Tesoro. Ma cè da sperare qualcosa in tale
direzione visto lorientamento fanaticamente liberista dellattuale governo
e avendo la sensazione che ai posti di comando siano presenti molti
dilettanti allo sbaraglio?