> l'idea è buona (mi ricordo che già all'aquila qualcuno presentò un
> software per il drop anonimo di file), però vedo che poi i pezzi sono
> scritti alla maniera di repubblica: lunghi e intricati e non si
> capisce cosa è frutto di materiali anonimi spediti e cosa di altre
> fonti...
>
Rispondo alla tua percentuale di persona che si dedica al giornalismo.
Quello che riporta un giornalista deve essere verificato. sempre e
comunque. Questa è l'etica professionale che i giornalisti devono avere.
(naturalmente c'è un MA, in fondo all'email)
Il fatto che un elemento informativo sia stati trovato su twitter,
tel'abbia detto la tua rete di senzatetto o un file che è passato tramite
Tor e PGP, non cambia nulla. Il giornalista non è tenuto a riportare la
fonte (casomai ad averla pronta da dimostrare nel caso venisse chiesto in
sede processuale o in redazione), E' tenuto solo alla verifica, senza
neppure dover dire che verifiche ha fatto (si, c'è un MA in fondo all'email)
Se una news arriva tramite un leak, deve comunque essere considerata falsa
fino a che non c'è una validazione della fonte o una verifica indipendente
del contenuto. Un leak in alcuni casi è solo una traccia da seguire.
E' nell'interesse di chi lavora con la piattaforma DIRE che il dato è
arrivato tramite la stessa, perché fintanto non ci sarà un motore di
ricerca dei nodi di leaking (o un'interfaccia dedicata su ahmia.fi, motore
di ricerca su hidden service), questa autopromozione è quella che si è
dimostrata più efficace per continuare ad avere un buon flusso di leak
(a.k.a. "il primo ministro è un alieno" 90% delle volte, 10% delle volte
"altro", e alcune volte roba bbuona).
Nota: so queste cose perché supportare la messa in atto di iniziative
simili è parzialmente il mio lavoro, ma non ho mai ricevuto nulla
personalmente e non faccio parte di alcun nodo di leaking, si tratta di
feedback diretti da utilizzatori.
MA non si puo' negare che sulla stampa escano più minchiate che
rivelazioni, come si spiegano se c'è sta deontologia professionale ?
Si deve guardare il tipo di articolo e la firma. se la firma è di un
dipendente, o della redazione, allora si parla di qualcuno che ha le spalle
abbastanza coperte legalmente, e una querela non lo spaventa (c.d.
"macchina del fango" + caso dossieraggio marrazzo)
Se si tratta di un articoletto di quelli buttati a manciate sulle homepage,
perché il business dei media online gli impongono di farsi 40 update di
homepage al giorno, è come dicevano altri in questo thread, una sfiga
dell'ultimo livello della piramide giornalistica. A volte avevo scritto
criticando gli idioti che parlavano di tecnologia, ma poi mi è stato chiaro
che parlano male, traducono male e capiscono male qualunque altro
argomento, non solo quello in cui sono ferrato.
Se si tratta di un articolo di inchiesta scritto da un gruppo di inchiesta,
allora questi non hanno avvocati e devono essere estremamente precisi,
perché tempo 0 avranno delle querele e spesso hanno le pezze ar culo,
quindi non possono permettersi di esser tirati in ballo da un qualcosa più
potente di un freelance.
ciao,
--
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