[CSSF] Francesco riabilita i profeti perseguitati

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Szerző: Gabriele De Blasi
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FRANCESCO RIABILITA I PROFETI PERSEGUITATI





Anche l’istituzione ecclesiastica cattolica ha perseguitato i profeti. Molti gruppi, anche recentemente, hanno fatto quest’affermazione. Per non parlare, ovviamente, dei molti non cattolici. Parole scontate, se non fosse che, qualche settimana fa, a pronunciarle sia stato papa Francesco. Il quale, in una sua omelia nel corso di una messa mattutina, ha ricordato come anche Gesù fu perseguitato dalle autorità religiose del suo popolo; ha sottolineato che lo stesso Cristo affermò che destino dei profeti era di essere emarginati; ed ha aggiunto: “Sempre nella storia della salvezza (…), e anche nella Chiesa, i profeti sono stati perseguitati. Perseguitati perché essi dicono: ‘Voi avete sbagliato strada! Tornate alla strada di Dio!’. E questo (…) non fa piacere”. Il papa, poi, per senza farne il nome, ha fatto esplicito riferimento ad “uno di questi”, i cui scritti, a suo tempo, furono messi all’Indice, ma che, invece, oggi, è un “beato”. Inevitabili, sono sorte delle domande. Chi aveva l’autorità di mettere all’Indice? Un’apposita Congregazione romana e, poi, ovviamente, il Sant’Uffizio: ovvero, il potere papale. E chi aveva il potere di “silenziare” quel grande pensatore, poi proclamato “beato”? Francesco non ha precisato chi fosse quell’”uno” innominato; forse, Antonio Rosmini. Questi era tanto stimato da Pio IX che ipotizzò di crearlo cardinale; ma poi, a seguito delle sue posizioni che comportavano il distacco dal potere temporale, fu emarginato brutalmente; e, sotto Leone XIII, il Sant’Uffizio, nel 1897, lo condannò “post mortem” per quaranta sue idee filosofiche erronee. Ma finì, lo stesso, per essere proclamato “beato”, sette anni fa, a Novara. Ovviamente, alla sua beatificazione non corrispose affatto l’ammissione delle ingiuste punizioni che i pontefici avevano comminato a colui che ora era “premiato”. Come spiegare, allora, le contraddizioni del magistero ecclesiastico? Ha risposto Francesco: “La Chiesa sa pentirsi”. Sì, anche la Chiesa sa pentirsi; ma, sia ben chiaro, non è stato il popolo di Dio a pentirsi di una colpa; è stato il magistero ecclesiastico, perché solo responsabile. E, allora, potrebbe sembrare che questo papa abbia fatto intuire la decisione di restituire “qui e ora” l’onore ecclesiale a coloro che, sotto i precedenti pontefici, sono stati “silenziati”. Troppo ottimista, questa interpretazione? Forse; ma con le sue parole il vescovo di Roma ha, comunque, acceso una speranza; se le sue parole sono pietre e non bolle di sapone, ha indicato una strada che non potrebbe non essere imboccata. Intanto, quelle affermazioni delineano una conversione “ad U” che fa tremare i custodi dell’ortodossia.                                                                                             (Gabriele De Blasi)






v. Imperat. Adriano 10/b, Lecce, 338 4771579