Dopo trentanni di vita nella selva il sub-comandante Marcos scompare per
decisione collettiva, dando un altro grande insegnamento: quando la
costruzione si regge da sola le figure carismatiche si rendono ingombranti.
Non so quanto molti di voi abbiano seguito le vicende dellinsurrezione
zapatista del 1994, della lunga e faticosa costruzione dellautonomia, della
democrazia radicale che ormai si sta radicando nelle comunità zapatiste,
dove i componenti delle giunte di buon governo non si eleggono in aspre
competizioni elettorali ma per regolare turnazione di tutti i cittadini.
Subcomandante Marcos, adiós
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maggio 2014 | 4 Commenti
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Luscita di scena è allaltezza della profondità e della leggerezza del
personaggio che ha raccontato la più bella e incredibile delle ribellioni
della storia contemporanea. Perché possa vivere Galeano, è necessario che
uno di noi muoia, abbiamo deciso debba essere il Subcomandante Marcos.
Quelli che hanno amato e odiato il SupMarcos, scrive nellultimo
straordinario messaggio, adesso devono sapere che hanno amato e odiato un
ologramma. I loro amori e i loro odi sono stati inutili, sterili, vuoti. Non
ci sarà alcuna casa-museo o targa di metallo dove sono nato e cresciuto.
Nessuno vivrà dellessere stato il Subcomandante Marcos. Non si erediterà il
suo nome né il suo incarico. Niente viaggi per tenere conferenze allestero.
Non ci saranno trasferimenti né cure in ospedali di lusso. Non ci saranno
vedove né eredi. Nessun funerale, né onoreficenze, né statue, né musei, né
premi, niente di quello che fa il sistema per promuovere il culto
dellindividuo e sminuire quel che fa il collettivo. Il personaggio è stato
creato e adesso noi, i suoi creatori, gli zapatisti e le zapatiste, lo
distruggiamo. Chi saprà comprendere questa lezione dei nostri compagni e
delle nostre compagne, avrà compreso uno dei fondamenti dello zapatismo
da Desinformémonos
Alle 2.08 dellalba di oggi, 25 maggio, il Subcomandante Marcos ha
annunciato che a partire da quel momento smetterà di esistere. In una
conferenza stampa con i media liberi che partecipavano allomaggio a
Galeano, lo zapatista assassinato nella comunità di La Realidad, il capo
militare dellEsercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), ha detto:
Se dovessi definire Marcos, il personaggio, vi direi senza alcun dubbio che
è stata una pagliacciata.
Dopo più di 20 anni alla guida dellorganizzazione politico-militare che si
è levata in armi il primo gennaio del 1994, Marcos ha annunciato il
passaggio di testimone. Ha detto che dopo i corsi della Escuelita Zapatista
dellanno scorso e dellinizio di questo, ci siamo resi conto che oramai
cera già una generazione che poteva guardarci, ascoltarci e parlarci senza
bisogno di guida o leadership, né pretendere obbedienza. Allora, ha detto,
Marcos, il personaggio, non era più necessario. La nuova tappa della lotta
zapatista era pronta.
Nella comunità di La Realidad, la stessa in cui il 2 maggio scorso un gruppo
di paramilitari della Central Independiente de Obreros Agrícolas y
Campesinos Histórica (CIOAC-H), ha assassinato la base di appoggio zapatista
Galeano, ilsubcomandante Marcos è apparso di buon mattino di fronte ai
rappresentanti dei media liberi accompagnato da sei comandantes e
comandantas del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno e del
Subcomandante Insurgente Moisés, al quale nel dicembre scorso aveva
trasferito il comando.
È nostra convinzione e nostra pratica che per rivelarsi e lottare non sono
necessari né leader né capi, né messia né salvatori; per lottare cè bisogno
solo di un po di vergogna, una certa dignità e molta organizzazione, il
resto o serve al collettivo o non serve, ha detto Marcos.
Con una benda nera col disegno di un teschio da pirata che copriva locchio
destro, il finora portavoce zapatista ha ricordato lalba del primo gennaio
1994, quando un esercito di giganti, cioè, di indigeni ribelli, scese in
città per scuotere il mondo. Solo qualche giorno dopo, col sangue dei nostri
caduti ancora fresco per le strade, ci rendemmo conto che quelli di fuori
non ci vedevano. Abituati a guardare gli indigeni dallalto, non alzavano lo
sguardo per guardarci; abituati a vederci umiliati, il loro cuore non
comprendeva la nostra degna ribellione. Il loro sguardo si era fermato
sullunico meticcio che videro con un passamontagna, cioè, non vedevano. I
nostri capi e cape allora dissero: vedono solo la loro piccolezza,
inventiamo qualcuno piccolo come loro, cosicché lo vedano e che attraverso
di lui ci vedano .
Così è nato Marcos, frutto di una complessa manovra di distrazione, un
trucco di magia terribile e meraviglioso, un gioco malizioso del nostro
cuore indigeno; la saggezza indigena sfidava la modernità in uno dei suoi
bastioni: i mezzi di comunicazione.
La cronaca della conferenza, firmata dai mezzi liberi, alternativi,
autonomi o come si chiamino, diffusa su diversi portali di comunicazione
alternativa come Radio Pozol, Promedios e Reporting on Resistences,
riproduce un clima di applausi ed evviva allEZLN dopo lannuncio della
Comandancia.
La figura del subcomandante Marcos ha fatto il girò del mondo fin dalle
prime ore del primo gennaio 1994. Limmagine di un uomo armato con
cartucciere rosse ed un R-15, con indosso una divisa color caffè e nera
coperto da un chuj di lana degli Altos del Chiapas, con il volto coperto da
un passamontagna che fumava la pipa, era sulle prime pagine dei giornali più
importanti del pianeta. Nei giorni e settimane successive arrivavano i suoi
comunicati carichi di ironia ed umorismo, provocatori ed irriverenti.
Qualche foglio bianco scritto a macchina da scrivere letteralmente
raffazzonati per la stampa nazionale e internazionale. Venti anni e quattro
mesi dopo, Marcos annuncia la fine di questa tappa.
Difficile credere che venti anni dopo quel ´niente per noi´ non fosse uno
slogan, una frase buona per striscioni e canzoni, ma una realtà, La
Realidad, ha detto Marcos. Ed ha aggiunto: Se essere coerente è un
fallimento, allora lincoerenza è la strada per il successo, per il potere.
Ma noi non vogliamo prendere quella strada, non ci interessa. Su queste
basi, preferiamo fallire che vincere.
Pensiamo, ha detto, che è necessario che uno di noi muoia affinché
Galeano Viva. Quindi abbiamo deciso che Marcos oggi deve morire.
Alle 2.10 il Subcomandante Insurgente Marcos è sceso per sempre dal palco,
si sono spente le luci ed è partita unondata di applausi degli e delle
aderenti della Sexta, seguita da unondata ancora più grande di applausi
delle basi di appoggio zapatiste, miliziani ed insurgentes, hanno riferito
dalla Realidad.
Fedele al suo stile ironico ed ai suoi tradizionali post scritti, il
personaggio di Marcos ha concluso: P.S. 1 Game Over. 2. Scaccomatto. 3.
Touché. 4. Così Mhhh, è questo linferno? 5. Cioè, senza l maschera
posso andarmene in giro nudo? 6. Qui è buio, ho bisogno di una torcia
.
Di seguito, la lettera completa dell addio del Subcomandante Insurgente
Marcos (in spagnolo):
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