[RSF] FW: [Nonviolenza] Per un'Europa nonviolenta. 16

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Auteur: pilar castel
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À: forumroma@inventati.org
Sujet: [RSF] FW: [Nonviolenza] Per un'Europa nonviolenta. 16
Date: Fri, 23 May 2014 10:14:05 +0200
From: nbawac@???
To: nonviolenza@???
Subject: [Nonviolenza] Per un'Europa nonviolenta. 16


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PER UN'EUROPA NONVIOLENTA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)
Numero 16 del 23 maggio 2014

In questo numero:
1. Francesco Gesualdi: Al voto per un'altra Europa
2. Francesco Gesualdi: La scuola
3. Una breve nota biografica su Francuccio Gesualdi
4. Una breve presentazione del Centro nuovo modello di sviluppo
5. Alcune pubblicazioni di Francuccio Gesualdi e del "Centro nuovo modello di sviluppo"
6. Per promuovere incontri con Francuccio Gesualdi
7. Da Barbiana a Bruxelles. Un appello
8. Un modello di lettera alle persone amiche
9. Un modello di lettera ai mezzi d'informazione

1. RIFLESSIONE. FRANCESCO GESUALDI: AL VOTO PER UN'ALTRA EUROPA
[Ringraziamo di cuore Francuccio Gesualdi (per contatti: tel. 050826354, fax: 050827165, e-mail: coord@???, sito: www.cnms.it, blog: http://blog.francescogesualdi.eu/) per averci consentito di ripubblicare questo suo intervento.
Francuccio Gesualdi e' stato allievo di don Lorenzo Milani nell'esperienza della scuola di Barbiana, e' animatore dell'esperienza del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, insieme a padre Alex Zanotelli ha promosso la nascita della "Rete di Lilliput", e' da sempre impegnato in molte iniziative concrete di solidarieta' e di difesa dei diritti umani e dell'ambiente, ha contribuito in misura decisiva a far nascere e crescere in Italia la consapevolezza, l'azione e le reti del consumo critico ed etico, del commercio equo e solidale, degli stili di vita sobri e responsabili, della solidarieta' dei consumatori del Nord del mondo con i lavoratori del Sud contro la violenza sfruttatrice delle multinazionali, dell'impegno contro la trappola del debito che dopo averli rapinati affama e strozza i popoli, dell'azione per garantire a tutta l'umanita' il diritto al cibo, all'acqua, a un ambiente vivibile, alla dignita']

Ormai mancano pochi giorni al voto. In questo lungo periodo pre-elettorale abbiamo avuto modo di approfondire temi e scambiarci opinioni. E questo e' gia' un ottimo risultato. Ma vorrei chiudere questo periodo con due inviti e un augurio.
Il primo invito e' a non lasciarsi prendere dalla tentazione di non votare. In questi anni il mondo della politica mestierante ha espresso il peggio di se': ipocrisia, arrivismo, corruzione, avversione alla democrazia, ai diritti, al bene comune. Il mancato rispetto dell'esito referendario sull'acqua e' un'altra triste conferma in tal senso.
Di fronte a tanto tradimento, inevitabilmente si e' assaliti da un senso di rabbia e scoramento che induce a non volersi piu' prestare a operazioni svuotate di contenuto democratico. Ma non votando lasciamo che siano gli altri a decidere per noi. E poiche' al peggio non c'e' fondo, le decisioni lasciate agli altri potrebbero assumere contorni ancora piu' inquietanti della situazione odierna. Senza contare che un astensionismo massiccio potrebbe essere usato dal potere come pretesto per toglierci anche i pochi spazi di democrazia che ci sono rimasti.
Il secondo invito e' a votare non per un partito, ma per un progetto, o meglio ancora per una visione. Purtroppo molti votano per tradizione, per senso di appartenenza o per ammaliamento da parte del leader di turno. Si lasciano guidare da sensazioni emotive, piccole promesse del momento, spiegazioni semplicistiche a temi complessi. Ma non possiamo ridurre la politica a piccole operazioni di cabotaggio tattico.
Il ruolo principe della politica e' schierarsi. Dire parole chiare su valori e parte sociale che si vuole difendere. Prima si sceglie da che parte si sta, poi si definiscono alleanze e strategie. Oggi, non si sa se per disorientamento o per totale conversione alle logiche del sistema, non si notano piu' molte differenze fra centrodestra e centrosinistra. Entrambi garantiscono sempre piu' potere e sempre piu' ricchezza alle oligarchie economiche, contro i lavoratori, i cittadini, l'ambiente, i diritti, i beni comuni. Non a caso il debito e' gestito solo in una logica di austerita', il lavoro solo in una logica di concorrenza, l'euro solo in una logica di supremazia. Con un chiaro intento: mettere a tacere qualsiasi voce contraria e qualsiasi forma di protesta a difesa dei diritti e dell'interesse collettivo.
L'altra Europa con Tsipras e' un tentativo per fare avanzare un'altra visione di societa'. Che considera la dignita', la pace, la natura, i beni comuni, la partecipazione come valori assoluti. Che garantisce i bisogni a tutti in una logica di solidarieta'. Che antepone l'interesse collettivo all'interesse individuale. Un progetto alto che vede nell'appuntamento elettorale solo un passaggio e neanche il piu' importante. Perche' il cambiamento avanza solo se ci sara' una tensione costante e coordinata a livello individuale, collettivo e istituzionale.
Ed ecco l'augurio. Che questo cammino lillipuziano che abbiamo avviato non si arresti, ma sappia diventare un'onda sempre piu' alta, capace di investire tutti e fare cambiare corso alla storia.

2. RIFLESSIONE. FRANCESCO GESUALDI: LA SCUOLA
[Dal blog http://blog.francescogesualdi.eu riprendiamo il seguente testo. Ringraziamo di cuore Francuccio Gesualdi (per contatti: tel. 050826354, fax: 050827165, e-mail: coord@???, sito: www.cnms.it, blog: http://blog.francescogesualdi.eu/) per averci consentito di ripubblicare questo suo intervento]

Don Lorenzo Milani comincio' a fare scuola perche' aveva capito che l'ignoranza e' la madre di tutte le miserie. Stando accanto agli operai e ai contadini aveva capito che la miseria e' figlia dell'inganno e del raggiro - possibile fra chi non capisce la realta' - ed e' figlia del senso di impotenza tipico di chi non sa esprimersi.
Per questo la sua era una scuola viva di conoscenza della realta', di approfondimento dei nostri diritti, di ricerca della verita'.
Ma soprattutto di arricchimento linguistico perche', come e' scritto in "Lettera a una professoressa", "E' solo la lingua che fa uguali. Eguale e' chi sa esprimersi e intende l'espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli".
Anche i costituenti avevano chiaro che l'inferiorita' culturale impedisce il pieno sviluppo della persona umana e all'articolo 3 della Costituzione avevano stabilito che "e' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Ed ecco la scuola come uno degli strumenti fondamentali di realizzazione della democrazia e dell'uguaglianza. Non a casa Piero Calamandrei, da giurista qual era, definiva la scuola "organo costituzionale", e chi la demolisce - come stanno facendo l'attuale governo e una lunga teoria di suoi predecessori -, andrebbe giudicato per attentato alla Costituzione.
Usando un linguaggio piu' semplice, il popolo definisce la scuola bene comune, intendendo - con questo termine - tutto cio' che svolge una funzione fondamentale a vantaggio di tutti. La lista dei beni comuni comincia con l'aria, l'acqua, il clima, le foreste, i mari, i suoli, ma prosegue con la sanita', la nettezza, i trasporti. E, ovviamente, con la scuola in quanto essa adempie a tre funzioni fondamentali: garantisce dignita', garantisce civilta', ma, soprattutto, garantisce democrazia.
La scuola garantisce dignita' perche' fornisce le conoscenze sui propri diritti. Chi non conosce i propri diritti politici e' alla merce' dei potenti di turno. Chi non conosce i propri diritti sindacali e' alla merce' dello sfruttamento padronale. Chi non conosce i propri diritti sociali e' alla merce' dei burocrati. Solo chi ha la consapevolezza di cosa gli spetta come persona, come cittadino, come lavoratore, ha la capacita' di difendere la propria dignita'. Ecco perche' la scuola - cui tocca fornire questo tipo di consapevolezza - e' garanzia di dignita'.
La scuola garantisce civilta' perche' fornisce la consapevolezza dei propri doveri nei confronti della comunita' e dei beni comuni. Se la dignita' attiene a cio' che dobbiamo ricevere dalla comunita', la civilta' attiene a cio' che dobbiamo essere capaci di dare alla comunita'. Sappiamo tutti che e' piu' facile prendere che dare, perche' il senso del dovere, anziche' nascere spontaneo, e' un seme che germoglia solo se si e' interiorizzata una serie di valori: il valore della solidarieta', il valore della responsabilita', il valore della legalita', il valore del bene comune. Questi e non altri, sono i valori su cui misurare il grado di avanzamento civile di una societa'; e poiche' tocca alla scuola trasmetterli, per questo la scuola e' garanzia di civilta'.
La scuola garantisce democrazia perche' fornisce i saperi che mettono in condizione di partecipare. Per partecipare ci vogliono tre capacita': capire la realta', saperla interpretare, saper formulare proposte di modifica. Il che implica capacita' linguistica e conoscenze storiche, geografiche, politiche, economiche. Senza queste capacita' la democrazia non si esercita: si e' pupazzi nelle mani dei ciarlatani che posseggono i giornali e le televisioni. Non a caso, l'obiettivo perseguito da una certa destra autoritaria e' la demolizione della scuola per poter esercitare l'autoritarismo dietro il paravento di una democrazia apparente.
Affinche' la scuola possa assolvere a queste funzioni si devono verificare alcune condizioni sapientemente elencate in "Lettera a una professoressa":
1. Deve essere universale, ossia deve essere aperta a tutti come sancisce l'articolo 34 della Costituzione.
Quando i costituenti affermarono questo principio, probabilmente pensavano agli emarginati del loro tempo: i figli dei montanari, dei mezzadri, dei disoccupati. Oggi gli emarginati sono altri, principalmente gli immigrati. Pertanto se la scuola vuole essere in linea con la Costituzione deve spalancare le porte a tutti, indipendentemente dal paese di origine, dalla lingua parlata in famiglia, dal colore della pelle, dal permesso di soggiorno dei genitori. Il diritto allo studio non puo' discriminare fra clandestini e regolari. Tutti i bambini hanno diritto a studiare per il solo fatto di esistere.
2. Deve essere accogliente, nel senso che deve permettere a tutti di sapere.
Oggi la scuola assomiglia piu' a un tribunale che a un luogo di apprendimento: e' organizzata piu' per giudicare che per insegnare. Questa e' la stortura di una scuola improntata pretestuosamente alla cosidetta "meritocrazia". E' tempo di affermare che a scuola si va per imparare e che il suo obiettivo deve essere quello di di mettere tutti in condizione di "sapere". La scuola deve entrare nell'ordine di idee che quando un ragazzo non riesce non va liquidato con un quattro: questa e' la soluzione piu' comoda, quella che assolve la scuola e condanna i ragazzi. La scuola deve convincersi che se i ragazzi non sanno non e' colpa loro, ma della scuola che non si e' impegnata abbastanza. Rifarsela con i ragazzi perche' non sanno e' come prendersela con i malati perche' non guariscono. La scuola deve chiedersi perche' il ragazzo non riesce, deve chiedersi dove ha sbagliato, deve chiedersi quali iniziative particolari devono essere prese e non ha preso. Non deve darsi pace finche' non ha recuperato anche l'ultimo della classe.
3. Deve essere motivante nel senso che deve dare la motivazione per studiare.
Non e' insolito che la scuola dia come stimolo la prospettiva di lavoro e/o il tornaconto personale. Ma in verita', cio' non e' opportuno perche' l'egoismo non e' patrimonio dei giovani. I giovani sono per loro stessa natura generosi e innocenti, i vecchi sono tendenzialmente smaliziati ed egoisti e pur di imporre questo sentimento, la loro scuola fa scattare il ricatto del voto: "se non studi ti metto quattro".
Chi sono i giovani? Tutti - insegnanti ed alunni - coloro che nella scuola si pongano domande e provino a trovare risposte. Chi sono i vecchi? Forse chi pretende di soffocare la fantasia, la creativita', il ragionamento o, piu' in generale, un'opinione... magari a mezzo di un freddo test a quiz - come ad esempio l'Invalsi - secondo una certa logica aziendalista?
A Barbiana la motivazione per studiare era la politica intesa nel senso piu' nobile del termine. Non politica come gestione del potere, ma politica come partecipazione per gestire tutti insieme l'organizzazione della polis, della citta', della comunita'. recita "Lettera a una professoressa": "Ho imparato che il problema degli altri e' uguale al mio. Sortirne insieme e' la politica, sortirne da soli e' l'avarizia". La politica per uscire tutti insieme dalle situazioni che non vanno e costruire tutti insieme un mondo migliore: piu' equo, piu' pacifico, piu' pulito. Questa e' la motivazione giusta per studiare!
4. Deve essere attuale nel senso che deve intrattenere sui temi del tempo presente, perche' il suo scopo deve essere quello di formare dei cittadini sovrani.
Formare dei cittadini sovrani e' un'arte difficile perche' gli strumenti che deve fornire non sono i saperi, ma le capacita'. Fra la trasmissione dei saperi e la costruzione delle capacita' passa la stessa differenza che c'e' fra dare un pesce e insegnare a pescare. Troppo spesso la scuola si attesta sui saperi perche' e' la soluzione piu' semplice. La grammatica, la matematica, la fisica, la chimica, la storia che si ferma a cinquanta anni fa non presentano dubbi di interpretazione o lati nuovi da scoprire. I saperi sono assodati, addirittura mummificati, non hanno bisogno di essere elaborati, ma solo trasmessi senza costringere gli insegnanti alla fatica di pensare, ricercare, mettere in mostra le proprie lacune e le proprie incertezze, come quando debbono aiutare i ragazzi ad esprimersi, ad argomentare, a capire, ad interpretare, a giudicare.
Una scuola concepita come palestra di approfondimento, di discussione, di partecipazione e' faticosa perche' non puo' fare ricorso a manuali o a libri di testo. Espone costantemente l'insegnante al nuovo, all'imprevisto e all'imprevedibile perche' nessuno sa quale piega puo' prendere il confronto, quali argomentazioni emergeranno, quali obiezioni verranno avanzate, quali giudizi verranno espressi. Ne viene fuori una scuola dove i ruoli non esistono piu', perche' non c'e' piu' un insegnante e degli allievi, ma un gruppo di persone con eta' diverse, esperienze diverse, sensibilita' diverse, bagagli culturali diversi che si confrontano su temi, realta' e verita' piu' grandi di ogni singolo partecipante. L'insegnante assume le vesti del fratello maggiore che in virtu' della propria esperienza e delle proprie conoscenze, fornisce gli elementi di comprensione, insegna i segreti della ricerca, svela i tranelli della disinformazione, addestra all'elaborazione di pensiero, conduce il dibattito alla luce dei valori, aiuta a fare intravedere gli scenari futuri e le soluzioni possibili.
"Futuro": ecco un'altra parola chiave della scuola democratica. La scuola dei saperi tiene la faccia rivolta al passato e spesso al passato remoto perche' il suo obiettivo e' il mantenimento dello status quo. La scuola della sovranita' popolare, invece, la tiene rivolta al futuro, perche' il suo scopo e' formare dei ragazzi che sappiano individuare e risolvere i problemi del loro tempo. Per questo la scuola deve concentrarsi sull'attualita' con tre obiettivi di fondo:
1. fare capire le ragioni, gli interessi, le concezioni, i meccanismi che hanno portato alla situazione presente;
2. le conseguenze possibili nel medio e lungo periodo;
3. le possibili soluzioni.
E' triste constatare come a distanza di quarant'anni "Lettera a una professoressa" sia ancora piu' attuale di prima a proposito di una scuola che sta letteralmente tornando indietro, che sta nuovamente diventando classista, autoritaria e selettiva.
Solo la partecipazione puo' interrompere questo processo reazionario. Serve un'opposizione unita e tenace formata non solo da professori, genitori e studenti, ma da tutti i cittadini, perche' la scuola e' un fatto di tutti. Un bene comune da salvaguardare con cura perche' la societa' del domani dipende dalla scuola di oggi.

3. MATERIALI. UNA BREVE NOTA BIOGRAFICA SU FRANCUCCIO GESUALDI
[Dal blog http://blog.francescogesualdi.eu riprendiamo il seguente testo]

Nato nel 1949 nei pressi di Foggia giunge a Barbiana nel 1956 ed e' allievo di don Milani fino al 1967.
Partecipa alla stesura di "Lettera a una professoressa". Nel 1968 frequenta il corso annuale per quadri sindacali della Cisl, che gli offre una formazione in campo economico.
Dal 1971 al 1974 insegna alla Scuola di Servizio Sociale a Calenzano (Fi). Poi e' in Bangladesh per un servizio di volontariato di due anni.
Nel 1983 si trasferisce a Vecchiano (Pi) per vivere un'esperienza semi-comunitaria con altre famiglie decise a dare solidarieta' concreta a situazioni di difficolta'. All'interno di questa iniziativa fonda il Centro Nuovo Modello di Sviluppo per affrontare da un punto di vista politico i temi dell'insostenibilita' ambientale, della poverta', della fame, del disagio nel Nord come nel Sud del mondo.
Lungo questo percorso matura la proposta del consumo critico, di nuovi stili di vita, di nuovi assetti sociali ed economici capaci di coniugare sobrieta' con piena occupazione e diritti fondamentali per tutti.
Attualmente e' pensionato. A titolo di volontariato coordina il Centro Nuovo Modello di Sviluppo, collabora con la Campagna Abiti Puliti, svolge attivita' di formazione sul tema del debito pubblico, del consumo critico, della ricerca di altri modelli economici d'ispirazione ecologica e sociale.

4. MATERIALI. UNA BREVE PRESENTAZIONE DEL CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO
[Dal sito del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano (per contatti: tel. 050826354, fax: 050827165, e-mail: coord@???, sito: www.cnms.it) riprendiamo il seguente testo]

Chi siamo: Ci chiamiamo Centro Nuovo Modello di Sviluppo, ma siamo tre famiglie. Viviamo insieme da venti anni, ma non siamo una comunita'. Naturalmente crediamo nel valore della vita in comune, ma non siamo pronti per questa scelta. Del resto, quando siamo partiti, alla fine degli anni '70, eravamo animati essenzialmente da ragioni di efficacia sociale e politica. Eravamo gia' famiglie impegnate sul fronte sociale tramite l'affido familiare, e sul fronte politico tramite l'attivita' sindacale, la cooperazione internazionale, il volontariato. Ma ci eravamo resi conto che a fronte dei nostri sforzi ottenevamo risultati scarsi. Sul fronte sociale le difficolta' provenivano dal vivere in quartieri mal disposti ad accettare presenze scomode. Sul fronte politico provenivano dalla frammentazione del tempo, dalla mancanza di una sede e di mezzi per divulgare le nostre idee e le nostre proposte. Concludemmo che se avessimo potuto vivere in uno stesso caseggiato, in cui condividere spazi, progetti e momenti comuni, avremmo potuto fare di piu'. Cosi' ci mettemmo in cerca di un casale sufficientemente grande da accogliere tre o quattro nuclei familiari e gia' predisposto per tirarci fuori degli spazi familiari autonomi e altri spazi comuni. Questa casa l'abbiamo trovata a Vecchiano, nei pressi di Pisa, e dopo cinque anni di duro lavoro, per rimetterla a posto, siamo entrati nel vivo del nostro progetto. Sul piano della convivenza ogni nucleo familiare ha un proprio spazio. Da questo punto di vista assomigliamo molto a un condominio, con la differenza che non siamo vicini per caso, ma per scelta. Nel contempo condividiamo un progetto e vari momenti della giornata. Il che ci fa assomigliare a una comunita'. Oltre alle iniziative sociali e politiche condividiamo la manutenzione della casa e vari servizi comuni come il pollaio, l'uliveto, la gestione della caldaia a legna. In piu' tutte le sere ceniamo insieme facendo a turno per la preparazione del pasto e la rigovernatura. Sul piano economico varie esperienze ci hanno mostrato che la gestione comunitaria dei soldi presenta piu' complicazioni che vantaggi. Cosi' abbiamo preferito che ogni famiglia avesse la propria autonomia finanziaria, con un membro che lavora fuori per riportare uno stipendio. Cio' non di meno, per ogni servizio comune abbiamo una cassa comune a cui ogni famiglia contribuisce con un metodo di calcolo particolare a seconda del servizio in questione. Ad esempio per la cassa cucina abbiamo fissato una quota a pasto, mentre per la cassa a cui attingiamo per le spese generali abbiamo allestito un complesso sistema di tassazione interna che tiene conto del reddito e del carico familiare. In conclusione la gestione dei soldi non ci ha mai creato problemi. Abbiamo una buona intesa anche rispetto allo stile di vita che noi consideriamo benestante, ma che i nostri amici considerano sobrio. In effetti cerchiamo di non buttare via nulla, facciamo la scelta differenziata dei rifiuti e cerchiamo di usare l'energia con parsimonia. Viviamo in campagna ed abbiamo un'automobile a famiglia, ma privilegiamo l'autobus per andare in citta', mentre per le lunghe distanze utilizziamo il treno. Per raggiungere l'autobus utilizziamo la bicicletta e se dobbiamo muoverci da soli su distanze medie, mal servite dai servizi pubblici, utilizziamo lo scooter. Sul piano dell'impegno sociale, noi pensiamo che di fronte al disagio e all'emarginazione bisogna dare sempre due risposte: la solidarieta' diretta e la politica. La prima per tamponare, la seconda per risolvere. E' chiaro che all'affamato, al senza famiglia, all'analfabeta, non si puo' chiedere di soddisfare i suoi bisogni dopo la rivoluzione. Bisogna dargli subito la possibilita' di nutrirsi, di avere una casa, di istruirsi. Per questo la solidarieta' immediata e' fondamentale. A questo proposito noi ci siamo dedicati prevalentemente all'affido familiare perche' e' il gesto piu' naturale che possiamo compiere come famiglie. Nello stesso tempo sappiamo che se limitiamo il nostro impegno all'assistenza rischiamo di condannare chi si trova in stato di bisogno a rimanerci per sempre. Ecco la necessita' della politica per rimuovere le cause profonde che generano disagio ed emarginazione. Per questo nella nostra casa abbiamo una sorta di centro studi e dedichiamo molto tempo alla formazione, all'informazione, alle campagne. Abbiamo cominciato la nostra attivita' ponendoci una domanda angosciante: come mai un mondo tanto ricco produce tanta poverta'. Che il mondo sia ricco lo sperimentiamo tutti i giorni. Basta che guardiamo come ci vestiamo, come viaggiamo, cosa mettiamo nei nostri piatti. Ci sfugge, invece, che questa condizione e' riservata a pochi. Solo il 20% della popolazione mondiale vive secondo il nostro standard di vita. L'altro 80% vive in condizioni di miseria. Un 50% vive addirittura in condizione di poverta' assoluta, una situazione che non consente di soddisfare neanche i bisogni fondamentali come il cibo, l'acqua potabile, la medicina di base, l'istruzione minima. Per capire le ragioni di tanta ingiustizia ci siamo buttati a capofitto nello studio dell'economia mondiale ed abbiamo capito che la poverta' non e' una fatalita', ma il risultato di un'economia assurda organizzata per servire esclusivamente l'interesse dei mercanti. Piu' in particolare e' il frutto dello scambio ineguale, del debito, dello sfruttamento del lavoro. Ma aver capito non ci e' bastato, perche' noi non siamo un centro di ricerca fine a se stesso. Noi siamo militanti e facciamo ricerca per indicare a noi e agli altri come possiamo opporci ai meccanismi ingiusti a partire dalla quotidianita'. In altre parole concepiamo il sapere solo se e' orientato all'azione. Per questo abbiamo cercato di sciogliere un altro nodo. Abbiamo voluto capire che ruolo giochiamo all'interno della macchina oppressiva perche' solo cosi' possiamo intervenire la' dove siamo piu' determinanti. Per trovare la risposta ci e' bastato mettere la testa dentro all'armadio e constatare che la nostra dispensa e' ricolma di prodotti che vengono dal Sud del mondo. Oggi che siamo nell'epoca della globalizzazione perfino i nostri guardaroba traboccano di camicie, canottiere, scarpe provenienti dall'Asia, dall'America latina, dall'Africa del nord. Cosi' abbiamo capito l'importanza strategica del consumo ed abbiamo cominciato a chiederci come potevamo trasformare questo momento da strumento di complicita' con gli oppressori a strumento di liberazione per gli oppressi. E' stata la scintilla che ha fatto partire tutto il ragionamento attorno agli stili di vita. Ad un tratto e' apparso chiaro che la politica non si fa solo nella cabina elettorale o nelle manifestazioni di piazza. La politica si fa ogni momento della vita: al supermercato, in banca, sul posto di lavoro, all'edicola, in cucina, nel tempo libero, quando ci si sposa. Scegliendo cosa leggere, come, cosa e quanto consumare, da chi comprare, come viaggiare, a chi affidare i nostri risparmi, rafforziamo un modello economico sostenibile o di saccheggio, sosteniamo imprese responsabili o vampiresche, contribuiamo a costruire la democrazia o a demolirla, sosteniamo un'economia solidale e dei diritti o un'economia animalesca di sopraffazione reciproca. In effetti la societa' e' il risultato di regole e di comportamenti e se tutti ci comportassimo in maniera consapevole, responsabile, equa, solidale, sobria, non solo daremmo un altro volto al nostro mondo, ma obbligheremmo il sistema a cambiare anche le sue regole perche' nessun potere riesce a sopravvivere di fronte ad una massa che pensa e che fa trionfare la coerenza sopra la codardia, il quieto vivere, le piccole avidita' del momento. Cio' spiega perche' la nostra attivita' si concretizza nella stesura di guide per informare i consumatori sul comportamento delle imprese, nell'organizzazione di campagne, in suggerimenti sugli stili di vita. Un piccolo contributo per un grande cambiamento.

5. MATERIALI. ALCUNE PUBBLICAZIONI DI FRANCUCCIO GESUALDI E DEL "CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO"

- Franco Gesualdi, Signorno', Guaraldi, Rimini-Firenze 1972.
- Franco Gesualdi, Economia: conoscere per scegliere, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1982.
- Franco Gesualdi e Pierangelo Tambellini del Centro nuovo modello di sviluppo (Vecchiano - Pi), Energia nucleare. Cos'e' e i rischi a cui ci espone, Movimento Nonviolento, Perugia 1997.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Lettera ad un consumatore del Nord, Emi, Bologna 1990, 1994.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Boycott! Scelte di consumo scelte di giustizia. Manuale del consumatore etico, Macro/edizioni, San Martino di Sarsina (Fo) 1992.
- Francuccio Gesualdi, Jose' Luis Corzo Toral, Don Milani nella scrittura collettiva, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1992.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Sulla pelle dei bambini, Emi, Bologna 1994, 1995.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Nord/Sud. Predatori, predati e opportunisti. Guida alla comprensione e al superamento dei meccanismi che impoveriscono il Sud del mondo, Emi, Bologna 1993, 1996.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al consumo critico. Informazioni sul comportamento delle imprese per un consumo consapevole, Emi, Bologna 1996.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Sud-Nord. Nuove alleanze per la dignita' del lavoro, Emi, Bologna 1996, 1997.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Geografia del supermercato mondiale. Produzione e condizioni di lavoro nel mondo delle multinazionali, Emi, Bologna 1996.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Ai figli del pianeta. Scelte per un futuro vivibile, Emi, Bologna 1998.
- Francesco Gesualdi del Centro nuovo modello di sviluppo, Manuale per un consumo responsabile. Dal boicottaggio al commercio equo e solidale, Feltrinelli, Milano 1999.
- Francesco Gesualdi, Giamila Gesualdi, Paola Costanzo, Te', infusi e tisane dal mondo, Sonda, Torino-Milano 2001.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al risparmio responsabile. Informazioni sui comportamenti delle banche per scelte consapevoli, Emi, Bologna 2002.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al telefono critico. Il mondo della telefonia messo a nudo, Terre di mezzo, Milano 2002.
- Willy Mutunga, Francesco Gesualdi, Stephen Ouma, Consumatori del nord lavoratori del sud. Il successo di una campagna della societa' civile contro la Del Monte in Kenya, Emi, Bologna 2003.
- Francesco Gesualdi, Acquisti trasparenti, Emi, Bologna 2005.
- Francesco Gesualdi, Giamila Gesualdi, Tutti i tipi di te', Sonda, Torino-Milano 2005.
- Francesco Gesualdi, John Pilger, Comprare con giustizia, Emi, Bologna 2005.
- Francesco Gesualdi, Centro nuovo modello di sviluppo, Sobrieta'. Dallo spreco di pochi ai diritti per tutti, Feltrinelli, Milano 2005.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Ai giovani figli del pianeta. Scegliamo insieme un futuro per tutti, Emi, Bologna 2005.
- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al vestire critico, Emi, Bologna 2006.
- Francesco Gesualdi, Acqua con giustizia e sobrieta', Emi, Bologna 2007.
- Francesco Gesualdi, Il mercante d'acqua, Feltrinelli Milano 2007.
- Francesco Gesualdi, Lorenzo Guadagnucci, Dalla parte sbagliata del mondo. Da Barbiana al consumo critico: storia e opinioni di un militante, Terre di mezzo, Milano 2008.
- Francesco Gesualdi, Vito Sammarco, Consumattori. Per un nuovo stile di vita, La Scuola, Brescia 2009.
- Francesco Gesualdi, L'altra via. Dalla crescita al benvivere, programma per un'economia della sazieta', Terre di Mezzo, Milano 2009.
- Francesco Gesualdi, Dario Bossi, Il prezzo del ferro. Come si arricchisce la piu' grande multinazionale del ferro e come resistono le vittime a livello mondiale, Emi, Bologna 2010.
- Francesco Gesualdi, Cercatori del regno. Cammino missionario verso la Pasqua 2011. Una Quaresima per crescere nella spiritualita' dei nuovi stili di vita, Emi, Bologna 2011.
- Francesco Gesualdi, I fuorilega del nordest, Dissensi, 2011.
- Centro nuovo modello di sviluppo, I mercanti della notizia. Guida al controllo dell'informazione in Italia, Emi, Bologna 2011.
- Francesco Gesualdi, Facciamo da soli. Per uscire dalla crisi, oltre il mito della crescita: ripartiamo dal lavoro e riprendiamoci l'economia, Altreconomia, Milano 2012.
- Francesco Gesualdi, Le catene del debito. E come possiamo spezzarle, Feltrinelli, Milano 2013.
- Francesco Gesualdi, L'economia del bene comune, Feltrinelli, Milano 2013.
- Francesco Gesualdi, Cambiare il sistema. La storia e il pensiero del padre del consumo critico, fondatore del "Centro nuovo modello di sviluppo", Altreconomia, Milano 2014.
*
Ovviamente cfr. inoltre anche almeno:
- Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1967.
- AA. VV., La Rete di Lilliput. Alleanze, obiettivi, strategie, Emi, Bologna 2001.

6. RIFERIMENTI. PER PROMUOVERE INCONTRI CON FRANCUCCIO GESUALDI

Contattare il Centro nuovo modello di sviluppo, via della Barra 32, 56019 Vecchiano (Pisa), tel. 050826354, fax: 050827165, e-mail: coord@???, sito: www.cnms.it

7. REPETITA IUVANT. DA BARBIANA A BRUXELLES. UN APPELLO

Invitiamo a votare Francuccio Gesualdi candidato al parlamento europeo nella lista "L'altra Europa con Tsipras" nella circoscrizione nell'Italia centrale (ma perche' possa essere eletto occorre votare la stessa lista anche nelle altre zone d'Italia poiche' si puo' essere eletti solo se la lista in cui si e' candidati supera il 4 per cento dei voti a livello nazionale, e non e' affatto scontato che questa lista - l'unica lista di sinistra - ci riesca).
Invitiamo a votare Francuccio Gesualdi perche' lo conosciamo ed ammiriamo il suo impegno, la sua coerenza, il suo rigore morale, la sua riflessione sociale e politica, la sua lotta costante per la liberazione delle oppresse e degli oppressi, la sua condivisione della vita di chi subisce ingiustizia, di chi soffre, di chi si batte per la dignita' di tutte le persone; la sua nonviolenza realmente vissuta e svolta in pensiero ed azione.
Francuccio Gesualdi e' stato allievo di don Lorenzo Milani nella scuola di Barbiana, e' animatore del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, insieme a padre Alex Zanotelli ha promosso la nascita della "Rete di Lilliput", e' da sempre impegnato in molte iniziative concrete di solidarieta' e di difesa dei diritti umani e dell'ambiente, ha contribuito a far nascere e crescere in Italia la consapevolezza, l'azione e le reti del consumo critico ed etico, del commercio equo e solidale, degli stili di vita sobri e responsabili, dell'impegno per garantire a tutta l'umanita' il diritto al cibo, all'acqua, a un ambiente vivibile, alla dignita'. Ha scritto libri utilissimi come ad esempio il Manuale per un consumo responsabile (1999), Sobrieta' (2005), Le catene del debito (2013).
Chi condivide la nostra opinione faccia circolare questa informazione: si vota domenica e tantissime persone che sarebbero felici ed orgogliose di votarlo ancora neppure sanno che Francuccio Gesualdi e' candidato.
Portiamo la nonviolenza nell'unica istituzione dell'Unione Europea eletta direttamente dai cittadini.

8. MATERIALI. UN MODELLO DI LETTERA ALLE PERSONE AMICHE

Carissime e carissimi,
vorrei farvi sapere che nella circoscrizione dell'Italia centrale nella lista "L'altra Europa con Tsipras" e' candidato Francuccio Gesualdi.
Francuccio Gesualdi e' stato allievo di don Lorenzo Milani nella scuola di Barbiana, e' animatore del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, insieme a padre Alex Zanotelli ha promosso la nascita della "Rete di Lilliput", e' da sempre impegnato in molte iniziative concrete di solidarieta' e di difesa dei diritti umani e dell'ambiente, ha contribuito a far nascere e crescere in Italia la consapevolezza, l'azione e le reti del consumo critico ed etico, del commercio equo e solidale, degli stili di vita sobri e responsabili, dell'impegno per garantire a tutta l'umanita' il diritto al cibo, all'acqua, a un ambiente vivibile, alla dignita'. Ha scritto libri utilissimi come ad esempio il Manuale per un consumo responsabile (1999), Sobrieta' (2005), Le catene del debito (2013).
Vi proporrei sia di votarlo, sia di far circolare l'informazione.
Con Francuccio Gesualdi possiamo portare al parlamento europeo le esperienze, le riflessioni, le lotte e le proposte veramente necessarie.
Grazie dell'attenzione, grazie della solidarieta'.
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9. MATERIALI. UN MODELLO DI LETTERA AI MEZZI D'INFORMAZIONE

Gentili signori,
vorrei farvi sapere che nella circoscrizione dell'Italia centrale nella lista "L'altra Europa con Tsipras" e' candidato Francuccio Gesualdi.
Francuccio Gesualdi e' stato allievo di don Lorenzo Milani nella scuola di Barbiana, e' animatore del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, insieme a padre Alex Zanotelli ha promosso la nascita della "Rete di Lilliput", e' da sempre impegnato in molte iniziative concrete di solidarieta' e di difesa dei diritti umani e dell'ambiente, ha contribuito a far nascere e crescere in Italia la consapevolezza, l'azione e le reti del consumo critico ed etico, del commercio equo e solidale, degli stili di vita sobri e responsabili, dell'impegno per garantire a tutta l'umanita' il diritto al cibo, all'acqua, a un ambiente vivibile, alla dignita'. Ha scritto libri utilissimi come ad esempio il Manuale per un consumo responsabile (1999), Sobrieta' (2005), Le catene del debito (2013).
Per informazioni e contatti: Centro nuovo modello di sviluppo, via della Barra 32, 56019 Vecchiano (Pisa), tel. 050826354, fax: 050827165, e-mail: coord@???, sito: www.cnms.it
Grazie dell'attenzione e distinti saluti.
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Data
Indirizzo del mittente

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PER UN'EUROPA NONVIOLENTA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)
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Numero 16 del 23 maggio 2014
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