[nuovopci] Avviso ai naviganti 42 - A proposito di un artico…

Borrar esta mensaxe

Responder a esta mensaxe
Autor: \(nuovo\) Partito comunista italiano
Data:  
Para: npci.inter
Asunto: [nuovopci] Avviso ai naviganti 42 - A proposito di un articolo di Giorgio Cremaschi


          [1]
          [2]
          [3]


_AVVISO AI NAVIGANTI_ 42

18 maggio 2014

(SCARICATE IL TESTO IN VERSIONE OPEN OFFICE [4], PDF [5] O WORD [6] )

A PROPOSITO DI UN ARTICOLO DI GIORGIO CREMASCHI

L'articolo _ Non c'è più la CGIL [7]_ di Giorgio Cremaschi ha il pregio
di chiamare chiaramente chi lo legge a fare il punto della situazione
del movimento sindacale italiano e a trovare una linea per la rinascita.
Fatto dal più autorevole esponente della sinistra dei sindacati di
regime (difficile considerare tale un Maurizio Landini sempre più
impigliato nel gioco tra Camusso, Renzi e Vendola), l'appello merita di
essere considerato seriamente. E certamente sarà considerato seriamente
dai frequentatori dei molti periodici on line che l'hanno rilanciato,
anche se è comparso sulla rivista _Alternative per il socialismo_ cui
meglio si addice la denominazione _Alternative al socialismo_ (basti
dire che la rivista è diretta dall'ignobile individuo che sarà ricordato
per aver posto termine, con un lauto vitalizio per sé, alla presenza nel
Parlamento della Repubblica Pontificia di ogni gruppo che si dichiari
comunista e che non perde occasione per biascicare "la storia di errori
e orrori" che ha preso dal _Libro nero del comunismo_ di berlusconiana
memoria).

Proprio per l'importanza che il ruolo del suo autore conferisce a _Non
c'è più la CGIL,_pesa maggiormente il difetto maggiore dell'articolo:
porre il problema della crisi del movimento sindacale italiano con una
straordinaria limitatezza di orizzonti sia storici (l'arco di tempo che
prende in esame : "dagli anni 50 e 60 del secolo scorso") sia di
contenuto (voler trovare la via della rinascita del movimento sindacale,
l'uscita dalla crisi del movimento sindacale, nel movimento sindacale
stesso, in un qualche "sindacalismo conflittuale" di "dimensione più
vasta" che il "chilometro zero").

Cremaschi in qualche modo avverte la ristrettezza dei limiti in cui si
costringe ("forse c'è qualche rapporto" tra la crisi del movimento
sindacale e la crisi "della sinistra radicale e anticapitalista" … "alla
CGIL è venuto meno il retroterra politico e culturale delle grandi
organizzazioni politiche della sinistra. Non c'è più il Partito
Comunista"). Ma non ne esce, non sviluppa fino in fondo questo pensiero.


Cremaschi e quelli che con lui cercano la via d'uscita dalla crisi del
movimento sindacale la troveranno se andranno oltre i limiti storici e
di contenuto in cui essi stessi si costringono. Quando la troveranno,
vedranno meglio anche le forze che possono mobilitare, che quei limiti
oggi gli impediscono di vedere: Cremaschi dimentica che perfino "quella
struttura di apparato tanto vasta quanto chiusa verso l'esterno" è tanto
poco chiusa ai sintomi della propria crisi che Susanna Camusso l'8
maggio è stata eletta con il voto contrario di ben 14 dei suoi 122
sostenitori appena eletti nel Direttivo Nazionale della CGIL (che conta
151 membri). Non ha torto il mensile del Partito dei CARC, _Resistenza_,
che nel numero di maggio ha titolato _ La CGIL scoppierà tra le mani
della destra che la dirige [8]_ il suo bilancio della campagna
congressuale CGIL.

Ben dice Cremaschi: con la crisi del movimento sindacale, inteso come
movimento a cui i lavoratori partecipano, CISL e UIL ritornano alle
origini. Infatti sono nate per iniziativa del clero e della borghesia
imperialista (USA nel caso specifico) che hanno usato la loro influenza
per raccogliere lavoratori sotto le bandiere della CISL e della UIL. Ma
Cremaschi nella sua ricostruzione storica e logica trascura che invece
la CGIL rinacque dalle ceneri del fascismo per iniziativa dei comunisti,
cioè del PCI.

Parimenti trascura che "le condizioni della ripresa dell'iniziativa"
della CGIL negli "anni 50 e 60 del secolo scorso" furono costruite dopo
che, sotto la direzione del PCI, i partigiani avevano riconsegnato ai
padroni le fabbriche (e alla burocrazia fascista le prefetture e le
questure) che, sempre sotto la direzione del PCI, avevano occupato alla
fine della Resistenza: cioè furono costruite come contrappeso alla
collaborazione del PCI all'instaurazione della Repubblica Pontificia e
surrogato della rivoluzione socialista a cui il PCI rinunciava benché il
movimento comunista fosse ancora in ascesa in tutto il mondo. In Italia
come in tutti i paesi imperialisti nel secondo dopoguerra le conquiste
di civiltà e di benessere le masse popolari le strapparono lottando
contro la borghesia imperialista, ma fu deviando le masse su questa via
che la borghesia imperialista e il suo clero riuscirono a riprendere
saldamente il controllo della situazione, controllo che era stato
gravemente compromesso dalla sconfitta del nazifascismo ad opera non
solo dell'Unione Sovietica, ma anche dell'Internazionale Comunista.
Questa infatti aveva reso impossibile la collusione degli USA e della
Gran Bretagna con la Germania hitleriana (a proposito di questo
passaggio della storia mondiale rimandiamo all'articolo _Un libro e
alcune lezioni [9]_ di Umberto C. comparso su _La Voce_ n. 24).

In Italia poi l'inizio del ripiegamento del movimento sindacale (linea
dell'EUR - Luciano Lama, 1978) è strettamente intrecciato non solo con
l'inizio della seconda crisi generale del capitalismo per
sovrapproduzione assoluta di capitale, ma anche con la sconfitta
dell'ultimo tentativo di dare al primo movimento comunista italiano una
direzione alternativa al revisionismo moderno, una direzione
rivoluzionaria. Infatti è in quegli stessi anni che naufragano nel
militarismo le Brigate Rosse, nate all'inizio degli anni '70 con il
proposito e sul progetto di venire a capo con la propaganda armata della
direzione revisionista che si era imposta nel PCI annegando la
Resistenza nella Repubblica Pontificia.

- Per capire la situazione attuale del movimento sindacale e trovare il
bandolo della matassa, la via della rinascita, bisogna uscire dal
movimento sindacale, allargare gli orizzonti alla storia complessiva
della lotta di classe nel nostro paese e nel mondo. Il movimento
sindacale è solo un aspetto di quella lotta, una componente di essa,
neanche la componente principale: solo i gruppi di ispirazione
bordighista e trotzkista coltivano ancora oggi la concezione che la
lotta sindacale [e comunque rivendicativa, _tradeunionistica_ la
chiamava Lenin a sottolineare che in essa includeva sia le
rivendicazioni rivolte al padrone (salari, condizioni di lavoro, servizi
aziendali) sia le rivendicazioni rivolte allo Stato dei padroni
(legislazione, servizi, sussidi, fisco, ecc.)] sarebbe, sempre e
ovunque, la principale e necessaria via di accesso del proletariato alla
lotta politica rivoluzionaria, alla lotta per instaurare il socialismo,
quando non sostengono addirittura che sarebbe già di per se stessa,
direttamente, lotta politica. Proprio in questi mesi in Italia questa
concezione è stata apertamente riproposta, abbellita e condita con una
ricca (e piuttosto sconclusionata) antologia di dati statistici (_Dove
sono i nostri [10]_), dal gruppo Clash City Workers: e nella confusione
e demoralizzazione attuali fa brodo. Ma la teoria e la realtà l'hanno da
tempo irrefutabilmente confutata. Nel 1902 Lenin nel trattato _ Che
fare? [11]_ ha dimostrato teoricamente che era una concezione sbagliata
della realtà. La storia della prima ondata della rivoluzione proletaria
l'ha smentita nei fatti al di là di ogni dubbio e appello. La sterilità
(storica, dimostrata su un lungo periodo di anni, sia in periodi di
ascesa sia in periodi di declino del movimento comunista) dell'attività
(a volte anche generosa se ci si potesse limitare a considerare gli
sforzi individuali) dei gruppi di ispirazione bordighista e trotzkista
conferma in negativo l'erroneità della concezione che la lotta sindacale
(o comunque rivendicativa) è l'inizio e la base della lotta di classe.
La lotta sindacale è solo un aspetto, neanche il principale e tanto meno
quello decisivo, della lotta di classe.

- Per capire la situazione attuale del movimento sindacale e trovare il
bandolo della matassa, la via della rinascita, bisogna usare il
materialismo dialettico come metodo di analisi: non solo considerare i
molti aspetti della realtà, ma considerare la trasformazione che ogni
aspetto ha compiuto e compie e le relazioni tra di essi.

La storia del movimento sindacale è un aspetto della storia della lotta
del proletariato alla testa del resto delle masse popolari e dei popoli
oppressi contro la borghesia imperialista e il suo clero. È impossibile
capire l'attuale crisi del movimento sindacale e trovare la soluzione ad
essa, se ci si ostina a restare chiusi nel movimento sindacale, a
cercare l'alternativa alla crisi in una linea sindacale combattiva, in
un sindacato conflittuale. Che non basti un sindacato conflittuale,
Cremaschi in qualche misura lo sente: "Il sindacalismo di base, pur
promotore di conflitti generosi ed importanti, ha dimostrato di non
avere la forza" di occupare il posto un tempo occupato dalla CGIL
("anche per le sue divisioni" butta lì Cremaschi tanto per non
dimenticare il radicato eclettismo, per cui si indebolisce o addirittura
abbandona la ricerca dell'aspetto principale e decisivo, la
ricostruzione del filo logico del processo, per andar dietro ai mille
aspetti secondari che compongono ogni processo reale). Ma non va oltre,
non sviluppa fino in fondo il suo pensiero.

Chi vuole capire la crisi attuale del movimento sindacale e trovare la
soluzione, deve uscire dai limiti del movimento sindacale, deve
approdare al bilancio del movimento comunista.

PERCHÉ NELLA PRIMA PARTE DEL SECOLO SCORSO, NEL CORSO DELLA PRIMA ONDATA
DELLA RIVOLUZIONE PROLETARIA, I PARTITI COMUNISTI NON HANNO INSTAURATO
IL SOCIALISMO IN NESSUNO DEI PAESI IMPERIALISTI?

La rivoluzione di nuova democrazia in Russia (e poi in Cina e in altri
paesi) non ha dato il via alla rivoluzione socialista in Europa e negli
USA. L'attuale crisi del movimento sindacale è un aspetto della più
generale crisi del movimento comunista (Cremaschi che non distingue il
movimento comunista dalla sinistra borghese, presenta la crisi del primo
e della seconda come un unico fenomeno: "devastazione nel campo della
sinistra radicale e anticapitalista"). La domanda che abbiamo posto è il
punto di partenza di ogni seria inchiesta e di ogni seria ricerca di
soluzione anche a proposito della crisi del movimento sindacale.

A questa domanda il nuovo Partito comunista italiano ha dato una
risposta, a nostro parere esauriente, nell'opuscolo _ I quattro temi
principali da discutere nel movimento comunista internazionale [12]_.
Invitiamo quindi i nostri lettori a studiarlo e a scendere in campo.
Nella rivoluzione socialista, per superare il capitalismo e la società
borghese, quello che i suoi promotori pensano decide di quello che
fanno. Solo se hanno una comprensione abbastanza avanzata delle
condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe, riescono
a dirigerla con successo, dissero già Marx ed Engels (_Manifesto del
partito comunista [13]_, 1848). Chi non ha una linea giusta, ne segue
una sbagliata. Chi non ha autonomia ideologica della borghesia e dal
clero, opera sotto l'influenza della borghesia imperialista e del suo
clero (in particolare chi pretende di parlare della lotta di classe in
Italia senza considerare il ruolo della Corte Pontificia e del suo
clero, ne è succube: come dimostra la triste fine del partito radicale:
dei Pannella, degli Spadaccia e delle Bonino). Sono la coscienza e
l'organizzazione che fanno del numero dei proletari una forza politica,
che fanno delle masse popolari i protagonisti della loro storia.
Coscienza e organizzazione non nascono spontaneamente dall'esperienza
dello sfruttamento e dell'oppressione: richiedono una specifica attività
intellettuale e una riforma morale. È questo l'apporto dei comunisti
alla lotta di classe degli operai contro la borghesia imperialista e il
suo clero.

Avanti quindi nella ricerca di una comprensione più avanzata delle
condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe! Su questa
base riusciremo a spingerla avanti fino all'instaurazione del socialismo
e oltre, verso il comunismo!

[2]

Se vuoi fare commenti proposte o critiche utilizza questo link [2]



Links:
------
[1] http://www.nuovopci.it/index.html
[2] https://nuovopci.wordpress.com
[3] http://www.nuovopci.it/voce/voce46/lavoce46.html
[4]
http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav42/Avv_ai_naviganti_42_Giorgio_Cremaschi_e_la_storia.odt
[5]
http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav42/Avv_ai_naviganti_42_Giorgio_Cremaschi_e_la_storia.pdf
[6]
http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav42/Avv_ai_naviganti_42_Giorgio_Cremaschi_e_la_storia.doc
[7]
http://www.rete28aprile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4582:145-non-ce-piu-la-cgil-&catid=10:primo-piano&Itemid=29
[8]
http://www.carc.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1932:la-cgil-scoppiera-tra-le-mani-della-destra-che-la-dirige&catid=6:resistenza-del-mese&Itemid=11
[9] http://www.nuovopci.it/voce/voce24/librlez.html
[10]
http://www.clashcityworkers.org/documenti/analisi/1305-dove-sono-i-nostri.html
[11] http://marxists.org/italiano/lenin/1902/3-chefare/cf-index.htm
[12] http://www.nuovopci.it/scritti/i4temi/index.html
[13] http://www.nuovopci.it/classic/marxengels/manifesto/indice.html