Autore: pilar castel Data: To: forumroma@inventati.org Oggetto: [RSF] FW: [deliberiamoroma] 17 maggio : in piazza per riaprire la
speranza
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Date: Sun, 11 May 2014 15:39:27 +0200
Subject: [deliberiamoroma] 17 maggio : in piazza per riaprire la speranza
17 MAGGIO : IN PIAZZA
PER RIAPRIRE LA SPERANZA
Tre anni fa, nel giugno 2011,
la maggioranza assoluta del popolo italiano votò un referendum per dire che
l'acqua e i beni comuni, in quanto essenziali alla vita delle persone e garanzia
di diritti universali, dovevano essere sottratti alle regole del mercato e
riconsegnati alla gestione partecipativa delle comunità locali.
Si è trattato di una cesura
storica contro la favola, da decenni imperante, del pensiero unico dal mercato e
della promessa di ricchezza collettiva prodotta dal suo libero dispiegarsi,
senza vincoli di sorta.
Venne allora decretata la
fine del consenso all'ideologia del “privato è bello”, mentre la miriade di
conflittualità sociali aperte sulla difesa dei beni comuni e dei territori
suggerì la possibilità e l'urgenza di un altro modello sociale.
Fu allora che, complice la
crisi, artificialmente costruita attorno alla trappola del debito pubblico -in
realtà una crisi del sistema bancario, scaricata sugli Stati e fatta pagare ai
cittadini- venne proposto, con rinnovata forza e ferocia, il paradigma del
“privato” che, anche se non più bello, va comunque accettato come “obbligatorio
e ineluttabile”.
L'obiettivo, tuttora in
campo, è la consegna della società, della vita delle persone e della natura ai
grandi capitali accumulatisi in trent'anni di speculazioni finanziarie, che, per
uscire dal circolo vizioso di bolle che preparano altre bolle, necessitano di
investimenti su asset nuovi e altamente profittevoli, beni comuni in primis.
Ed è esattamente nella
facilitazione del raggiungimento di questo obiettivo che si colloca la strategia
delle elite politico-finanziarie al comando dell'Unione Europea e l'azione
compulsiva del governo Renzi : privatizzazione di tutti i beni pubblici, siano
essi patrimonio o servizi,
deregolamentazione totale
delle condizioni di lavoro, messa a valorizzazione finanziaria del territorio e
della natura, piena libertà di movimento per i capitali finanziari e messa a
disposizione degli stessi della ricchezza sociale e delle risorse a
disposizione.
In attesa che, con il
Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (Ttip), in piena e
segreta negoziazione fra Ue e Usa, si crei la più grande area di libero scambio
del pianeta realizzando l'utopia delle multinazionali.
Che tutto questo necessiti di
una drastica riduzione della democrazia, appare evidente da diversi fattori di
stretta attualità: le proposte di riforme istituzionali e di una nuova legge
elettorale, tese all'azzeramento di ogni ruolo dell'attività parlamentare e al
rafforzamento autoritario dei poteri degli esecutivi; l'attacco definitivo alla
funzione pubblica e sociale degli enti locali, con l'obbligo, sotto la scure del
patto di stabilità, della messa sul mercato di patrimonio, servizi e territorio;
la repressione messa in campo contro i movimenti sociali, dalle assurde accuse
di terrorismo per gli attivisti No Tav alla sconsiderata gestione dell'ordine
pubblico nelle piazze di Roma e Torino.
Siamo di fronte alla crisi
sistemica di un modello che, per poter proseguire, è necessitato ad aggredire i
diritti sociali e del lavoro e ad impossessarsi dei beni comuni.
Le
conseguenze di questa perseveranza nelle politiche di austerità sono più che
evidenti: un drammatico impoverimento di ampie fasce della popolazione,
sottoposte a perdita del lavoro, del reddito, della possibilità di accesso ai
servizi, ai danni ambientali e ai conseguenti impatti sulla salute, con
preoccupanti segnali di diffusione di disperazione individuale e
sociale.
Ma a tutto questo è
giunto il momento di dire basta.
In questi anni, dentro
le conflittualità aperte in questo paese, sono maturate esperienze di lotta
molteplici e variegate, tutte accomunate da un comune sentire: non vi sarà
alcuna uscita dalla crisi che non passi attraverso una mobilitazione sociale
diffusa per la riappropriazione sociale dei beni comuni, della gestione dei
territori, della ricchezza sociale prodotta, di una nuova democrazia
partecipativa.
Sono esperienze che,
mentre producono importantissime resistenze sui temi dell'acqua, dei beni comuni
e della difesa del territorio, dell'autodeterminazione alimentare, del diritto
all'istruzione, alla salute e all'abitare, del contrasto alla precarietà della
vita e alla mercificazione della società,
prefigurano la
possibilità di una radicale inversione di rotta e la costruzione di un altro
modello sociale e di democrazia.
Grazie ad una proposta avanzata dal Forum italiano dei movimenti per
l'acqua, tutte queste esperienze si sono incontrate, si sono riconosciute e
hanno giudicato maturo il tempo di prendere parola, per riaprire lo spazio
pubblico della speranza e dell'alternativa, promuovendo tutte assieme una
manifestazione nazionale a Roma per sabato 17 maggio.
Un appuntamento collettivo -radicale nei contenuti, pacifico,
colorato e partecipativo nelle pratiche- che chiama le donne e gli uomini di
questo paese a dire, tutte e tutti assieme, come non vi sia alcuna uscita
possibile dalla crisi, perseguendo le politiche di austerità dell'Unione Europea
e del Governo Renzi, fatte di Fiscal Compact, patto di stabilità, pareggio di
bilancio, svendita del patrimonio pubblico e dei territori, precarizzazione e
privatizzazioni.
Una grande alleanza sociale dal basso, aperta e inclusiva, per
riappropriarsi della possibilità di un futuro diverso, e per affermare come, tra
la Borsa e la vita, abbiamo scelto la vita.
Con l'allegria di chi vede l'orizzonte, con la determinazione di chi
conosce l'insopportabilità del presente.
Marco Bersani
(Attac Italia)
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