[RSF] FW: [patrimoniocomune] note

Delete this message

Reply to this message
Autor: pilar castel
Data:  
A: forumroma@inventati.org, Poema, marcello biondo
Assumpte: [RSF] FW: [patrimoniocomune] note


From: posta@???
Date: Sun, 27 Apr 2014 14:19:23 +0200
To: patrimoniocomune@???; servizipubblici_roma@???
Subject: [patrimoniocomune] note

ho scritto queste brevi note sulla risposta di marino all'articolo di sandrose lo si ritiene si possono mettere sui siti
fabio
----------------------------


Nella risposta all'articolo di Sandro
Medici sul Manifesto il sindaco lo accusa di “non aver compreso
l'entità e la natura della contesa in corso” e accusa la
coalizione deLiberiamoRoma di voler “mettere la giunta con le
spalle al muro”. Tradotto in italiano “Ho già tanti
problemi con il PD, non vi ci mettete anche voi”.
A me sembra invece che sia Ignazio
Marino a non comprendere la portata della contesa in corso.

Eseguendo i “compiti a casa” della troika il Governo e il Parlamento italiano hanno messo il cappio al
collo della Capitale. Si vuole che Roma sia messa in vendita, dalle
aziende, al patrimonio, affinché il capitali europei possano fare la
spesa a buon mercato, come è già successo in Grecia. Allineandosi con le pressioni dei
costruttori romani il Consiglio comunale ha deliberato
bipartisanamente che la giunta deve riaprire le porte al cemento.
Privatizzazioni e cemento: si tratta della stessa ricetta che ha già
portato Roma al tracollo sociale e finanziario.
La contesa in atto non è sulla
trasparenza e il buon governo, ma sugli interessi da privilegiare:
prima la finanza o prima le persone? Non si regge a questo assedio,
se davvero si vuole cambiare , arroccandosi nel fortino, ma uscendo
in campo aperto con un'altra politica che sappia conquistare il
sostegno delle masse popolari romane.

E qui sta il punto: le quattro delibere
popolari avanzate da una larga coalizione di cittadinanza attiva
romana non “mettono con le spalle al muro” la giunta, ma offrono,
se la si vorrà cogliere, un'occasione per uscire, a sinistra, da una
situazione di stallo.

Ho personalmente apprezzato il braccio
di ferro ingaggiato dal primo cittadino con gli uomini di Caltagirone
all'Acea per restituire al Comune di Roma il controllo di quella che
è (ancora) una sua azienda, (ed anche la dichiarazione contraria ad
una sua ulteriore privatizzazione esplicitamente obbligatoria nella
prima versione del Salvaroma). Ma perché questa non sembri una
contesa di poltrone, o un gioco di palazzo, occorre che ne siano
esplicitati gli obiettivi: non si tratta di cambiare gli uomini, ma
di cambiare politica.

L'occasione è vicina: se alla
assemblea dei soci Acea del 5 giugno il Sindaco espliciterà che,
come chiede una delle quattro delibere popolari, intende
ripubblicizzare Acea ATO2 per rendere l'acqua realmente pubblica, non
ho dubbi che il popolo dell'acqua sarà in piazza in difesa del suo
Sindaco contro i poteri forti romani.
Roma è attraversata da un gravissimo
problema abitativo, causato dalla bolla immobiliare e dall'abbandono
dell'edilizia pubblica dei decenni precedenti, mentre oltre centomila
alloggi sono sfitti o invenduti. Di fronte a ciò non basta
incontrare i movimenti per il diritto alla casa: lo faceva anche
Alemanno. Se, come chiede la delibera PatrimonioComune, si
provvedesse rapidamente a mettere a disposizione dei senza casa
patrimonio pubblico e privato (intervenendo con la requisizione) i
romani potrebbero riconoscere che c'è in corso un cambiamento che li
riguarda.

E ancora: Roma è piena di
associazioni, gruppi, comitati, pronti a prendere in gestione gli
immobili abbandonati per farne luoghi di cultura, partecipazione,
socialità, servizi, lavoro. Cosa impedisce che lo si faccia
rapidamente costruendo sulla cittadinanza attiva il processo di
rigenerazione (e rinascimento) urbana che si dice voler perseguire? I
fondi che servono li si trovino tassando la grande proprietà e la
rendita, invece che svendendo il patrimonio.

Si sta predisponendo il bilancio 2014.
E' l'occasione per togliersi il cappio da collo, come chiede la
delibera popolare sul Patto di stabilità, stanziando i fondi per le
scuole dell'infanzia per dare risposta ai 4000 bambini esclusi dal
diritto costituzionale all'istruzione, come propone la quarta
delibera popolare. Si apra su questo un contenzioso con il governo
invece di predisporsi ai fare i “compiti a casa” imposti dallo
StragolaRoma, e si chiami queste 4000 famiglie alla mobilitazione.

Ci si dirà, continuando a non capire,
che questa è la politica del più uno. Si tratta invece
semplicemente di fare delle scelte; e fare un'altra politica: il
“cambialento” non funziona.




Fabio Alberti