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AVVISO AI NAVIGANTI 41

18 aprile 2014

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Il Controsemestre popolare

Dalla protesta contro il corso delle cose e dalla lotta contro la
borghesia e il clero che lo impongono, alla mobilitazione e
organizzazione delle masse popolari perché costituiscano un loro governo
d'emergenza!

Giorgio Cremaschi - Ross@, Confederazione Usb, Confederazione Cobas,
Rete 28 Aprile - Cgil, Rete dei Comunisti, Sinistra Anticapitalista,
Militant - Rete Noi Saremo Tutto hanno convocato per mercoledì 23 aprile
un incontro a Roma per "definire la piattaforma e il percorso del
Controsemestre popolare" contro l'UE, di cui il governo italiano
Renzi-Berlusconi assume dall'inizio del prossimo luglio la presidenza
semestrale, succedendo secondo la turnazione abituale al governo greco
(già questo la dice lunga sul ruolo effettivo della presidenza di cui il
governo Renzi-Berlusconi fa grande uso nella sua campagna per arraffare
voti nelle elezioni europee del 25 maggio). In appendice riportiamo il
testo integrale dell'invito diffuso dai sette organismi promotori
dell'incontro a cui sollecitiamo organismi politici, Organizzazioni
Operaie delle aziende capitaliste e Organizzazioni Popolari delle
aziende pubbliche, territoriali o tematiche a mandare delegati con
l'obiettivo di fare del Controsemestre popolare una campagna di
mobilitazione e organizzazione delle masse popolari per costituire un
proprio governo d'emergenza, il Governo di Blocco Popolare [7] e farlo
ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia.

A considerare seriamente l'invito ci induce più il seguito che i
promotori già hanno in vari settori delle masse popolari (le
manifestazioni del 18 e 19 ottobre 2013 ne hanno dato la misura) che la
fiducia nel proposito che i sette dichiarano: essere finalmente decisi a
"reagire davvero" alle "aggressioni" che il governo Renzi "come i suoi
predecessori" (Prodi, Berlusconi, Monti, Letta) e l'Unione Europea
portano alle masse popolari usando la crisi come "la grande occasione"
per "smantellare la più grande conquista dei popoli europei: lo stato
sociale". Anche circa un anno fa, alla vigilia dell'assemblea dell'11
maggio a Bologna dove fondarono Ross@, Giorgio Cremaschi e gli altri
soci fondatori dichiararono solennemente il loro serio proposito di
finalmente "fare sul serio". Noi non mettiamo in dubbio oggi, come non
lo mettemmo in dubbio nel maggio 2013, che sono seriamente intenzionati.
È sugli effetti del loro serio proposito che nutriamo dubbi più che
seri. Non tanto per i riscontrati effetti del proposito di "fare sul
serio" proclamato a maggio 2013 (a tutti capita di sbagliare e per di
più l'impresa non è facile), ma perché sussistono le premesse perché gli
effetti del proposito di aprile 2014 siano pari agli effetti del
proposito di maggio 2013. Quali sono queste premesse?

Individuare e ragionare seriamente su queste premesse sarà utile a tutti
quei promotori dell'incontro che nonostante le dichiarazioni di oggi
sono in grado di approfittare dell'esperienza e del patrimonio del
movimento comunista e ai tanti che vi parteciperanno e che vogliono
davvero farla finita sia con governi come il governo Renzi-Berlusconi e
i suoi predecessori sia con l'UE. Affrontare seriamente un compito non è
solo questione di buona volontà. È anche, anzi è principalmente
questione di farsi una visione giusta, scientifica del problema e darsi
i mezzi per risolverlo. Agire alla cieca, mossi dalla sacrosanta
indignazione per il corso delle cose e dal buon senso, dalla media delle
opinioni diffuse dalle classi dominanti, non porta lontano. Il seguito
finora dato alle manifestazioni spartiacque del 18 e 19 ottobre 2013 (in
proposito rinviamo al Comunicato CC 40/2013 [8] - 20 ottobre 2013) lo
conferma. Giustamente proprio un illustre esponente di Rete dei
Comunisti, Francesco Piccioni, qualche giorno fa (in un articolo del 9
marzo) indicava come mali dominanti la "coazione a ripetere i cartelli
elettorali", le "scadenze a raffica" di manifestazioni e la sostituzione
della "media delle opinioni espresse" alla comprensione del corso delle
cose.

I promotori dell'incontro constatano che "l'Italia è ancora indietro sul
terreno della costruzione dell'opposizione, della contestazione,
dell'alternativa al governo Renzi e al sistema di potere europeo di cui
è parte e che lo sostiene" e dichiarano che "bisogna costruire
rapidamente un campo democratico e anticapitalista contro questa Unione
Europea".

Ottimo proposito. Ma perché "l'Italia è ancora indietro"? Qual è
l'obiettivo per cui costruire "un campo democratico e anticapitalista"?

Il lodevole proposito di incitare alla lotta le masse popolari non
produce effetti perché i promotori lo rafforzano con la sparata
fantasiosa che invece negli "altri paesi del sud Europa massacrati dalle
politiche dell'Unione Europea, della Troika e dei governi liberisti"
(crediamo che i sette firmatari dell'invito si riferiscano a Grecia,
Spagna, Portogallo, forse anche alla Francia) sarebbe già in corso "una
lotta democratica di massa contro l'Unione Europea e i suoi vincoli
all'altezza della gravità della situazione". Annuncio che è solo un
cedimento dei sette promotori all'abitudine di dire che in Italia le
cose vanno male ma altrove ... e un modo timido di ripetere che
"costruire l'alternativa al governo Renzi e al sistema di potere europeo
di cui è parte e che lo sostiene" è solo un'espressione ornamentale del
reale proposito dei promotori, che è il corrente abusato proposito
("coazione a ripetere" direbbe Francesco Piccioni) di "costruire
l'opposizione, la contestazione": infatti in nessuno dei paesi del sud
Europa, dove a detta dei sette promotori dell'incontro sarebbe in corso
una lotta di massa "all'altezza della gravità della situazione" per come
essi l'intendono, è in corso la costruzione di un'alternativa all'UE e
al governo ad essa succube che governa il paese. Non è forse così?

Per "reagire davvero" ai mali del presente bisogna sviluppare il
Controsemestre popolare sulla base di risposte giuste alle seguenti
questioni discriminanti.

1. La crisi in corso è solo europea, è causata dalle politiche dell'UE
per cui basterebbe uscire dall'UE e liberarsi dalle sue costrizioni e
imposizioni per liberarsi anche dalla crisi o è una crisi mondiale che
imperversa dentro e fuori dell'Europa e l'UE è solo un modo dei gruppi
imperialisti europei di far fronte ad essa cercando di salvaguardare il
proprio ruolo e i propri privilegi?

2. La crisi è una "grande occasione" di cui i governi in carica
approfittano per imporre alle masse popolari i loro progetti
antipopolari o è la causa delle politiche antipopolari che i governi in
carica e le istituzioni della UE e della Comunità Internazionale dei
gruppi imperialisti europei, americani e sionisti perseguono nonostante
le diversità di condizioni, di posizioni, d'accenti e di forme? In altri
termini: sono i gruppi imperialisti e le loro istituzioni in grado di
dirigere il corso delle cose secondo loro progetti, oppure le loro
manovre e contorsioni danno solo forme concrete a un corso delle cose
che è dettato dalla crisi generale del capitalismo e che si riassume in
sfruttare sempre più all'osso i lavoratori, spogliare le masse popolari,
devastare il pianeta e alimentare la guerra?

3. Cosa bisogna porre al posto dei governi come il governo Renzi e i
governi suoi predecessori e dell'UE per cambiare il corso delle cose?
Imporre con le buone (quelli della coazione a ripetere i cartelli
elettorali) o con le cattive (quelli delle scadenze a raffica) ai gruppi
imperialisti e al clero di fare una politica diversa o mobilitare e
organizzare le masse popolari a costituire un loro governo d'emergenza,
il Governo di Blocco Popolare?

4. La difficoltà delle masse popolari del nostro paese a farla finita
con l'attuale corso delle cose sono dovute al fatto che le masse
popolari sono arretrate o al fatto che sono arretrati (cioè non hanno
comprensione giusta e non perseguono rimedi efficaci) i personaggi e
gruppi che hanno ereditato dalla storia seguito e prestigio tra le masse
popolari (personaggi e gruppi che indichiamo con l'espressione
riassuntiva di sinistra borghese: malcontenti del corso attuale delle
cose che cercano però una soluzione nell'orizzonte della società
capitalista)?

La risposta alla prima domanda è ovvia per chiunque segue la cronaca
internazionale. La crisi imperversa in tutto il mondo e sconvolge tutti
i paesi: sia i paesi in cui affluiscono i migranti (UE e USA) sia i
paesi da cui questi provengono. Il moltiplicarsi dei teatri di guerra e
la corsa agli armamenti lo confermano. Il fatto che alcuni gruppi e
paesi stiano peggio di altri non cambia il fatto che l'insieme va a
rotoli. In effetti oggi alcuni ricchi diventano sempre più ricchi, ma lo
sviluppo diseguale è una regola nel capitalismo, nella buona e nella
cattiva sorte. I sette promotori dell'incontro del 23 aprile invece
danno la risposta sbagliata, perché non di come farla finita con la
crisi generale del capitalismo parlano, ma di "costruire l'opposizione,
la contestazione e l'alternativa al governo Renzi e al sistema di potere
europeo di cui è parte e che lo sostiene". Sostanzialmente come quei
gruppi (di sinistra o di destra) che sostengono che la cura del male sta
per ogni paese nell'uscire dall'euro e riprendere la sovranità nazionale
in campo monetario ("ritornare alla lira"), incuranti del affatto che i
paesi che hanno una moneta loro propria sono anch'essi alle prese con la
crisi generale del capitalismo pur facendo manovre che quelli dell'area
euro non fanno. Agendo a buon senso, facendo concessioni alle opinioni
imposte dal sistema di distrazione, confusione e intossicazione delle
opinioni messo in piedi dalla borghesia imperialista e dal clero
(allineandosi con "la media delle opinioni espresse" direbbe Francesco
Piccioni), accontentandosi del minimo che tutti condividono forse
riusciamo a mobilitare più gente, pensano i sette promotori. Grosso modo
come gli imbonitori delle campagne elettorali che confezionano i
programmi non secondo quello che faranno, ma secondo quello che i
sondaggi li inducono a credere che l'apparato di distrazione, confusione
e intossicazione delle opinioni ha fatto piacere agli elettori ("mi
piace"). Procedimento che per le campagne elettorali entro certi limiti
funziona (perché una volta carpito il voto degli elettori, l'eletto
comunque fa a sua maniera quello che decide il governo effettivo del
paese che lo ha proposto agli elettori come una delle facce di
"governanti democraticamente eletti" compatibili con l'ordine delle
cose). Non serve però per "reagire davvero" a un corso delle cose che ha
solide ragioni d'essere e che le classi dominanti impongono con la forza
e la manipolazione delle opinioni. Un movimento che deve cambiare il
corso della cose non si unisce e rafforza inalberando la coscienza che
tutti hanno in comune - cioè il minimo del senso comune, il "nemico
comune" (l'UE e il governo Renzi) - ma inalberando l'obiettivo generale
che consente a tutte le masse popolari di raggiungere l'obiettivo
particolare per il quale ogni parte di esse si è mobilitata. Solo un
grande movimento di massa può instaurare un governo d'emergenza e un
simile movimento è certamente possibile, ma solo mobilitando e
organizzando le masse popolari e in primo luogo la classe operaia delle
migliaia di aziende capitaliste sparse in tutto il paese che la
borghesia non ha ancora chiuso o delocalizzato, facendo di esse i centri
del nuovo potere che orientano tutto il resto delle masse popolari.

La risposta alla seconda domanda è che i borghesi non conoscono e tanto
meno capiscono la crisi generale del capitalismo: essi la subiscono come
un destino infame contro cui a loro maniera lottano, ognuno per
continuare a moltiplicare il suo denaro contro tutti gli ostacoli che lo
intralciano. Ognuno di essi deve aumentare il capitale che amministra e
l'ostacolo ad aumentare il suo denaro è il lavoratore che pretende
salario e dignità, le masse popolari che pretendono servizi (vogliono
"vivere al di sopra dei loro mezzi"), il capitalista suo concorrente. Da
qui le manovre, le contorsioni e le politiche della borghesia
imperialista e dei suoi amministratori, dei suoi chierichetti e dei suoi
seguaci: contro i lavoratori, contro le masse popolari, contro i
concorrenti. A chi non prende atto di cosa è il capitalismo, sembra
assurdo. E assurdo lo è effettivamente ma come lo erano i riti e i
sacrifici delle chiese e delle monarchie che però per millenni hanno
dominato l'umanità, da cui è sorta la società borghese e infine la
società attuale. Non è forse vero che continuano a far scavare e a
svuotare la terra sotto la crosta su cui poggiamo i piedi quando oramai
conosciamo svariate altre fonti da cui ricavare l'energia che adoperiamo
e gli scavi che fanno fare sono arrivati a dimensioni tali da
compromettere la stabilità della crosta e far crollare paesi e città?
Non è forse vero che fanno produrre una quantità, senza fine crescente,
di cose che non servono che per essere vendute? Tutto questo non è un
progetto, ma è per ogni capitalista una necessità per aumentare il
capitale che amministra: per realizzare questo non progetto, ogni
capitalista fa progetti d'ogni specie e li imporrà finché avrà il potere
di imporli.

Se questo è vero (e sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario), ne
consegue che non si tratta di insegnare (quelli della coazione a
ripetere i cartelli elettorali) o imporre (quelli delle scadenze a
raffica) ai matti di ragionare, ma di togliere loro il potere. Togliere
ai matti il potere vuol dire che altri devono assumerlo. Chi è in grado
di assumerlo nella società attuale, fatta di un sistema di relazioni per
cui ognuno vive grazie all'apporto di altri? Le masse popolari
organizzate solo l'unico soggetto possibile e tra di esse gli operai
delle aziende capitaliste, i lavoratori delle aziende pubbliche, gli
abitanti dello stesso territorio sono in ordine decrescente le parti in
condizioni migliori per organizzarsi. Organizzarsi per costituire un
proprio governo d'emergenza e dare il via alle trasformazioni che solo
collettivamente possono essere fatte. Dunque "reagire davvero" alle
aggressioni che il governo Renzi come i suoi predecessori e l'Unione
Europea portano alle masse popolari significa mobilitare e organizzare
le masse popolari perché costituiscano un loro governo d'emergenza e lo
facciano ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia. Che è un
programma che si articola in una serie di battaglie e di operazioni
fattibili e che, se attuato nel nostro paese, aprirà la via anche alle
masse popolari degli altri paesi, ben oltre gli "altri paesi del sud
Europa".

"Ma le masse popolari non ci seguono, sono arretrate". Masse arretrate
perché hanno una direzione arretrata o direzione arretrata perché le
masse popolari sono arretrate? A risolvere questo dilemma ci aiuta la
storia. Basta anche solo quella del nostro paese, ma quanto più
allarghiamo l'orizzonte tanto maggiori sono le conferme. Le classi
dominanti e il sistema di relazioni sociali che esse impersonano e
impongono hanno da sempre escluso la massa della popolazione dagli
strumenti intellettuali e morali e dalle condizioni materiali necessarie
per farsi una visione scientifica, avanzata delle cose. Quindi la
concezione comunista del mondo, la concezione del mondo futuro non nasce
tra le masse popolari, negli individui che le compongono, spontaneamente
(cioè nonostante le condizioni in cui sono costrette), richiede come
ogni scienza uno sforzo intellettuale e morale, condizioni materiali e
strumenti intellettuali particolari da cui nella società borghese le
masse popolari sono escluse. Ma è un fatto altrettanto vero che quando
degli individui hanno fatto questo sforzo e si sono costituiti in
partito comunista, le masse si sono passo dopo passo aggregate attorno
ad essi. Nel 1947 il PCI contava 2 milioni e mezzo di membri.
Altrettanto noto è che quando i partiti comunisti sono deviati dalla
loro strada, le masse si sono passo dopo passo allontanate da essi e
disperse. Nel nostro paese questo è avvenuto su scala così larga che
alcuni professori come Toni Negri e Marco Revelli per strade diverse
sono giunti, appoggiandosi su mille buoni argomenti, a gridare che non
c'erano più classi sociali: con altrettanta lungimiranza di Fukuyama che
contemporaneamente gridava che la storia era finita mimando la Thatcher
che aveva sentenziato con mille altrettanto buoni argomenti che non
esisteva la società, esistevano solo individui. Le masse popolari si
aggregano attorno ai comunisti perché essi promuovono una via
corrispondente all'esperienza delle masse popolari. L'aggregazione delle
masse popolari è in definitiva la conferma che i comunisti hanno
un'adeguata comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati
della lotta di classe. Se i comunisti seguono una linea giusta,
aggregano le masse popolari che sono disperse. Se i comunisti seguono
una linea sbagliata disperdono le masse popolari che si erano aggregate
attorno ad essi. Questo ci insegna l'esperienza storica. Di questa
esperienza devono tener conto quelli che vogliono "reagire davvero" alle
aggressioni dell'UE e del governo Renzi-Berlusconi.

La conclusione è che bisogna certo partire da dove siamo ma non per
pestare l'acqua nel mortaio (coazione a ripetere i cartelli elettorali,
scadenze a raffica), ma per portare passo dopo passo le masse popolari a
mobilitarsi e organizzarsi per costituire un loro governo d'emergenza e
farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia. Non per
promuovere la crescita indiscriminata della produzione di non importa
cosa pur che si venda, come sognano i capitalisti e per essere
competitivi al punto da stracciare i concorrenti, come sogna ogni
capitalista. Questa è la versione popolare (alla Maurizio Landini) del
programma di ogni gruppo imperialista ("siamo in guerra", dice
Marchionne) che deve aumentare la massa di denaro che amministra. Ma per
attuare il programma del GBP riassunto nelle Sei Misure Generali:

1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili
e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda
deve essere chiusa).

2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e
ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e
democraticamente decisi.

3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e
garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni
necessarie per una vita dignitosa e per partecipare alla gestione della
società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un
lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l'uomo o per
l'ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in
conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di
distribuzione.

6. Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con
tutti i paesi disposti a stabilirle con noi.

Il Controsemestre popolare sarà efficace se ne faremo una campagna di
mobilitazione e organizzazione delle masse popolari per costituire un
simile governo.

-------------------------

APPENDICE

PER UN CONTROSEMESTRE POPOLARE

Il governo Renzi si prepara al semestre italiano nell'Unione Europea con
un piano liberista e autoritario che colpisce a fondo la Costituzione.
Ce lo chiede l'Europa, dice questo governo come i suoi predecessori.
Così abbiamo avuto l'età pensionabile più alta d'Europa e una serie
continua di leggi per estendere il precariato, ultima il Jobs Act.
L'Italia è il solo paese della Unione Europea che ha messo nella
Costituzione la clausola capestro del pareggio di bilancio e ora il
governo Renzi si prepara ad una nuova ondata di privatizzazioni e tagli
di servizi e di posti di lavoro, coperti dalla concessione di uno
sgravio fiscale che verrà pagato con la distruzione di ciò che resta
dello stato sociale, anche tramite una "spending review" che, invece di
colpire corruzione e privilegi, intende bastonare ulteriormente i più
deboli. La democrazia è in pericolo, si costruisce un sistema elettorale
ancora più autoritario ed escludente di quello attuale e ovunque, sul
piano delle relazioni sociali, crescono le spinte antidemocratiche, di
cui è parte fondamentale il recente accordo tra Cgil-Cisl-Uil e
Confindustria sulla rappresentanza sindacale, che massacra ulteriormente
i diritti sindacali e del lavoro.

Il governo Renzi ha fatto proprio l'obiettivo delle classi dirigenti e
dei poteri forti del nostro paese, di usare il vincolo europeo per
realizzare una controriforma sociale e politica globale e la crisi è
diventata la grande occasione per realizzare il progetto. Ma l'obiettivo
della controriforma globale è anche quello che le classi dirigenti
europee vogliono imporre in tutto il continente. Per questo
l'opposizione al governo Renzi deve oggi essere parte della lotta contro
il potere e i vincoli che ci vengono imposti dalla Unione Europea.

Basta con la retorica ipocrita che presenta come un processo democratico
quello che è un processo autoritario guidato dai governi liberisti più
forti, dalla tecnocrazia e dai poteri economici e finanziari. L'Unione
Europea reale è quella che attraverso le politiche di austerità ha
risposto alla crisi con decine di milioni di disoccupati in più, è
quella che smantella la più grande conquista dei suoi popoli: lo stato
sociale. È quella della distruzione dei contratti e dei diritti del
lavoro, della precarizzazione, della delocalizzazione e dell'incentivo
alla concorrenza selvaggia tra lavoratori. L'Unione Europea reale è
quella della chiusura delle frontiere anche ai sopravvissuti delle
stragi sul mare, è quella che ha imposto, con i diktat dei governi
tedeschi e di quelli succubi della Germania, la sovranità limitata ai
paesi debitori, stravolgendovi le regole democratiche e le stesse
Costituzioni, è quella che ha massacrato la Grecia, grazie anche ai suoi
governi complici, compiendo una politica di sopraffazione che copre di
vergogna tutte le sue istituzioni. L'Unione Europea reale è quella che
dopo avere imposto patti devastanti come il Fiscal compact e il Mes, ora
all'insaputa dei suoi popoli sta trattando con gli Stati Uniti il TTIP,
un trattato che mette finanza e multinazionali al di sopra di qualsiasi
potere istituzionale.

Così come il governo Renzi, questa Unione Europea è il nostro avversario
oggi e non possiamo più subirne le aggressioni senza reagire davvero.
Mentre le forze reazionarie in tutto il continente accrescono il loro
consenso strumentalizzando la rabbia sociale contro questa Europa, le
principali forze politiche del centrosinistra e le grandi centrali
sindacali ne appaiono come i principali sostegni. Questo provoca una
situazione pericolosissima per la democrazia, che finisce soffocata tra
la tecnocrazia finanziaria, i governi social-liberisti, le rivolte
reazionarie.

Vogliamo usare il semestre italiano per costruire l'opposizione, la
contestazione, l'alternativa al governo Renzi e al sistema di potere
europeo di cui è parte e che lo sostiene. L'Italia è ancora indietro su
questo terreno. I movimenti reali e le lotte sociali hanno finora
faticato ad individuare le controparti e gli avversari da combattere. A
differenza che negli altri paesi del sud Europa massacrati dalle
politiche dell'Unione Europea, della Troika e dei governi liberisti, in
Italia non abbiamo ancora visto nelle strade una lotta democratica di
massa contro l'Unione Europea e i suoi vincoli all'altezza della gravità
della situazione. Questo ha indebolito le lotte e soprattutto dato
spazio alle forze leghiste e del populismo di destra. Se si vuole uscire
dalla tenaglia tra le politiche liberiste e autoritarie del governo
Renzi e i lepenismi, bisogna costruire rapidamente un campo democratico
e anticapitalista contro questa Unione Europea. Per questo proponiamo a
tutte le forze che si oppongono ad essa e al governo Renzi e che
rifiutano entrambi, nel nome del lavoro, dei diritti sociali, dei Beni
comuni e della democrazia, di incontrarsi per definire un percorso
comune, partendo da tre scelte di fondo.

1) L'opposizione al liberismo di Renzi e dei governi europei di centro
destra e centro sinistra e a tutte le controriforme .

2) La lotta per abbattere le politiche di austerità e i trattati e i
vincoli che le impongono.

3) Il contrasto alla deriva autoritaria sia sul piano del sistema
politico che delle relazioni sociali, dalla legge elettorale del governo
Renzi all'accordo sindacale del 10 gennaio.

Partendo da questi punti intendiamo proporre la costruzione di
un'alleanza di forze diverse, che si muovono assieme contro la
disoccupazione e per i diritti del lavoro e i Beni comuni, contro le
privatizzazioni e per il rilancio del pubblico e dei diritti sociali,
contro l'autoritarismo, per la democrazia politica e sindacale, per la
partecipazione.

Il nostro obiettivo è giungere al semestre di presidenza italiana della
Unione Europea dando avvio ad un Controsemestre del lavoro, dei diritti
sociali, dei Beni comuni e della democrazia, che si contrapponga ai
contenuti liberisti del governo Renzi e dell'Unione Europea per tutta la
durata del semestre italiano.

Per definire la piattaforma e il percorso del Controsemestre popolare,
proponiamo un primo incontro il 23 aprile, alle 15, a Roma, in via
Galilei 53 (fermata metro A, Manzoni).

Prime firme proponenti:

Giorgio Cremaschi - Ross@

Confederazione Usb

Confederazione Cobas

Rete 28 Aprile - Cgil

Rete dei Comunisti

Sinistra Anticapitalista

Militant - Rete Noi Saremo Tutto

_**************_

_ Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste
nell'usare TOR [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html
[9]_], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [9]_]._


_ _

[2]

Se vuoi fare commenti proposte o critiche utilizza questo link [2]



Links:
------
[1] http://www.nuovopci.it/index.html
[2] https://nuovopci.wordpress.com
[3] http://www.nuovopci.it/voce/voce46/lavoce46.html
[4]
http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav41/Avv_naviganti_41_Incontro_23_aprile.odt
[5]
http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav41/Avv_naviganti_41_Incontro_23_aprile.pdf
[6]
http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav41/Avv_naviganti_41_Incontro_23_aprile.doc
[7] http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav07.html
[8] http://www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2013/com.13.10.20.html
[9] http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html