*Praticare il dissenso, solidarietà senza confini: impedire la riapertura
del CIE di via Mattei.*
*Il Ministero dell'Interno ha stanziato i finanziamenti per i lavori di
riapertura del CIE di Via Mattei*, il centro di detenzione per migranti che
ha rappresentato una pagina nera nella storia di Bologna. *Noi non siamo
disponibili ad accettare la sua riapertura* e riteniamo necessario opporre
con forza il rifiuto di tutta la città a questa fabbrica di ingiustizia e
sofferenza, che rinchiude e priva della libertà i migranti per il solo
fatto di non avere o di aver perso il permesso di soggiorno. *Per questo
invitiamo tutte e tutti a costruire insieme una grande manifestazione per
domenica 18 maggio.*
*Un rifiuto dimostrato in oltre quindici anni di lotte* che, a Bologna come
altrove, hanno espresso – dall'esterno e dall'interno di quelle gabbie –
un’opposizione senza ambiguità all’aberrazione umana e giuridica
rappresentata dai CIE. Battaglie che hanno denunciato come la detenzione
amministrativa – prevista per la prima volta dalla legge Turco-Napolitano –
sia funzionale ai dispositivi legislativi che mirano a sfruttare,
ricattare, discriminare i migranti, come la legge Bossi-Fini. *Grazie a
questi percorsi di mobilitazione e al protagonismo dei migranti in lotta
dentro e fuori i luoghi di lavoro si è consolidato un patrimonio di
dissenso* che ha indicato le responsabilità degli attori coinvolti, incluse
le amministrazioni locali, oggi a favore della chiusura definitiva del CIE
di via Mattei.
Ma non possiamo fermarci qui. Sappiamo che l'attuale chiusura del CIE è
anche frutto di questo percorso di resistenza, tuttavia siamo consapevoli
che *la politica nazionale ed europea in materia di migrazione e asilo
prosegue nella direzione del blocco selettivo della libertà di movimento e
dei percorsi individuali*. Da un lato, è rafforzata la militarizzazione dei
confini «materiali» e dei sistemi di respingimento/deportazione (come
mostra la missione militare *mare nostrum*), dall'altro sono moltiplicate
le barriere «immateriali» alla circolazione e all'inclusione nello spazio
europeo. Ne sono esempio non solo le procedure di rilascio e rinnovo dei
permessi di soggiorno che subordinano il diritto di restare al reddito e al
contratto di lavoro, ma anche i requisiti di accesso al welfare, agli
ammortizzatori sociali, alla previdenza. *In tempi di crisi è ancor più
evidente la logica escludente volta a costruire sempre nuovi confini,
«materiali» e «immateriali»*, per cui casa, salute, istruzione, reddito
sono trasformati da diritti a «privilegi» quasi irraggiungibili per gran
parte della popolazione, migrante e non.
È ormai sotto gli occhi di tutti che *le politiche di governo delle
migrazioni*, di cui sono espressione sistemi di confinamento come i CIE (ma
anche i cosiddetti centri di accoglienza per richiedenti asilo – CARA), *sono
il terreno su cui si ridisegnano lo statuto complessivo della cittadinanza
e le gerarchie dello sfruttamento*. Basta considerare uno dei capisaldi
dell'Unione Europea: la libera circolazione. Non solo essa è vietata per
migranti e rifugiati (vale per questi ultimi il regolamento di Dublino), ma
anche chi – pur essendo cittadino europeo – non soddisfa requisiti di
reddito e residenza deve rinunciare ai diritti previsti dai singoli Stati
dell’Unione. Ecco allora che l'inaccettabile discriminazione tra cittadini
comunitari e non si riproduce in forme di differenziazione e
gerarchizzazione anche fra gli stessi comunitari, come mostrano le
richieste dei primi ministri, inglese e tedesco, di introdurre quote di
ingresso per gli europei, l'allontanamento dal Belgio di cittadini
italiani, quello di cittadini romeni di minoranza rom da molti Stati
membri, senza sottovalutare le conseguenze del recente referendum in
Svizzera.
*Le stesse forme di segregazione e governo della mobilità delle persone
vengono attuate anche fuori dai confini europei*, a livello globale,
andando a delineare nuove geografie della disuguaglianza lungo linee di
classe, 'razza' e genere. Il governo del lavoro migrante su scala globale
si gioca anche sulla costruzione di centri di detenzione nelle frontiere
esterne dell'Europa, dall'Ucraina alla Libia, ottenuta in cambio di
investimenti e vantaggi commerciali.
*Di fronte a politiche europee e nazionali che mirano a separare e
diversificare, ci sentiamo sempre più uniti nelle nostre differenze e
condizioni*. Alla minaccia dell'egoismo e dell'indifferenza reagiremo il 18
maggio, all’interno della settimana di mobilitazione promossa tra gli altri
dal coordinamento Europeo Blockupy <
http://mayofsolidarity.org/>, con
solidarietà e determinazione, consapevoli che libertà e democrazia sono da
reinventare e costruire attivamente dalla parte dei migranti, per il
diritto a una vita degna per tutti/e, partendo dall'opposizione a tutti gli
strumenti del razzismo istituzionale come i centri di detenzione e
identificazione.
*Lanciamo per questo un’assemblea cittadina giovedì 8 maggio alle 20.30
presso Làbas occupato, per costruire insieme una grande giornata di lotta
nell’ambito della mobilitazione europea.*
*Adl Cobas, Carovana Europea Bruxelles 2014, Cobas Bologna, Coordinamento
Migranti, Cs TPO, Hic Sunt Leones Football antirazzista, Làbas occupato,
RID/CommuniaNetwork, ∫connessioni precarie, Scuola Kalima Tpo, SIM – scuola
di italiano con migranti Xm24, Sportello medico-legale Xm24, Sportello
legale Tpo, Unione sindacale italiana – Associazione internazionale dei
lavoratori – lavoratori e lavoratrici anarchici, Vag61…*
#NoCieNoCara #BastaBossiFini #NoBorderRegime #StopDetention
Per adesioni: nocienocara@???
Evento Facebook:
https://www.facebook.com/events/305128942972564/
--
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
Vag61 - Spazio libero autogestito
in via Paolo Fabbri 110 - Bo
infovag61@??? -
www.vag61.info
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
Sostieni i progetti e le iniziative di Vag61! Compilando la dichiarazione
dei redditi firma nel riquadro dedicato alle associazioni di promozione
sociale ed inserisci CF: 91241310373
Grazie!